The Rat-Man Countdown’s #6: Tòpin

The Rat-Man Countdown’s #6: Tòpin

L'ombra di Tòpin si allunga su Rat-Man con un'imprevedibile parallelo fra lui e l'Imperatore Palpatine di Star Wars suggeritoci da Leo Ortolani stesso.

Tòpin

La banalità del male

 

Il buon Tòpin, nato quasi in sordina -un po’ come tutto quanto- ha assunto contorni sempre più definiti e oscuri, aggettivi in apparente contrasto, ma se si segue la sua “storia” lungo la serie, si capisce cosa voglia dire.

La sua colonna sonora direi che è THE EMPEROR’S THEME da RETURN OF THE JEDI.

Non mi viene in mente invece nessuna canzone da associare all’Ombra, al male. Il canto è comunque un raggio di luce nel silenzio delle tenebre.

Leo Ortolani

Star Wars VI: Return of the Jedi – The Emperor’s Theme (John Williams, 1983)

Star Wars VI: Return of the Jedi – Original Teaser Trailer (Richard Marquand, 1983)

Strisciante come il rettile che da il titolo a una delle storie che hanno palesato ai lettori di Rat-Man la sua vera essenza (Rat-Man Collection #92), Tòpin, The Wonder Mouse, rappresenta uno dei colpi di scena più stupefacenti  dell’intera saga di Leo Ortolani.

Nato come semplice parodia di Robin, da affiancare alla sua “toposcimmiesca” parodia di Batman, per creare la seconda storia del Rat-Man (con una trama di quelle semplici e lineari, “le belle storie di una volta”, di quelle con tante battute e ben lontana dall’abisso di continuity che da lì a qualche anno avrebbe travolto la serie), Tòpin, dopo essere rimasto nell’ombra per moltissimo tempo, ha fatto il suo ritorno trionfale poco prima che scoccasse il fatidico numero 100, decostruendo molte delle certezze che avevano portato il lettore fino a lì (circa 15 anni di certezze, per intenderci).

E come altro poteva palesarsi un personaggio come lui, fragile e con tendenze psicotiche, alla continua ricerca di un modello da imitare, un evidente senso d’inferiorità  e una non mai chiarita doppia (tripla, quadrupla?) personalità, dopo essere stato così a lungo nell’ombra? Ce lo ha mostrato Ortolani prima con la Trilogia Criminale (RMC ## 9193) e infine con quest’ultimo L’ombra di Tòpin (RMC #118), sesta parte della decalogia finale del Ratto: se infatti Boda  e Janus Valker sono stati i due involucri dell’Ombra per molto tempo, due schiavi sedotti dal potere e dalla conoscenza, Tòpin si è rivelato essere molto più semplicemente (per quanto si evince fin ora) l’Ombra stessa.

La sua azione, sia nei confronti di Rat-Man, amato e odiato modello da cui il ragazzo si è sentito tradito (o così almeno sembrava un tempo) e poi in quelli di Janus Valker, con il quale non si sa bene che tipo di rapporto sia intercorso dopo la fine della storica L’ultimo segreto (RMC #4), acquista ora una valenza del tutto nuova e sinistra.

La sola cosa certa di tutta la vicenda di Tòpin, all’interno del bimestrale dedicato al suo antagonista, è  rappresentata dalla capacità narrativa di Leo Ortolani, un autore in grado di seguire le svolte del caso sotto la sua penna, risalendo le correnti della continuity come se tutto fosse stato previsto fon dall’inizio. Un’arte pericolosa e non adatta a tutti, fatta di scivoloni e sempre a rischio di cadute. Come diceva Carmelo Bene: “Si scivola, si scivola ma a volte può capitare di fare un et voilà”.

Con Tòpin, sia esso il sedicente il topo meraviglia, l’inutile Pagliaccio o l’onnipotente Ombra,  sembra essere andata proprio così. 

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