Il flipbook è il formato scelto da Noise Press per presentare al pubblico la doppia avventura della serie The Steams, che – come da titolo – in un’ambientazione ucronica dal sapore steampunk racconta le storie dei Wonder Who e del pugile Volodimyr Azarov.
A differenza dello steampunk più noto, le vicende di The Steams non si dipanano all’interno del classico canone vittoriano, ma sono temporalmente collocate nei primi del Novecento, pur rispettando la regola aurea di un futuro “accaduto prima”, modificando così il passato. Gli anacronismi la fanno da padrone, e armi e strumentazioni all’avanguardia sono alimentate dall’onnipresente forza motrice del vapore, in antitesi all’utilizzo dell’energia elettrica capace di ogni possibile progresso tecnico.
Volodimyr Azarov, l’Orso di Kodiak
I primi tre numeri di The Steams, raccontano la storia di Azarov “l’Orso di Kodiak”, per la sceneggiatura di Paul Izzo e i disegni di Daniele Cosentino.
Il taciturno pugile dalle misteriose origini gira il mondo scontrandosi con avversari umani, potenziati attraverso l’innesto di parti meccaniche, e lottatori robot, dimostrando sempre la prevalenza assoluta della pura forza muscolare contro un progresso tecnologico sempre più incalzante.
Ad Azarov si affianca il suo “manager” e giocatore d’azzardo professionista Clint, e la figlia di quest’ultimo, la bionda e volitiva Scarlet, che in perfetto stile steampunk ha poco della svenevolezza delle dame ottocentesche ma mostra al contrario grande scaltrezza, capacità decisionale e agilità negli scontri fisici e nella fuga. Una timida storia d’amore tra l’Orso e Scarlet è il fil rouge che corre lungo la trama.
La storia in tre parti di Azarov e dei sui compagni presenta ben pochi elementi steampunk, sia sul piano visivo che su quello narrativo. La presenza della componente tecnologica è evidente esclusivamente quando vengono mostrati gli “Automatik” – servitori robotici che fanno una fugace comparsa nella storia salvo essere rapidamente messi al tappeto dalla forza bruta di Azarov – e degli arti meccanici impiantati in alcuni altri personaggi della storia.
Inoltre i temi pulp e noir, con influenze lovecraftiane, occultistiche e gotiche, che caratterizzano soprattutto lo steampunk prima maniera (basti pensare alla Trilogia steampunk di Paul De Filippo), cedono qui il passo a un’ambientazione avventurosa, dai toni anche scanzonati, che lascia trapelare alcune influenze cinematografiche del genere spaghetti-western.
La parabola di Azarov è di sicuro divertente e godibile, i personaggi principali sono ben delineati (sebbene troppo poco venga detto di Scarlet), e la sceneggiatura di Izzo presenta un buon ritmo anche grazie ai repentini cambi di ambientazione, agevolati da una tecnica paragonabile alla dissolvenza cinematografica. Tuttavia la dinamica del finale appare eccessivamente affrettata, quasi a voler chiudere in modo incalzante e caotico una trama che fino a quel momento, pur rapida nello svolgimento, era stata ben equilibrata sul piano temporale.
Il tratto cartoonesco e quasi caricaturale di Cosentino è atipico, se associato al già nominato genere steampunk; tuttavia funziona bene con il tipo di vicenda raccontata e i toni divertenti e divertiti che assume la narrazione per lunghi momenti. I colori carichi e brillanti di Marcello Iozzoli sono esaltati dall’uso di una carta semilucida e dalla grammatura leggera per gli albi secondo e terzo; ma la carta ruvida e opaca del primo albo è una scelta più efficace, anche in conformità alle copertine barocche e accattivanti di Cosentino e Iozzoli per la storia di Azarov, e di diversi altri autori per Wonder Who (queste ultime, tuttavia, meno riuscite).
I Wonder Who
Luca Frigerio è invece lo sceneggiatore della seconda storia raccontata in The Steams, che troverà il suo epilogo solo nel quarto numero, in cui si vedrà l’inizio di una nuova avventura in sostituzione di quella dell’Orso di Kodiak, Wild!.
