All’inizio della diffusione del cinema, le proiezioni dei lungometraggi erano spesso accompagnate alle proiezioni di cinegiornali, di brevi comiche e, tra gli altri, di brevi cortometraggi animati. In questo media esordirono molti personaggi oggi famosi anche nel mondo dei fumetti, su tutti i personaggi Disney: inevitabile il loro trasferirsi con strisce a fumetti sulle pagine dei quotidiani, all’inizio con le due principali star di zio Walt e collaboratori, Paperino e Topolino. Mentre Paperino era rivolto ad un pubblico più giovane e spensierato, con brevi gag che si concludevano nell’arco delle tre-quattro vignette giornaliere, Topolino era molto più generalista, con avventure di più ampio respiro proposte quotidianamente con gag divertenti ma con una vicenda comune che si svolgeva nel corso di settimane e mesi. Queste due differenti impostazioni, che non impedivano comunque incontri tra i due personaggi sia sulle daily strip sia sulle sunday page, i paginoni domenicali a colori, avevano pero’ un tratto in comune: l’ambientazione principalmente rurale.
La città senza nome nella quale si muovevano era al massimo un piccolo centro di case, spesso catapecchie di legno, e non era solo un’eredità lasciata dalle tavole del Krazy Kat di Herriman, ma rappresentava, in pratica, quello che erano gli Stati Uniti a quel tempo: un paese che stava sviluppando le sue città, la sua economia, la sua società. Mentre, pero’, Paperino si dimostrava più un viaggiatore che un sedentario (basti pensare al suo esordio, nella storia rurale con la gallinella saggia, o ai già citati incontri con Topolino, nei quali era spesso l’unico papero in tutta la storia), Topolino, sin da subito avventuroso e scavezzacollo, agiva in una città ben definita, con i suoi abitanti ricorrenti, con un piccolo centro fatto di palazzi non troppo alti ed una vasta campagna intorno: esempio chiaro in questo senso è Topolino in guerra col gatto Nip (ultima pubblicazione italiana su Speciale Disney n.24), in cui sono anche evidenti le influenze di Herriman su Gottfredson sia nello stile grafico sia nella trama e nell’impostazione delle gag.
Se l’universo di Topolino, almeno sui quotidiani, era decisamente più sviluppato, dedicandosi Gottfredson, come detto, a storie rivolte più che altro agli adulti, abituali lettori dei quotidiani, quello in cui si muoveva Paperino era in questo senso molto più povero: in questo primo periodo, in effetti, le uniche invenzioni di un certo rilievo furono i nipotini Qui, Quo, Qua, ed il cugino Ciccio, tutti personaggi alla cui ideazione diede un importante contributo un abile gag-man di nome Carl Barks.
Il suo esordio nei fumetti avviene sul numero 9 del comic book One Shots coautore, con Jack Hannah, della storia Paperino e l’oro del pirata (Zio Paperone 105). Da lì in poi Barks, la cui carriera è durata per ben mezzo secolo tra storie complete e sceneggiature, riempie sensibilmente il cast che orbita intorno a Paperino: il cugino Gastone, l’inventore Archimede Pitagorico ed il suo assistente Edi, la strega Nocciola ed altri ancora. Tutto questo vasto universo, pero’, aveva bisogno di una città, in modo tale da identificare meglio luoghi e situazioni in cui l’universo dei Paperi viveva le sue giornate. Nasce così Paperopoli, prima come semplice concetto, citata in Paperino equilibrista (ZP 19) del 1944 (Walt Disney’s Comics and Stories n.49), quindi con il succedersi delle storie su Four Color e Walt Disney’s Comics and Stories, come città vera e propria, luogo vitale e attivo, metropoli in crescita e proiettata al futuro. Il punto d’origine di questo sviluppo è l’ideazione del personaggio di maggior successo di Barks: Paperon Dé Paperoni, che nel Dicembre 2007 festeggia il suo 60.mo compleanno.
Paperopoli da lì in poi non potrà fare altro che svilupparsi, così come Paperone stesso: Barks nel corso delle sue storie ne raffinerà la storia ed il passato così come il presente, ponendola come capitale del Calisota, come citato in Paperino contro l’Uomo d’oro (ZP 32) del 1952, e suggerendo che a tutti gli effetti ha lo status, unico per tutto il continente americano, di città stato, sia in molte storie sportive, in cui la città ha una sua delegazione indipendente, sia in Zio Paperone e il tesoro di Marco Polo (Paperino 295), dove Barks disegna l’ambasciata paperopolese in un paese straniero.
