Con C’era una volta cala il sipario su Ringo, la seconda stagione di Orfani, serie ideata da Roberto Recchioni ed Emiliano Mammucari. Ringo e Rosa, unici superstiti del gruppo di protagonisti giungono finalmente nel campo base dove si organizzano le partenze clandestine verso il Nuovo Mondo, sperando di convincere Cesar, capo delle operazioni, a essere imbarcati.
Recchioni tira le fila del lungo e tormentato viaggio on the road che ha contraddistinto questa seconda serie, chiudendo con un numero senza grosse sorprese ma ben scritto e diretto, amaro e dai forti simbolismi. Lo sceneggiatore pur mantenendo il cuore action del progetto, lascia grande spazio alla contraddittoria figura del “Pistolero”, personaggio che nell’arco dei dodici numeri è lentamente ma implacabilmente cambiato e maturato. La compagnia dei tre ragazzi, Rosa, Seba e Nue ha infine aperto delle piccole crepe nella sua corazza di guerriero feroce e disilluso e il sentimento paterno, combattuto e cercato di reprimere, infine deflagra portando con sé dure conseguenze personali.
Lo scrittore sembra volere far suo il significato dell’Uroboro, il serpente che si morde la coda, simbolo della natura ciclica delle cose, l‘eterno ritorno, un ciclo che ricomincia ancora una volta dopo aver raggiunto la sua fine. E così in un parallelo con la prima serie, Ringo decide di uccidere ancora una volta la sua famiglia, i suoi fratelli Orfani: allora fu per il bene della Terra, ora per il bene della sua nuova famiglia, mai per se stesso.
Il titolo C’era una volta e la bella copertina di Mammucari che vede il protagonista, sorridente e rilassato, seduto con Rosa su un prato verde mentre osservano la partenza delle navi per il Nuovo Mondo, rappresentano probabilmente il lieto fine che Ringo desidera per la sua fiaba personale.
Un finale difficilmente possibile e simbolicamente rappresentato nelle pagine dell’albo dall’incontro con un etereo e innocente cavallo bianco, simbolo di candore e speranza, ma sacrificato per proseguire il viaggio, emblema della completa assenza d’innocenza in un mondo brutale e votato esclusivamente alla sopravvivenza. Proprio per la sopravvivenza di Rosa, Ringo accetta alcune condizioni per lui impensabili e che violentano la sua natura libera e ribelle, privandosi del suo libero arbitrio fino a sopportare un’ultima umiliazione personale perpetrata ai suoi danni dalla Presidente Juric.
Il numero non è certo privo di difetti, come il finale cui manca in parte una certa dose di epica eroica. L’atto a cui alla fine Ringo è costretto dalla Juric manca forse di una reale spiegazione. Stona la mancanza di uno sviluppo più approfondito della Juric, che dopo ventiquattro numeri risulta ancora troppo monodimensionale e legata alla figura inizialmente presentata.
Globalmente però l’episodio risulta davvero convincente e la serie è in continuo e costante miglioramento, poiché sembra avere trovato il giusto equilibrio tra fasi action e introspezione psicologica. Il finale inoltre preannuncia un nuovo e completo cambio di background, sviluppi narrativi e protagonisti, una soluzione praticamente mai vista nell’ambito della produzione bonelliana classica prima di Orfani, e che finalmente giustifica quell’etichetta di serie rivoluzionaria sbandierata all’inizio.
La parte grafica si è invece dimostrata innovativa fin dall’esordio di Orfani e le tavole di Roberto Zaghi, all’esordio sulla serie, si innestano su questo solco. Il disegnatore dimostra grande duttilità grafica, miscelando la ricerca dell’espressività e degli aspetti più emotivi che lo hanno reso perfetto per una serie come Julia, con un ottimo uso della gabbia e delle vignette per creare splash page e tagli visivi di grande effetto. La pulizia e l’eleganza del suo tratto vengono poi esaltate dai colori di Giovanna Niro che fornisce una prova decisamente convincente (forse una delle migliori della serie), dando ulteriore profondità ed espressività ai personaggi e agli ambienti.
Alla fine quello che davvero emerge prepotentemente da questo numero è l’ottimo lavoro di caratterizzazione svolto da Recchioni sul protagonista, che, con questo dodicesimo numero, ci consegna un personaggio completo e affascinate. Ringo rimane un super guerriero implacabile, ma che ora conquista il lettore attraverso debolezze e paure che mostrano finalmente il suo lato più umano. Bambino, orfano, guerriero e infine padre: i suoi ideali hanno finalmente trovato un erede. Lunga vita al Pistolero.
Abbiamo parlato di:
Ringo #12 – C’era una volta
Roberto Recchioni, Roberto Zaghi, Giovanna Niro
Sergio Bonelli Editore, settembre 2015
96 pagine, brossurato, colori – €4,50