È un uccello, è un aereo, no… è John Byrne!

È un uccello, è un aereo, no… è John Byrne!

Vi ricordate la storia del bimbo venuto da Krypton? Chi è diventato? Che poteri ha? Nel 1986, la DC Comics incaricò il cartoonist John Byrne di riscrivere un mito fumettistico vecchio di 50 anni e la storia che ne derivò divenne essa stessa parte della leggenda di Superman.

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Prologo

1956, West Bromwich, Contea di Staffordshire (Inghilterra).

La vedete quella piccola casa laggiù? Avviciniamoci: mentre scende la sera, il vetro appannato della finestra fa filtrare i bagliori catodici di un televisore acceso nel piccolo salotto. Entriamo all’interno. C’è un bambino, seduto sul divano, di fronte allo schermo. Ha gli occhi che gli brillano e il fiato corto: ha appena scoperto che ci sono uomini che possono volare. Beh non tutti, ma quell’uomo sul canale tv della BBC, sì perché…

È più veloce di una pallottola! Più forte di una locomotiva! Può saltare grattacieli con un solo balzo! Può modificare il corso dei fiumi. Può piegare l’acciaio con le sue mani possenti. E lotta per tutti noi senza fine in nome della verità e della giustizia…

Perché – ora il bambino lo sa – quello non sono le storie di un uomo qualunque: sono le storie di un superuomo… Sono le avventure di Superman!

George Reeves

Aggiornare la Bibbia

Cosa ne direste se vi raccontassi che Clark Kent ha scoperto i suoi poteri e le sue origini extraterrestri solo a vent’anni, Superboy non è mai esistito, e Jonathan e Marta Kent trascorrono una tranquilla vecchiaia a Smallville? Certo riconoscereste che sto parlando di Superman, ma forse qualche particolare non vi tornerebbe…

Nei fumetti di supereroi – e, negli ultimi decenni ancor, di più con i numerosi adattamenti cinematografici – capita spesso che le origini del personaggio vengano rinarrate, con qualche lieve o sensibile, novità. Variazioni di forma che, di solito, non toccano la sostanza profonda, immutabile, del personaggio seriale, come ci spiegava – proprio analizzando il mito di Superman – Umberto Eco in Apocalittici e integrati. Con la postilla che l’analisi del semiologo di Alessandria ha superato essa stessa le cinquanta primavere, e da allora Superman ha vissuto altre “x” mila avventure.

È morto, risorto, ha perso dei poteri e poi li ha riguadagnati, si è fatto (letteralmente) in quattro per accontentare i sempre più volubili ed esigenti lettori delle sue avventure. Semplicemente, come accade a qualsiasi narrazione nell’epoca della sua (infinita) riproducibilità digitale, anche l’uomo d’acciaio ha continuato (e continua ancora oggi) a rinnovare periodicamente la sua fabula.

superman story

Eppure, in questo costante “andare e venire” seriale, ci sono momenti che restano. Riscritture figurative che marcano più di altre la loro efficacia, tanto da assurgere a qualità espressive dell’eroe tout court. Mi riferisco, in particolare, a Man of steel, la miniserie di sei albi, pubblicata nell’autunno del 1986, che propose una rivisitazione totale del mito dell’uomo d’acciaio e che ancora oggi Superman si porta dentro.

La riscrittura del “Supereroe più supereroe di tutti” era la tappa finale di un processo di rilancio generale del proprio parco testate da parte della casa editrice del personaggio, la DC Comics. Tutto era iniziato l’anno prima con Crisis on infinite earths, una maxisaga in dodici puntate, con cui si era proceduto a snellire il suo complicato multi-universo di supereroi, eliminando molti personaggi e molte serie, e ristrutturando tutte le altre.

Ma se era relativamente facile liquidare una Supergirl o una Terra parallela di troppo, ben diverso era mettere mano all’aggiornamento del più noto dei super miti fumettistici, il capostipite del genere e, senza dubbio, il personaggio maggiormente iconico – assieme a Mickey Mouse – dell’intero immaginario americano del Novecento. Come ha scritto il giornalista e saggista Larry Tye:

“Riformulare la sacra leggenda di Superman era come tentare di aggiornare la Bibbia o inventare la ricetta di una nuova Coca Cola”.

Appunto, chi si sarebbe incaricato di aggiornare la Bibbia?

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Intermezzo

Luglio 1985, cittadina di Fairfield, Connecticut (Stati Uniti).

L’uomo è seduto al suo tavolo da disegno, ingombro di schizzi, disegni e pagine di sceneggiatura. Perché è quello che sognava di fare da ragazzino. Quello che fa e ama fare da oltre dieci anni, i fumetti. Il telefono squilla nell’ingresso e l’uomo, che si chiama John, rimpiange di non poter raggiungere la cornetta grazie ai super poteri di allungamento di Mr. Fantastic, il personaggio super-elastico che sta disegnando sul foglio. Il telefono continua a squillare, John alla fine si arrende con un sospiro, si alza dal tavolo e raggiunge il telefono.

John: “Pronto?”

Dick: “Ehilà! Saranno 5 minuti che chiamo… Pensavo te ne fossi tornato a Calgary dai tuoi amici orsi!”

John: “No, pensavo invece di venire a stare da te, vicepresidente della casa editrice, nel tuo lussuoso attico a Manhattan…”

Dick: “Non ho un attico e lo sai… Anzi ultimamente, la mia casa è diventata questo ufficio e, sapessi, quant’è scomodo il divano per dormire!”

Dick ride, anche John ride.

Dick “…Allora, John, lo sai il motivo per cui ti chiamo… Sono mesi che ci ripeti che sbagliamo con il personaggio, che non siamo nemmeno riusciti a sfruttare il successo dei film e bla, bla, bla… “

John: “…Beh, siete stati tu e Marv a chiedere cosa ne pensassi…”

Dick: “Come che sia, in fin dei conti, siamo d’accordo… Dobbiamo cambiare e stiamo cambiando. Lo sai… Ne ho parlato prima con Andrew, e poi direttamente con Jenny. Lei ha detto ok, alle tue condizioni…”

John: “Sul serio, Dick, carta bianca?”

Dick: “Sono serissimo, John. Ehi, stai parlando con l’uomo che ha appena fatto fuori Supergirl e una quarantina di universi!”

Dick ride, anche John ride.

Dick: “A parte gli scherzi, John, sta a te ora, te la senti? Perché lo sai che sarà dura… Avrai gli occhi di tutti addosso. Sono le avventure di Superman…”

John ha ringraziato Dick e, anche dopo aver riattaccato la cornetta, ha continuato a ripensare alle parole del Vicepresidente della casa editrice. Si sente le farfalle nello stomaco, un misto di felicità e apprensione, perché è quello che sognava da bambino. Perché sono le avventure di Superman.

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Questo è un lavoro per… John Byrne!

Riscrivere Superman era roba da far tremare i polsi sul tavolo da disegno, perfino a un autore all’epoca veterano come John Byrne. Il cartoonist di origine anglocanadese veniva dai successi clamorosi in casa Marvel, prima come iconico disegnatore e co-autore degli X-Men, accanto allo sceneggiatore Chris Claremont, e poi come story-teller completo per serie quali Alpha Flight (ve ne parla oggi su Comics Calling, Andrea Gagliardi), Avengers, Capitan America e, soprattutto, i Fantastici Quattro  (sui vari cicli confronta l’articolo “Essential 11” di David Padovani di oggi). In particolare la gestione editoriale di questa testata decana dell’universo marveliano rappresenta il necessario antefatto espressivo all’operazione ideata da Byrne su Superman.

Nel narrare le avventure del “fantastico quartetto”, l’autore aveva pescato a piene mani dalle sue memorie adolescenziali di lettore/fan, rifacendosi con rigore quasi filologico (nello stile, nella scrittura, nei ritmi) alle primissime storie degli anni Sessanta di Stan Lee e Jack Kirby, ibridandole con tematiche e implicazioni del tutto contemporanee. È il celeberrimo approccio espressivo “Back to the basics” diventato, nel tempo, un marchio di fabbrica di Byrne, come lui stesso ha più volte ribadito:

mettere indietro le lancette dell’orologio … tornare indietro per ritrovare la freschezza che aveva reso grande il fumetto alla sua uscita

Ma se sui Fantastici Quattro c’era uno tempo e un ciclo fumettistico preciso a cui rifarsi, per Superman la questione era molto più complessa, con cinquantanni di storia editoriale alle spalle, una sterminata produzione di fumetti (cui si erano aggiunti nel tempo serial, cartoon e film), multi stratificata dagli interventi di tanti team creativi diversi e, senza la famosa/famigerata continuity temporale Marvel ad assicurare una coerenza di fondo alle diverse stagioni dell’Uomo d’Acciaio.

Insomma, Byrne si deve essere reso conto da subito, che nel caso di Superman “rimettere indietro le lancette” non sarebbe bastato a restituire il necessario sense of wonder alle avventure del personaggio. Semmai, bisognava spostarle in avanti le lancette per definire un presente e un futuro credibile per l’eroe.

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Dov’è oggi l’uomo di Domani?