A mettere ordine nelle informazioni sparse della città è comunque Don Rosa, il cartoonist del Kentucky di origini italiane che ha creato negli ultimi vent’anni o poco meno tutta la mitologia coerente che orbita intorno a Paperone ed alla sua città. Vediamo, a questo punto, di presentare i fatti salienti della storia e gloria di Paperopoli.
Prima della fondazione di Paperopoli e del forte che le darà nome, nel deserto poco lontano il luogo in cui sorge, in direzione Millesabbie, si trova arenata tra le dune la nave di Francisco de Ulloa, che salpo’ dalla Bassa California nel 1539 alla ricerca delle 7 mitiche città di Cibola. Alla foce del Colorado la nave venne colta da una gigantesca marea, che fece risalire il fiume per quaranta leghe e forse più, per poi finire nel deserto a causa di un terremoto che devio’ il corso del fiume. È proprio lì, nel deserto, che Paperone e nipoti trovano la nave ed il diario del capitano de Ulloa, e con essi non solo la prima traccia sull’ubicazione delle sette città, ma anche la prima traccia storicamente documentata di un contatto tra gli europei e quei luoghi. [2]
È di quaranta anni più tardi, invece, il primo evento storico nella strada verso la fondazione di Paperopoli: l’arrivo sulle coste del futuro Calisota di sir Francis Drake [3], che costruisce su una collina che domina un’ampia zona il Forte Drake Borough, prendendo possesso della zona circostante a nome della Regina Elisabetta I: era il 17 Giugno del 1579. Drake era giunto in quei luoghi risalendo il corso del fiume Tulebug a bordo della sua ammiraglia, la Golden Hind, e per affermare il possesso di quelle terre fece realizzare una targa, che recitava, e tuttora recita così:
Sia da tutti conosciuto che oggi, 17 Giugno 1579, nel nome della regina Elisabetta d’Inghilterra, prendo possesso di questa terra, Nuova Albione, e su questa collina costruiro’ un forte. [4]
1818. Sono passati poco meno di 240 anni dall’arrivo di Francis Drake e Cornelius Coot giungeva in vista del Forte Drake Borough, per chiedere ed ottenere ospitalità dopo un lungo viaggio: sta trasportando delle pelli di daino che vuole rivendere al mercato più vicino. Non passa poco dall’arrivo di Cornelius che un gruppo di soldati spagnoli attacca il forte: questi infatti dominava l’unico pezzo di terra ad ovest della Louisiana non posseduto da re Ferdinando di Spagna, che ha fatto un voto pur di conquistarlo.
Quando la situazione divenne difficile, arrivo’ un dispaccio britannico: re Giorgio d’Inghilterra ordinava al comandante di arrendersi e consegnare il forte agli spagnoli. Allegato al dispaccio c’era anche una donazione reale del territorio circostante con tanto di sigillo; gli spagnoli, pero’, con i loro attacchi violenti, non diedero modo agli inglesi di arrendersi [5], così i sudditi di re Giorgio decisero di fuggire attraverso un passaggio sotto il forte [6], non prima di aver fatto firmare la donazione a Cornelius, che divento’ così il possessore legale del forte e di tutte le terre circostanti.
Proprio mentre l’ultimo inglese stava fuggendo attraverso il passaggio, gli spagnoli sfondarono i cancelli del forte: Cornelius, allora, si arrese a condizione di soddisfare una tradizione americana, che impone di condividere un pasto, un po’ come gli indiani per il calumet della pace!
