Storia di Martine: Mattotti e il dramma dei migranti

Storia di Martine: Mattotti e il dramma dei migranti

Mattotti mette in forma di vignette la testimonianza di una ragazza congolese con un racconto privo di virtuosismi letterari quanto di particolari accenti, nudo e crudo nella sua essenzialità. Cinque pagine per raccontare una vita.

Quante pagine sono necessarie per raccontare con profondità e sensibilità una storia? Cinquecento, cento, venti? A volte ne sono sufficienti appena cinque, come ci riesce a dimostrare un maestro del fumetto italiano e mondiale come Lorenzo Mattotti.

Mattotti mette in forma di vignette la testimonianza di una ragazza congolese, originariamente pubblicata in Francia nel libro “Le livre noire de Ceuta et Melilla” (Migreurop/Syllepse). Ceuta e Melilla sono due città di appartenenza spagnola, ma situate nel continente africano; contese fra Marocco e Spagna, sono salite alla ribalta come punti di snodo del flusso (e del traffico) di immigrati che tentano di fuggire dall’Africa. Come territorio europeo situato nella nazione africana sono quindi diventate mete e miraggi per carovane e fughe. Per arginare e controllare la marea di arrivi, il governo spagnolo ha costruito attorno alle due una barriera fisica, costituita da reticolati e strumenti di rilevazione e sorvegliata dall’esercito. I flussi di immigrazione clandestina verso la Spagna si sono di conseguenza diretti principalmente verso lo Stretto di Gibilterra. Negli anni, gli scontri si sono succeduti e varie organizzazioni denunciano soprusi delle autorità nei confronti dei migranti.

Questa è la realtà che fa da sfondo ai racconti contenuti nel libro menzionato e alla storia di Martine, un testo semplice eppure drammatico, toccante, impregnato della forza della verità. Il racconto, privo di virtuosismi letterari quanto di particolari accenti, nudo e crudo nella sua essenzialità e mancanza di inflessioni sentimentali, è presente in didascalie nelle pagine di Mattotti. La presenza di una parte narrativa tanto forte poteva rendere superflua la parte grafica, riducendola a semplice esercizio di stile e accompagnamento; l’arte dell’autore italiano si dimostra, invece, in tutta la sua completezza proprio nel come riesce a evitare questo pericolo, per come non solo arricchisce ma rende unite le due parti, cancellandone ogni distinzione e divisione, quasi come se questa fosse la forma nella quale il racconto è nato.

La storia di Martine è una storia come tante, di povertà e voglia di fuggire, di sogni di una vita migliore al di là del mediterraneo, in quella terra promessa che appare l’Europa. Il suo è un viaggio della disperazione che in tanti compiono nella speranza di una vita migliore, ma che si traduce spesso nell’umiliarsi in lavori degradanti, tra la diffidenza o il disprezzo di tanti. Tuttavia, per chi ha conosciuto solo privazioni, fame, guerra, anche questo è un sogno.
Martine tenta così di passare dal Marocco alla Spagna, fingendosi uomo perché, nella foresta in cui si accampano i disperati in attesa di un passaggio, “ci sono le retate, ti fanno di tutto, soprattutto se sei una ragazza“; dopo tre tentativi andati a male, ogni volta falliti, il quarto si risolve in un vero dramma quando le persone che cercano di superare la recinzione che li separa dal territorio spagnolo vengono accolte dai proiettili, prima di gomma e poi veri. Qualcuno viene ferito, qualcuno ucciso; i superstiti vengono caricati su di un autobus e abbandonati nel deserto. Durante il cammino, altra violenza e privazioni: Martine subisce la vergogna, gli insulti, i lanci di pietre e lo stupro.

Non c’é nessun finale con la morale o che dia un briciolo di speranza. Conosciamo i fatti, raccontati con una cronaca che non lascia spazio ai sentimenti, perché la realtà da sola è sufficientemente amara, disperata, angosciante. Ma, pure se queste pagine non ce lo raccontano, indagando sul destino di Martine, possiamo scoprire un messaggio di forza di volontà incredibile: Martine è tornata a Fez e, mentre i suoi compagni di viaggio da lì si sono mossi per Rabat, ha tentato di riprendere gli studi, cercando una vita migliore nel suo paese e non fuggendo.

