Siamo nella Germania afflitta dalla povertà del periodo immediatamente successivo alla Repubblica di Weimar del 1918. Disordini sociali, scontri a fuoco e un popolo costretto a una miseria indicibile.
Al culmine di questa profonda crisi e tra le pieghe di un tessuto sociale ormai incancrenitosi, emerge il bubbone Fritz Haarmaan.
Haarmann il sottoufficiale congedato per chiari segni di turbe psichiche. Haarmaan il pedofilo bisessuale. Il truffatore, il ladro, il ricettatore. Haarmann l’informatore della polizia, meglio ancora: il poliziotto in borghese.
E purtroppo Haarmann il lupo mannaro, in futuro noto come Il Macellaio di Hannover, e ricordato a imperitura memoria in una canzone degli anni venti,Marietta di Walter Kollo, riadattata anche nel titolo, che ora riporta il suo nome.
Sedici mesi, ventiquattro giovani tra i diciassette e i vent’anni: questo il bilancio al termine della follia lucida perpetrata sotto gli occhi di polizia, parenti e conoscenti delle vittime.
Poi c’è la miriade di ossa ritrovate nel fiume Leine e la quantità di carne, venduta a prezzi eccessivamente concorrenziali, di cui disponeva il serial killer.
Quella carne scura, dal sapore dolciastro…
Il fumetto di Peer Meter, per le matite di Isabel Kreitz, è il succinto racconto della girandola di orrori rotante intorno al protagonista di un fatto di cronaca talmente nero e di tale portata, da farne un caso unico nella storia del crimine europeo.
Ispiratore di un testo dello psicologo Theodor Lessing pubblicato all’indomani della scoperta della tremenda verità, e, alcuni anni dopo, di uno dei capolavori cinematografici dell’espressionismo tedesco, M. Il mostro di Düsseldorf di Fritz Lang (pellicola che guardava anche alla figura di Peter Kürten, meglio noto come Il Vampiro di Düsseldorf), l’apparentemente mite Fritz Haarmann macellava le sue vittime nel suo appartamento nella Rote Reihe di Hannover, quasi sotto gli occhi della polizia che gli aveva addirittura affidato un compito di sorveglianza presso la vicina stazione centrale (vero pascolo delle sue inconsapevoli giovani vittime).
Succinto racconto, dicevamo, poiché, in sette brevi atti il drammaturgo e saggista Meter condensa le tappe salienti degli ultimi anni del serial killer tedesco ponendo l’accento sul comportamento ambiguo, quando non addirittura connivente, della polizia e sui personaggi loschi che attorniavano con la loro omertà la figura del pedofilo assassino.
Inevitabile allora pensare al seminale From Hell, capolavoro a fumetti di Alan Moore e Eddy Campbell, ricostruzione in parte minuziosa e in parte fantasiosa della figura dell’antenato dei serial killer, Jack lo Squartatore, anche solo per la presenza (comune a entrambi i fumetti: in From Hell supposta, in questo Haarmann denunciata anche dallo stesso Lessing) di poteri forti e istituzionali volti quasi a “proteggere” (volontariamente e non) la figura dell’assassino.
Se è evidente che lo stile della Kreitz, qui dedito a stratificazioni e velature di grafite illuminate dall’abile uso della gomma piuttosto che alle chine dei lavori precedenti, è votato a riprodurre le atmosfere dell’epoca per consentire al lettore di calarsi in quel contesto sociale così distante dai nostri giorni (similmente a quanto fatto da Campbell su From Hell), bisogna render merito alla fumettista amburghese di aver resistito dall’indugiare sull’orrore degli atti nella loro granguignolesca rappresentazione.
Tutto è giocato sulle reazioni dei personaggi, sullo squallore dei luoghi e della processione di ricettatori, bisessuali, commercianti cinici e opportunisti che popolano quartieri lerci, poveri e visitati continuamente dalle mosche, che si concentrano in special modo intorno alla “dispensa” di Haarmaan e ai suoi secchi di carne da smerciare.
L’attenzione alle location storiche, alla città come vera co-protagonista della vicenda, con le crepe del suolo, le piccole componenti delle sue architetture e quel turbinio di vita quotidiana per citare il migliore Eisner (suo dichiarato modello), è forse l’elemento che ci porta a comprendere il coinvolgimento della Kreitz, che pare guardare anche alla fotografia del Gregg Toland del wellesiano “Quarto Potere”, da sempre interessata agli snodi cruciali della storia del suo paese, per una vicenda che si apre e si chiude con paesaggi e vedute ricostruite fedelmente e che rendono impossibile ricondurre al frutto della pura fantasia una sola tavola.
La Black Velvet, editrice bolognese che negli ultimi anni ha già pubblicato un paio di opere della Kreitz (tra cui l’ambizioso La storia di Sorge, imperniata sull’agente segreto al servizio di Stalin che tentò, fallendo, di cambiare la Storia), affida al mercato un brossurato che rende giustizia alle evocative matite dell’autrice e che include la doverosa appendice storico-documentalista, firmata da Meter, che ricostruisce il quadro storico e completa la vicenda con puntuali riferimenti archivistici e fotografici.
La traduzione italiana è stata finanziata dal Ministero degli Esteri tedesco, tramite il Goethe-Institut.
Una nota sulla copertina in cartoncino con alette: la seconda e la terza di copertina, una volta aperte le classiche alette riportanti le biografie degli autori e il riassunto del fumetto, contengono senza soluzione di continuità le ventiquattro scomparse delle vittime, con i collegamenti incrociati tra loro (determinanti per l’arresto del macellaio di Hannover) trascritte telegraficamente nella loro banale e terribile verità.
Un romanzo a fumetti disturbante, eppure indimenticabile.
Abbiamo parlato di:
Haarmann
Peer Meter, Isabel Kreitz
Traduzione di Anna Zuliani
Black Velvet, 2012
175 pagine, brossurato, bianco e nero – 15,00€
ISBN: 978-88-96197-50-9