Rendez-vous à Venise: Inbox di Enki Bilal

Rendez-vous à Venise: Inbox di Enki Bilal

La Fondazione Giorgio Cini in collaborazione con Artcurial presenta Inbox di Enki Bilal - evento collaterale della Biennale di Arte Contemporanea 2015.
Enki Bilal -Courtesy Artcurial ┬® Vanessa Franklin
Enki Bilal -Courtesy Artcurial ┬® Vanessa Franklin

Lo scorso 2 agosto si è concluso il periodo in cui era possibile visitare l’installazione di Enki Bilal presso la Fondazione Giorgio Cini – Isola di San Giorgio Maggiore -, evento collaterale della Biennale di Arte Contemporanea 2015 sostenuta da Artcurial, prima casa d’aste francese, in collaborazione con la Fondazione.

Inbox: una installazione minimale, che corrisponde perfettamente alla descrizione dello stesso Bilal citata sul sito della Fondazione Giorgio Cini:

É un gioco sui sensi e sulla loro perdita, ma anche sulla nostra percezione della realtà. Il visitatore, interfacciandosi con l’impossibilità di focalizzarsi sul convenzionale dettaglio di un’opera da uno specifico punto di vista, scoprirà la  frustrazione della memoria visiva e dovrà lasciare la stanza mentre le immagini  saranno ancora impresse nella sua retina. Si tratta di un’esperienza effimera e  solitaria. (Enki Bilal)

L’impressione che si ha entrando nella stanza, ma ancor prima, sul traghetto che conduce all’isola, è quella di recarsi a un appuntamento, spinti dalla curiosità che suscitano il bozzetto e le immagini che descrivono l’opera sul web. L’artista non sarà presente, ma l’aver voluto un’installazione è una grande dichiarazione di intenti: il voler offrire un’esperienza completa, totalizzante, che coinvolga il fruitore in un modo diverso dalla lettura e la visione.

Nell’ex convento, monolitico, il box nero in cui addentrarsi: l’interno buio va a cozzare con la potente luce esterna di fine luglio.
Una volta entrati, solo gli schermi fanno da guida: a malapena si riescono ad intravedere i propri piedi e non si sa se vi siano altri spettatori; il tentativo di far luce con lo smartphone, per evitare di scontrarsi con qualcuno, fallisce miseramente e invita ad affidarsi alla volontà dell’autore, all’esperienza che ha pensato per noi. La paura del non visibile e del buio che avviluppa fanno parte del gioco, o meglio, di questa sorta di rito.
Eccitante.

Croquis, Inbox, Enki Bilal, 2015 - courtesy Artcurial
Croquis, Inbox, Enki Bilal, 2015 – courtesy Artcurial

Nell’oscurità totale, la magnetica videosequenza accoglie con diverse messe a fuoco: tanto affascinante quanto difficilmente comprensibile e registrabile nei suoi particolari (un viso, la testa di un’aquila); l’azzurro e le fisionomie sono familiari, un vero e proprio marchio di fabbrica.
Veniamo così introdotti alla visione delle due tele della seconda stanza, illuminate una alla volta: di primo acchito potrebbero sembrare proiezioni. Solo lo spingersi più vicino, il farsi portare dalla curiosità, misto a timore e volontà di comprendere, rendono possibile la scoperta. Una considerazione che guida tutta l’esperienza.

La striscia multimaterica viene illuminata diverse volte: prima una tavola, poi l’altra, poi il buio, ed ecco le due tavole insieme. L’esperienza è stata pensata nei particolari, e ispira la riflessione sul rapporto tra il video, il dittico e la produzione di Bilal: le due tavole sono quindi momenti della stessa striscia? Da dove vengono quei personaggi? Gli animali riportano agli dei disegnati e personificati de La trilogia di Nikopol e Immortal ad vitam. Che destino avrà colui che viene colpito dal proiettile? E gli animali?
Ci si sofferma sui particolari, sui corpi, le luci guidano: illuminano; la sequenza di ripete di continuo.

Inbox by Enki Bilal - Courtesy Artcurial ┬® Vanessa Franklin
Inbox by Enki Bilal – Courtesy Artcurial ┬® Vanessa Franklin

Uscendo e allontanandosi, con una sensazione di eccitazione (per puro caso vissuta in totale solitudine – un grande dono) non solo l’occhio, ma anche l’intero corpo rimane pervaso dell’unicità dell’esperienza, in cui le opere di Bilal vengono impreziosite da quel connubio fra spazio da attraversare e buio davvero difficili da dimenticare, e da quella sorta di sacralità per il pellegrinaggio all’isola, per quell’incontro.

 

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