Sono tre personaggi malinconici ed allo stesso tempo irruenti i protagonisti del graphic novel d’esordio di Michele Peroncini, I moti celesti, edito da Coconino Press. Tre amici che cercano la loro strada e la loro personale salvezza, in una narrazione sempre in bilico tra il reale e l’onirico in cui è tanto inevitabile quanto piacevole smarrirsi.
Al Napoli Comicon 2024, presso lo stand Coconino, abbiamo avuto la possibilità di parlare di questo esordio tanto ricco di suggestioni, e di ciò che maggiormente lo ha ispirato, con il suo autore Michele Peroncini.
Ciao Michele, innanzitutto grazie per la possibilità di questa intervista e complimenti per il tuo primo graphic novel I moti celesti. Cosa ti ha avvicinato al mondo del fumetto e alla prima pubblicazione?
Diciamo che disegno un po’ da sempre, quindi il mondo del fumetto mi ha sempre interessato. Così come anche la pittura, però il fumetto ti dà la possibilità di realizzare una narrazione più dinamica e la storia che avevo in mente si adattava bene a queste caratteristiche.
La mia seconda domanda riguardava soprattutto lo stile: mi ha ricordato molto autori francesi, come per esempio Cyril Pedrosa. Quali sono state le influenze, se ci sono state, e quanto ti hanno aiutato nella ricerca di un tuo stile?
Le influenze sono state diverse, anche autori francesi, come ad esempio Christophe Blain, autore di Gus. Ma ad influenzarmi sono stati anche la pittura, l’animazione e soprattutto il cinema: visivamente, per il disegno, mi ha ispirato molto.
Volevo proprio chiederti rispetto a questo: il tuo fumetto mi ha ricordato molto anche la commedia all’italiana e quel periodo del cinema italiano, c’è qualche regista in particolare che ti ha ispirato?
Sì, ce ne sono tanti, e sicuramente adesso potrei dimenticarne qualcuno! Però primo fra tutti Fellini, soprattutto quello in bianco e nero de La dolce Vita e di Otto e mezzo; poi sicuramente la commedia all’italiana ma anche un po’ di cinema francese. E poi Sergio Leone, decisamente.
I tre protagonisti sono tre personaggi molto diversi tra loro, però direi che il loro punto in comune è la ricerca della “luce”, che è una sorta di leitmotiv all’interno del fumetto. Volevo chiederti se è effettivamente questo che li avvicina e se questa ricerca approda a risultati diversi per ognuno di loro, come se ognuno di loro dovesse trovare la propria forma di luce?
Sì, hai colto bene: sono tre personaggi che hanno un’irrequietezza, una certa “fame” in qualche modo. Questo provoca in ciascuno dei tre continui slanci alla ricerca di qualcosa e nel concreto questo qualcosa può essere diverso per ognuno di loro. Però, alla fine, questo concetto generale di ricerca è molto simile in tutti e tre i protagonisti, anche se può essere espresso in maniera diversa.
Le immagini e i riferimenti religiosi all’interno del fumetto sono tanti. Ho pensato fosse dovuto anche al fatto che inevitabilmente il nostro immaginario è segnato dalla dimensione religiosa, anche solo pensando al patrimonio artistico delle chiese italiane. Questo immaginario è qualcosa che avevi già previsto prima di scrivere e ha guidato in qualche modo la direzione del fumetto?
Sì, è un elemento che c’era già durante la realizzazione del fumetto. Trova la sua espressione nel fumetto perché ne coglie bene l’immaginario; in questo senso c’è anche un rapporto con l’arte, in particolare quella rinascimentale. Però questo elemento religioso può essere letto anche in maniera molto laica: come quel qualcosa che per i personaggi ha il potere di contrastare la legge dell’homo homini lupus.
Sì, anche perché molti personaggi mi sembrano divisi tra due lati di loro stessi: uno più istintivo e uno che quasi vorrebbe innalzarsi verso l’alto.
Sì, esatto, c’è sicuramente da parte loro una ricerca del “divino”, ma questo divino non è necessariamente religioso e può essere diverso per ciascuno di loro.
Anche la città ha un ruolo fondamentale: mi è sembrato fosse quasi un altro personaggio, vivo quanto loro. Nella sua rappresentazione ti sei affidato ai tuoi ricordi o soprattutto alle tue suggestioni, alla Genova che hai vissuto personalmente?
Sì, la città volevo che fosse, come hai detto, quasi un altro personaggio. Desideravo che in qualche modo l’atmosfera fosse quella di una città immaginaria perché alla fine è composta effettivamente da tanti scorci di posti diversi, però volevo anche che nel complesso fosse credibile e coerente, proprio per poter dare al lettore la possibilità di immergersi. Questo poi ha influito molto anche sulla narrazione: certi luoghi, alcuni vicoli, infatti, portano al mistero. Quindi quella dei luoghi è stata sia un’influenza visiva che narrativa.
La trama infatti è molto peculiare perché molto libera: segue quasi l’andamento dei personaggi e del loro vagare. In questo senso, la sceneggiatura era qualcosa che avevi già predisposto o ha in qualche modo seguito la rappresentazione visiva?
Era qualcosa che avevo già predisposto. Volevo però che anche la narrazione fosse un “vagare” simile a quello dei personaggi; ovviamente c’è una struttura ma volevo restituire al lettore l’impressione di perdersi insieme a loro. Soprattutto per far sì che il lettore arrivasse a un certo punto del racconto senza poter sapere davvero a che punto fosse la storia, se stava per finire oppure riavviarsi ancora una volta.
L’ultima domanda che voglio farti è molto immediata: mi sembra che anche la musica abbia un ruolo importante nel racconto. Escludendo la canzone di Paolo Conte Via con me, che viene citata a un certo punto della storia, se dovessi scegliere un’unica canzone come colonna sonora per I moti celesti quale sarebbe?
Difficile! E difficile perché ci sarebbero appunto Paolo Conte, che hai citato, e anche Jannacci, anche lui citato nella storia. Sicuramente da ligure non potrei non citare De André, anche perché nel fumetto c’è in qualche modo l’idea di quel cantautorato. Sceglierne una nello specifico è difficile: direi che a seconda delle scene, ho in mente canzoni anche molto diverse tra loro.
Grazie Michele, a presto.
Intervista tenutasi dal vivo al Napoli Comicon 2024.
Michele Peroncini
Michele Peroncini, disegnatore e pittore, nasce a La Spezia nel 1987. Ha pubblicato diverse illustrazioni per la rivista LINUS e una storia a fumetti nell’inserto del quotidiano Domani. I moti celesti, edito Coconino, è il suo primo graphic novel.