Il segreto di Cuordipietra: tra avventura e famiglia

Il segreto di Cuordipietra: tra avventura e famiglia

Cuordipietra più cattivo che mai! Rapimenti e ricatti nell’ideale seguito di “Zio Paperone e l’ultima avventura” firmato da Artibani e Perina.

Il seguito di Zio Paperone e l’ultima avventura, opera di Francesco Artibani e Alessandro Perina uscita nel 2013, arrivò in occasione del settantesimo anniversario della creazione di Paperon de’ Paperoni con Il segreto di Cuoridipietra, storia in tre parti uscita sui numeri di Topolino dal 3230 al 3232. La continuità narrativa tra le due storie viene sottolineata non solo dal ritorno di Famedoro come antagonista, ma anche dall’accorpamento in un cofanetto ad hoc dei due volumi della testata Topolino Gold che ristampano queste avventure.

Zio Paperone, Paperino e Qui, Quo, Qua vengono contattati da Cuordipietra Famedoro, miliardario e acerrimo avversario dello Zione, che pare aver cambiato vita e voler fare ammenda dei peccati del passato, illuminato dalla generosità del proprio fratello, che anni addietro avrebbe elargito un grosso prestito al fratello di Paperone, Gedeone.

Il magnate in basette e cilindro non ci vede chiaro, ma le sue indagini lo portano a correre diversi pericoli.
Affiancato di nuovo dai disegni di un ispirato Perina, Artibani costruisce una trilogia dall’intreccio complesso, che tuttavia appare meno coeso e funzionale allo svolgimento della vicenda nel suo insieme.

Il ritorno di un personaggio perduto

Apparso l’ultima volta su Topolino in una one page di Carlo Panaro e Davide Baldoni del 2014, e l’anno prima in Paperetta Yè-Yè e il verde paese scritta dallo stesso Panaro e disegnata da Antonello Dalena, Gedeone de’ Paperoni è il fratello del più noto Paperone, ideato da Romano Scarpa nel giallo hitchcockiano I gamberi in salmì del 1956. Utilizzato in una manciata di storie (poco più di una decina), di fatto il suo recupero è uno dei motivi di maggiore interesse nell’avventura costruita da Artibani, nella quale compare a partire dal secondo episodio.

Di stampo barksiano, la storia porta Paperone e Paperino sulle tracce dell’ennesima città perduta sudamericana, che riecheggia inevitabilmente Le sette città di Cibola. Il soggetto di questa avventura funzionerebbe benissimo da solo per una storia ben più lunga e appassionante; così ristretta come seconda puntata di una saga in tre parti di fatto stuzzica la fantasia del lettore per poi tradirne malamente le aspettative, solo parzialmente controbilanciate dal ritmo adrenalinico della vicenda.

Col senno di poi questo secondo episodio risulta piuttosto fine a se stesso, giacché il ricatto con cui Cuordipietra tiene in scacco Paperone funzionerebbe anche senza questa deviazione, avendo fatto prigionieri i nipotini perpetuando l’inganno della propria conversione.
Sostanzialmente Artibani compie un’ellissi poco legata al resto della trama: ha comunque il pregio di riportare in scena il consanguineo di Paperone e di introdurre un’interessante riflessione sull’importanza che la famiglia ricopre per lo Zione, ma per quanto riguarda l’avventura in senso stretto il risultato complessivo è una copia un po’ sbiadita delle classiche avventure di Carl Barks.

L’episodio finale, inoltre, propone una risoluzione che pecca un po’ nell’epica, come sarebbe stato invece lecito aspettarsi da una storia di questo tipo: fa sicuramente spiccare l’acume del protagonista ai danni di un Cuordipietra troppo sicuro di sé, ma la contromossa risolutiva si svolge quasi “dietro le quinte”, con una partecipazione fattuale di Paperone che appare poco incisiva, al di là dell’astuta via d’uscita che riesce a mettere in atto – di stampo, questa sì, decisamente barksiano.

