Nuovo appuntamento con Nella Rete del Fumetto, la rubrica de Lo Spazio Bianco dedicata al mondo dei webcomic. In questa puntata, Dario Custagliola e Davide Grilli ci parlano di: Cavalier Inservente di Francesco Guarnaccia, Barrier di Marcos Martin, Brian K. Vaughan e Muntsa Vicente e per finire di Raptus di Roberta Muci.
CAVALIER INSERVENTE DI FRANCESCO GUARNACCIA (MAMMAIUTO)
Quella che segue è una recensione e anche un invito: Cavalier Inservente merita altri episodi! Realizzato da Francesco Guarnaccia e pubblicato su Mammaiuto nei mesi di settembre e dicembre 2016, di questo webcomic sono disponibili solo due episodi. La parola “solo” è d’obbligo, perché Cavalier Inservente è una preziosa prova del talento in continua crescita di Francesco Guarnaccia, già precedentemente autore di From Here to Eternity (webcomic vincitore di due categorie nei Nella Rete del Fumetto Awards II edizione e che qui trovate recensito).
Cavalier Inservente è una fucina di idee: un regno di stramberie raccontato col piglio cartoonesco e favolistico tipico di Guarnaccia, dove l’autore riesce a scatenare la sua fantasia, creando personaggi e mondi singolari, che riescono comunque a trovare la loro coerenza narrativa, dando vita a un setting e a una storia che semplicemente “funzionano”.
Gli occhi ne escono soddisfatti, travolti dall’esplosione di colori e dal movimento frenetico delle forme del tratto del Guarnaccia. Impossibile non cedere alla forza dello storytelling e non farsi trascinare nell’umorismo della storia, che strappa sorrisi continui e semina a poco a poco e con leggerezza dettagli di un mondo potenzialmente vastissimo e che il lettore si ritrova a voler assolutamente conoscere. Ogni incoraggiamento per il Guarnaccia a continuare questo webcomic è sacrosanto: vai, Francé! (Dario Custagliola)
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BARRIER DI BRIAN K VAUGHAN E MARCOS MARTIN (PANEL SYNDICATE)
Barrier è il titolo del nuovo titolo distribuito su Panelsyndicate, il sito opera di BBB che propone opere originali distribuite in formato digitale e acquistabili ad un prezzo a totale discrezione dell’acquirente, a partire da $ 0,00.
Alle redini della serie il team creativo che aveva prodotto l’apprezzabile Private Eye, del quale avevamo parlato a suo tempo qui.
La storia, come anticipa il titolo (barriera?) è ambientata nel parte meridionale degli Stati Uniti, quella limitrofa all’America Latina; una delle zone calde degli USA perché teatro dei tentativi immigrazione clandestina. Un questione annosa e delicata, divenuta di recente argomento della cronaca internazionale per la proposta di colui che sarebbe poi diventato il 47° Presidente degli USA, l’imprenditore Donald Trump, di costruire un muro (a spese del Messico) per fermare i clandestini. Ennesima testimonianza di come Vaughan sia un autore attento all’attualità, per nulla timoroso di affrontare nelle sue storie concetti importanti o eventi drammatici. Oltretutto in maniera non edulcorata e offrendo prospettive e punti di vista tutt’altro che scontati.
Pensiamo ad esempio a titoli come L’Orgoglio di Baghdad o We stand on Guard, o a una serie sui generis come Ex Machina, in cui, prendendo le mosse dall’attacco alle Torri Gemelle del 2001, mischiava agli scontri tra supereroi le ben più quotidiane peripezie dell’amministrazione cittadina newyorkese (ne abbiamo parlato qui). Barrier non fa eccezione e restituisce, già con le prime pagine, uno scenario realistico, grazie a dialoghi credibili e disegni che attingono alla tradizione cinematografica per dare riconoscibilità al paesaggio texano. Una ricostruzione che ricorre a situazioni tipiche del genere western e inevitabilmente familiari per il lettore, fino a che, come da tradizione, l’autore si diverte cambiare le carte in tavola, con colpi di scena e cambi di direzione che qui non approfondiamo per non rovinare la lettura.
I quattro numeri finora usciti sui cinque complessivi, offrono una lettura piacevole, in cui la parte grafica, affidata a Marcos Martin, fa la parte del leone, per una chiara scelta stilistica. Come già accadeva in Private Eye, la distribuzione in formato esclusivamente digitale (il titolo è scaricabile nei formati PDF; CBR e CBZ) prevede una pagina modellata sulle proporzioni degli schermi di tablet e pc: una sorta di “widescreen” in 16:9 che il disegnatore sfrutta in totale libertà, utilizzando vignette che approfittano di tutta la lunghezza disponibile o dividendo in più riquadri il grande spazio a disposizione.