Cornelius, allora, mise sul fuoco del mais, ottenendo così del buon pop corn. Il risultato è ben raccontato dallo stesso Cornelius nel suo memoriale, conservato nel museo costruito nella base dell’unica statua del fondatore rimasta dopo la sfida a colpi di monumenti tra Paperone ed il maragià del Verdestan [7]:
Dal memoriale di Cornelius: Come avevo sperato, gli spagnoli non avevano mai visto il popcorn prima d’allora. Scommetto che pensarono che fosse giunto l’ammiraglio Nelson a difendere la collina e a ricacciare indietro la loro armata. Per mia fortuna, non fecero più ritorno. Poco dopo, nel 1819, il re Ferdinando rinunciò del tutto ad avere un territorio spagnolo da queste parti. Il forte era mio. Gli inglesi avevano lasciato una targa d’ottone. La inchiodai a un albero a imperituro ricordo di quanto fossero stati gentili con me, regalandomi quel posticino. Eh, sì! Ero orgoglioso del mio pezzetto di terra privato. Avevo persino americanizzato il nome, trasformando Drakeborough in Duckburg. [8]
Da allora, nelle statue che celebrano Cornelius fondatore di Paperopoli, il capostipite dei Coot viene sempre riprodotto con un paio di pagnocche di mais sulle mani, rivolte al cielo, e con un sorriso sul becco, a ricordo della cacciata degli spagnoli da quei luoghi grazie allo scoppiettante alimento. Unica eccezione è una statua che ricorda un’impresa compiuta da Coot a favore dell’indipendenza degli Stati Uniti: dopo un lungo viaggio tra linee nemiche, infatti, Cornelius porto’ a George Washington la stoffa che servì per coprire il tavolo su cui venne redatta la costituzione statunitense. Per ricordare l’evento venne realizzata una statua con Coot riprodotto nella medesima postura di cui sopra, ma questa volta con in mano un rotolo di stoffa e, ogni anno, un paperopolese si cimenta in un’impresa che sia altrettanto grande per ottenere la gloria imperitura ed una statua commemorativa accanto al fondatore. [9]
Tornando a Paperopoli, secondo Don Rosa, dopo 30 anni dalla cacciata degli spagnoli la zona viene ceduta agli Stati Uniti per diventare parte integrante del Calisota, che per Don Rosa ha un’estensione molto più ampia, ed una posizione lievemente più meridionale rispetto all’idea di Barks. [2, 10]
(1 – continua)
Note:
[1] I riferimenti alle storie saranno dati nel modo seguente: Titolo, Autori, il numero di Zio Paperone su cui la storia è stata pubblicata per l’ultima volta. In caso di mancata pubblicazione su tale rivista, verrà indicata l’ultima ristampa.
[2] Zio Paperone e le sette città di Cibola (Carl Barks, ZP 83)
[3] Nella storia Paperino erede di Sir Francis Paper del 1979, realizzata per il mercato estero (mai uscita in USA), Tony Strobl disegna un albero genealogico in cui Paperino viene fatto discendere da un certo Sir Francis Paper, esploratore e circumnavigatore.
[4] Sua Maestà de Paperoni (Don Rosa, ZP 95); questa è una storia emblematica dello stile donrosiano. Intanto sono presenti riferimenti alla mitologia supermaniana: l’agente delle tasse esclama Per il grande Scott!. La storia, poi, è ricca di gag e di azione, con un’emblematica sfida con le spade tra Paperone e Akers MacCovet, il suo avversario di turno, che ricorda la stessa sfida tra Topolino e Gambadilegno in Topolino e il mistero di Tapioco VI (MD 29) di Romano Scarpa.
[5] Secondo Don Rosa gli inglesi non riescono neanche a sollevare la bandiera bianca: il soldato incaricato di farlo viene crivellato di colpi e si presenta al comandante del forte bruciacchiato e con cappello e bandiera bucherellati.
[6] La prima citazione del passaggio segreto utilizzato dagli inglesi e del Forte Paperopoli avviene nella storia Zio Paperone e il pozzo dei dollari.
[7] Il soggetto di Paperino e il maragià del Verdestan (ZP 44), in cui Paperone ed ilo maragià combattono a colpi di monumenti per dimostrare chi è il più ricco, viene più volte utilizzato dagli altri autori disneyani, inparticolare quelli italiani, ad iniziare da Gazzarri e Scarpa in Zio Paperone e la battaglia monumentale (Topolino Story 26).
[8] Il nome Duckburg viene utilizzato, non tradotto, per la prima volta nella storia Paperino eroe di Duckburg (Osvaldo Pavese, Romano Scarpa, Grandi Classici Disney 192). In questa storia uno degli avi di Paperino sembra sia stato eroe di una battaglia in quel di Duckburg, cittadina al di là del fiume Blubber. Considerando che secondo Don Rosa e Carl Barks Paperopoli non è mai stata coinvolta nella guerra civile tra nord e sud degli Stati Uniti, la storia costituisce una semplice curiosità.
[9] Paperino e la “graande impresa” (Fabio Michelini, Massimo De Vita, Maestri Disney 6)
[10] Zio Paperone e il pozzo dei dollari (Carl Barks, ZP 74)
Riferimenti:
I.N.D.U.C.K.S.: coa.inducks.org/index.php
Dimensione Delta: www.dimensionedelta.net/scarpa
Storia e Gloria del clan de Paperoni (Michele Miglionico): www.papersera.net/articoli/aIIIn1.php
The lives and times in Duckburg: duckman.pettho.com/history/history.html
A Guidebook to the Carl Barks Universe: www.seriesam.com/barks/index.html