She-Hulk, la storia del personaggio in cinque fasi

She-Hulk, la storia del personaggio in cinque fasi

Per arrivare preparati alla visione della serie tv "She-Hulk: attorney at law", ripercorriamo la storia editoriale di Jennifer Walters.

Il 18 agosto approda sulla piattaforma di streaming Disney+ She-Hulk: Attorney at Law, nuova serie televisiva di nove episodi che, al ritmo di una uscita alla settimana, ci terranno compagnia fino a metà ottobre. Per arrivare preparati alla visione, ripercorriamo la storia editoriale di Jennifer Walters dai suoi esordi selvaggi ai più recenti cicli a fumetti.

SHE-HULK: DA “SELVAGGIA” A VENDICATORE

Quando, nel lontano 1980, un Bruce Banner sospettoso e guardingo saliva le scale di un palazzo di Los Angeles, incontrando la cugina e avvocato Jennifer Walters, in pochi immaginavano che quest’ultima si sarebbe affermata, di lì a pochi anni, come uno dei personaggi femminili più sfaccettati della Marvel Comics: She-Hulk.
In quelle poche pagine dell’albo d’esordio, The Savage She-Hulk #1, scritte da Stan Lee e disegnate da John Buscema e Chic Stone, l’alter ego di Jennifer Walters appare ancora lontana anni luce dalle caratteristiche che l’avrebbero successivamente resa riconoscibile ai lettori, muovendosi all’inizio come una sorta di copia del ben più famoso cugino dalla pelle verde, anche se già in quel frangente si potevano intravedere alcuni elementi di diversità che avrebbero aiutato questa supereroina a emergere dal limbo dell’Universo Marvel.

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Uno di questi era legato alla decisione di mantenere la consapevolezza e la razionalità di Jennifer anche dopo la sua trasformazione nella gigantessa di giada, eliminando quel dualismo psicologico alla Dottor Jekyll e Mr. Hyde che invece aveva fatto la fortuna (e continua a farla) di Hulk. Quindi i lettori furono sorpresi con l’introduzione di un personaggio che partiva dallo stesso concetto di Bruce Banner, salvo poi prendere una strada completamente diversa. Questo elemento, però, non fu sfruttato in maniera originale dallo sceneggiatore David Kraft nei primi due anni di vita dell’eroina, condannando She-Hulk ad avventure non eccezionali, in cui sembrava quasi che la Marvel volesse rinchiudere il personaggio in una sorta di vuoto creativo, un po’ come capitato a molti character introdotti in quegli anni e poi caduti nel dimenticatoio, probabilmente perché affidati ad autori poco capaci di capirne il potenziale.

Fortunatamente per She-Hulk, quel potenziale sarebbe esploso di lì a poco. Nel 1982, infatti, pochi mesi dopo la chiusura della sua testata, Jim Shooter introdusse su Avengers #221 l’alter ego di Walters come nuovo membro dei Vendicatori. Ci vollero però un paio di numeri prima che sulla serie arrivasse lo sceneggiatore capace di dare a She-Hulk quella marcia in più che contribuì non solo a farla entrare nel pantheon degli eroi più potenti della Terra, ma anche a fornirle un’ulteriore evoluzione narrativa negli anni successivi.
Rispetto al collega Steven Grant, che nei due numeri antecedenti al suo arrivo aveva gestito She-Hulk come la solita comprimaria forzuta, Roger Stern intuisce che sotto quella gigantessa verde alta 2 metri c’è una donna con tutte le sue contraddizioni ed emozioni e, dopo avere iniziato a tessere le prime relazioni interpersonali tra il personaggio e alcuni membri della squadra (in primis Janet Van Dyne e Monica Rambeau), decide fin da subito di abbattere quella scorza di apparente sicurezza che la contraddistingue. In seguito a uno scontro con i Signori del Male guidati da Testa d’Uovo e in particolare con l’Uomo Radioattivo, She-Hulk torna alla sua forma umana rivelando ai lettori e agli altri Vendicatori la figura di una ragazza inerme, spaventata di non potere essere più il suo potente alter ego verde. Anche se la crisi è breve, lo sceneggiatore fa capire subito che la sua gestione del personaggio non sarà banale, evidenziandone in particolare la caratteristica principale, ovvero che a Jennifer piace essere She-Hulk.
Stern prende quindi la consapevolezza e la razionalità già insite nel personaggio fin dall’inizio e le sviluppa abilmente, anche se la fuoriuscita di She-Hulk dal gruppo in seguito alle prime Guerre Segrete e la sua entrata nei Fantastici Quattro lasciano che sia un altro autore a utilizzare il character e soprattutto a rivoluzionarlo completamente agli occhi dei lettori: John Byrne.