Man of steel lavora lavora a più livelli, tenendo presenti mille dettagli. Il “nuovo” Superman fabbrica, assieme a mamma Kent, il suo costume, prendendo a modelli gli eroi dei film cappa e spada(!). Flirta tranquillamente con Lois Lane – che, nella nuova versione, non è più ossessionata dall’idea di scoprire la vera identità dell’eroe -; ha come nemico un Lex Luthor, non più sconclusionato scienziato pazzo, ma potente magnate d’industria e influente cittadino di Metropolis (tra l’altro palesemente ispirato a un rampantissimo e spregiudicato Tycoon newyorkese dell’epoca, tale Donald Trump).

Nella versione aggiornata di Byrne anche i poteri dell’eroe sono drasticamente ridotti: la velocità appare ancora strepitosa, ma non supera più quella della luce, la forza straordinaria procura comunque stress fisico… Vengono, invece, eliminati alcuni dei poteri più ridicoli e assurdi: quali la telepatia, la super intelligenza, il multilinguismo e la miniaturizzazione che gli erano stati attribuiti negli anni 50 e 60…. In definitiva, si ritorna al “core power” dell’eroe della golden Age of Comics ma  per ciascun potere viene offerta una spiegazione “pseudoscientifica” più in linea coi tempi.

Tutte le modifiche e le alterazioni figurative operate da Man of steel, insomma, rendono l’eroe più identificabile, meno “Super” e più umano. Come ha scritto Daniele Barbieri:

The Man of Steel è un’agiografica biografia di Superman, aggiornata ai tempi odierni. Il mito dell’origine dell’uomo d’acciaio viene riproposto, ripulito di imprecisioni, banalità e anacronismi – reso credibile per un lettore degli anni ottanta, purgato da tutto quello che, credibile per un lettore dei decenni precedenti, non lo sarebbe più oggi.

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A ciascuno il suo (Superman)

L’attenzione “ecologica” al riciclaggio di tutte le proprietà narrative spese nella lunga carriera dall’eroe, dimostra la competenza testuale dell’autore. Byrne sa, fin dall’inizio, di dover giocare a carte, anzi è il caso di dire a vignette scoperte, con un pubblico competente della fabula superomistica per antonomasia.

La platea sterminata di Superman è costituita da generazioni diverse che si sono avvicendate nella lettura dei comic book dedicati all’Uomo d’acciaio nei precedenti 50 anni. Nessuno  potrebbe mettere in fila esattamente tutti gli eventi, tutte le innumerevoli storie che si sono affastellate, sovrapposte, contraddette nella lunga vita editoriale dell’eroe. Ma ognuno di loro, da lettore affezionato, ha il suo personale ricordo di un certo racconto o, addirittura, di quella o quell’altra vignetta…

Uno dei primi albi della miniserie ci mostra con quanta cura la stessa Mamma Kent conservi in un album foto e ritagli di giornale delle imprese del figlio. La signora Kent di Smalville è il simulacro degli aficionados seriali: il suo foto-album è la messa in scena, tenera e struggente della memoria-patchwork che ciascun lettore seriale costruisce nel tempo.

Byrne sa che sarebbe impossibile rifondare la memoria della serie senza la complicità di quel pubblico fedele (il suo vero depositario), e punta quindi a coinvolgerlo in un gioco a tutto campo.

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Per ogni variazione della storia originaria, tale da contraddire “l’enciclopedia sella serie”, la moderna versione offre “in cambio” un elemento di continuità. Al lettore resta difficile stabilire dove inizi il nuovo e dove finisca il “già detto”. Se, ad esempio, nel racconto originale di Siegel e Shuster, Superman non provava alcun “disturbo dell’identità” nonostante fosse l’unico superstite di un mondo scomparso (Krypton), all’opposto in Man of Steel lo spunto diventa oggetto di un drammatico capitolo (dal titolo Ossessione):

Superman appartiene al mondo…Ma quale mondo?

Riflette amaro l’eroe, ma quando sembra sul punto di autodistruggersi, ecco che ritrova le ragioni del suo ruolo :

Sarò anche stato concepito nello spazio…Ma sono nato veramente quando si aprì il razzo sulla terra, in America…

E conclude trionfalmente:

E’ stato Krypton a fare di me Superman…Ma è la Terra che mi rende umano!

L’anglo-canadese immigrato in USA, John Byrne, ha insomma reso il figlio di Krypton, un new comer come lui e come milioni di altre persone, sbarcate negli States per farsi una vita. E su tutto, domina l’icona immarcescibile dell’uomo “d’acciaio”, che riempie le vignette con il suo mantello rosso, l’immancabile ‘Esse’ sul petto, la baldanza grafica di segni nitidi e precisi, senza ombre, come il suo mito.

