I quattro racconti de Le terre del sogno riservano al Signore del Sogno ed alla trama principale della saga un ruolo marginale: in Sogno di una notte di mezza estate, Morfeo è certamente motore della storia, ma, nel gioco di riflessi e riferimenti che Gaiman ci offre, è il mondo di Shakespeare ad essere centrale; in Calliope è ancora deus ex machina, ma ne Il sogno di mille gatti è solo una fugace apparizione nel ricordo di uno dei protagonisti ed addirittura, in Faade, Morfeo non compare, lasciando il campo alla sorella Morte.
Proprio da questo episodio possiamo capire che cosa sono le “Terre del sogno”; lo spiega infatti Death, nel suo colloquio con Rainie/Elemental Girl: le terre del sogno sono il luogo dove sopravvivono i miti, quando sono ormai poco più che ombre nelle leggende, e da dove continuano ad influenzare l'esistenza degli esseri umani. Là c'é il Ra di Rainie, là si aggirano ancora Titania, Oberon e la loro corte; là viveva Calliope, musa della poesia epica, e là sopravvive il ricordo del tempo in cui i gatti dominavano il nostro mondo.
Fra quel mondo e quello degli umani scorre una energia, che si manifesta come ispirazione lirica, speranza, senso stesso della vita: il sorgere, affermarsi e decadere di famiglie di dei, esseri mitologici, concetti consiste non tanto nel loro morire o svanire, quanto nel loro allontanarsi dal mondo degli umani.
Divinità ed ideali svaniscono dal nostro mondo insieme ad i loro seguaci, ma continuano a vivere la loro vita nelle terre del sogno: Ra, ci dice Death, continua a combattere la sua guerra, a creare metamorfi, a prescindere dal fatto che sulla terra il suo culto sia scomparso; è semmai Rainie ad aver smarrito il senso della propria esistenza, non Ra. Così Titania, Oberon e la loro corte si sono ritirati da questo mondo, ma sono vivi adesso, esattamente come lo erano quando c'erano umani che credevano in loro.
Culti e credenze consentono di mantenere aperto il canale di comunicazione fra i mondi, ma non determinano l'esistenza dei mondi stessi e delle creature che in essi vivono1. Abbiamo quindi un ciclo di vita del rapporto fra questi mondi e non una semplice riduzione di divinità ed ideali a proiezioni di emozioni, bisogni, istinti umani.
Diverso appare lo status ontologico degli Eterni: non hanno bisogno di credenti, per accedere ai mondi, poiché non sono creature che appartengano ad un qualche mondo o dimensione o piano di esistenza, bensì sono la modalità stessa di essere dell'universo, il modo in cui le leggi fondamentali (verrebbe da dire le leggi etiche fondamentali) dell'universo si manifestano e si applicano a tutto ciò che esiste. Questo significa che universi diversi sono caratterizzati da leggi fondamentali diverse ed irriducibili e quindi in essi agiscono altri Eterni.
Delle varie modalità di interazione fra il mondo degli umani e le Terre del Sogno, sicuramente uno dei più interessanti è quella che offre lo spunto per Calliope e Sogno di una Notte di Mezza Estate: l'ispirazione. In essi, l'ispirazione è non tanto un dono, quanto il frutto di un accordo: estorto, in Calliope, consensuale nel Sogno. Poiché un accordo è comunque il risultato di un lavoro, piace pensare che Gaiman intenda così sottolineare che la produzione artistica è frutto di consapevole ricerca ed applicazione e non uno spontaneo fiorire di creatività. La proposta della sceneggiatura di Calliope rafforza questa ipotesi: in essa, si apprezza la fatica (“L'ho iniziata due volte […] ma entrambe le volte la storia moriva sulla pagina“) ed il processo di cura e modellazione, interazione fra gli autori, che conduce al risultato finale. Un processo di mediazione e successive approssimazioni, che, non dobbiamo mai dimenticare, trova una chiusura nelle scadenze editoriali.
Nel Sogno, Gaiman in realtà presenta una doppia casistica di ispirazione: una interna al racconto, ovvero l'accordo fra Morfeo e Shakespeare, ed una esterna: il confronto con la tradizione.
Give ‘em enough Shakespeare
Sogno di una notte di mezza estate è, probabilmente, il racconto più famoso della saga: fu premiato come miglior racconto breve nell'edizione 1991 del Fantasy Award e causò la modifica del regolamento del concorso stesso, che in seguito avrebbe consentito alle opere di fumetto di gareggiare solo per gli Special Awards. Al di là dell'aneddotica, questo capitolo propone vari spunti di riflessione sulla saga e più in generale sulla poetica di molto fumetto.
