Sono passati ormai tre anni dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo di Saga a causa del congedo temporaneo che gli autori della serie – Brian K. Vaughan e Fiona Staples – avevano deciso di concedersi: un anno sabbatico per prendere fiato e delineare con calma una conclusione degna di quello che è stato uno dei più straordinari ed originali fumetti americani dell’ultimo decennio.
Purtroppo è arrivata anche una pandemia globale che ha stravolto il nostro mondo, le nostre abitudini e le nostre priorità: gli anni sono diventati tre, ma il lavoro di Vaughan & Staples è andato avanti, condensando nuove idee e mettendo da parte diversi capitoli ambientati anch’essi un triennio dopo gli sconvolgenti avvenimenti narrati nel 54esimo episodio (in Saga vol.9).
Con questo atteso decimo volume (uscito a fine settembre e che raccoglie i capitoli dal #55 al #60), ritroviamo Alana che, insieme ai piccoli Hazel e Scudiero, cerca di vivere nel migliore dei modi possibili una vita in fuga. Intorno al loro nucleo familiare troviamo sia personaggi collaterali già visti (Ghus, Il Volere, Gwen), sia nuovi characters portatori di dinamiche che contribuiscono a rendere viva quanto variegata la struttura narrativa di questo secondo ciclo.
La trama orizzontale di questo volume, però, attraversa una fase interlocutoria che fa sostanzialmente il punto di quanto raccontato fino ad ora, con una ripartenza tranquilla, smorzata da qualsiasi escalation e meno intensa per contenuti ed evoluzione. Vaughan infatti riprende i fili di personaggi e situazioni rimaste in sospeso, aggiungendo comunque elementi nuovi come, ad esempio, un’interazione tra il Regno Robot e i servizi segreti di Landfall che costituisce un altro pericolo per i tre protagonisti, oltre alla duplice caccia da parte dei loro mondi di appartenenza.
Le premesse per una narrazione in crescendo ci sono tutte, ma lo sceneggiatore preferisce per ora concentrarsi su una dimensione dei personaggi più intima e familiare, descrivendo uno status quo temporaneo e prossimo ad una drammatica metamorfosi, come il finale del libro sembra suggerire.
La sua prosa, comunque attenta e stratificata, appare in questo volume più lineare e concisa, facendo a meno dei tanti elementi di riflessione su argomenti politici e di critica sociale che ci aveva abituato a leggere tra le righe, quasi come se l’autore stesse scaldando i motori prima di entrare nel vivo del racconto.
I disegni e i colori di Fiona Staples continuano ad essere un grande punto di forza della serie, proponendo trovate grafiche sempre interessanti e improntate su uno squisito surrealismo (si veda ad esempio la nave pirata a forma di teschio) che si mescolano ad una naturalezza nelle pose e nella caratterizzazione dei personaggi, anche quelli meno umani. Un mix visivo fortemente trascendentale quanto realistico, frutto di una sinergia totale con i testi di Vaughan, comprovata dalla cura e dai dettagli presenti sia nella messa in scena delle singole tavole, sia nelle sequenze di dialogo dove ogni membro del cast esprime la propria essenza con il linguaggio fisico, in movenze e gesti fortemente caratterizzati e rappresentativi di umori e stati d’animo.
Staples riesce inoltre a gestire con equilibrio i vari timbri della narrazione, calibrando con molta naturalezza e senza sbavature il passaggio da momenti drammatici ad altri leggeri o introspettivi anche quando lo sceneggiatore inciampa in qualche forzatura come, ad esempio, una scena di sesso talmente gratuita da essere quasi nonsense. I lettori sicuramente perdoneranno, alla luce di un intreccio di sviluppi e personaggi che ha reso questo fumetto un classico moderno, capace con le sue contaminazioni di genere di segnare la strada del fantasy per gli anni a venire.
Abbiamo parlato di:
Saga vol. 10
Brian K. Vaughan, Fiona Staples
Traduzione di Michele Foschini
Bao Publishing, 2022
168 pagine, brossurato, colori – 17.00 €
ISBN: 978-88-3273-741-7