Settecento volte Tex

Settecento volte Tex

Il settecentesimo numero del mensile storico dedicato al ranger bonelliano da un lato chiude i festeggiamenti per il settantennale del personaggio e dall’altro si configura come manifesto del Tex contemporaneo.

70, 700, 100.000: sono tre cifre che hanno accompagnato l’ultimo anno di vita texiano. 70 sono gli anni di vita editoriale del personaggio, creato nel 1948 da Gianluigi Bonelli e Galep, 700 è il numero di uscite raggiunto, a febbraio 2019, dalla storica collana mensile Tex Gigante, che al suo interno contiene la tavola numero 100.000 del personaggio.

Secondo il pensiero di Sergio Bonelli, gli albi “centenari” delle varie testate della sua casa editrice dovevano essere numeri “normalmente” speciali, una formula da concretizzarsi in una tipica storia che raccontasse ai lettori le caratteristiche salienti del personaggio in questione, valorizzata e resa unica però dalla presenza del colore.
Oggi che quest’ultimo non è più l’eccezione ma uno degli standard della SBE, negli albi che raggiungono la cifra tonda delle centinaia non può che restare il secondo elemento della “equazione nolittiana”, ovvero il focus sulle caratteristiche fondamentali del personaggio. E, in un certo senso, esso è presente ne L’oro dei Pawnee, il Tex #700 scritto da Mauro Boselli, disegnato da Fabio Civitelli e colorato da Oscar Celestini.

L’attuale curatore e sceneggiatore principe del ranger bonelliano sta caratterizzando la sua gestione con una serie di elementi precisi e riconoscibili, per certi versi anche originali. Elementi che si ritrovano anche nel #700, che diventa dunque una sorta di manifesto del Tex contemporaneo, del Tex secondo Boselli.
Lo sceneggiatore milanese negli ultimi anni – come già detto e analizzato in altre occasioni – ha operato nei confronti del personaggio un importante lavoro di ret-con, andando a raccontare fatti e avventure del passato, inserendosi negli anfratti narrativi più oscuri e lacunosi accumulatisi in decenni di storie.
Ha fatto ciò sulla collana mensile, scrivendo saghe che associavano il racconto di un inedito evento passato, narrato da Tex ai propri pard, a un’azione sviluppata nel presente narrativo che con il primo condivideva legami e/o personaggi.

A questo primo percorso, Boselli ne ha affiancato un altro, portato avanti all’inizio nella collana dei cartonati alla francese di Tex (con una “occupazione” anche del Texone del 2017) e poi sfociato in Tex Willer, la seconda collana mensile di inediti che ha debuttato a novembre 2018.
Il protagonista è qui il giovane Tex delle origini, il ventenne fuorilegge con una taglia sulla testa ricercato solo perché colpevole di aver vendicato l’assassinio del fratello uccidendo i criminali responsabili. Le storie si sviluppano in un periodo antecedente Il totem misterioso – albo d’esordio del 1948 – e corrispondenti ai primi anni di vita editoriale di Tex, andando anche in questo caso a esplorare fili narrativi lasciati in sospeso o non approfonditi da Bonelli padre, affiancandosi a quelle prime avventure e non riscrivendole.

L’oro dei Pawnee assomma questi due elementi appena spiegati e lo fa con efficacia, legando anche tra loro le due testate mensili di Tex, con un gancio narrativo che permette comunque la leggibilità a se stante di ognuna.
Boselli inizia la storia collegandosi a un evento che viene mostrato in Tex Willer #3 (anch’esso in edicola a febbraio) e che a sua volta rimanda a Il Totem misterioso: il nascondiglio segreto del tesoro degli indiani Pawnee, la cui custodia era affidata prima allo sciamano Orso Grigio e poi, dopo la sua uccisione, a sua figlia, la bella Tesah.
Dopo questa prima sequenza, ambientata nel presente contemporaneo della serie, Boselli si sposta nel passato, facendo raccontare dal ranger a suo figlio, a Kit e a Tiger Jack del suo primo incontro con Tesah e suo padre, risalente ai tempi in cui Tex abitava ancora nella Nueces Valley ed era un giovane adolescente che assieme ai suoi amici e compagni trasportava le mandrie per il Texas e l’Arizona. Anche qui si palesa l’intreccio con Tex Willer, dato che nel secondo numero della serie viene detto che Tex aveva conosciuto Tesah quando ancora era una bambina.
A questo salto nel passato, segue un ritorno nel presente narrativo con l’entrata in scena di una Tesah adulta che insieme a Tex e ai suoi pard deve scongiurare il furto del tesoro indiano da parte di una banda di tagliagole.

