Forse ai lettori più giovani le tavole contenute in questo volume di Repubblica dedicato a Robert Crumb diranno poco o sembreranno troppo pretenziose e strampalate per essere degnamente gradite. La mancanza di una classicità nei temi e nelle storie fanno sì che anche un pubblico più legato ad dei topos narrativi più avventurosi, quelli specialmente affezionati al fumetto cosiddetto popolare, possa non comprendere appieno la portata rivoluzionaria della nascita del fumetto underground alla metà degli anni sessanta negli stati uniti. Non sto dicendo che dopo Crumb, Gilbert Shelton e soci niente fu uguale a prima. C’é voluto parecchio perché quella che all’epoca era un’editoria marginale nel panorama fumettistico statunitense (e non solo) influenzasse buona parte dei comics autoriali, arrivando a cambiare, tra gli anni ottanta e novanta le regole e il punto di partenza da cui immaginarsi una rinascita del fumetto d’autore USA.
Se dalle storie di Fritz il gatto e Mr. Natural dobbiamo ricavare una lezione, è che la libertà creativa, forse anche un po’ cialtrona e provocatoria, sia nelle tematiche totalmente irrefrenabili, sia in un disegno agli antipodi del naturalismo (o verismo) e dal cartooning corrente, col passare degli anni ha influenzato diverse generazioni di autori e di appassionati. Vi immaginate i fumetti americani antecedenti a quell’epoca parlare di sesso, droga, rivolte sociale, spiritualismo? Forse qualche strip, da un punto di vista borghese e perbenista poteva inserire qualche tematica politica all’acqua di rose, ma niente di più. Il fumetto fino a quel momento doveva divertire, distrarre, accomodare (e normalizzare) i gusti e le tensioni dei propri lettori.
Questa nuova ondata di autori invece, spesso con l’arma di un’ironia scanzonata ed irriverente, sferza decisamente la fruizione passiva e poco consapevole del lettore medio di comics, proponendo punti di vista e idee inaudite. Del resto tutto il mondo occidentale in quel momento stava mutando: perché non quello dei fumetti? Anche un grande come Will Eisner si ritrovo’ ad ammirare, alla metà dei settanta, il coraggio di Crumb e soci di osare nell’inserire nei propri fumetti una visione così libera e liberata del mondo, arrivando a considerare le numerose differenze col suo lavoro, ma anche le altrettante affinità.
Ma al di là della portata innovativa del lavoro di Crumb, cosa che può interessare o meno il lettore occasionale, è doveroso sottolineare anche la grande abilità di questo autore che, lasciata da parte la prima febbrile produzione, che in effetti risente un po’ del tempo passato, non si è seduto sugli allori di una fama che presto è divenuta culto, mitizzato dal movimento underground e dagli appassionati più raffinati ed esigenti. Basti così vedere le ultime storie qui presentate, quelle dei ritratti di musicisti blues o di Philip Dick, per capire ed apprezzare tutto il mestiere e l’abilità di Robert Crumb, non solo l’esponente di una generazione di autori che come un uragano ha sconvolto la percezione che si aveva del medium fumettistico, ma anche un artista profondo, complesso, eccentrico e misogino, che si è ritagliato col tempo, nel suo esilio francese, un aurea di venerazione dorata che travalica il suo essere semplice fumettista. Un’artista cardine del fumetto statunitense, riconosciuto anche al di fuori della cerchia degli appassionati e dal movimento contro-culturale, ma apprezzato anche dalla “cultura ufficiale”, quella che di solito vede con disprezzo quest’arte fatta di disegni e baloons. (Alberto Casiraghi)
Robert Crumb: Fritz il gatto, mr. Natural e altre storie – I Classici di Repubblica Serie Oro # 57 – 6,90euro
Robert Crumb: Fritz il gatto, mr. Natural e altre storie - I Classici di Repubblica Serie Oro # 57 - 6,90euro (Alberto Casiraghi)
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(aggiornato il 24/05/2014)