La Coconino press continua la sua nobile crociata in difesa e promozione del fumetto d”autore con un altro titolo del mangaka Jiro Taniguchi, La ragazza scomparsa, e ne rispetta, per fortuna, il senso di lettura asiatico. Questa volta l’autore de Quartieri lontani ripropone alcuni temi classici del genere noir (la nostalgia, l’amore perduto, l’amicizia virile, il conflitto tragico tra l’uomo e lo spazio, ecc.) attraverso collaudati schemi narrativi (l’incontro con l’aiutante, il pestaggio da parte dei “cattivi” nei confronti del “buono”) che ci rimandano a Raymond Chandler e alla figura romantica dell’investigatore privato identificabile nel protagonista.
Il plot ricorda curiosamente un film di Paul Schrader, Hardcore (1979). Shiga è un uomo che si è isolato dal mondo, per paura più che per scelta. Vive serenamente sulle Alpi giapponesi come guardiano di un rifugio, ma quando una donna del suo passato lo contatta affinché ritrovi la figlia scomparsa nei meandri di Tokyo è costretto a uscire dalla propria campana di vetro per confrontarsi con la civiltà moderna e con se stesso. La sua voce fuori campo in didascalia, primo topos della narrativa Hard Boiled, nonché costante stilistica dell’autore, trascina il lettore dall’alto dell’auto esilio ascetico di Shiga giù nell’inferno metropolitano, attraverso un”indagine che si sviluppa non tanto per svolte narrative quanto per svolte emotive. Se l’eroe potrebbe essere partorito dalla mente di Hayao Miyazaki, lo sfondo è quello descritto nei romanzi di Ryū Murakami in Tokyo decadence e in Love & Pop.
Taniguchi si approccia alla materia narrativa esattamente come Shiga entra nello spazio urbano, costruisce un”enciclopedia narratologica del noir e parallelamente un glossario dello slang giovanile. Veniamo così in contatto con l’Oyajigari, fenomeno vandalico nei confronti di uomini adulti da parte delle bande giovanili, letteralmente “caccia al vecchio”; e soprattutto con l’Enko, prostituzione delle liceali con uomini di mezza età. La medesima logica investe anche la geografia metropolitana e definisce i luoghi di tendenza della city. La prima parte della ricerca si svolge infatti lungo la Center Gai, la via principale di Shibuya (uno dei Quartieri Speciali di Tokyo), ma l’indagine si sposta presto dalle strade agli ambienti altolocati. Il percorso dell’eroe si fa così particolarmente significativo, quando non didascalico, nel disegnare un diagramma vertiginoso: dalle vette delle Alpi giapponesi scende nei sotterranei della città per poi risalire sulle cime del capitalismo, vera causa del degrado morale. Il tema della pedofilia è trattato come perversione di un sistema totalmente piegato alle logiche del consumo; deriva riscontrabile anche in occidente e ampiamente analizzata dal collettivo neo-situazionista francese dei Tiqqun, in Elementi per una teoria della Jeune-Fille (Bollati Boringhieri, Torino, 2003). Grazie a questi espedienti Lettore e Autore coincidono nello sguardo del protagonista la cui prospettiva errante non è mai del tutto funzionale all’intreccio, ma si fa debordante e impressionistica fino alla perdita del rapporto di necessità con lo spazio. Paradossalmente è proprio la condizione del flâneur a permettere un”immersione totale nel non-luogo urbano.
Allo stesso tempo il binomio bene e male si configura in uno schema solo apparentemente rigido cui corrispondono tutte le dialettiche messe in gioco, città/montagna, purezza/peccato, la riflessione semantica Lettore/Autore e quella estetica tra parole e immagini. Infatti il silenzioso Taniguchi questa volta si arricchisce di intensi dialoghi, ma non rinuncia all’importanza predominante delle immagini cui è affidato il compito di mostrare il tempo e l’azione nelle vignette di raccordo attraverso un finissimo montaggio. Il codice iconico e quello verbale si compensano in un perfetto equilibrio, facendo sì che il lettore abbia l’impressione e la certezza che questa storia non potesse essere raccontata in nessun altro modo.
Nel finale ogni nodo viene al pettine nel rispetto delle pragmatiche regole di Syd Field sulla sceneggiatura. Le motivazioni esteriori (la ricerca della bambina) e quelle interiori (il senso di colpa del protagonista) si risolvono in contemporanea proprio quando lo spazio naturalistico si incontra con quello cittadino: il protagonista deve scalare un grattacielo come se scalasse una montagna per liberare la ragazza del titolo dalle grinfie del rapitore e affinché ritrovi la sua innocenza.
Va però sottolineato che il minimalismo estetizzante, lo stesso che imparentela Taniguchi con il grande regista Yasujiro Ozu, appare a volte ridondante, di maniera, suscitando legittima irritazione. Tutto ha un che di già visto, letto e sentito, ma è proprio lo scarto tra la riproposta programmatica degli stereotipi narrativi e il punto di vista dell’autore a determinare il valore qualitativo di un romanzo la cui (neo)classicità estrema ne fa un”opera assolutamente inattuale ed eterna.
Riferimenti
Il sito della Coconino Press: www.coconinopress.com