Altro elemento che stona, soprattutto se confrontato con la precedente Ultima avventura, è lo stile delle battute in bocca ai personaggi, che in alcuni passaggi risultano eccessivamente scanzonate e arrivano a sdrammatizzare troppo la vicenda.
Di contro ci sono però diversi dialoghi intensi e particolarmente ispirati, che lo sceneggiatore mette in bocca ai personaggi – Paperone, Cuordipietra e Paperino in primis – con il consueto gusto per le parole.

Al netto delle considerazioni di cui sopra, la narrazione di Artibani risulta comunque serrata, gestisce l’azione con il giusto ritmo e poggia in modo saldo con riferimenti più o meno espliciti sul filone paperoniano avventuroso, mostrando inoltre buone interazioni tra i personaggi, tra i quali spicca soprattutto un ottimo Paperino.

Classic Disney style

Come detto all’inizio, anche per questo Segreto di Cuordipietra ad affiancare Artibani troviamo Alessandro Perina, che aveva già disegnato L’ultima avventura. Il tratto del disegnatore, ormai affrancatosi definitivamente da quello degli esordi ispirato a Giorgio Cavazzano, è caratterizzato da un segno morbido e piuttosto classico, ma non per questo meno efficace rispetto alle interessanti sperimentazioni della manciata di colleghi disneyani che in questi anni stanno aggiornando, laddove possibile, i riferimenti grafici nella rappresentazione dei personaggi.

A colpire in questa trilogia è l’espressività dei personaggi, in particolare i due antagonisti, con un Paperone che in alcune vignette richiama le prime interpretazioni barksiane (lunghezza delle basette, piume stropicciate, sguardo corrucciato) e un Famedoro caratterizzato in determinati passaggi da uno sguardo al limite della follia. Si aggiungono poi le efficacissime caratterizzazioni del maggiordomo di Cuordipietra, Desmond, e dell’ex capitano brutopiano Onoff.

Inoltre, il dinamismo che il disegnatore imprime in alcune scene e la morbidezza con cui appaiono Paperino in quelle più slapstick e Paperone in quelle più concitate è particolarmente adatta ai personaggi.
Uno stile che nel complesso si dimostra adatto per questa avventura, dove l’atmosfera e l’impostazione devono molto alle storie Disney di stampo classico.

Paperone e Cuordipietra a confronto

Era evidente sin da L’ultima avventura che nel suo promesso seguito Cuordipietra Famedoro avrebbe giocato un ruolo essenziale nella vicenda. Già all’epoca, infatti, era risultato il vero avversario con cui Paperone si sarebbe dovuto confrontare, nonostante la riunione in stile Società del Crimine imbastita da Artibani.

Cuordipietra, come già aveva mostrato in molte sue storie Don Rosa, è l’antagonista perfetto per far emergere un Paperone retto, corretto ed essenzialmente buono. Ed è con questa idea che Artibani utilizza il personaggio: Paperone, così, risulta ben più del semplice riccone avarastro. Ha un codice morale e una catena di affetti a cui è particolarmente legato e che sotto molti aspetti ha contribuito a forgiare la sua stessa persona.

Artibani, in questo, è fedele alla linea tracciata da Carl Barks: un personaggio ricco di umanità, che tendeva a celare sotto un carattere burbero e un più che comprensibile riserbo. Lo sceneggiatore romano, però, supera in parte quel limite, mettendo in mostra la componente sentimentale del personaggio, ma è una scelta giustificata dalla storia e dal contesto.

Cuordipietra stesso conosce la debolezza dell’avversario e costruisce una fitta tela di intrighi che portano Paperone a dover esternare questo suo lato emotivo, costringendolo a mettersi in gioco per salvare chi gli sta a cuore. In tal senso si possono in parte giustificare l’inclusione un po’ forzata di Gedeone e un’azione molto “sotterranea” e di basso profilo che Paperone impiega per vincere la partita, utili proprio a far emergere la personalità più sensibile del magnate paperopolese e la forza dei suoi legami familiari.

Il clan dei Paperi

Così come già nella parodia disneyana di Moby Dick, si rinnova l’epica familiare del clan dei Paperi e non si può non intravedere nel progetto di Artibani una sorta di risposta non solo a quella sua interpretazione, ma anche all’idea espressa in un articolo secondo cui quel Paperone solitario era la vera essenza del personaggio.