LA FANTASTICA SHE-HULK

Appena rientrata dalle Guerre Segrete, She-Hulk fa il suo debutto ufficiale come nuovo membro del quartetto su Fantastic Four #265, introdotta da una simpatica cover di Byrne che sottolinea l’inedita aggiunta al gruppo. Per la ragazza, l’ingresso nella famiglia di supereroi Marvel al posto della Cosa è l’occasione definitiva per affermarsi, dopo essere stata convinta, fino a quel momento, di essere una specie di “scherzo della natura”.
Nei primi numeri, lo sceneggiatore e disegnatore evidenzia questa insicurezza e questa voglia di emergere più di una volta, riuscendo immediatamente a fare suo il personaggio ed evitando di renderlo “solo” una sostituta di Ben Grimm. Il lavoro di Byrne su She-Hulk si concretizza poco dopo con il ripescaggio in Fantastic Four #269 di Wyatt Wyngfoot, personaggio creato da Stan Lee e Jack Kirby e poi sparito dalla circolazione per diverso tempo. L’autore lo fa entrare in pianta stabile nella collana come comprimario e inizia fin da subito a costruire una relazione con Jennifer Walters, che va ben presto oltre una semplice amicizia.

Diventata sempre di più un solido membro del team, Byrne la rende protagonista di una bella storia sui pregi e i difetti dell’essere una celebrità (Fantastic Four #275) e soprattutto della saga che vede il quartetto affrontare Psycho-Man, deus ex machina di alcuni eventi che avevano colpito la squadra nei mesi precedenti, su Fantastic Four #283.
Giunta nel Microverso con Reed, Sue e Johnny, la gigantessa verde viene fatta prigioniera dal villain e condizionata psichicamente. Trasformata nell’ombra di sé stessa e fatta schiava nelle miniere di Nuvidia, She-Hulk viene picchiata e resa indifesa, non solo fisicamente ma anche psicologicamente. Byrne, a differenza di Stern, non fa tornare Jennifer al suo aspetto umano dopo il sopruso mentale di Pyscho-Man, bensì ne utilizza il corpo come una sorta di prigione psicofisica. L’eroina è lì, nelle fattezze che tanta potenza trasmettono solo a vederla, ma non può reagire in nessun modo, raffigurata come la più umile delle schiave in una significativa tavola finale dell’autore.
In questo periodo Byrne utilizza She-Hulk nel migliore dei modi, inserendola nella storia con decisione e dandole una certa centralità nel gruppo. Ed è un peccato che nel 1986 i contrasti e i dissidi con Shooter (e un’offerta dalla DC Comics) abbiano di fatto concluso il lavoro del disegnatore e sceneggiatore, lasciando nuovamente il personaggio nelle mani di Roger Stern.

UNA VOLTA VENDICATORE…

In quello che si può definire come una specie di “passaggio della staffetta”, è ancora una volta Stern a ereditare She-Hulk durante la sua gestione dei Vendicatori. Reduci dai drammatici eventi della saga Riti di Conquista e dalle seconde Guerre Segrete, gli eroi più potenti della Terra attraversano un deciso ricambio nella formazione e lo sceneggiatore ne approfitta per riprendere in mano l’alter ego di Jennifer Walters, giusto in tempo per farla partecipare ad alcune storie memorabili della serie.
Il personaggio ne guadagna soprattutto per quanto riguarda la veste artistica, che vede John Buscema e Tom Palmer alternarsi tra schizzi e disegni nel valorizzare l’eroina verde. Il tutto mentre She-Hulk è proiettata assieme agli altri Vendicatori in saghe dal forte impatto narrativo come quella che li vede affrontare gli dei dell’Olimpo e soprattutto nell’avvincente storyline con Kang e Nebula, in cui Jen è tra le principali vittime delle macchinazioni della villain, che ha ormai corrotto anche il Dottor Druido, con esiti nefasti per l’integrità della squadra.

Dopo questi ultimi accadimenti Walters decide, su Avengers #297, di lasciare volontariamente la formazione, consapevole che alcune delle sue azioni, anche se dettate da una serie di fattori esterni, l’hanno scossa profondamente. Nelle ultime fasi della saga di Nebula, infatti, dopo essersi liberata dal controllo del Dottor Druido, She-Hulk arriva quasi a uccidere la criminale per vendicarsi degli abusi subiti.
Abbiamo vinto, e siamo vivi… stiamo tornando a casa. Ma io ho perso tutto. Persino il rispetto per me stessa”: in queste poche parole è scolpito uno dei migliori ritratti del personaggio da parte dello sceneggiatore, arrivato alla conclusione del suo celebrato ciclo sui Vendicatori. Per Shulkie, invece, si aprono nuove e originali strade narrative, che la ridefiniscono completamente.

