Hellboy
Nella precedente puntata di Nuvole di Celluloide, avevamo analizzato la strategia (e l’egemonia) della 20th Century Fox per quanto riguarda l’utilizzo della classificazione Rated, sotolineando come questa opzione non fosse stata ancora adottata da altre realtà hollywoodiane. Nei giorni scorsi, l’annuncio di un rilancio cinematografico del personaggio di Hellboy da parte della Millenium Films con un film Rated, ha in parte messo in discussione questo panorama, anche se con le ovvie e dovute differenze.
Le trattative per riportare sul grande schermo il personaggio creato da Mike Mignola vedono infatti coinvolto uno studios relativamente di piccola importanza e famoso in pratica solo per il franchise de I Mercenari, che negli anni ha visto esaurirsi la propria spinta propulsiva fino al deleterio flop del terzo capitolo, avvenuto nel 2014.
La società produttrice inoltre è stata la protagonista, quando ancora si chiamava Nu Image, del reboot cinematografico di Conan interpretato da Jason Momoa, rivelatosi anche questo un colossale flop al botteghino (anche per via di eventi esterni), e del disastroso Hercules – La Leggenda ha inizio con Kellan Lutz.
Nonostante la ricchezza narrativa di Hellboy e del suo universo, il franchise cinematografico sul demone non si è mai rivelato la miniera d’oro che in molti credevano. Adorati dai fan e dalla critica per il lavoro realizzato da Guillermo Del Toro, i film interpretati dal bravissimo Ron Perlman sono stati una decisa debacle al botteghino americano, costringendo prima Sony e Revolution Films, e ora la Universal Pictures, a passare la mano.
In questa ottica, è forse realistico chiedersi se un rilancio cinematografico di Hellboy sia davvero possibile, soprattutto quando nessuna major di peso ha avuto il coraggio necessario nel cercare di accaparrarsi il personaggio. La stessa Universal Pictures, che aveva prodotto Hellboy 2: The Golden Army, ha deciso di lasciare perdere nonostante sia palese la natura horror/sci-fi che un lungometraggio Rated sul personaggio possa fornire, in contraddizione con l’attuale strategia della major che, con il prossimo The Mummy con Tom Cruise, punta a ricreare da zero il proprio “Monster Universe”.
E’ indiscutibile che, nelle teste dei dirigenti Universal, siano balenate le disastrose cifre del secondo capitolo che hanno visto Hellboy: The Golden Army incassare appena 75 milioni di dollari negli USA e 160 milioni all’estero, su un budget di 85 milioni.
Una fetta di responsabilità sul destino cinematografico del demone rosso è da attribuirsi comunque allo stesso Del Toro che, nonostante la straordinaria visione data al franchise, non è riuscito a concentrarsi maggiormente su di esso e a fornire la sensazione di un quadro generale più completo. Non ha aiutato da questo punto di vista la grande dispersione lavorativa del regista, che negli anni ci ha abituati a numerosi annunci sui più svariati progetti, pochissimi dei quali divenuti una effettiva realtà.
Una concentrazione di forze e creatività maggiore sul franchise, così come fatto dal collega Sam Raimi nei confronti della saga di Spider-Man per la Sony, forse avrebbe giovato e forse avrebbe anche aiutato di più Hellboy nei confronti del box office e nei confronti del pubblico.
Alla fine, resta da domandarsi se Millenium Films sia la realtà più adatta per effettuare un reboot del franchise, o se questa possibilità poteva essere presa in mano da una major più solida dal punto di vista del proprio curriculum produttivo.
Guardiani della Galassia e la nuova narrazione Marvel
Mentre Guardiani della Galassia Vol. 2 continua la sua marcia al box office americano, un interessante articolo pubblicato nei giorni scorsi da The Hollywood Reporter e intitolato Guardiani della Galassia 2 e il cambiamento che ridefinisce la Marvel, punta l’attenzione sulle nuove dinamiche narrative intraprese dagli ultimi film dei Marvel Studios, e che sembrano avere messo da parte le sottotrame romantiche che per un certo periodo sono state al centro del Marvel Cinematic Universe.