Innanzitutto, il rapporto fra sogno e realtà nel dramma shakespeariano, o meglio fra ciò che i protagonisti battezzano con l'una o l'altra parola, è molto vicino a quello che indicammo valere nella saga di Gaiman. Bottom2, una volta tornato umano, ricordando le recenti avventure, le definisce un sogno: “I have had a dream, past the wit of man to / say what dream it was” (IV, 1), per il semplice e ragionevole motivo che sono al di fuori del suo canone di realtà; “man is but a patched fool, / if he will offer to say what methought I had” (IV, 1).
Noi, lettori e spettatori, sappiamo, invece che quegli eventi erano tessuti con lo stesso materiale di ciò che Bottom stesso chiamerebbe “realtà”. é quindi solo questione di sensibilità alla trama delle cose, o, se si preferisce, di paradigma gnoseologico, catalogare gli accadimenti sotto la voce “sogno” o “realtà”. è proprio in virtù di questa relazione che Morfeo poté spuntare dalla casa di bambola nella camera di Unity Kincaid senza lacerare la trama dell'esistente3.
Sul piano strettamente narrativo, questo capitolo è, fra i quattro della raccolta, il più ricco di agganci con la trama principale: il più importante è senza dubbio costituito dal fatto che la commedia di Shakespeare ruota intorno alla lotta fra Oberon e Titania per il diritto al possesso di un bambino: “she as her attendant hath / A lovely boy, stolen from an Indian king; / She never had so sweet a changeling; / And jealous Oberon would have the child” (II, 1). E questo è esattamente il motore della saga di Gaiman.
Ma, al di là del suo ruolo nella storia di Sandman, questo episodio si propone come illustrazione di un particolare rapporto fra scrittura, ispirazione, originalità e tradizione, interessante anche per il mondo del fumetto.
“Ispirazione”, “originalità” e “tradizione” sono termini con significati che nel corso del tempo si sono largamente modificati; e nel tempo è cambiato il metro di valutazione e la percezione dell'ottimale equilibrio fra essi. Questa evoluzione, o meglio ancora, la pluralità di questi significati e percezioni, è evidente anche nell'ambito del fumetto. Presentato altrimenti: quale è il senso di scrivere una nuova storia di Tex Willer, o di Spider Man, o di Paperino? Quale stimolo, che non sia banalmente economico, muove un autore a scriverle? Od ancora, da un punto di vista sociologico: che cosa significa la persistente domanda di nuove storie di Tex Willer, Spider Man e Paperino?
I protagonisti del dramma di Shakespeare sono sia originali sia presi dalla tradizione; ma questi ultimi sono decisa maggioranza: dalla tradizione, infatti, provengono le due coppie di amanti e le loro famiglie, e così Oberon, Titania e la loro corte; originale è, sostanzialmente, il solo Bottom4. Dato questo, potremmo forse (de)rubricare la commedia a mera riproposizione di caratteri ormai usurati dall'uso, dalle messe in scena, dalle leggende, ma tuttora amati dal pubblico?
Per l'autore, personaggi e contesti familiari al pubblico (vaga ed imprecisa proiezione di ciò che è tradizione nella narrativa) sono, al minimo, ingredienti pregiati, verrebbe da scrivere “certificati”, elementi di partenza da combinare come in una sorta di ricetta o gioco di orologeria; ma, nella loro potenzialità più stimolante, costituiscono punti di leva nei confronti dell'immaginario del lettore5.
Nel Sogno di Shakespeare, il noto è combinato con eleganza e musicalità (lo si legga in lingua originale, concedendosi il lusso di tralasciare il significato, per apprezzare il suono delle parole, come tante volte facciamo con le canzoni); ma oltre a questo, c'é il sottile spiazzamento dato dal rapporto sogno realtà, che l'opera richiede allo spettatore/lettore di accettare. Ed il monologo di Puck/Robin6 a chiusura dell'opera è esplicitazione di quel contratto, illustrato con l'ironia di un personaggio irriducibilmente non umano, che pure interagisce intensamente con gli umani. Teseo, Egeo, Ippolita, Titania ed Oberon e le loro vicende e relazioni propongono insomma temi e problemi di scrittura affrontati da tutti quegli autori che si cimentino con personaggi ed universi appartenenti ad una tradizione. In più, Puck riassume temi e problemi legati alla caratterizzazione di personaggi irriducibilmente non umani, sfida che resta marginale in larga parte della letteratura supereroistica7, ma che è centrale in Sandman, al punto che l'evoluzione del protagonista può vedersi come progressiva degradazione di quell'irriducibilità8.
