Nella prima parte dell’approfondimento dedicato alle strisce quotidiane di Topolino abbiamo visto le origini fumettistiche del personaggio, dallo stretto legame iniziale con la coeva produzione di cortometraggi animati cinematografici ad un percorso più avventuroso e proprio dei fumetti, sotto la direzione creativa di Floyd Gottfredson, che di quelle strisce era il soggettista e disegnatore.
Questa impostazione prosegue anche negli anni successivi, e tra la fine degli anni Trenta e la prima metà dei Quaranta si può osservare come quelle caratteristiche trovino maggiore espressione, con la produzione di alcune avventure entrate nella Storia del fumetto.
Un topo in giallo
Una peculiarità delle vicende vissute da Topolino in questo periodo è quella dell’impronta gialla.
Già presenti, in maniera meno marcata e più parodistica, nelle storie degli anni precedenti, le detective-stories trovano piena espressione proprio tra il 1938 e il 1943.
Mickey Mouse si trova sempre più spesso a contatto con le forze dell’ordine – non è un caso che proprio in questo periodo esordiscano due comprimari importanti come il commissario Basettoni e l’ispettore Manetta, allora ancora tenente – e forte dei servigi prestati nel decennio appena passato ai servizi segreti (Topolino pilota postale, Topolino e il misterioso “S”, Topolino agente di polizia segreta) il suo aiuto viene tenuto in gran conto dalla polizia.
Le due indagini di maggior spicco in questo filone sono senz’altro La banda dei piombatori e Il mistero di Macchia Nera.
La prima è un gioiello di semplicità, commedia e mystery: Topolino viene assunto come apprendista di un idraulico, Giuseppe Tubi, ma dopo una serie di interventi che mettono in mostra le scarse doti del datore di lavoro in una sequenza di scene ironiche e paradossali, il protagonista inizia a sospettare che ci sia qualcosa di strano, specialmente dopo che un’ondata di furti colpisce le ville in cui Tubi è stato chiamato.
Il colpevole è quindi suggerito fin dal principio, ma è interessante capire come i colpi vengano effettivamente messi in pratica, considerando gli alibi di ferro dell’idraulico.
Sulla stessa falsariga si muove anche l’avventura in cui esordisce uno dei più temibili avversari di Topolino, Macchia Nera. Non occorre indagare per scoprire che è lui il responsabile dei furti, visto che firma ogni sua incursione: il punto focale del caso infatti non è l’identità del furfante quanto piuttosto il motivo per cui il ladro mascherato rubi solo macchine fotografiche, che poi distrugge.
La storia assume i contorni di un thriller vero e proprio, con Topolino impegnato a mettere insieme i pezzi per cercare la chiave del mistero, di modo da poter precedere e cogliere sul fatto il malvivente. A rendere tutto ancora più appassionante sono le trappole mortali costruite da un Macchia Nera più sanguinario che mai, che cerca di eliminare fisicamente il Topo e che fallisce solo per un mix di fortuna e abilità da parte del protagonista.
Anche Il misterioso corvo e I topi d’albergo sono storie prettamente gialle: se la prima presenta un avversario affine proprio a Macchia Nera – un piromane che incendia i raccolti di un gruppo di contadini, mascherato da corvo – la seconda si rifà esplicitamente al genere, con tanto di finale nel quale Topolino convoca tutti i sospettati in una stanza, nella quale illustra come si sono svolti i fatti su cui ha indagato.
Non mancano comunque avventure anche prive dell’impostazione gialla/thriller: attengono a questo filone storie come Il mistero dell’Uomo Nuvola, Topolino sosia di Re Sorcio, Topolino all’età della pietra e La barriera invisibile. Sono racconti accomunati da un certo gusto per il fantastico, da una forte componente di azione e dall’attenzione verso l’attualità e i suoi possibili sviluppi.
Il mistero dell’Uomo Nuvola, tramite il personaggio del professor Enigm, pone in primo piano le possibilità ma anche i rischi di un’energia che scaturisce dall’allineamento degli atomi, mentre la storia in cui Mickey scopre di essere la copia sputata di un monarca di uno staterello mitteleuropeo non rinuncia ad una buona dose di satira sul potere politico e le sue contraddizioni.
Il fantastico prorompe invece in Topolino all’età della pietra, quando il protagonista finisce in una sorta di “mondo perduto” popolato da dinosauri e cavernicoli, mentre l’avventura più genuina la fa da padrone quando Gottfredson e gli sceneggiatori che lo affiancano decidono di riportare il Topo dalle grandi orecchie nel west, come accade in La barriera invisibile.
A proposito degli sceneggiatori delle strisce di questo periodo, se dapprima continua ad essere Ted Osborne a scriverle, come negli anni precedenti, gli subentra presto Merrill de Maris, principale responsabile delle inquietudini thriller del Mickey Mouse di questo periodo.
La Seconda Guerra Mondiale
Nel dicembre del 1941 gli Stati Uniti d’America entrano nella Seconda Guerra Mondiale, partecipando al conflitto fino alla sua conclusione nell’agosto del 1945.
Il contributo di Walt Disney alla patria in questo frangente si divide tra la produzione di svariate illustrazioni a tema bellico, dove i personaggi della scuderia disneyana si occupano di incoraggiare i militari o di richiamare i civili ai propri doveri, e la realizzazione di diversi cortometraggi animati dedicati alla guerra. Il più celebre è senz’altro Der Fuehrer’s Face con Paperino protagonista, vincitore di un Oscar, dove si contrappone la libertà di cui lo spirito americano è portatore contro la dittatura nazista, messa in burletta nei suoi claustrofobici riti.
Anche le strisce quotidiane di Mickey Mouse parlano di guerra, in quegli anni: dapprima nel tentativo di esorcizzarla, lambendola solo di striscio e cercando di alleggerire i pensieri dei lettori, ma presto calando più pesantemente le storie dei primi anni Quaranta nel conflitto.
Nella già citata Il misterioso corvo Topolino e Pippo, che non riescono ad essere accettati dall’esercito, si recano in campagna per contribuire alla raccolta di cibo da mandare ai ragazzi americani che combattono sul fronte: “ogni colpo di vanga aiuta a scavare la fossa di Hitler”, dice il protagonista all’amico per fargli capire l’importanza del loro compito.
Successivamente però Topolino ha modo di contribuire in modo più determinante alla guerra. Un’avventura di Topolino nella II Guerra Mondiale e Topolino nella II Guerra Mondiale vedono infatti l’avventuriero in braghette rosse pienamente al servizio dell’esercito e dei servizi segreti americani, in due pericolose missioni contro i nazisti.
È degna di nota, infine, anche Topolino e gli orfani di guerra, un breve racconto in cui Mickey ospita a casa sua tre ragazzini sperduti, che si scoprono poi essere molto importanti per gli equilibri internazionali e che fanno confrontare ancora una volta il protagonista con l’incubo nazista, i cui agenti sembrano essersi infiltrati nei posti più insospettabili.
In sostanza, così come negli anni Trenta incarnava il positivismo del New Deal, negli anni Quaranta Topolino si fa specchio delle inquietudini del suo tempo mostrando però di fare sempre la sua parte per il proprio Paese, elemento che si nota anche e soprattutto nelle strisce autoconclusive o nelle storie più brevi, spesso dedicate agli echi di guerra che si avvertivano anche nelle città.
Può sembrare strano vedere argomenti come questi trattati in modo così diretto nei fumetti Disney, specialmente confrontando queste storie con la produzione degli ultimi decenni, che si tiene ben alla larga da argomenti come la guerra, la morte ecc. Ma occorre contestualizzare: negli anni Quaranta queste storie vengono pubblicate sui quotidiani, il tipo di pubblico è ben più vasto da quello della produzione destinata ad albi da edicola, ed è quindi normale trattare anche tramite vignette il tema della guerra, che trova ampio spazio nelle altre pagine del giornale.
Rivali di un’epoca
Rispetto agli anni Trenta, nel decennio successivo i nemici che Topolino si trova ad affrontare risultano più vari. Non ci sono più solo Pietro Gambadilegno e Silvestro Lupo, quindi, ma Merril de’ Maris e Floyd Gottfredson si occupano di infoltire il pantheon di avversari del Topo.
Abbiamo già parlato di Macchia Nera e Giuseppe Tubi, ma a fianco a questi villains iconici incontriamo molti delinquenti comuni nel corso delle avventure dei primi anni Quaranta: dai due insospettabili colpevoli dei furti in un albergo dove lavora Topolino al malevolo Duca Serpieri che vorrebbe diventare re con l’inganno, da Bubbo Rodinì che conquista Minni con il proprio charme ma che si rivela un imbroglione, al delinquente vestito da corvo che incendia i raccolti dei contadini.
Ma inevitabilmente la minaccia che incombe maggiormente sulle avventure di quegli anni resta sempre il nazismo, personificato dallo stesso Hitler ma soprattutto da loschi agenti al servizio del Reich, simboli di un pericolo e di un incubo tentacolari, di proporzioni gigantesche.
Da notare che anche Gambadilegno lavora al soldo dei nazisti, a rimarcare il suo ruolo di cattivo per tutte le stagioni.
Segnali di stile
L’evoluzione grafica di Topolino e dei suoi comprimari è notevole e lampante.
Il primo grande cambiamento nell’aspetto di Mickey Mouse è nella forma degli occhi: durante la storia Topolino e Robinson Crusoe del 1939 il protagonista perde infatti i caratteristici occhi a spicchio di torta per assumere iridi e pupille normali.
La spinta verso questa novità è da ricercarsi nell’evoluzione estetica conosciuta da Topolino sullo schermo: Walt Disney ha infatti incaricato l’animatore Fred Moore di aggiornare la figura del personaggio in occasione del suo rilancio all’interno del lungometraggio Fantasia, e uno degli interventi effettuati ha riguardato proprio gli occhi.
Dopo questa rivoluzione, per un anno abbondante il tratto delle strisce diventa meno convincente: l’assestamento dell’estetica del personaggio e l’avvicendamento di altri autori ad aiutare Gottfredson nel disegno – sia nelle sole chine sia curando a volte anche il passaggio a matita – ha reso infatti meno morbido il tratto generale.
Ma è solo un momento di passaggio, forse incerto ma necessario per poter arrivare allo stile degli anni Quaranta: anche grazie alle chine di Bill Wright, la silhouette di Topolino diventa più magra e dinamica, con un effetto estetico decisamente piacevole. Gottfredson continua ad alternarsi con i suoi colleghi (tra cui Paul Murry, che conoscerà qualche anno dopo maggior fama come disegnatore per i comic books) ma sembra raggiunto un approccio generale più armonico e riuscito, distinto da quello del decennio precedente ma affascinante.
Il muso stesso di Topolino diventa più dettagliato, con un naso meno prominente e gli occhi che riempiono maggiormente il viso.
Un’altra modifica riguarda Pietro Gambadilegno: sempre per andare di pari passo con quanto avviene nell’animazione, con l’avventura Topolino boscaiolo del 1941 si decide di eliminare l’arto ligneo che dà il nome al gattaccio, sostituendo il moncherino di stevensoniana memoria con una protesi artificiale del tutto identica ad una gamba normale.
E mentre per Pippo e Minni si è ormai raggiunta da anni una stabilità grafica, è Orazio a mostrare una piccola evoluzione estetica nelle ormai rare occasioni in cui compare: come se avvertisse gli anni che passano, indossa sempre più spesso un gilè sopra a una camicia e inizia a portare gli occhiali sulla punta del naso.
