Le Super Spy di Matt Kindt

Le Super Spy di Matt Kindt

Negli Stati Uniti è appena uscito il suo ultimo lavoro per Vertigo, Revolver. Non c'è migliore occasione per rileggere Super Spy, il fumetto che ha fatto conoscere Matt Kindt in Italia alla fine dello scorso anno.
Il blog di Matt Kindt non si aggiorna molto spesso. Mi arriva un feed a dicembre 2009, poi niente, poi un paio a giugno. Ah, me lo dovevo aspettare! Si vede dai suoi fumetti, che è un retrogrado. Che è uno che non aggiorna il blog. (…)
Viene fuori che Kindt ha le sue buone ragioni. Viene fuori che sta preparando un mucchio di libri nuovi, ne usciranno quattro tra qui e il 2012. Appena arrivato sugli scaffali Revolver, da Vertigo. Ancora non l’ho letto, ma le prime recensioni americane sembrano entusiaste: American Splendor (tanto per ricitare Harvey Pekar, di questi giorni è d’obbligo) meets fantascienza postnucleare e Il giorno della marmotta. Così dicono, spero ci sia da fidarsi.

Notizia ancora più interessante: uscirà Super Natural, seguito di Super Spy. Cioè, il libro che raccontava quanto Kindt fosse affascinato dal recupero di materiale narrativo old-fashioned (eccolo, il retrogrado!), come le spy story. La prima volta che lessi Super Spy era il 2008. Breve annotazione: si tratta dell’anno in cui 007 langue nelle mani di registi svizzeri di second’ordine, l’anno in cui il meglio dello spionismo di casa nostra è costituito dalle immagini rubate della festa agostana di Berlusconi (quella della tavolata dei commensali Apicella, Simon Le Bon (!) e Giampaolo Tarantini, più altri e più le ragazze, of course). Insomma, veniva da pensare che non ci fossero più le spie di un tempo. E invece.
Matt Kindt aveva costruito un’opera spionistica apparentemente classica, recuperando estetica e strategie narrative retrò, eppure con un risultato indiscutibilmente moderno.

Super Spy è un tomo grasso più di trecento pagine, trentasette brevi racconti a incastro ambientati negli ultimi anni della seconda guerra mondiale: si possono leggere nell’ordine in cui sono presentati, per godersi la costruzione drammatica così com’è stata pensata dall’autore. Oppure, è offerta ai lettori la libertà di rimontare la vicenda seguendo l’ordine cronologico corretto, la nuda trama invece dell’intreccio, grazie alla numerazione dei capitoli studiata ad hoc. Il giocherello della ricostruzione è piuttosto ghiotto, non solo perché mette in evidenza gli aspetti ludici della narrazione, ma anche perché incoraggia la rilettura e – con l’implicito consenso dell’autore – sostiene alcuni dei diritti imprescrittibili del lettore. Precisamente, due di quelli ordinati all’interno del decalogo di Come un romanzo, alcuni anni fa da Daniel Pennac: il diritto di saltare le pagine, il diritto di spizzicare. Interessa la storia della spia che cerca disperatamente di fuggire dalla Germania con la figlia? Si può seguire quella, e basta. Ma come in ogni spy story che si rispetti, i pezzi del puzzle è meglio averli tutti.

Una grande narrazione di genere, moderna e nostalgica. Un’operazione che sta insieme grazie all’indiscutibile talento grafico di Kindt, che disegna noir cartoonesco, quasi sempre in bicromia, con una spiccata predilezione per le tonalità più spente di grigio e marrone. Il colore, quello vero, appare quando l’autore mette in mostra soluzioni linguistiche inaspettate e funzionali: ad esempio, scimmiottando il fumetto di avventura d’epoca, oppure i libri illustrati per bambini.

C’è da dire che, fra i grandi del fumetto nordamericano, il recupero di un’estetica passata è ben più che una tendenza (speriamo non dipenda anche dal fatto che il fumetto è il medium preferito da un esercito di nostalgici): Seth e Chris Ware, Canada e Stati Uniti, gli esempi più scontati. Gente capace di remixare, con pennelli e chine, più di un secolo di cultura pop, digerita, trasformata, cammuffata in una veste artistica che a ragione può dirsi innovativa. Al netto, ovviamente dell’epoca in cui viviamo: idea nuova vuol dire ormai poco, e diffidiamo di chi si dichiara originale (per fortuna, in pochi lo fanno ancora). Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma: non è chimica, è cultura pop. Comunque.

Proprio Seth e Ware, nonostante le differenze di stile, di argomenti, di modalità narrative, sono due cartoonist che facilmente accostiamo a Kindt. Non solo per l’amore nei confronti del modernariato, ma anche e soprattutto per la capacità di essere autore totale: narratore prima, poi designer del prodotto-libro, perché quest’ultimo diventi oggetto d’arte, perché sia capace di influenzare la fruizione del racconto. Così Kindt ha progettato il suo libro con molti accorgimenti: fra gli altri, finte pagine ingiallite, e una copertina effetto vintage che può essere guardata in controluce rivelando, in trasparenza, gli scheletri dei personaggi raffigurati (ah: nell’edizione italiana Rizzoli Lizard terza e quarta di copertina sono fuori asse, quindi l’effetto non è dei migliori).

Insomma: retrogrado, Kindt?
No, no. Anzi, quintessenza dell’autore moderno. Anche per quel che concerne l’utilizzo dei nuovi media: Super Spy è stato pubblicato inizialmente nel 2006 sotto forma di webcomic, dimensionato in strip orizzontali per poter essere facilmente visualizzato sulla PSP appena arrivata sul mercato.
Grande idea, con quattromila download settimanali lì a dimostrarlo.


Abbiamo parlato di:
Super Spy
Matt Kindt
traduzione Isabella Zani
Rizzoli LIzard, 2009
336 pagine, colori, brossura – 21,00€
ISBN: 9788817033077

Riferimenti:
Il sito di Matt Kindt: www.mattkindt.com
Il sito della Rizzoli LIzard: lizard.rcslibri.corriere.it

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