In tutto questo, il tratto di Mattotti dona profondità alle parole. Le sagome dei corpi colpiti dai proiettili si accasciano nel suo chiaroscuro in maniera drammatica; i volti nell’ombra lasciano intravvedere occhi bianchissimi senza anima, privati della gioia ma non della forza di vivere. Così come, in pochissimi tratti, sanno dipingere la cupidigia, la crudeltà dei volti, l’indifferenza. La scena dello stupro è un’unica, lunga vignetta, esplicita nel suo gioco di ombre che nasconde i visi, asettica e terribile come il testo che l’accompagna: “Mi hanno stuprata e mi hanno fatto di tutto e dopo ci hanno indicato la strada verso Oujda.“.

Lorenzo Mattotti è uno degli artisti più apprezzati al mondo: fumettista, illustratore e pittore, ha collaborato ad alcune delle riviste più importanti del movimento fumettistico italiano (“Alter Alter”, “Dolcevita”, “Re Nudo”, “Linus”). È stato tra i fondatori del gruppo Valvoline, assieme a Carpinteri, Igort, Jori, Brolli e Jerry Kramsky. Sui testi di quest’ultimo (nome d’arte di Fabrizio Ostani) dà vita ad alcune opere entrate nella storia del fumetto italiano: Fuochi, Jeckyll&Hyde, Labirinti. Le sue collaborazioni sono molte, e la forza dei suoi colori lo porta a diventare presto un illustratore e copertinista molto ricercato (“Vanity”, “Le monde”, “The New Yorker”, “Das Magazin”, “Corriere della Sera”, “Repubblica”, “Il sole 24 ore”), e realizza molti manifesti, tra cui quello per il Festival del Cinema di Cannes (2000). Tra le altre cose, si dedica anche all’animazione con il cortometraggio Pinocchio con Enzo D’Alo’, e la sigla e gli intermezzi animati del film Eros (2004) diretto da Antonioni, Soderbergh e Kar-Wai.
Per quanto il suo stile pittorico lo abbia portato alla ribalda mondiale, il suo bianco e nero sporco e nervoso sa essere altrettanto, se non più, incisivo ed efficace. Ne è testimone il bellissimo Stigmate, su testi di Claudio Piersanti, come il breve racconto di Martine.

Storia di Martine è pubblicata in un libro collettivo intitolato Paroles sans papiers dall’editore francese Delcourt, assieme a racconti di Sfar, Gipi, Kokor, Bruno, Peeters e altri; in Italia, è possibile leggerla sul numero 713 del 5 ottobre 2007 di Internazionale.

Internazionale è un settimanale fondato nel 1993, una delle più interessanti fonti di notizie e attualità edite in Italia; sulle sue pagine vengono tradotti articoli tratti dalla stampa straniera, spesso mostrando aspetti poco approfonditi dai quotidiani nostrani, reportage d’autore e rubriche che riescono a inquadrare i fatti del mondo sotto una luce più ampia. Grande spazio è da sempre dato ai fumetti, con la pubblicazione di vignette e strisce tratte da riviste di tutto il mondo e la collaborazione di autori come Gipi, Yocci, Franco Matticchio, Joe Sacco, Marjane Satrapi, Art Spiegelman, Zograf. La storia di Mattoti rientra nella rubrica Graphic Journalism, dedicata ai servizi giornalistici a fumetti di autori italiani e internazionali.

Abbiamo parlato di:
Storia di Martine
Lorenzo Mattotti
su Internazionale #713, 5/11 ottobre 2007
5 pagine, bianco e nero – 3,00 €

Riferimenti:
Lorenzo Mattotti: www.mattotti.com
Internazionale: www.internazionale.it
Migreurop: www.migreurop.org
Sul muro di Ceuta e Melilla:
Wikipedia Italia: it.wikipedia.org/wiki/Barriera_di_separazione_di_Ceuta_e_Melilla
Missionari d’Africa: www.missionaridafrica.org/archivio_rivista/2006_04/03.htm
Nigrizia: www.nigrizia.it/doc.asp?id=7412

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