Yu degli spettri di Y. Togashi: l’equilibrio del male

Yu degli spettri di Y. Togashi: l’equilibrio del male

"Yu degli spettri" è stato il primo grande successo di Yoshihiro Togashi negli anni '90. Un shōnen manga cult da scoprire e rivalutare.

Un classico anni ’90

scan 1 (2)Si è di recente conclusa la ristampa, da parte di Star Comics, di un piccolo cult tra le serie manga degli anni ’90: di Yu degli spettri, primo autentico successo dell’autore Yoshihiro Togashi.

Pubblicata in origine su Weekly Shōnen Jump dal 1990 al 1994, la serie parla del giovane Yusuke Urameshi, il quale, dopo una serie di bizzarre vicende, si trova a occupare la posizione di “detective del Regno dei Morti” e a compiere missioni per conto dell’aldilà, catturando i demoni che commettono crimini nel mondo degli umani.
La struttura è quella tipica degli shōnen manga: la storia è incentrata sul combattimento e segue il filone del “romanzo di formazione” diviso in saghe, durante le quali il giovane eroe progredisce scontrandosi con nemici sempre più forti.

Pur riprendendo alcuni elementi tipici del passato – come ad esempio i protagonisti “teppisti”, eredità diretta di capolavori come Rocky Joe o Akira, mirata a liberare i personaggi dalla rigida categoria degli “eroi” per permettergli di agire in modo anticonvenzionale – Togashi riesce anche a porre alcune solide basi per la sua produzione futura, andando in parte a scardinare il concetto di power up in favore di combattimenti basati sull’intelletto e la strategia.

Il Dragon Ball di Togashi

scan 7Tornei di arti marziali, amore per lo scontro, continui riferimenti al folklore giapponese, umorismo. Il paragone con un’altra grande serie di quegli anni è presto servito: Dragon Ball di Akira Toriyama, celebre manga di combattimento rimasto nella storia, a cui Yu degli spettri deve moltissimo. Togashi ne è così influenzato da ricalcarne alcune situazioni, creando parallelismi sia grafici che narrativi.
Tuttavia se da un lato Togashi riprende le dinamiche di Toriyama avvicinando le due opere, dall’altro se ne discosta fortemente facendo un uso totalmente diverso dell’umorismo, più nero e irriverente, e soprattutto della violenza, con disegni e testi molto più crudi.
Un esempio concettualmente interessante, poiché permeato di una sottile critica nei confronti dell’arrivismo sfrenato della società giapponese, sono i dialoghi che Togashi scrive per gli insegnanti di scuola di Yusuke, individui spregevoli che non esitano a trattare ragazzini problematici come “feccia da eliminare”, e addirittura accusarli di furti che loro stessi commettono con il preciso scopo di incastrarli.

Personaggi al di là del Bene e del Male

Il Bene e il Male: è questo, in fondo, il vero nucleo narrativo dell’opera. Se è vero che inizialmente i personaggi sono caratterizzati in modo semplice, ai limiti dello stereotipo (Yusuke eroe suo malgrado, Kuwabara la spalla, Hiei il malvagio che agisce nel giusto solo per convenienza, Kurama il malvagio rinnegato), capitolo dopo capitolo vengono approfonditi molto e acquisiscono una notevole profondità psicologica, fino a discostarsi completamente dai tipi originari e trascendendo del tutto il confine tra Bene e Male. Questa è la genialità della serie: all’inizio la divisione è netta, il Regno dei Morti e il mondo degli umani rappresentano il Bene, poiché il primo si adopera per difendere il secondo dalla minaccia dei demoni, ovvero il Male, che spesso sconfinano per commettere crimini e cibarsi di anime.

scan 6Ben presto però l’ordine viene sovvertito e al lettore è sempre più chiaro che il funzionamento dei due mondi ultraterreni (il Regno dei Morti e il Mondo Demoniaco) non si discosta poi tanto dal nostro e che in fondo la fantomatica malvagità dei demoni non è altro che la strumentalizzazione, da parte del Regno dei Morti, di un bisogno fisiologico (ma si parla addirittura di “lavaggi del cervello” per indurre i demoni a compiere crimini), attuata al fine di giustificare la progressiva conquista del Regno dei Demoni da parte dell’esercito del Re Enma: in sostanza, manipolazione pura per giustificare una guerra.
Il protagonista stesso, dopo lo scontro con un nemico apparentemente imbattibile, finisce per risvegliare il suo lato demoniaco e viene perseguito dal Regno dei Morti come un qualunque demone a cui lui stesso, fino a poco prima, avrebbe dato la caccia. Il cambiamento di Yusuke è talmente radicale ch’egli, in più di un frangente, si trova prima ad accettare e poi addirittura ad approvare il fatto che i demoni possano cibarsi di esseri umani.