LA RIVOLUZIONE BYRNE

Tornata nelle mani di Byrne all’inizio degli anni ’90 e nuovamente titolare di una testata tutta sua, She-Hulk viene completamente rilanciata dall’autore, deciso a dare al personaggio un impulso totalmente fuori dagli schemi. Sceglie così non solo di rendere l’alter ego di Jennifer consapevole di essere un personaggio dei fumetti, ma la fa interagire con sé stesso (ogni tanto She-Hulk accusa Byrne di rendere la pagina bianca per fare chiudere la testata) e i membri della redazione e si spinge sempre più verso vette surreali che evidenziano la sua incredibile verve creativa.
L’aspetto fondamentale è che questa creatività viene utilizzata da Byrne saggiamente e non in maniera irrazionale. Conscio di avere per le mani una supereroina Marvel, con tutto ciò che questo comporta, l’artista si muove su due livelli, soprattutto quando si rende conto che la nuova serie ha superato la prova dei lettori e quindi può tranquillamente dare sfogo alle sue idee e alla sua bravura nel disegno, giocando più di una volta sulle curve della protagonista.

Ecco così che She-Hulk continua ad aggirarsi per l’Universo Marvel che tutti conosciamo e a interagire principalmente con Wyatt Wingfoot e l’amica Weezy, attraverso storie e mini-saghe che riflettono la volontà di parodiare non solo quell’universo, ma anche tutto il fumetto di supereroi, dissacrandone la mitologia, anche utilizzando ripetutamente e intelligentemente la rottura della quarta parete.
Per esempio, su Sensational She-Hulk #40, la gigantessa di giada assume nella tavola finale una posa volontariamente drammatica, enfatizzando questa scelta e facendo una battuta che riflette un certo pathos drammatico, disinnescato però dall’ironia che circonda l’intera sequenza. Byrne utilizza quindi la consapevolezza di She-Hulk per prendere in giro stili, temi e atmosfere del supereroico, ma in maniera tale da non risultare offensivo verso il lavoro di altri autori, anche se in un caso usa la testata per indirizzare delle frecciatine verso Rob Liefeld, con cui all’epoca non aveva buoni rapporti. L’autore poi fa un lavoro certosino à la Mark Gruenwald ripescando personaggi misconosciuti o in disuso della Casa delle Idee e trascinandoli nella vita di Jennifer, con risultati il più delle volte esilaranti.
È il caso di Mahkizmo, vecchio villain ideato da Gerry Conway e Rick Buckler proveniente da un pianeta dominato dagli uomini e quindi spinto da ideali maschilisti, con cui l’autore si diverte a scrivere alcune delle più divertenti storie di She-Hulk. Oppure di Xemnu, un classico avversario di Bruce Banner di recente ripescato anche da Al Ewing durante il suo ciclo de L’immortale Hulk.

Un approccio originale e dissacrante, che però fu discontinuo da parte dell’artista. In dissidio con l’editor Bobbie Chase, Byrne lascia la serie con il numero 9, salvo poi tornare dal numero 31, dopo una breve parentesi degli sceneggiatori Steve Gerber e Louise Simonson, per poi lasciare definitivamente. La sua uscita di scena decreta la fine delle avventure in solitaria di Jen per diverso tempo.

I SUCCESSIVI CICLI NARRATIVI

Dopo la chiusura della testata, She-Hulk continua a vagare per l’Universo Marvel e subisce diversi reset creativi, il più noto nel 2006 dei quali a opera di Dan Slott, che riporta Walters alla sua carriera di avvocato ma costruendole attorno un universo legale di stampo superumano decisamente divertente e capace di intrattenere. Sfortunatamente, anche questa testata ha avuto vita breve.

A seguire le sue apparizioni più importanti sono state:

  • She-Hulk di Peter Alan David. L’omnibus americano contiene: She-Hulk (2005) #22-38, She-Hulk: Cosmic Collision (2008) #1, X-Factor (2005) #33-34, Sensational She-Hulk (1989) #12 e materiale tratto da She-Hulk Sensational (2010) #1.
  • She-Hulk Volume 3 (2014). Serie in 12 numeri di Charles Soule e Javier Pulido. Sulla scia di Hawkeye di Matt Fraction e David Aja, il fumetto analizza l’impatto che la vita da eroina di She-Hulk ha sulla sua carriera professionale.
  • A-Force (2015). Testata di G. Willow Wilson, Marguerite Bennett e Jorge Molina con una formazione interamente femminile di supereroi con Jennifer Walters come leader.
  • Hulk (2016-17) #1-11, 159-163. In questa gestione sceneggiata da Mariko Tamaki, She-Hulk si trasforma in una versione grigia di se stessa. L’autrice si concentra sul trauma di Jennifer legato a Civil War II e sul suo lavoro di avvocato con clienti “speciali”.
  • Avengers 105 e seguenti (2018). Inizio del ciclo di Jason Aaron con la formazione che ospita una She-Hulk non più intelligente e rabbiosa. Lo sceneggiatore coinvolge l’alter ego di Jennifer in uno story-arc dal titolo World War She-Hulk, rendendo l’eroina una minaccia globale.
  • She-Hulk Volume 5 (2022). Serie attualmente in corso negli Stati Uniti, firmata da Rainbow Rowell e Roge Antonio.
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