Si palesa dunque in questo senso il significato di Tex #700 come manifesto del Tex contemporaneo, che si basa su storie che a un’azione nel presente della maturità del ranger affiancano il recupero e di storie ed eventi passati con il racconto di risvolti inediti. A tutto questo poi si aggiunge l’approfondimento e la scoperta del periodo giovanile del personaggio, attraverso il racconto di avventure originali.

Ma questo numero centenario si pone anche come manifesto da un punto di vista strettamente narrativo e di scrittura. È indubbio che la “ferrea” supervisione da parte di Boselli unita alla sua capacità di sfornare storie e scrivere sceneggiature quasi senza soluzione di continuità, ha fatto sì che in questi anni il personaggio e le sue storie abbiano assunto una caratterizzazione ben precisa e riconoscibile legata al curatore. Se a questo si aggiunge il da sempre esiguo numero di autori che sono arrivati a scrivere su Tex e che oggi – per le testate mensili – si limitano, oltre a Boselli, a Pasquale Ruju e Gianfranco Manfredi, non è sbagliato dire che Tex #700 è di fatto il manifesto del Tex boselliano.

È evidente volontà dell’autore creare per il personaggio una continuity e un forte legame di coerenza che leghi avventure presenti e passate. Altrettanto evidente è quella di dare alle storie una precisa connotazione narrativa che si fonde con lo stile di scrittura dello sceneggiatore.
Una sua capacità è quella di portare all’estreme conseguenze la complicazione progressiva della trama tipica delle avventure texiane sin dai tempi di Bonelli padre, attraverso intrecci sviluppati in numerose sottotrame che si incrociano, si fondono, per poi puntualmente sciogliersi in finali dove tutti gli elementi messi in campo trovano la giusta collocazione.
Nell’intreccio delle sottotrame, Boselli è forse ancora più efficace del creatore di Tex. Anche in questo albo, lo sceneggiatore riesce praticamente a raccontare tre storie una dentro l’altra, rievocando la storia del primo incontro con Tesah – chiudendolo –  e al contempo usandolo come prologo per la storia principale, che a sua volta si chiude definitivamente solo nel finale con uno showdown riuscito e suggestivo anche a livello di ambientazione, coi quattro pards che cavalcano in controluce nella prateria.
La sua capacità di incastrare con eleganza i vari tasselli narrativi è la componente principale e fondamentale della sua cifra stilistica, come i lettori di Dampyr sanno molto bene e rintracciabile già in opere di qualche anno fa, ad esempio nel Texone Patagonia.

Questo intreccio viene portato avanti in sceneggiatura da Boselli attraverso un racconto corale composto da numerosi comprimari e personaggi che circondano i protagonisti e a cui viene fornita una caratterizzazione sempre precisa e approfondita, che li svincola dalla loro funzione (talvolta comunque evidente) di meccanismi narrativi per trasformarli in efficaci e riusciti personaggi tridimensionali.
Identico discorso vale per gli antagonisti del ranger, mai ridotti a semplici villain monotematici, bensì sempre accompagnati da una ricerca dei motivi che li spingono nel loro agire e mostrati come personalità complesse e ricche di sfumature, capaci di azioni criminali ma non privi della capacità di redenzione.
La coralità del racconto, l’importanza della caratterizzazione dei comprimari così come della complessità degli antagonisti servono inoltre a fornire variazioni e alternative a un tipo di storie che, se fossero basate esclusivamente sull’interazione tra Tex e i pard – quattro personaggi ormai “marmorei” da un punto di vista di impostazione caratteriale – avrebbero da tempo perso freschezza. Se i ranger, Kit Willer e Tiger Jack sono il centro del palcoscenico, il contorno di personaggi e i vari antagonisti sono le quinte che cambiano di continuo, che permettono alle storie di avere punti di vista inusuali, variabili, oltre a quelli consolidati dei protagonisti.

Queste caratteristiche narrative si ritrovano anche ne L’oro dei Pawnee, tanto nei giovani compagni mandriani del Tex adolescente – ognuno caratterizzato in modo singolare e specifico – quanto nell’ambiguo Jimmy Nelson, personaggio in cui comportamenti morali e amorali si mescolano in un carattere realistico e credibile. Merita poi un accenno il “coro” composto dai personaggi presenti sulla diligenza che viaggiano insieme a Tesah: una sorta di esempio dell’umanità tipica delle storie western, fatta di piedidolci di città, di meschini, di codardi e di razzisti. Sono, questi, tutti luoghi ricorrenti del western, che Boselli riesce a trasformare in elementi attivi del racconto, evitando di ridurli a marcatori di genere o a strizzatine d’occhio al lettore di lunga data.

