Sentinelle d’inverno, l’ideologica distopia di Vaughan

Sentinelle d’inverno, l’ideologica distopia di Vaughan

Le guerre dell'acqua nel XXII secolo: il Canada invaso dagli USA in un inquietante racconto fantapolitico di Brian K. Vaughan e Steve Skroce.

Sentinelle d’Inverno di Brian K. Vaughan, per i disegni di Steve Skroce, è un un interessante esempio di fantapolitica a fumetti.

Vaughan non è affatto nuovo al genere: dopo un esordio sui classici comics americani Vaughan è divenuto noto per distopie fantascientifiche come Y-The last man (2002-2007), Saga (2012), e altre. Anche il suo lavoro per la serialità televisiva si inserisce a suo modo nel filone della fantascienza distopica, avendo collaborato a Lost e a Under the Dome.
Il tema dell’imperialismo americano, invece, era apparso in fumetti come Ex Machina (2004-2010), dove il protagonista agisce sullo sfondo del post-11 settembre, e in L’orgoglio di Baghdad (2006) dove l’autore racconta cosa avviene ai leoni dello zoo della capitale irachena dopo l’attacco americano.

In Sentinelle, Vaughan racconta un ipotetico futuro attacco degli Stati Uniti al Canada, col pretesto di un presunto attentato terroristico canadese, ma sostanzialmente per procacciarsi le risorse idriche di cui il Canada è ricco. Il tema, il Canada schiacciato dall’invasione USA, è reso evidente fin dalla copertina e dal titolo originale, We stand on guard, che rimanda a una strofa dell’inno nazionale canadese.

L’avvio di guerre per il controllo dell’acqua è da tempo previsto per il 2020-2030, specialmente nei paesi a clima più caldo, e se ne sono già avute prime avvisaglie. Qui ci troviamo proiettati in un secolo nel futuro, nel 2212 allo scoppio del conflitto: elemento comunque plausibile, se teniamo conto che la desertificazione avanza lentamente verso il nord.
Vaughan fa anche riferimento a reali piani di invasione del Canada elaborati dagli USA, anche se riferiti agli anni ’30 del nostro secolo, che potrebbero tornare in vigore. Per esser passato un secolo, l’evoluzione tecnologica non è poi così accelerata.

Lo scopo di Vaughan non è la pura estrapolazione fantascientifica, ma più un’allegoria politica, che vuol provocare nel lettore un salutare shock descrivendo il conflitto degli USA verso uno “stato-canaglia” non lontano, arretrato e dittatoriale, ma vicino, democratico, civilizzato. In questo senso, il fumetto è forse più inquietante ancora letto fuori dagli USA, perché ci si immedesima ancor più nei canadesi che finiscono per trovarsi dal lato sbagliato della barricata.
La protagonista, Amber, è una giovanissima ragazza canadese di una famiglia benestante che viene scagliata fin dall’infanzia nell’orrore del Canada occupato. Vaughan alterna nella narrazione due piani temporali: il 2112, quando Amber bambina viene travolta dalla dissoluzione del suo mondo, e il 2124, che ci mostra Amber giovanissima ma già inasprita dalla guerra, quando finisce per unirsi alla resistenza canadese. Il personaggio è piuttosto appiattito sul tema della violenza e della vendetta, anche se la cosa può essere in parte giustificata dal rappresentare l’alienazione di una vittima del trauma bellico.

La narrazione è tutta, per paradosso, molto americana: nell’impostazione di tavola prevalgono grandi splash page  a sottolineare la spettacolarità delle scene d’azione, del paesaggio, del mecha design, con vignette più piccole quasi a fare da raccordo, spesso intersecate e sovrapposte tra loro. Il disegno di Skroce è pulito ed efficace, sembra evocare qualcosa del Gibbons di Martha Washington di Miller (un’altra distopia futuribile, più vicina e di segno politico molto diverso).

Molto efficace l’uso del colore, usato con forza a dare la dovuta impronta emotiva al testo. La tranquillità del Canada pre-invasione è evocata da tinte pastello, un’infantile e inconsapevole serenità che non sa quanto è fragile.
La desolazione moderna è legata soprattutto al bianco abbagliante dell’inverno canadese, l’azione degli spietati invasori statunitensi o la reazione terroristica dei partigiani canadesi si associa al rosso del fuoco, che invade spesso l’intera tavola, con un’effettistica un po’ alla Michael Bay ma non priva anche di una funzionale retorica nell’opposizione caldo/freddo che viene a generare. La fiamma, con riuscito simbolismo, viene anche a coincidere con la foglia d’acero della bandiera nazionale, diventando l’emblema di questo Canada messo a ferro e fuoco.

Una debolezza è forse la nettissima semplificazione in chiave buoni/cattivi di una situazione ovviamente molto più complessa. Gli americani e i loro collaborazionisti sono caricaturalmente malvagi, il gruppo degli canadesi graniticamente eroico e composto con un manuale Cencelli del politicamente corretto, in modo da includere ogni minoranza vessata dagli USA, desiderosa di giusta vendetta.
La raffigurazione della virtualità della violenza, dove la tecnologia garantisce agli americani una comoda guerra a distanza via droni che somiglia a un videogioco, è nel complesso ben sviluppata; forse la descrizione delle torture futuribili consentite dalla realtà virtuale, argomento scabroso ma significativo in questo contesto, meriterebbe una trattazione più problematica, ed è invece risolto in modo molto tradizionale. La leader catturata reagisce semplicemente con l’eroismo sovrumano di un qualsiasi clone hollywoodiano di Rambo: il rovesciamento dello schema americani buoni/nemici cattivi diviene così, qui e altrove, un semplice ribaltamento delle parti in gioco.

Anche Vaughan sembra consapevole di questo rischio dato che, dopo un albo abbastanza monocorde nella sua narrazione politica, effettua un parziale “rovesciamento finale” salvo far subito capire che non cambia di molto il significato della sua apologia, nel complesso.
Anche l’ampia citazione di Superman si collega a questo tema: all’inizio dell’opera un personaggio nerd spiega alla protagonista che Joe Shuster, il creatore di Superman, era un immigrato di origine canadese, ed è la sofferenza per la patria perduta, Kripton, che trasforma il personaggio in un eroe. Nel finale, la protagonista Amber dichiara che la perdita della patria canadese per colpa degli USA non l’ha resa un’eroina, ma una terrorista assetata di vendetta.

Sotto il profilo narrativo l’albo raggiunge dunque pienamente il suo scopo: un ritmo veloce, frenetico, adrenalinico, che sfrutta molto bene le potenzialità spettacolari del medium fumetto. Il modo con cui affronta il tema centrale dell’imperialismo americano, però, è appunto molto retorico, senza rendere davvero problematica la narrazione, che resta quindi drammaticamente efficace, ma un po’ troppo schematica e manichea

Abbiamo parlato di:
Sentinelle d’inverno
Brian K. Vaughan, Steve Skroce
Bao Publishing, novembre 2016
168 pagine, cartonato, colore – 19,00 €
ISBN: 978-88-6543-811-4

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *