Dopo i volumi dedicati ad Alan Ford e Kriminal, con Satanik si completa la triade dei più noti personaggi creati dalla penna di Max Bunker, entrati a pieno diritto nell’immaginario popolare. Non fu certo un caso se per tutte e tre le serie l’artefice della parte grafica fosse Magnus; un Magnus che ancora non aveva raggiunto quella maturità che lo avrebbe consacrato come uno dei più grandi di sempre, ma che univa una velocità di produzione incredibile a una efficacia di scelte tecniche e grafiche che furono al certo corresponsabili del successo dei personaggi.
Satanik è figlia del dopo-Diabolik, ennesima nascitura di un filone che solo Bunker seppe cavalcare con successo, approfittando sì dell’aspetto morboso e sadico dell’avere come protagonista “uno dei cattivi”, ma anche con la sua inventiva accompagnata da una ironia amara e grottesca. Satanik è anche la prima donna protagonista di un fumetto, particolare che all’epoca (ma ad essere sinceri, ancora tutt’oggi) rendeva più inquietanti le sue azioni e il suo spirito quasi da femminista ante-litteram, se vogliamo. L’orribile Marny Bannister, disegnata di numero in numero in maniera sempre più raccapricciante, si tramuta nella bellissima e fatale Satanik, pienamente consapevole del suo essere irresistibile, ma soprattutto della arrendevolezza dei maschi, dei quali abusa coscientemente e dai quali trae il maggior piacere e guadagno possibile per poi liberarsene quando non più necessari. Il tutto condito da un pizzico di sesso appena accennato, ma in maniera molto schietta, e dall’iper-violenza necessaria.
Con il tempo, complici le varie campagne contro i fumetti neri italiani, certe tematiche finirono per affievolirsi, ma senza scomparire del tutto, e Satanik divento’ addirittura una sorta di agente segreto. Le storie qui raccolte in effetti vedono la bella criminale coinvolta nei terribili progetti del vampiro Wurdalak, personaggio che poi sarebbe divenuto la parodia di se stesso scontrandosi con il Gruppo TNT, e si presenta, per una volta, più sia vittima che carnefice. Se le prime due storie, con tutti i difetti del fumetto popolare dell’epoca, privo di fronzoli e molto essenziale sia nel formato a due vignette per pagina sia nel ritmo, reggono ancora a dispetto degli anni, la terza, che vede il ritorno del succitato vampiro, scivola in una trama meno convincente.
Il formato di Repubblica non è l’ideale per riproporre tavole pensate per il tascabile, in quanto i disegni di Magnus appaiono qua e là quasi sgranati, ma sono comunque molti i primi piani che rendono l’idea della caratura del disegnatore. Di particolare impatto l’inquietante primo piano di Wurdalak a pagina 193, e la sequenza della sua (presunta) morte a pagina 215, con il suo volto che si disfa in cenere nello spazio di due vignette completamente mute e intense. Purtroppo il volume si segnala, come già quello dedicato a Kriminal, per il taglio di alcune tavole, pure se in maniera meno traumatica ed evidente, e senza intaccare la lettura di una serie che rientra a pieno titolo nella definizione di “Classico” di cui la collana si fregia. (Ettore Gabrielli)
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(aggiornato il 09/01/2015)