La seduzione sottile di Valentina

La seduzione sottile di Valentina

Leggere la Valentina di Guido Crepax, oggi. Riscoprirlo come fosse "la prima volta", immergersi in un'Italia che non c'è più e in un autore dal linguaggio ancora moderno.

Ritrovare Valentina tra le pagine di un libro, nel nuovo Millennio, è una sensazione straniante. Così generazionale, così figlia del suo tempo, Valentina, da riportare alla mente e alla memoria le sensazioni di un tempo passato, bruciato, ridotto a niente.

L’erotismo onirico delle avventure realizzate da Guido Crepax è stato completamente tradito e imbestialito dall’esaltazione edonistica della pornografia di oggi, a disposizione di tutti e priva di limite. Quel limite che in Valentina sembra essere rappresentato dalla barriera che divide coscio da inconscio, che apre interrogativi senza facili soluzioni. L’età d’oro del porno, nella sua offerta di risposte immediate e convenzionali, ha spazzato via l’erotismo sottile, immaginifico, essenziale, onirico, ancestrale, favolistico, simbolico e segnico di Valentina.

Ma torniamo alle storie, a quelle vertiginose fughe nei sotterranei della mente, del desiderio e del sogno. Si è detto del salto a pié pari che la loro lettura provoca, il salto in un immaginario culturale, sociale, emozionale che sembra svanito nel nulla; generazionale, nel senso migliore del termine. Valentina – per lo meno le prime, famosissime storie  – è la rappresentazione esatta di un’epoca storica, dell’Italia a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, l’Italia “bene”, acculturata, ossessionata dall’inconscio, dal ritorno al piacere, a un edonismo estetico improvvisato e jazzistico, estremo nel suo compiacimento fatto di ricami e merletti, di corde, di voluttà saffiche, di emancipazione scellerata ma assolutamente elitaria. è in questa parola, in questa inaccessibilità alle masse, che emerge la forza evocativa e immaginifica di Valentina. Il sogno, l’erotismo rappresentano l’esotico, lo sconosciuto, che solo un percorso a ritroso, filogenetico ed ontogenetico, possono restituire.

L’accessibilità e l’imbarbarimento di quell’immaginario, oggi, ne hanno stravolto e sradicato il senso, trasformandolo in perversione e nevrosi – per rimanere legati a una terminologia di derivazione psicanalitica e senza alcun intendimento moralista. Leggere Valentina, quindi, aiuta a mettere le cose in prospettiva, a restituire ordine – ordine dal disordine della circolarità delle storie di Crepax! – ai sentimenti, ai desideri, all’immaginario intimo del lettore.

Se sul piano tematico Valentina volge al passato, a qualcosa che non esiste più, sul piano puramente e strettamente linguistico l’opera di Crepax è ancora oggi attualissima e artisticamente avanzata.

Le invenzioni simboliche, i cambi di ritmo – a volte bruschi e guidati dalla giustapposizione tematica, da libere associazioni di idee – la composizione della tavola, la costruzione dei dialoghi sono eccezionali per la loro freschezza e rivelano una mente lucidissima, in continua ricerca, in un percorso narrativo che crea dal nulla in ogni tavola una tecnica nuova e unica.

Quasi ogni pagina di Valentina potrebbe essere utilizzata per analizzare la tecnica narrativa, il cosiddetto story-telling. Anche le pagine meno riuscite – laddove Crepax sembra strafare, sembra lasciarsi coinvolgere eccessivamente dalla propria ricerca – rappresentano una scelta stilistica e narrativa chiara, importante. L’invenzione visiva è al servizio della materia narrata. La composizione delle scene oniriche nasconde molto più di quanto mostra, in un meccanismo di feroce compressione e sostituzione simbolica. La linea, così sottile, ornamentale, fortemente debitrice delle invenzioni di Winsor McKay e del suo Little Nemo, produce spesso un groviglio di immagini sovrapposte, dove i corpi nudi diventano territori da esplorare e segni da decifrare.

La forte compressione, i dialoghi sincopati, oltre a mettere in evidenza la creatività sinestetica di Crepax e l’ispirazione proveniente da altre forme artistiche, prime fra tutte la musica jazz e l’architettura, anticipano una ricerca nel mondo del fumetto che sarà condivisa da altri importanti autori, quali ad esempio Jose Munoz e Carlos Sampayo in Alack Sinner o nel ciclo de Nel Bar.

Ma al di là dei possibili rimandi alla storia più o meno recente del fumetto mondiale, Valentina è ancora oggi un’appassionante esempio di ottimo fumetto, che va ben oltre la fama superficiale (eredità televisiva?) di erotismo evanescente e di maniera.
Un fumetto denso, che rielabora l’immaginario erotico, fantastico, epico, fantascientifico, in una sintesi inedita ed efficace, che il tempo sembra restituire più eccitante che mai, grazie all’alone malinconico che lo avvolge, lo impreziosisce.
Come un corpetto di seta.

Riferimenti::
Crepax su Wikipedia: it.wikipedia.org/wiki/Guido_Crepax

Clicca per commentare

Rispondi

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *