Si dice che il valore di un eroe si misuri soprattutto dalla pericolosità dei propri nemici. E Mickey Mouse, uno dei personaggi che tra gli anni ’30 e ’40 rappresentavano il prototipo dell’eroe americano, dalle prime avventure a strisce fino ai giorni nostri di avversari temibili ne ha dovuti affrontare parecchi.
Nel pantheon di “cattivi” con cui Topolino si è dovuto scontrare, però, un posto di rilievo spetta a Pietro Gambadilegno (PegLeg Pete), il primo e più tenace contraltare del Topo dalle grandi orecchie.
Il cattivo per antonomasia
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Gambadilegno viene creato addirittura prima di Topolino, almeno nella sua forma primigenia.
Un gattaccio simile a un grande orso e dalla gamba di legno compare infatti già tra i personaggi delle Alice Comedies, una delle prime serie ideate da Walt Disney che mischiava personaggi animati con un’attrice in carne e ossa, la Alice del titolo interpretata prima da Virginia Davis e poi da Margie Gay. Successivamente, un’altra versione primitiva di Gambadilegno compare anche come nemesi di Oswald, il coniglio fortunato precursore di Topolino.
È quindi un personaggio già esistente quello che vediamo in Steamboat Willie, cortometraggio del 1928 in cui esordisce ufficialmente Mickey Mouse. Il burbero proprietario del traghetto protagonista del cartone animato, che ingaggia una serie di bisticci con il minuto topolino in braghette corte a suon di dispetti, balletti e scaramucce varie, è riconducibile al gatto dei cortometraggi sopra citati ed è destinato a rimanere nei prodotti disneyani fino a oggi, con un ruolo di primo piano.
La sua carriera nei fumetti comincia dalle strisce giornaliere realizzate sui quotidiani americani da Floyd Gottfredson insieme a un nucleo di sceneggiatori con cui lavorava a stretto contatto.
Gottfredson arriva abbastanza presto sulle strisce giornaliere di Mickey Mouse prendendo le redini di Nella valle infernale: da metà maggio 1930, l’autore continua una complessa caccia al tesoro dove antagonista di Topolino è proprio Gambadilegno, affiancato da Silvestro Lupo (Sylvester Shyster). Sin da questa prima caratterizzazione il gatto antropomorfo si presenta come un criminale senza scrupoli dotato di pistola nella fondina, spesso in procinto di uccidere Topolino o di attuare pressioni psicologiche dal forte impatto narrativo.
Gottfredson continuerà questa caratterizzazione, all’inizio mantenendo l’accoppiata Gambadilegno-Silvestro Lupo, quindi iniziando a esplorare le possibilità del personaggio come avversario unico, in particolare in Topolino giornalista, dove il criminale, con minacce e azioni violente, si oppone al giornale autoprodotto dal suo eterno nemico, voce indipendente che denuncia soprusi e corruzioni.
Salvo sporadiche occasioni con Lupo o con Eli Squick, Gambadilegno opera sostanzialmente da solo o come capo di una banda criminale organizzata, con l’unico obiettivo di ottenere potere e dunque ricchezze economiche. Un esempio è Topolino e il mistero dell’uomo nuvola (1937-1937), dove Gambadilegno si finge assistente del dottor Enigm per potergli rubare la formula dell’energia atomica, mentre nell’avventura immediatamente successiva, Topolino e il gorilla Spettro, il furfante tenta di rubare un tesoro ritrovato da Topolino, cercando nel contempo di farlo fuori. In Topolino e lo strano potere di Flip (1949), poi, si spinge a rapire l’animale domestico di Eta Beta per poter ricattare l’amico di Topolino ai danni di Topolino stesso. Tra il 1950 e il 1951, in piena Guerra Fredda, ritroviamo infine Gambadilegno nelle vesti di capo dei servizi segreti sovietici, spietato più che mai e determinato a sfruttare qualunque bandiera pur di ottenere i propri interessi (Topolino e il tesoro di Mook).
Continuare una tradizione
Se quest’ultima può essere considerata l’ultima grande storia di Gambadilegno firmata da Floyd Gottfredson, per l’occasione affiancato da Bill Walsh, a proseguire con la tradizione ci pensa in Italia Romano Scarpa.
Con lui Gambadilegno recupera il suo ruolo di principale antagonista che in parte nei comic book e soprattutto nei corti animati era andato perduto, annacquato in un’interpretazione politically correct (per fortuna, non adottata da tutti gli autori statunitensi – vedi, ad esempio, La montagna cannibale).
Uno degli esempi più fulgidi in tal senso è Topolino e il mistero di Tapioco Sesto dove Gambadilegno, riacquistando il ruolo politico-sociale ottenuto nelle strisce, si finge reggente al trono del regno di Pampania, dopo aver fatto regredire all’età di 6 anni la mente del legittimo sovrano.
Il Gambadilegno di Scarpa è però anche un personaggio eclettico, come in Topolino e la nave del microcosmo, dove si rivela abile falsario e maestro nell’arte del camuffamento. D’altra parte la performance più brillante di Gambadilegno nel corpus scarpiano è probabilmente rintracciabile in Topolino e la Dimensione Delta, in cui Pietro cerca di sfruttare l’avveniristica macchina in grado di ingrandire gli atomi a dimensione umana per formare un proprio invincibile esercito dotato di potere sulla materia, per piegare la Terra al suo volere. Nel finale di questa epica avventura l’autore, riprendendo l’analogo finale di Topolino e la banda della morte, dedica anche una lunga scena allo scontro tra i due eterni nemici, alternando batoste a gag brillanti che stemperano la tensione senza banalizzare l’azione.
Negli anni successivi Romano Scarpa avrebbe però allentato questa impostazione del personaggio, a partire dalla decisione di affiancargli una compagna di vita, Trudy. Nonostante l’esordio del suo doppio femminile avvenga in un’altra storia epocale come Topolino e la collana Chirikawa, il criminale si riduce via via a semplice ladruncolo, iniziando un processo di appiattimento che avrebbe conosciuto decenni dopo alcuni eccessi, già in parte riscontrabili in storie di Bruno Concina e Giorgio Pezzin (soprattutto i primi approcci al personaggio, sebbene si ricordino caratterizzazioni molto interessanti in Topolino e l‘intruso spaziotemporale o nella serie C’era una volta… in America).
Sfaccettature e conseguenti derive
Salvo alcune eccezioni, tra cui Guido Martina (da considerarsi un caso a parte per via dell’approccio generalmente più “cattivo” con cui realizzava le sue storie Disney), questo appiattimento ricade anche sulla produzione italiana, cui spicca per controtendenza uno dei più inusitati disney italiani: Jerry Siegel.
Il creatore di Superman ha, infatti, scritto poco più di 150 storie per il settimanale Topolino, e in alcune di queste ha inscenato la sfida tra i due eterni rivali. In particolare, riprendendo la tradizione del Gambadilegno politicamente impegnato per il proprio tornaconto, Siegel ripropone il personaggio nelle vesti di tiranno in Topolino e il blitz beffardo, disegnato da un ottimo Sergio Asteriti.
Con quasi un decennio di anticipo su V for Vendetta, Siegel descrive la lotta di Topolino contro Gambadilegno, dittatore giunto al potere di un regno felice grazie al classico colpo di stato militare. Contattato dall’esercito segreto di Portofelice, Topolino mette in campo una strategia semplice ma che, secondo Siegel, è efficace: rende ridicolo Gambadilegno agli occhi della popolazione, che così “troverà la via per rovesciare la dittatura!”
Pur se non violenti come nel caso dell’opera di Alan Moore e David Lloyd, i sabotaggi di Topolino sono di fatto delle vere e proprie gag in cui prendere di mira il suo avversario, e dunque il potere stesso che rappresenta, realizzando una vera e propria difesa del diritto di satira.
Sempre con Asteriti, Siegel inscena una tregua momentanea in Topolino e l‘amicizia di Gambadilegno, in cui i due si alleano con l’obiettivo comune di contrastare l’inafferrabile banda di tal Arraffa. Se in questa avventura Gambadilegno è un semplice rapinatore, per quanto pericoloso, è con Topolino e l‘enigmatico Signor K disegnata da Luciano Gatto che Siegel ottiene il massimo dal personaggio. In questo caso, infatti, Pietro si rivolge a Topolino, implorandolo di aiutarlo contro il Signor K del titolo, una sorta di Kingpin topolinese, avido e spietato, che però alla fine si rivela essere lo stesso Gambadilegno, di fatto ribaltando la caratterizzazione iniziale del personaggio, che passa da piccolo ladro piagnucoloso ad astuto e temibile capobanda, recuperando così quanto visto nella scarpiana La collana Chirikawa.
Uno degli aspetti interessanti nella caratterizzazione siegeliana è la presenza, appena abbozzata, di una personalità molto più sfaccettata, che verrà invece sviluppata una ventina di anni più tardi ad opera di Silvano Mezzavilla, iniziando con Gambadilegno e il ritorno a Legcity del 1991 per i disegni di Giorgio Cavazzano. Il suo Gambadilegno è un personaggio molto più complesso rispetto a quelli precedenti, per certi versi piuttosto influenzato dal genere noir1 che non dall’hard boiled che caratterizzò le strisce di Gottfredson. Mezzavilla, infatti, rende Pietro più malleabile, in grado di interpretare ora il piccolo criminale urbano, ora l’avventuriero in caccia di un tesoro perduto, ora un megalomane desideroso delle ricchezze dell’intera città, ora un detective dilettante.
Su questa interpretazione si andranno a innestare gli autori successivi, come ad esempio Claudia Salvatori con il seguito di Topolino e la collana Chirikawa, sempre disegnato da Scarpa, o Tito Faraci con Dalla parte sbagliata su disegni di Paolo Mottura.
Ed è proprio su questo Gambadilegno, e sul suo controverso rapporto di odio-amicizia con Topolino che verte Topolino e il fiume del tempo, storia celebrativa del settantesimo compleanno del personaggio ideato da Walt Disney, scritta sempre da Tito Faraci, con l’apporto di Francesco Artibani e i disegni di Corrado Mastantuono.
Il fiume del tempo è in un certo senso la sintesi di quel rapporto ambiguo: i due autori vi scavarono a fondo, arrivando a trovare una sorta di complicità, con un risultato poetico e significativo ma che sarebbe stato travisato e portato a estreme ed evitabili conseguenze da molti autori, incluso lo stesso Faraci, negli anni successivi.
C’è infatti differenza tra l’ambigua complicità di cui sopra, da utilizzare con assoluta parsimonia, e la versione quasi amicale e senz’altro innocua che si è spesso vista negli ultimi vent’anni sulle pagine di Topolino: situazioni per cui Pietro si reca a casa di Topolino per vedere la partita di baseball, o in cui arriva addirittura a fare da momentaneo tutore di Tip e Tap, sono inconciliabili con la caratterizzazione originaria del personaggio, se usate fuori da un contesto palesemente paradossale o dissacrante, e rappresentano pienamente la deriva che ha conosciuto il criminale, sempre più impoverito della propria negatività.
Il recupero delle origini
La scelta di narrare soprattutto il quotidiano di Gambadilegno e il conseguente impoverimento del suo carattere sembrano irreversibili fino all’esordio su Topolino di Casty, sceneggiatore fino ad allora impegnato soprattutto su Lupo Alberto e Cattivik. È lui a riprendere in mano il criminale e riportarlo ai fasti di un tempo, mostrando sin da subito le proprie capacità: in Topolino e l‘isola nefasta (2004), ad esempio, su disegni di Giorgio Cavazzano, Gambadilegno torna a puntare dopo molti anni una pistola contro Topolino.
Con il passare del tempo e il susseguirsi delle storie, il personaggio recupera anche la sua caratura di criminale internazionale e megalomane, come in Topolino e la bionda minaccia o in Topolino e gli ombronauti, quest’ultima tra le più inquietanti e pericolose, almeno fino alla recente Tutto questo accadrà ieri, realizzata insieme a Massimo Bonfatti. I due autori, in questo caso, proseguendo con il nuovo corso inaugurato da Casty stesso si concentrano sulla storica rivalità tra i due personaggi, riproponendo una caratterizzazione che rimanda e aggiorna quella originale de La valle infernale.
Gambadilegno, infatti, attenta alla vita di Minni per ricattare il rivale, mentre il suo piano è quello di dominare economicamente (e quindi politicamente) il mondo: la caratterizzazione in questa storia risulta piena, concreta, senza scrupoli per un malvagio pronto a tutto pur di ottenere l’agognata vittoria.
In generale le storie di Casty hanno sempre cercato di offrire un Pietro su questa falsariga: come dichiara nell’intervista che ci ha rilasciato in occasione della storia con Bonfatti, per lui
Pietro odia a morte Topolino e non vede l’ora di farlo fuori.
E avventure come Topolino e l’isola di Quandomai o Topolino e il dottor Tick-Tock lo dimostrano chiaramente.
Uno sguardo sull’animazione
Dopo gli anni d’oro dell’animazione disneyana (cioè fino agli anni ’50), quando i cortometraggi Disney con i cosiddetti standard character venivano proiettati abitualmente nelle sale cinematografiche statunitensi e nei quali spesso compariva Gambadilegno, pur in versione indebolita rispetto a quello delle strisce, il primo vero ritorno di Pietro nel mondo dell’animazione si ritrova ne Il canto di Natale di Topolino (Mickey’s Christmas Carol, 1988), mediometraggio tratto dal romanzo breve di Charles Dickens con Paperon dé Paperoni nei panni del protagonista Ebenezer Scrooge. Gambadilegno interpreta il Fantasma dei Natali Passati, comparendo così in pochissimi frame, ma con una recitazione inquietante e paurosa in linea con la sua caratterizzazione classica.
Maggiormente presente è ne Il principe e il povero (The prince and the pauper), altro mediometraggio proiettato un paio d’anni più tardi: Pietro è il sinistro capo delle guardie reali, che progetta di prendere il potere per vessare i sudditi e arricchirsi alle loro spalle. Pur risaltando grazie a un’animazione molto buona, il personaggio non brilla per originalità, e quel che risulta è un cattivo piuttosto convenzionale.
Probabilmente grazie al buon successo dei due precedenti passaggi cinematografici, Gambadilegno viene utilizzato, nei primi anni ’90, nella serie televisiva Ecco Pippo! ad opera della Walt Disney Television Animation. Qui interpreta i panni dell’americano medio e diventa un padre di famiglia vessato dalla moglie e vicino di casa di un Pippo anch’egli con figlio a carico, Max.
Le vicende si svolgono nella fino ad allora inedita cittadina di Spoonerville e, pur lavorando in modo non sempre trasparente come rivenditore di auto usate, questa variante imborghesita di Pietro risulta nel complesso più vicina al Mr. Jones di Carl Barks o all’Anacleto Mitraglia di Rodolfo Cimino che non all’inquietante criminale delle origini.
Degni di nota, infine, i due successivi ritorni cinematografici del personaggio: nel 1995 nei panni di una sorta di crasi tra Frankenstein e King Kong, nel cortometraggio Topolino e il cervello in fuga, e nel 2013 in Tutti in scena! dove si ricrea la mimesi con i primissimi cartoni animati in bianco e nero di Walt Disney, con tanto di scazzottate e gag varie tra Topolino e Gambadilegno.
Nel mentre il personaggio ha continuato a essere usato, in modo più o meno interessante, per mano dei reparti televisivi dell’animazione disneyana, nelle serie Mickey Mouseworks e House of Mouse, fino ai nuovi cortometraggi attualmente in corso d’opera sotto il controllo dell’animatore Paul Rudish, che ha recuperato lo stile classico mixandolo a un appeal moderno.
Concludendo
Un certo appiattimento nella caratterizzazione del personaggio, unita alla presunta legittimazione data dalle perenni sconfitte subite, hanno reso Gambadilegno una figura presa molto poco sul serio, un “cattivo da operetta” mai realmente pericoloso. Un risultato, questo, figlio soprattutto del desiderio di rompere con la tradizione, vista più come punto di partenza che non come punto di riferimento. Un peccato, perché puntando sulla cattiveria di Pietro, invece, si farebbe un buon servizio non solo a lui ma anche a Topolino, che risulta un eroe di ben poco conto se la sua principale nemesi viene ridotta ad una triste maschera di inadeguatezza.
Romanzo psicologico che esplora gli aspetti più oscuri dell’animo umano ↩