Ne I Wonder Who l’elemento steampunk è sicuramente più preminente rispetto al racconto firmato da Paul Izzo: horror, mistero, un vago sapore decadente, ambientazione barocca, costumi d’epoca super accessoriati, zeppelin, automobili, marchingegni avveniristici azionati dalla forza del vapore o dall’elettricità e da un intreccio inestricabile di ingranaggi…
Tutto è disegnato nel rispetto della più genuina tradizione steampunk. Le tavole sono affidate a un team di disegnatori che cambia di albo in albo: Umberto Giampà, Davide Pandozy, Fabrizio Castano. Le copertine, invece, sono opera Pasquale Qualano, tranne nel caso del primo numero in cui è lo stesso Giampà a realizzarla.
Quello dell’ambientazione steampunk è un pretesto degli autori per raccontare una vicenda in puro stile spionistico, in cui l’elemento focale – evidente dalle copertine stesse – è la prorompente fisicità della protagonista, Lady Catlin Ward, una spia britannica al servizio di Sua Maestà. Questa è una vera e propria 007 in gonnella e non manca, anche senza una plausibile motivazione, di ostentare la propria sensualità, utilizzandola anche per il raggiungimento dei propri scopi.
Un uomo – riportato in vita da esperimenti scientifici di dubbia etica, e attraverso l’innesto di componenti meccaniche che ne amplificano la forza fisica – semina il panico nella Londra del 1909, macchiandosi di atroci delitti sui quali è chiamato a indagare il Secret Intelligence Service, e quindi la stessa Lady Ward.
Nel corso della storia l’identità della creatura viene svelata, insieme a una rete di complotti alle spalle della provocante spia. A quest’ultima si affiancano il tecnomago Wymond, inesperto e in costante soggezione di fronte alla donna, e il maggiordomo e braccio destro di lei, Garnett.
Rispetto alla storia di Azarov, dinamica e divertente, quella raccontata qui da Frigerio sembra caricarsi di troppi spunti che ne minano la fluidità narrativa, gettando i semi di un racconto che va via via complicandosi, ma che fra dialoghi criptici, scene di lotta, cene a casa Ward e l’eccesso ostentato e a tratti volgare di sensualità della protagonista, sembra girare a vuoto e privo di mordente, senza appassionare davvero il lettore come una spy-story dovrebbe fare.
L’ingrediente steampunk esaltato dalle tavole ricche di dettagli tipici del genere, inoltre, non riesce a sopperire alle mancanze di una trama che nella volontà dell’autore dovrebbe rappresentare una novità per la collocazione storica e le tematiche trattate, ma che in effetti si risolve in una vicenda di spionaggio dallo scarso appeal narrativo.
Fra i tre autori cui è affidato il compito di firmare i disegni degli albi sin qui proposti chi convince di più è Giampà, il cui bel lavoro sulle anatomie e i dettagli dei volti significativamente espressivi, i particolari barocchi degli arredamenti e l’abbigliamento curatissimo dei personaggi è valorizzato dalla palette cromatica di Andrea Zoanni che gioca coi toni seppia, conferendo al tutto un sapore d’antico, complice anche la carta porosa del primo albo.
Nonostante la veste grafica originale, quella di un flipbook, e il ricorso a un genere letterario assai interessante, The Steams si rivela un progetto piuttosto deludente nei contenuti e quei toni di innovazione e critica sociale che sono nella volontà dichiarata degli autori non emergono con decisione, offuscati in Azarov dai toni brillanti e avventurosi del racconto, e ne I Wonder Who da una storia che nella sua trama frammentaria e priva di autentico pathos trova il suo principale punto debole.
Abbiamo parlato di:
The Steams – Azarov #1, #2, #3
Paul Izzo, Daniele Cosentino
The Steams – I Wonder Who #1, #2, #3
Luca Frigerio, Umberto Giampà, Davide Pandozy, Fabrizio Castano
Noise Press, 2015-2017
40 pagine, colori, spillato – 5,50 € cad.
ISBN #1: 9788899501013
ISBN #2: 9788899501068
ISBN #3: 9788899501082