Shazam: un film sulla famiglia

Shazam: un film sulla famiglia

Shazam arriva al cinema con un dinamico e divertente film di David Sandberg basato sulle storie di Geoff Johns, che riflette sul senso della famiglia e rinforza il nuovo corso dei cinecomics della DC Comics.
Copertina di Whiz Comics #1 con l’esordio di Capitan Marvel/Shazam

Premessa importante: chi vi scrive, pur conoscendo il personaggio, non aveva mai letto l’interpretazione fornita da Geoff Johns su cui si basa largamente la pellicola diretta da David Sandberg.

Ideato da Bill Parker e Charles Clarence Beck nel 1939 sulle pagine di Whiz Comics #2, edito dalla Fawcett, il personaggio di Billy Batson era un ragazzino che, ottenuti fantastici poteri dal mago Shazam, era in grado di trasformarsi nel possente Capitan Marvel pronunciando ad alta voce il nome del mago stesso. Questi poteri erano basati su quelli di dèi e semidei greco romani, Atlante, Ercole, Zeus, Achille e Murcurio, ai quali, per motivi inafferrabili, si aggiungeva Salomone. Sin dalla copertina dell’albo d’esordio era evidente come l’ispirazione principale per il personaggio fosse il Superman di Jerry Siegel e Joe Shuster, che aveva esordito l’anno prima su Action Comics #1 dell’allora National Comics, oggi DC Comics.

Il principale avversario di Capitan Marvel era il dottor Sivana, uno scienziato europeo molto brillante con il sogno di rendere il mondo un posto migliore grazie alle sue invenzioni. A causa dell’opposizione di politici e industriali, Sivana si era rifugiato su Venere per poi tornare sulla Terra e vendicarsi dell’umanità.

Nonostante queste informazioni, presentate da Beck e Parker su Whiz Comics #15 del 1941, rendessero il personaggio un po’ più interessante, Sivana mantenne una caratterizzazione macchiettistica e naif che, evidentemente, non poteva essere utilizzata per la trasposizione cinematografica del personaggio. Così Thaddeus Sivana diventa il protagonista del prologo della pellicola: il bambino che, all’inizio, entra in contatto con il mago Shazam, alla ricerca del Campione cui trasferire i suoi poteri e contrastare i sette vizi capitali, è proprio lo storico avversario di Billy. Come c’è da attendersi, Thaddeus fallisce il test e viene rispedito nel suo mondo, alla sua solita vita, vessato dal padre e dal fratello maggiore.

Allo stesso modo anche Billy Batson e il suo alter ego supereroistico, l’originale Capitan Marvel, il Campione, come viene chiamato da Sivana, vengono riscritti e approfonditi rispetto alla caratterizzazione originale. Billy diventa, infatti, un quattordicenne pieno di problemi: abbandonato dalla madre, non riesce ad adattarsi a nessuna delle famiglie cui viene affidato e cerca continuamente di trovare la genitrice. Dal canto suo il Campione non ha sin da subito una conoscenza accurata dei suoi poteri e anzi li deve scoprire un poco alla volta, anche a costo di creare problemi in città che poi dovrà risolvere, proprio come farebbe un qualunque adolescente.

Il confronto tra i due protagonisti della pellicola, il Campione e Sivana, è allora servito: entrambi i personaggi sono paria per le loro rispettive famiglie, ma mentre il secondo alla fine accetta il ruolo di “pecora nera” che gli viene assegnato dal padre, il primo non si rassegna e alla fine trova riscatto nella nuova famiglia d’adozione, i Vasquez, trasformandola nel suo punto di forza, proprio come avviene nel Capitan Marvel originale con la sua Marvel Family. Inoltre i due personaggi hanno una confidenza con i propri poteri molto differente: Sivana sembra avere un controllo assoluto sulla magia in suo possesso, mentre Billy la impara poco alla volta, anche arrivando vicino alla sconfitta contro un avversario più esperto e determinato.

