Il rumore della brina

Il rumore della brina

Jorge Zentner, Lorenzo Mattotti Einaudi Stile Libero - 2003 - 128pp/col - 16,50euro

Il rumore della brinaIl rumore della brina del titolo arriva solamente nell’ultima vignetta dell’ultima pagina, simbolo della fine di un lungo cammino che porta il protagonista, Samuel Darko, a vincere i neri uccelli ed il fracasso della sua paura. Paura che esplode quando la propria compagna manifesta il desiderio di un figlio: da quel momento il frastuono dei suoi timori non lo abbandona praticamente mai, e Alice, la sua donna, finisce per fuggire lontano dall’uomo che una volta amava. Ma un giorno arriva una lettera di lei, ed in Samuel nasce il desiderio di trovarla, di vederla ancora, di partire sfidando gli uccelli che mangiano il suo animo.

Nella sua lettera Alice non mi diceva “Vieni”, non mi diceva “Ti aspetto”, non mi diceva “Voglio vederti”.
Fu sicuramente per questo, a causa di tutte le frasi che, a mio giudizio, nella sua lettera non c’erano, che presi la decisione di partire, di andare a cercarla.

Il viaggio si rivela più lungo del previsto. Durante il suo cammino incontra persone, anime tanto diverse da lui quanto, in minima parte, importanti per comprendere se stesso, il suo rapporto con il mondo. Samuel rimane coinvolto in un incendio e ferito agli occhi. Per mesi il suo mondo è buio, fino al giorno in cui i suoi occhi guariscono, e lui ritrova la vista.

I miei occhi dovettero imparare da capo a disegnare e a colorare il mondo. Dovettero reinventare gli alberi, gli animali, il cielo, l’immaginazione degli uomini.
I miei occhi si riabituarono presto al privilegio di abbassare le palpebre, per creare la notte a qualsiasi ora.

In una notte, ancora lontano dal ritrovare Alice, stremato dalla fame, ha un sogno. In esso, ricordando tutti coloro che anche per un attimo hanno incrociato la sua strada, riconosce la verità, primo passo verso la guarigione del suo animo.

Io partorivo i mostri della paura.
Il segno di MattottiQuanto tempo, quanti anni della mia vita avevo impiegato a fabbricare la mia cecità?

Eppure, arrivato ad un passo dalla donna, la paura lo blocca nuovamente. Scopre che la vita di lei oramai è lontana, che ha un nuovo compagno, che attende un figlio. Per giorni è incapace di fare altro che seguirla, osservarla non visto. Fino a che il consiglio di una amica non lo mette di fronte alla realtà, al suo bisogno di parlare con Alice. Ed è un incontro malinconicamente sereno, incredibilmente naturale, quasi dolce. Un incontro d’amore. Accompagnandola a fare spesa, ascoltando il bambino che lei porta in grembo; un bambino non suo, ma un bambino che rappresenta per lui l’inutilità della paura. Un dolce addio, che in lui lascia il desiderio di vagare per il mondo, senza meta, senza scuse.

Viaggiavo da qui a lì come se, dopo aver fatto visita ad Alice, avessi bisogno di andare a fare visita a me stesso.
E la strada mi regalava voci, sguardi, odori… paure, allegrie, tristezze… Gente! Gente! All’improvviso scoprivo che il mondo era pieno di gente.
Scoprivo anche, – e questo era senza dubbio più gratificante più sano, che per vivere, per continuare, avevo bisogno dello sguardo, del sorriso, della carezza, della rabbia, dall’amore della gente.

Poi il malore del padre, la necessità di fermarsi per accudirlo, e la riscoperta del contatto con il vecchio genitore. Fermo, finalmente, Samuel riesce a trovare il suo tempo personale per affrontare quello che ha da dare alla vita.

In quel momento me ne resi conto: per la prima volta in moltissimo tempo io non aspettavo… né fuggivo.

Questo fumetto ci rende partecipi e testimoni del lungo viaggio di Samuel, quasi iniziatico, all’interno di se stesso. Un percorso reso principalmente con le lunghe didascalie dei suoi pensieri, accompagnate a vignette (ma forse dire “quadri” è più corretto) disposte in un particolare e rigoroso formato a due per pagina; poco, pochissimo il parlato. Sogno e realtà spesso si confondono nelle pennellate superbe di Lorenzo Mattotti, perfetta controparte dei testi poetici di Jorge Zentner.

Sebbene a tratti questo volume abbia l’apparenza più di un racconto illustrato che di un fumetto, in realtà i disegni sono fondamentali per visualizzare e complementare ciò che il testo suggerisce. Arricchendosi l’un l’altro, testo e disegno creano un profondo gioco di specchi dentro il quale il lettore si può perdere, tra i versi in prosa dello scrittore e la vertigine dei colori e delle forme rotonde e palpabili del disegnatore.

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