Descrivere l'indescrivibile
La rappresentazione degli Eterni è probabilmente la sfida più ambiziosa che Gaiman affronta nella saga di Sandman: è il ricorrente problema della rappresentazione di entità irriducibilmente non umane, su cui il Nostro aveva già lavorato in Black Orchid e che, all'interno dei vari universi supereroistici, trova probabilmente la più chiara formulazione nel personaggio di Silver Surfer.
Al nocciolo, è un problema senza soluzione, poiché l'autore è un essere umano ed ha come interlocutori degli esseri umani: per definizione, quindi, non può accedere a niente (argomentazioni, sentimenti) che non sia umano. Il massimo che può ripromettersi con una rappresentazione diretta è la resa del punto di vista umano nei confronti dell'alienità.
Per questo, le rappresentazioni dirette si risolvono inevitabilmente in metafora dell'umano: moventi, idee, valori sono quelli umani9, e tutto quello che si può fare è modificare i loro rapporti reciproci. Lo scenario così creato ha allora il valore fondamentale di richiedere al lettore di assumere un punto di vista diverso da quello quotidiano sulle cose del mondo, consentendo di mettere a fuoco specifiche relazioni, di relativizzare un sistema di valori, di farsi insomma altro da se stesso. L'intensità dell'effetto si basa da una parte, naturalmente, sulla bontà dell'idea e sulle capacità dell'autore; dall'altra sul fatto che la quantità di elementi che diamo per scontati nella nostra vita quotidiana è spesso ben più grande di quanto pensiamo e che lo scoprirlo ci fa apparire tanto più fragile le fondazioni stesse della nostra vita, dei nostri progetti e del nostro agire quotidiano.
L'alternativa alla rappresentazione diretta del non umano è la scelta di narrare gli effetti che le azioni di quelle entità hanno sul nostro mondo, senza tuttavia narrare o pretendere di spiegare come queste nascano. Il non umano resta inesplorato e se ne dà soltanto la linea di confine, che è proprio l'interazione con l'umano10.
Gaiman tenta di sfruttare entrambi gli approcci: nei molti episodi dove Sogno ha ruolo marginale, si comunica il senso di distanza ed alterità, mentre negli episodi dove Morfeo è protagonista, anche in contesti totalmente non umani (si pensi alla sfida con il triumvirato infernale in Preludi e Notturni) apprezziamo la metafora ed attraverso Sogno vediamo l'uomo.
Abbiamo parlato di:
Le terre del sogno (Vertigo Deluxe – Sandman Deluxe 03)
Contiene: Sandman #16-20
Neil Gaiman, AA.VV.
RW Lion
176pagine, cartonato, colori – 27,95€
ISBN: 9788868738266
Nel suo romanzo “America Gods”, Gaiman sfrutterà invece l'ipotesi esplicita secondo cui gli dei muoiono. ↩
Può essere interessante notare che il termine “bottom” indicava, nell'Inghilterra del XVII secolo i tessitori e che, naturalmente, Sogno è, in qualche modo, egli stesso un tessitore (cfr. Harold Bloom, Shakespeare: L'invenzione dell'uomo, Rizzoli, 2003). ↩
Cfr. The Doll's House in Casa di Bambola. ↩
Sulle fonti, cfr ad esempio Gabriele Baldini, Manualetto Shakespeariano, Einaudi, p. 223. ↩
Su questo tema, cfr. S. Cervasio, P. Garrone, D. Occhicone, One More Day: le ragioni della serialità; G. Nigro, Crisis On Infinite Earths ↩
Puck non torna nelle Terre del Sogno con i suoi signori, bensì rimane a combinare guai fra gli umani (cfr. La Crociata dei Bambini): questo significa forse che gli umani credono in lui più che in Titania ed Oberon o tanti altri dei? O che non bisogna pretendere troppo dalla coerenza narrativa dell'opera?
Ovviamente la risposta interessante (quindi criticamente “giusta”) è la prima. ↩Nel senso in cui personaggi come Il Supremo o Galactus sono marginali nelle varie saghe Marvel. In generale, perdonatemi la superficialtà, molto fumetto supereroistico si concentra sulle caratteristiche borderline dei personaggi, comunque umani. ↩
In forma ben più forte (ed ironica), il rifiuto di ciò che non è umano diventa volontà di umanizzazione e motore della vicenda narrata da Gaiman ne Gli Eterni. ↩
Si pensi alla saga de Gli Immortali di Bilal. ↩
Esempio illuminante di questa tecnica è il romanzo Incontro con Rama di Arthur C. Clarke, dove si racconta dell'esplorazione da parte di una missione umana di un”astronave aliena, di cui si riuscirà ad apprezzare solo il funzionamento una serie di meccanismi, senza afferrarne mai il significato globale. ↩