La ventottesima raccolta di storie brevi della lettone Kuš! è dedicata al tema attualissimo dello scandalo, uno dei problemi più urgenti con cui la comunicazione di massa, in particolare il giornalismo (sano), deve fare i conti.
Lo spunto per questo antologico è addirittura nato da un discorso di Papa Francesco in cui si condanna la disinformazione, sino a definirla una vera e propria malattia, che alimenta una sorta di coprofagia dilagante, la fame di nuovi drammi da chiacchierare e l’intrusione maliziosa nella sfera privata altrui: una tematica trattata con molto interesse anche da Tuono Pettinato nel suo Corpicino, opera in cui il reporter Gianni Martinelli si trova a fare i conti con l’eterno scontro fra l’etica di un giornalismo pulito, appresa durante gli studi, e le necessità di spettacolo per alimentare le vendite imposte dai suoi superiori.
Il dover regalare al pubblico un capro espiatorio con cui tutti possano, per un breve periodo di tempo, sentirsi di nuovo salvi e puri, il panem et circenses come imperativo categorico che ci portiamo dietro sin dall’antichità e che ammalia chiunque, nonostante tutti cerchino di tenerlo nascosto, è dunque l’essenza dell’opera di Tuono e anche di questa antologia.
Da tali premesse Liva Piterane, nella sua storia d’apertura The fly, mette in scena in poche vignette e in maniera essenziale un passaparola in cui oggetto della comunicazione è una piccola mosca che diviene un enorme elefante man mano che la notizia viene diffusa: gonfiare un fatto irrilevante e renderlo un caso mediatico è proprio una delle operazioni di cui il mondo scandalistico si nutre maggiormente.
Zane Zlemesa in The factory paragona efficacemente il giornalismo volto alla creazione di scandali a una vera e propria efficientissima fabbrica, e lo fa con un segno preciso, geometrico e dei colorati intessuti pastellati, sfruttando una palette cromatica fissa d’evidente impronta mondrianiana: giallo, blu e rosso.
Sulla stessa linea di pensiero resta il breve racconto muto Whirlpool di Wakana Yamazaki, che con uno stile cartoonesco, dei colori acidi e con un gatto e un topo per protagonisti (che ricordano lo Squeak the Mouse di Massimo Mattioli), paragona idealmente lo scandalo a una sorta di tsunami (o di macchina del fango), un vortice che colpisce brutalmente e senza preavviso chi ne resta vittima, – i protagonisti vengono investiti mentre leggono in tranquillità sul divano – trascinandolo in un gorgo in cui tutte le figure vengono deformate, lasciandolo, solo, in una selva selvaggia totalmente sconosciuta e inospitale.
Dopo le storie di Liva Kandevica (Mother), Ichasu (Tomato) e Emmi Valve (Girl Gang Gang Bang), dedicate totalmente alla rappresentazione grottesca e spudorata di eventi scandalosi (ma mai visivamente espliciti), fra incesti, accoppiamenti pornografici di ortaggi e comici episodi di zoofilia, la misuratissima Conxita Herrero in The search fornisce un messaggio molto positivo: con un segno essenziale e ben modulato, che ricorda nei volti e nelle figure ondulate l’impronta di Adventure Time, racconta in breve la faticosa e infruttuosa ricerca di una notizia, che spesso può rivelarsi un buco nell’acqua, dovendo però sempre condurre ad una nuova ricerca, e mai all’invenzione. Di qui un protagonista scanzonato e mai frettoloso, con le cuffie alle orecchie ad ascoltare musica, che si mette alla ricerca di un qualcosa di indefinito con un metal detector in spiaggia, per poi scavare una enorme buca e trovarvi nel fondo un ironico bigliettino con su scritto “try again”.
Di forte impatto anche Scandal di Ana Galvan, che personifica lo scandalo in una meravigliosa ed affascinante donna sintetica che si esibisce nel circo, con file interminabili di spettatori per assistere ai suoi spettacoli e al contempo dei colleghi circensi che la temono e preferiscono non stare in sua compagnia, oltre ad un protagonista che dal suo canto intrattiene con lei un rapporto carnale morboso.
Molto delicato invece il racconto di Jannis Esselbrugge, I was born out of a jar, in cui un piccolo protagonista, figlio di un vasaio, scopre le sue origini. In questa storia il padre non ha coraggio di spiegare al proprio figlio da dove provenga, e inventa che lui sia nato da una giara.
La notizia scandalosa nascosta assume qui un ruolo ambivalente: da un lato è stata causa della separazione dei due amanti, il padre e la madre del protagonista, che avevano vissuto una storia d’amore proibita per via dell’incompatibilità fra le origini nobili della madre e quelle di bassa estrazione del padre; dall’altro lato il passaparola, il sussuro nella vie della città permette al ragazzino di ricostruire il proprio passato, racimolando volta per volta dei piccoli cocci, poi riuniti a formare un intero vaso, su cui l’autore pian piano narra la storia d’amore dei genitori del protagonista.
Degni di nota anche i racconti di Ville Kallio, Bio scandal, che prosegue nella messa in scena di ambientazioni futuristiche e postapocalittiche su sfondo politico, con un uso volutamente kitsch della colorazione digitale, in piena linea col suo mini kuš! P-FE/FRAR; Strange scandals from the future di Samplerman (autore della copertina del volume), che strizza l’occhio alla cifra grafica patinata e piena zeppa di retini del fumetto anni ’50; e Unreadable comic vol. 3 di Tsukue Akimoto, un interessante esperimento in cui un famoso cantante ha una relazione con una donna e viene perseguitato da un ignoto investigatore/paparazzo.
In questa breve storia il lettore deve aguzzare il proprio ingegno per unire assieme i tasselli della trama, vista la particolare scelta dell’autore di riempire le pagine di balloon costituiti da un incomprensibile linguaggio privo di significato, fatto di segni molto simili al coreano e al giapponese.
Un antologico interlocutorio che non regala prove memorabili, come fu ad esempio nel #26 dedicato al dadaismo e nominato agli Eisner Awards come “Best anthology”, ma che non manca di valorizzare e far scoprire nuovi talenti, uno dei meriti precipui di questa operazione editoriale, e che mostra, nella scelta del tema, come Kuš! sia sempre attenta all’attualità e inscindibilmente legata nei contenuti alla testimonianza diretta della realtà politica e sociale globale, attraverso una cifra fumettistica fortemente sperimentale e alternativa.
Merita menzione infine anche il mini kuš! Mirror stage di Jaakko Pallasvuo che si attesta fra i titoli più riusciti della collana.
Pallasvuo utilizza un mix di tecniche fra collage, – con l’uso di fotografie, meme, tavole a fumetti (fra cui alcune di Sandman) e frame tratti da alcuni film (ad esempio il Nosferatu di Murnau) – retini e un segno caotico, scarabocchiato e volutamente svogliato, per mostrare la noia quotidiana e il rapporto dell’autore con la sua “vita” online, fra l’alternanza di periodi operosi all’aperto a intere giornate passate nella totale inerzia, perdendosi in se stesso e nei dedali dei propri pensieri.
Abbiamo parlato di:
Baltic Comics Magazine š! #28
AA.VV.
Grafiskie statsi, aprile 2017
164 pagine, brossurato, colori – 13,95 $
ISBN: 9789934518553
mini kuš! # 51 – Mirror stage
Jaakko Pallasvuo
Grafiskie statsi, aprile 2017
24 pagine, spillato, colori – 6,00 $
ISBN: 9789934518560