Eredità e omaggi
Le avventure di fine anni Trenta sono state una fucina di idee per gli autori Disney dei decenni a venire, che hanno ripreso personaggi e spunti per realizzare nuove avventure.
Romano Scarpa, in particolare, ha sempre osservato con attenzione e passione la produzione a strisce di Topolino, cercando di riprodurre l’atmosfera che vi aveva respirato.
In Topolino e la Dimensione Delta (1959) ha infatti ripreso il professor Enigm visto in Topolino e l’Uomo Nuvola: Scarpa immagina che dopo l’avventura gottfredsoniana il personaggio abbia creato una dimensione parallela in cui poter portare avanti in pace le proprie ricerche, tra le quali figura quella su un atomo antropomorfo ingrandito due birilliardi di volte, Atomino Bip-Bip, creato dall’artista veneziano proprio in questa storia.
Oltre alla presenza di Enigm, è tutto l’impianto dell’avventura ad essere in larga parte debitore del mood di quell’epopea.
Sempre Romano Scarpa, anche se stavolta su testi di Guido Martina, disegna Topolino e il doppio segreto di Macchia Nera (1955), che segna la seconda apparizione del ladro in nero. Negli anni seguenti, soprattutto in Italia, negli USA e in Brasile, il personaggio comparirà più e più volte entrando nel cast regolare delle avventure topolinesche, ma l’avventura di Martina e Scarpa è senza dubbio una delle più significative, per via della vicinanza con lo spirito “estremo” della storia dove il villain ha esordito.
Giuseppe Tubi non è diventato un avversario “canonico” come successo a Macchia Nera, ma ha comunque vissuto alcune ulteriori avventure negli anni Sessanta e Settanta. Curiosamente, però, il primo ripescaggio dell’idraulico avviene in una storia di Paperi, precisamente in Paperino e il calumet della pace (1961), di Luciano Bottaro, dove ad essere a rischio è un tesoro che Paperon de’ Paperoni sta seguendo da tempo. Per introdurre ai lettori il personaggio Bottaro realizza anche alcune vignette-flashback, riproponendo in modo efficace lo stile del Gottfredson anni Trenta.
In anni molto più recenti (2013) Tubi torna in un ruolo consistente nella storia di Tito Faraci e Marco Gervasio Topolino e Gambadilegno in: la lunga fuga, anche se in questo caso la presenza del ladro e dei suoi complici è da considerarsi una citazione, dato che i personaggi non sono i “soliti” Topolino e Pietro perché il tutto è ambientato in una realtà “altra” dalla nostra.
A metà agosto 2016, sempre Faraci ha scritto un vero e proprio remake dichiarato e aggiornato di Topolino e la banda dei piombatori: con il titolo Topolino e la banda dei cablatori, la nuova versione si avvale dei disegni del “gottfredsoniano” Lorenzo Pastrovicchio e riprende – pur in modo sfumato – la tematica sociale della crisi economica americana, che faceva da sfondo alla vicenda, tutt’ora valida e attuale, in un aggiornamento che suona più come omaggio alla storia originale che altro.
Un esperimento che può lasciare perplessi e dagli intenti non molto chiari – quali i motivi per cui voler aggiornare un classico? – ma che è sicuramente interessante anche solo per il confronto tra le due versioni.
Per ovvi motivi di tematica, le avventure della prima metà degli anni Quaranta non hanno avuto particolari omaggi. Val la pena ricordare però Topolino in: operazione ghiottone, realizzata da Marco Rota come autore completo per il mercato danese, nella quale Mickey Mouse torna a guidare l’aereo sperimentale utilizzato in Topolino nella II Guerra Mondiale, anche se in una missione decisamente meno drammatica dell’originale.
Bibliografia essenziale
Gli anni d’oro di Topolino #1-7 – Disney/RCS: Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport
Tesori International #3 – Panini Comics
I Maestri Disney #5, #12, #28
Floyd e Mickey, di Alberto Becattini – Comic Art