Nell’articolo/analisi scritto da Ciara Wardlow, vengono portati come esempi i vari progetti per il grande schermo che hanno interessato le cosiddette “Fase 2” e “Fase 3” dei Marvel Studios, che proverebbero come la branca cinematografica della Casa delle Idee abbia volutamente scelto di omettere, abbandonare o comunque di sottolineare con minore evidenza le tematiche che vedevano i propri eroi coinvolti in situazioni sentimentali. Un discorso che per la Wardlow passerebbe attraverso due semplice domande e altrettante risposte:
Come si adattano gli aspetti sentimentali nell’equazione di una trama che deve gestire tanti personaggi e tante sottotrame? Come fai a dare una profondità emotiva al film senza togliere del tempo prezioso necessario per le scene di combattimento e le battute spiritose e mostrando nuovi gadget?
La lotta interna del MCU con la prima domanda può essere meglio illustrata semplicemente guardando i design quasi comicamente simili dei manifesti per Thor: The Dark World e Iron Man 3 del 2013, che entrambi urlano: “Pensiamo che i sentimenti siano importanti, ma non siamo molto sicuri di cosa fare con loro”.
Per quanto riguarda la seconda domanda, i film della Fase Due sono tutti al di sopra delle possibili risposte, o non risposte, che forniscono. The Winter Soldier ha affrontato la tematica dei fratelli con Bucky (Sebastian Stan), ma ha anche dato a Peggy e Steve una reunion mentre introduceva la sua nipote Sharon Carter (Emily VanCamp) come possibile interesse amoroso. Thor: The Dark World ha reintrodotto Jane Foster (Natalie Portman), anche se il MCU l’ha poi abbandonata rapidamente. Passando alla fase tre, però, le tendenze sembrano essere in via di sviluppo in relazione a come il MCU gestisce entrambe queste preoccupazioni.
Da questo frangente, parte una interessante analisi che evidenzia come queste tematiche non abbiano più un reale peso specifico nelle trame dei vari film. In Captain America: Civil War e nel recente Doctor Strange infatti, queste situazioni sono di certo presenti ma minimizzate nei ruoli interpretati dalle attrici Emily Van Camp e Rachel McAdams, mentre in Guardiani della Galassia Vol. 2, la Wardlow richiama l’attenzione sul “non detto” tra il personaggio di Peter Quill (Chris Pratt) e quello di Gamora (Zoe Saldana), che però viene immediatamente messo da parte in funzione di una tematica più importante e che nella pellicola diretta da James Gunn ha peso importnte: quella della famiglia.
In tal modo, viene sfruttato un serbatoio di potenziale eccitazione e profondità emotiva. Sottolineando questa “sensazione familiare” si può, in termini di narrazione, riempire un ruolo simile a quello di una coppia romantica. Può servire quindi anche come utile impalcatura narrativa e come fonte di richiami emotivi e porta alcuni vantaggi decisivi: è molto più facile adattare più personaggi in una tela familiare rispetto ai più complessi triangoli d’amore… lasciando un numero molto maggiore di permutazioni e dinamiche di carattere a cui lavorare. In altre parole, rende molto più facile mantenere le cose eccitanti.
Questa interazione familiare potrebbe diventare una delle nuove armi narrative utilizzate dai Marvel Studios per continuare l’evoluzione dei suoi film, dei suoi personaggi e progetti? La realtà ormai sembra essere questa, visto che la Wardlow richiama la dinamica padre/figlio presente in maniera molto forte nel prossimo Spider-Man: Homecoming tra il Tony Stark interpretato da Robert Downey Jr. e il Peter Parker di Tom Holland.
Cinebrevi
Cold Stone Creamery, in collaborazione con Warner Bros. Pictures, ha realizzato un nuovo sapore di gelato ispirato alla pellicola Wonder Woman. Il sapore promozionale, intitolato Dark Chocolate Triple Berry, comprende anche trucioli di cioccolato, lamponi e glitter di oro commestibili in una tazza a tema di Wonder Woman.
Cold Stone rilascerà anche altri articoli promozionali di Wonder Woman, come i cupcakes Triple Berry Wonder. I prodotti Cold Stone Wonder Woman saranno disponibili nei negozi americani entro il 13 giugno.
Courtenay Valenti, una dirigente Warner con una lunga carriera alle spalle, sarà presto nominata Presidente di Produzione della major americana. La Valenti si è occupata recentemente di guidare l’offerta nel campo dell’animazione dello studio, con particolare attenzione ai film LEGO.