A illustrare questo settecentesimo numero è stato giustamente chiamato l’attuale maestro decano del personaggio, il disegnatore Fabio Civitelli che ormai da oltre trent’anni ha legato il suo nome a quello di Tex.
Suo l’onore di dare vita alla tavola 100.000 che contiene (inevitabilmente?) una vignetta che mostra il protagonista nella posa iconica che da qualche anno lo vede anche trasfigurato nel logo della casa editrice.
Ma soprattutto l’artista toscano è bravo ad appoggiarsi per raffigurare il giovane Tex agli studi fatti da Pasquale Del Vecchio nel 2017, quando fu chiamato a illustrare Nueces Valley, la storia che racconta l’infanzia e l’adolescenza di Tex. È a lui che Civitelli si rifà nelle fattezze del giovanissimo Willer, in cui già per pose ed espressioni si intravede quello che sarà il maturo ranger.
Per il resto, le tavole sono contraddistinte dalla grande cura dei dettagli e dei particolari, con la pulizia del tratto che si fonde con il caratteristico puntinato con cui prende vita l’illuminazione ambientale delle vignette, in un gioco di chiaroscuri che ha il suo culmine nelle atmosfere notturne.

Fermo restando che, per chi scrive, lo stile di Civitelli è esaltato dal bianco e nero puro (sarebbe interessante poter vedere la tavola di pag. 111 in bianco e nero, con il puntinato dell’erba nella vignetta centrale e le linee cinetiche, rarissimamente usate dal disegnatore, di grande impatto), la tavolozza cromatica di Oscar Celestini – uno dei migliori coloristi al servizio della SBE – riesce a valorizzare le tavole senza nascondere gli elementi grafici caratteristici del disegnatore.
Celestini sceglie opportunamente l’applicazione di tinte quasi piatte e prive di sfumature, lasciando che sia il gioco di puntini tipico di Civitelli a fornire profondità alle vignette. Laddove invece il disegnatore gli lascia spazio sugli sfondi, il colorista sfoggia la sua estrema perizia realistica nella restituzione dei colori del cielo, mentre eccede nel caricare troppo di azzurro il fiume nella sequenza iniziale.
Le tavole però dove il connubio tra i due artisti risulta davvero riuscito sono quella di pag. 36 dove un uragano mostra tutta la sua violenza in due vignette potenti dal punto di vista dell’impatto visivo e le tavole di pag. 87-88 nelle quali l’oscurità della notte resa magnificamente dalla china di Civitelli, si sposa perfettamente alla luce delle stelle e del fuoco delle lanterne accesi dalle tinte di Celestini.

Con questo numero centenario si conclude, possiamo dire, la stagione dei festeggiamenti per il settantennale di Tex. E Si chiude con la conferma dell’ottimo stato di salute che godono sia il personaggio che le sue storie e con la consapevolezza di essere attualmente gestito, scritto e disegnato da ottimi professionisti che ne rispettano la tradizione provando a raccontare sempre qualcosa di nuovo.

Abbiamo parlato di:
Tex #700 – L’oro dei Pawnee
Mauro Boselli, Fabio Civitelli, Oscar Celestini
Sergio Bonelli Editore, febbraio 2019
110 pagine, brossurato, bianco e nero – 3,50 €
ISSN: 977112156100860700

4 Commenti

1 Commento

  1. Arturo Fabra

    8 Febbraio 2019 a 18:56

    Un numero emozionante che mi lascia con una domanda (forse speranza?): un nuovo matrimonio indiano per Ted con Tesah? Mah…

    • David Padovani

      11 Febbraio 2019 a 11:40

      Ciao Arturo. Purtroppo (o per fortuna, dipende dai punti di vista…) è risaputo che dopo Lilyth non può esserci più nessuno nel cuore di Tex, almeno così ha stabilito il suo attuale curatore Boselli.
      In effetti, quella con Tesah è più un rapporto di fratello maggiore (Tex) – sorella minore (Tesah), anche alla luce degli avvenimenti narrati nei primi numeri di Tex Willer e in questo #700.
      Però, mai dire mai…

  2. Giovanni Di Guglielmo

    9 Febbraio 2019 a 08:53

    Condivido l’apprezzamento per questo numero 700 e faccio i miei complimenti anche per la recensione. Ho però un dubbio sulla trama. SPOILER SPOILER SPOILER. Perché Tesah, visto che era in pericolo,non è rimasta nel suo accampamento, lasciando che fosse Tex ad andare da lei? Che bisogno c’era di andarsene in giro in diligenza, diventando così, un bersaglio?

    • David Padovani

      11 Febbraio 2019 a 11:49

      Ciao Giovanni, grazie per l’apprezzamento della recensione.
      Penso che il viaggio in diligenza di Tesah sia a tutti gli effetti una scelta narrativa di Boselli per rendere più varia e interessante la vicenda rispetto a un’ambientazione nel villaggio indiano che avrebbe privato la storia delle sequenze di attacco alla diligenza e soprattutto dei personaggi presenti nella stessa.

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