Anche i nemici sono caratterizzati in maniera convincente e dotati di grande spessore psicologico: dai fratelli Toguro, le cui radici affondano addirittura nel passato della Maestra Genkai, a Sensui, ex detective del Regno dei Morti precipitato nella follia dopo aver assistito alle atrocità commesse dagli esseri umani che cercava di proteggere, al punto di sdoppiarsi in sette diverse personalità. Di queste solo tre vengono mostrate, e a una quarta, la più “femminile”, fa cenno il suo compagno Itsuki, con una velata allusione alla loro omosessualità. Per non parlare dei tre gerarchi del Regno Demoniaco, carismatici e singolari, fortissimi combattenti e abili strateghi, in fermento per l’imminente rottura dell’equilibrio che li aveva trattenuti dal reciproco scontro per cinquecento anni.

Un finale sovversivo ma diluito

La storia non manca di qualche forzatura dovuta alla serializzazione, come elementi inseriti, poi scartati e successivamente recuperati, oppure dettagli in sospeso chiariti in modo poco convincente. Tuttavia Togashi regala un finale a sorpresa in grado di rattoppare molti buchi, sovvertendo qualunque standardizzazione legata al genere. Yusuke infatti, con il merito di avere riportato il Regno dei Demoni in una situazione di equilibrio, nonostante la sua forza, il suo muso duro da teppista e la sua furbizia da strada, non ne esce affatto da eroe imbattuto e imbattibile, bensì come lealmente sconfitto, insieme ai suoi compagni Hiei e Kurama. Peccato solo per gli ultimissimi capitoli, in cui l’autore si dilunga in storielle secondarie di scarsa importanza narrativa, e arriva addirittura a sprecare la dipartita di un personaggio chiave, annacquando l’impatto finale del ritorno a casa degli eroi.

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Il disegno

Per quanto riguarda il disegno invece, Togashi prende indubbiamente spunto dai grandi classici giapponesi, creando uno stile piacevole e dal nostalgico sapore retrò, con volti estremamente espressivi, qualche doppia splash-page d’impatto e abbondante uso di retini e linee cinetiche per gli sfondi. Inoltre la gestione dei tempi è magistrale, grazie a un sapiente uso degli stacchi e delle pause (fenomenali le vignette a sfondo nero con la didascalia in loop che recita “level up!” durante l’allenamento dei protagonisti), il tutto accompagnato da un tratto in evoluzione, sempre in bilico tra sintesi e, ci piace pensare, pigrizia.

Il riadattamento anime

Il riadattamento anime, approdato in Italia nei primi anni duemila con il titolo di Yu Yu Hakusho – Ghost files, si discosta abbastanza dal fumetto, almeno nelle scelte (poco) artistiche, dimostrandosi spesso più banale e appiattito, con dialoghi meno duri, combattimenti più lunghi e una maggiore quantità di gag. Paradossalmente risulta più incisivo solo sul finale: tagliando completamente i capitoli secondari, ne scaturisce un ultimo episodio leggermente modificato, che vede annullato il lutto sfruttato male da Togashi e potenziata, di contro, la carica romantica (già presente nell’originale cartaceo ma in maniera più insipida), regalando così un’alternativa addolcita cui vale la pena dare uno sguardo.

L’edizione

L’edizione originale è composta da diciannove tankōbon, ma Star Comics ripropone l’opera in un’edizione deluxe da quindici volumi più corposi, arricchiti da copertine di pregio, varie pagine a colori e acquerelli dell’autore, a fronte di un costo di 7,00€ a volume. Il quantitativo di fastidiosi refusi ortografici nei volumi resta però una pecca non trascurabile.

Abbiamo parlato di:
Yu degli Spettri
Yoshihiro Togashi
Traduzione di Luigi Boccasile
Star Comics, maggio 2014 – agosto 2015
15 volumi, 247 pagine, brossurato, bianco e nero / colori – 7,00 €

2 Commenti

1 Commento

  1. Danilo Manzi

    15 Novembre 2015 a 21:02

    Finalmente un articolo decente su Yu degli spettri! Solo sul finale non sono d’accordo: Per quanto mi riguarda quello del fumetto è migliore: Un altro tema dell’opera è la morte e la vita come eterno ciclo, di conseguenza la morte di G. (ci siamo capiti) buttata lì è perfetta, naturale. Ci sarebbe tanto altro da dire su questo battle shonen così sottovalutato qui in italia…

    • Nathan Quaranta

      17 Novembre 2015 a 18:37

      Ti ringrazio per il commento e l’attenzione dimostrata.
      Specifico tuttavia che l’articolo non vuole esprimere una netta preferenza tra i due finali ma semplicemente evidenziarne le qualità, le contraddizioni e le differenze. Quello di Togashi resta uno dei finali shonen più originali e maturi di sempre.
      Nathan Quaranta

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