Non mancano splash page che occupano l’intera pagina, e spesso costituiscono l’esito di carrellate dal deciso sapore cinematografico, “movimenti di camera” che partendo da un dettaglio allargano il campo dell’inquadratura o seguendo il movimento degli animali portano lo sguardo del lettore a perdersi verso l’alto. Una scelta che evidentemente gioca sul fatto che il lettore fruirà del fumetto sullo stesso schermo sul quale può vedere film o serial.
Il tratto di Martin non è particolarmente raffinato o seducente, in alcuni casi le espressioni dei volti risultano eccessivamente distorte e in generale, forse per colpa forse della realizzazione in digitale, risulta un po’ asettico e freddo. La costruzione della tavole invece, come già accadeva in Private Eye è sempre estremamente curata e interessante e il tutto viene impreziosito dai colori e le luci di Muntsa Vicente, che sfrutta in maniera originale il tipo di supporto a disposizione.
Difficile esprimere un giudizio sulla serie, la lettura finora è caratterizzata dalla consueta bravura di Vaughan nel gestire personaggi e ritmo, mentre l’intreccio, nonostante i gustosi colpi di scena, pare messo un po’ ai margini di una serie che al momento fa dell’imprevedibilità, anche e sopratutto grafica, il suo punto di forza.
Merita invece una riflessione a qualche anno dal suo varo (era il 2013), il progetto panelsyndicate.com. Al momento sono soltanto 3 i titoli pubblicati dal portale: oltre ai titoli già citati c’è Universe! di Albert Monteys, del quale sono usciti per ora cinque episodi. A questi si aggiungerà a breve Blackhand Ironhead, di David López.
Difficile dire quali fossero le intenzioni o le aspettative anche commerciali di Vaughan e soci, di certo la possibilità di pubblicare e distribuire direttamente i propri lavori (anche gratuitamente, ricordiamolo) non è stata recepita né da altri grossi nomi dell’industria fumettistica, in grado di potersi permettere il lusso di lavorare anche gratis, né da autori meno affermati ma desiderosi di una vetrina certificata da uno sponsor accreditato come Vaughan.
E se il sito del resto non ospita pubblicità, rinunciando a un’altra eventuale fonte di profitto, Vaughan ha accettato la proposta dell’Image di realizzare l’edizione cartacea di Private Eye, e la collaborazione con l’editore è proseguita con la pubblicazione sul sito di una storia di 28 pagine di The Walking Dead, ad opera del duo Vaughan & Martin. Un sodalizio che, se non fosse episodico, potrebbe aprire a nuovi scenari sul futuro della piattaforma. (Davide Grilli)
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RAPTUS DI ROBERTA MUCI (RETINA COMICS)
Raptus è un webcomic realizzato da Roberta Muci e pubblicato sul sito Retina Comics. Al momento ne è stato realizzato un solo episodio, che pur nella sua brevità è in grado di mostrare al pubblico di cosa sia capace l’autrice. Tra strade e bar, seguiamo la protagonista di questo primo episodio, un alter ego della stessa autrice, vivere nel conflitto più totale il proprio rapporto con il resto della società: teme, infatti, di poter scattare a contatto con qualsiasi individuo (a prescindere da sesso, età o qualsiasi altro “dettaglio”) in gesti di folle violenza o di ingiustificato amore. Ogni incontro è quindi innanzitutto una prova di autocontrollo per evitare di far del male o “saltare addosso” a chi ha di fronte.
La giungla metropolitana rappresentata dalla Muci è freudianamente caratterizzata da pulsioni sessuali e violente che la protagonista è costretta a reprimere, per vivere a contatto con gli altri un’apparente serenità. Nella sua mente infatti si muovono le immagini di svariati “what if” in cui le sue pulsioni prendono il sopravvento. Come il Travis Bickle di Taxi Driver, la Roberta fumettistica si muove tra la folla senza che il suo isolamento venga meno, in un contesto in cui l’odio ingiustificato e l’ambizione carnale altrettanto ingiustificata diventano la sua unica piattaforma espressiva e relazionale.
I corpi di quelli che la circondano sono distorti, grotteschi, alcuni in bilico tra lo stato solido e quello liquido, altri totalmente mostruosi o cadaverici. Quella distorsione grottesca che sul principio ricorda le folle urbane di Munoz & Sampayo in capolavori come Alack Sinner e Nel Bar è portata in Raptus all’estreme conseguenze, fino in fondo, fino quasi a sfociare in una rappresentazione orrorifica della città e di chi la vive. L’autrice è brava nel creare pagine intrise di rabbia, che sanno emotivamente coinvolgere il lettore in tavole ricche di espedienti narrativi, caratterizzate da un’ottima gestione degli spazi e della composizione della pagina. (Dario Custagliola)
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Nella rete del fumetto ritorna con una nuova puntata tra quattordici giorni.