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Epilogo

Agosto 1986. Manhattan, New York, Lexington Avenue, uffici della casa editrice.

John e Dick in maniche di camicia guardano soddisfatti l’ultima tavola del #6, depositata sul tavolo, ripulita da  tutti i segni in eccesso, pronta per essere pubblicata.

Dick: “Accidenti, John! Hai fatto un lavoro magnifico, questa tavola è meravigliosa!”

John si scrolla le spalle sorridendo sotto i baffi: “Beh, anche tu, vicepresidente, non te la sei cavata male con le chine… Sei bravino…”

Dick ride e anche John ride.

Dick: “Se lo ricorderanno a lungo il tuo Superman, stanne certo!”

John: “Dici? Mentre scrivevo la storia, mi sono chiesto per chi la stavamo realizzando… Certo per i lettori, ma quali? …Alla fine, mi sono risposto, che il lettore che conta di più per me, resta quel bambino che guardava George Reeves alla tv, nella parte di Superman, esattamente trent’anni fa… Alla fine, Dick noi siamo solo una firma in calce al disegno… Qui l’unico che si ricorderanno sempre è lui…” Chiosa, puntando il dito al volto disegnato nella splashpage. “Ma va bene così. È giusto così, amico mio. E sai perché? Perché queste sono le avventure di Superman!”

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Questo post fa parte del piccolo speciale che oggi “Lo Spazio Bianco” dedica ai settant’anni di John Byrne.

Ringrazio Ettore Gabrielli,  David Padovani e Andrea Gagliardi che hanno condiviso con entusiasmo l’idea e Davide Occhicone che ci ha ricordato, prima di tutti, questo appuntamento. Ringrazio anche John Byrne che dubito leggerà mai questo post, ma che è uno dei motivi per cui amo i fumetti. 

Bibliografia

 Qui di seguito, saggi e articoli che, anche quando non esplicitamente citati nel post, ne costituiscono la base documentativa e cui rimando per ogni approfondimento dei temi trattati. I brani narrativi del prologo, dell’intermezzo e del prologo sono, invece, ovviamente una ricostruzione di pura fantasia.

Arnaudo, Marco, Il fumetto supereroico. Mito, etica e strategie narrative, Tunué 2010.

Barbieri, Daniele,“Uccidere gli eroi” in Daniele Brolli (eds.), I mille volti del supereroe, Perugia, Star Comics, 1991.

Barbieri, Daniele, “Quando Eco leggeva Superman” in “Lo Spazio Bianco” – Speciale Superman 75 – disponibile a questo link https://www.lospaziobianco.it/eco-leggeva-superman/    2014

Coogan, Peter, Superhero: The Secret Origin of a Genre, Austin, MonkeyBrain Books 2006.

D’Angelo, Marco, “American superway: il Superman televisivo di George Reeves e l’America anni 50” in “Lo Spazio Bianco” – Speciale Superman 75 – disponibile a questo link https://www.lospaziobianco.it/american-superway-superman-televisivo-george-reeves-lamerica-anni-50/   2014

Darowski, Joseph J. (a cura di), The Ages of Superman: Essays on the Man of Steel in Changing Times. Jefferson: McFarland & Co, Inc., 2012.

Eco, Umberto, Apocalittici e Integrati, Bompiani, 1964.

Eury, Michael, The Krypton Companion, Twomorrows Publishing 2006.

O’Rourke, Daniel J. and Morgan B. O’Rourke “‘It’s Moring Again in America’: John  Byrne’s Re-Imagining of the Man of Steel.” In The Ages of Superman: Essays on the  Man of Steel in Changing Times. Joseph J. Darowski. (a cura di), Jefferson: McFarland &  Co, Inc., 2006, pp.115-24.

Occhicone, Davide “Superman: un racconto mitologico che vive nel presente” in “Lo Spazio Bianco” – Speciale Superman 75 – disponibile a questo link https://www.lospaziobianco.it/superman-racconto-mitologico-vive-presente/

Occhicone, Davide, “Quella volta che Superman morì” in “Lo Spazio Bianco” – Speciale Superman 75 – disponibile a questo link https://www.lospaziobianco.it/volta-superman-mori/  2014

Pellitteri, Marco, “Il corpo di Superman: misura e armonia come simboli incarnati di credibilità e moralità” in “Lo Spazio Bianco” – Speciale Superman 75 – disponibile a questi link https://www.lospaziobianco.it/corpo-superman-misura-armonia-simboli-incarnati-credibilita-moralita-1-parte/ 

Reynolds, Richard, Super Heroes: A Modern Mithology, University Press of Mississipi, 1992.

Tye, Larry, Superman: The High-Flying History of America’s Most Enduring Hero, Random House 2013.