La storia, già di per sé solida, si regge su una sceneggiatura attenta anche alla caratterizzazione dei personaggi secondari, scelta necessaria per un film che nella seconda parte diventa corale, quasi una pellicola da supergruppo. Inoltre, come ormai è diventata prassi dopo l’avvento di George Lucas nel cinema fantascientifico statunitense, il mix di generi risulta ben combinato: la commedia brillante, il genere catastrofista, l’horror vengono sapientemente mescolati insieme con spunti visivi che ricordano ora I goonies ora Gremlins. A titolo di esempio basta citare la scena in cui il Campione e i suoi giovani fratelli adottivi vagano per la Rocca dell’Eternità alla ricerca di un’uscita, visivamente molto simile a quella in cui i Goonies si trovano a vagare nelle grotte intorno al lago sotterraneo dove si trova il galeone pirata. Il sottofondo musicale, invece, mai invasivo, è un mix vivace di pop e rock che risulta particolarmente trascinante nelle scene d’azione, ripercorrendo così una scelta non dissimile a quella fatta per Wonder Woman, in questo caso ancora più efficace.

Divertenti, poi, i continui riferimenti al nome perduto del Campione, quel Capitan Marvel sottratto ormai una cinquantina di anni fa dal principale concorrente della DC Comics per assegnarlo all’ennesima “copia” di Superman. Corre obbligo ricordare, infatti, che mentre era in corso la battaglia legale tra la National e la Fawcett, il personaggio non venne pubblicato, permettendo alla Marvel Comics di proporre un suo Capitan Marvel. Quest’ultimo ebbe una serie di incarnazioni differenti, ma la sua versione originale era un alieno superforte proveniente da un pianeta extrasolare con una gravità superiore a quella della Terra, proprio come il Superman originale.

Al fianco di un’ottima prova d’autore da parte del team creativo della pellicola, si aggiungono i bravi attori scelti per ciascuno dei personaggi principali e secondari, iniziando dai due Billy Batson, il quattordicenne interpretato da Asher Angel, che rende credibile il ragazzino ombroso che è il Billy di Johns, e il Campione interpretato da Zachary Levi, che ha il difficile compito di muoversi come un adolescente nel corpo di un adulto. Altrettanto efficace l’interpretazione di Mark Strong nei panni di Sivana, personaggio tanto tormentato quanto determinato a ottenere la sua rivalsa sul padre prima e sul mondo poi.

A questo proposito, merita sottolineare che, da Wonder Woman in poi, è proprio la trasformazione del supercattivo a caratterizzare in maniera forte il cambio di rotta delle pellicole DC Comics realizzate dalla Warner Bros. Mentre l’Ares del film dedicato all’amazzone sembrava in qualche modo ingessato dentro la strada tracciata dal progetto di Zack Snyder, già Orm in Aquaman risulta più complesso e interessante fino ad arrivare al Sivana di Shazam, pellicola che nel suo complesso risulta forse la più libera in assoluto dal progetto originale, nonostante i riferimenti ai precedenti film di Snyder presenti all’interno della sceneggiatura.

Nel complesso Shazam, che forse non batterà i record al botteghino prima di arrivare fisicamente nei cinema mondiali come invece le pellicole dei Marvel Studios, campioni d’incassi indipendentemente dalla loro intrinseca qualità, risulta un film divertente ed efficace che conferma come la nuova strada intrapresa per le pellicole degli eroi DC Comics, puntare su pellicole libere da qualunque collegamento forzato una con l’altra per concentrarsi sui punti di forza del singolo personaggio, è quella più opportuna. Senza dimenticare l’indubbio vantaggio di permettere agli artisti coinvolti nella realizzazione dei film di potersi esprimere in grande libertà senza il giogo di un progetto superiore da rispettare, ma solo con il controllo dell’editore sulla coerenza dei personaggi. Controllo incarnato, guarda il caso, proprio da Geoff Johns.

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