Il denaro, che per Paperone costituisce buona parte dei suoi ricordi, del suo passato e della sua caratterizzazione, è solo uno degli elementi che lo distingue come personaggio. Anche gli affetti familiari sono per lui un punto fermo, elemento che arricchisce la sua figura ma che, salvo rari casi, viene generalmente trascurato.

Aver ripescato Gedeone de’ Paperoni punta proprio a sottolineare questo aspetto: è un fratello con cui si erano tagliati i ponti da anni, ma lo Zione non esita un secondo a mettersi sulle sue tracce quando lo pensa in pericolo. È “piume delle sue piume”, e per quanto spesso questa affermazione sia usata in tono ironico/melodrammatico nel momento in cui Paperone ha bisogno dell’aiuto dei suoi nipoti, è anche un imperativo morale del personaggio.
Spiace quindi che Gedeone abbia un ruolo decisamente marginale nella vicenda, anche pretestuoso se vogliamo: il messaggio di cui è portatore sarebbe stato ancora più di rilievo se avesse avuto maggiore spazio.
Un tentativo di dare seguito a quanto introdotto da Artibani in quest’occasione ci fu pochi mesi dopo grazie a Vito Stabile che, con una miniserie di tre storie brevi, raccontava gli avventurosi viaggi dei due fratelli in giro per il mondo, sulle tracce di tesori e leggende, evidenziando bene le loro differenze caratteriali. Il progetto non aveva però il respiro sufficiente per rendere giustizia a Gedeone e allo spunto iniziale, risultando quindi un nuovo binario morto per il personaggio.

Ma è sulle considerazioni dell’ultima tavola che ci vogliamo soffermare, per concludere: nell’elogio della propria famiglia Paperone cita i propri genitori, Fergus e Piumina, e le due sorelle Ortensia e Matilda, in accordo dunque con la visione di Don Rosa e del suo albero genealogico, ma immette senza problemi nel quadretto familiare anche Gedeone, in un sincretismo inclusivo che è la quintessenza del fumetto Disney.

Una scelta veramente apprezzabile, che conferma come l’universo disneyano sia fluido e come possa
conciliare agevolmente il meglio di quello che sanno offrire tutti gli autori, da Carl Barks a Romano Scarpa, passando per infinite altre versioni e visioni.

Non è un segreto che Cuordipietra sia cattivo, o che Paperone sia “solo un povero vecchio” sentimentale: ora non lo è nemmeno che la famiglia dei Paperi sia tanto ampia quanto può esserlo la fantasia degli autori.

La nuova edizione

Segreto_Cuordipietra_cover_volumeLa recente riedizione nella collana Topolino Gold permette di recuperare la storia a chi se la fosse persa a suo tempo, con un formato maggiore e in un pregevole volume cartonato con tanto di copertina inedita di Alessandro Perina.
Spiace notare che, rispetto ad altre uscite della serie e al volume che ripubblicava Zio Paperone e l’ultima avventura, i contenuti extra in questo caso scarseggiano: è infatti presente un’intervista ad Artibani di due sole pagine, dove emergono riflessioni interessanti su Paperone e su Cuordipietra secondo la concezione dello sceneggiatore, ma condensate in poche righe.

Va però fatta notare la presenza di un epilogo costituito da tre tavole inedite, realizzate ad hoc dai due autori: in esse il temibile miliardario sudafricano ha modo di riconfermare il proprio carattere spigoloso, solitario e vendicativo, in scene che ci mostrano cosa è accaduto al villain subito dopo la disfatta subita e che aprono a un eventuale nuovo confronto con l’avversario di sempre. Un piccolo cadeau per i fan, che sembra aggiungere poco ma che in realtà permette di soffermarsi ancora un poco sulla particolarissima figura di Cuordipietra Famedoro.

Abbiamo parlato di:
Topolino Gold #6 – Zio Paperone e il segreto di Cuordipietra
Francesco Artibani, Alessandro Perina
Disney-Panini Comics, 2022
128 pagine, cartonato, colori – 15,00 €
ISSN: 977249961400620006

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