Nel 1979, sotto la direzione di Deng Xiaoping, viene ufficialmente implementata in Cina la famosa “politica del figlio unico” (yihai zhengce 一孩政策). Nel 2016, con Xi Jinping, questa politica viene messa da parte e i genitori sono cortesemente invitati a procreare. Le conseguenze del primo evento sulla società cinese, in particolare l’impatto psicologico di questo sugli individui e le famiglie, sono state abbondantemente trattate in romanzi1 e documentari2. Con Figlio Unico (in cinese dusheng zinü 独生子女), edito da Oblomov Edizioni nel 2021, il tema viene portato per la prima volta tra le pagine di un fumetto.
Il volume esce quasi contemporaneamente in tre paesi (Francia e Italia adottano lo stesso formato, l’Inghilterra pubblica un racconto in più) creando un ottimo precedente per la circolazione dell’immaginario fumettistico cinese in Europa. L’editore ha scelto di includere i due testi introduttivi dell’edizione francese che vanno ad arricchire il volume con informazioni e riflessioni importanti.
Il primo è di Cédric Quennesson, professore francese di lingua cinese, che fornisce una sintetica ma necessaria contestualizzazione. Il secondo è dello stesso Wang Ning, che si racconta e fornisce le motivazioni che l’hanno spinto a realizzare questa raccolta di racconti disegnati. Inoltre, vi sono diversi altri supporti visivi ad illustrare questi due brevi testi: poster di propaganda, fotografie, il libretto che attestava l’identità di “figlio unico”.
L’autore, Wang Ning 王宁, ha affidato all’estro di tre artisti tre storie estremamente toccanti che ambiscono a raccontare cosa significa essere autorizzati ad avere un solo figlio e perderlo (in cinese questo dramma è indicato col termine shidu 失独). Wang Ning si occupa di fumetto da molti anni, curando l’esportazione di testi cinesi all’estero (e viceversa), ma è la prima volta che affida a questo medium una sua idea che, in questo caso, trae ispirazione da esperienze vissute. Non voleva realizzare “l’ennesimo libro sulla solitudine e il coraggio dei figli unici”, ma offrire uno sguardo più ampio sulla famiglia. I genitori, bloccati nel tempo, presi in giro da un nemico invisibile che non si può né odiare, né rinnegare, sono i veri protagonisti di queste storie.
La decisione di mettere in immagine i racconti, molto diversi tra loro per personaggi, punti di vista e vicende narrate, a tre disegnatori distinti permette al lettore di mantenere la concentrazione alta e lasciarsi anche stupire nonostante il tema, così come i finali, siano chiari fin dalle premesse.
Ni Shaoru dona un tocco iperrealistico e inquietante. Lo stile di Xu Ziran, onirico e ammiccante sia al fumetto europeo (viene subito alla mente Manuele Fior) che asiatico (di Taiyo Matsumoto, in particolare), è meno spiazzante e offre uno spiraglio di consolazione. Le scelte grafiche di Qin Chang, naïve e calde, che ricordano la linea chiara francese, universalizzano e ammorbidiscono l’ultima, durissima, storia. Gli appassionati di fumetto cinese noteranno anche una somiglianza con Nie Jun, il cui Racconti dei vicoletti è edito da Bao Publishing.
Nel complesso, la resa artistica delle tre storie risente sicuramente delle influenze estetiche della cultura fumettistica europea e non potrebbe essere altrimenti, visto che tutti e tre si sono formati o lavorano in Francia. In comune, oltre all’idea di base, i racconti pongono l’attenzione sulla propaganda visuale di quegli anni che assume le forme di poster, striscioni e spot televisivi di “invito” o “incitamento” a seguire le direttive governative in merito alla pianificazione delle nascite. Grazie alla reiterazione di questi elementi, il lettore non potrà non notare come questo tipo di propaganda fosse (e ancora sia, in misura minore) pervasiva e asfissiante.
In conclusione, Figlio Unico è un’opera sicuramente adatta a chi ama il fumetto (auto)biografico, a chi si occupa di Cina per studio o per lavoro, ma anche ai curiosi di storia e cultura cinese che vogliono saperne di più e non temono di versare qualche lacrima.
Abbiamo parlato di:
Figlio unico
Wang Ning, Ni Shaoru, Xu Ziran, Qin Chang
Traduzione di Stefano A. Cresti
Oblomov Edizioni, 2021
96 pagine, brossurato, colori – 18,00 €
ISBN: 978-8831459242