La prima volta che ho visto un’illustrazione di Thomas Ott non si trattava di un fumetto, bensì della copertina di un disco: un vinile acquistato qualche anno fa, dalla confezione in carta ruvida, proprio come quella de I racconti dell’errore.
È molto che non lo ascolto, ma sia al tatto che alla vista il libro me lo ha fatto immediatamente tornare in mente; era una compilation di gruppi underground, dal sound oscuro, ruvido e violento. Un’illustrazione adattissima quindi quella dell’artista svizzero, che raffigurava una band di scheletri, goffi e grotteschi (raccolta fra l’altro anche in un suo precedente libro Cinema Panopticum).
Gli stessi aggettivi che descrivo quella musica possono essere applicati anche alle storie e allo stile di Ott. I suoi racconti sono rappresentazioni del lato più oscuro e violento dell’uomo. In I racconti dell’errore, riedizione di racconti già editi in Italia per la storica Topolin edizioni, ci sono omicidi, guerra ed altre violenze, e nessuna delle vicende narrate si conclude come il lettore si aspetterebbe o auspicherebbe.
Se in un storia sembra venga raccontato l’amore di una coppia, è nell’ultima vignetta che si vede come invece l’autore inganni il lettore con un semplice gioco di inquadrature; mentre, anche negli altri racconti, vittime, carnefici ed eroi vivono destini rovesciati ignari del buon senso generale.
Il ribaltamento della consuetudine reso in queste grottesche parodie pare essere il tema portante dell’intera raccolta e si ripresenta in ogni immagine e parola.
Quasi ad affermare i propositi generali dell’opera, fin dalla copertina viene rappresentato un uomo a testa in giù, mentre anche in chiusura, la foto dell’autore nel risvolto di copertina lo vede di fianco alla carcassa di un vitello appesa capovolta.
Oltre alle immagini, anche le parole cercano sempre un contatto col lettore che vada al di là delle semplice narrazione.
Solo dopo aver affrontato un paio di storie ci si può render conto di questa trasversale comunicazione, inizialmente è avvertibile solo freddo cinismo nelle immagini e pare di aver solo a che fare con un artista dall’approccio nichilista. è invece con Headbanger, una storia di guerra, come dice l’autore stesso, che si nota come chi scrive sia in realtà subdolo giudice delle azioni dei suoi deviati personaggi e non narratore del tutto disinteressato.
Di lì in poi Ott appare combattuto tra il suo ammiccamento al lettore fatto di una morale e senso dell’umorismo grotteschi, e l’assoluto cinismo privo di empatia tipico anche della letteratura gotica di fine ottocento, che insieme al fumetto horror e di guerra della EC Comics, di cui Ott cita anche la formula dei titoli delle serie nell’ironico titolo del volume, costituisce una delle sue più evidenti influenze.
In ogni racconto dell’errore sembrano rivivere le atmosfere che solo i racconti di Edgar Allan Poe e di altri suoi oscuri colleghi come Ambrose Bierce sapevano evocare.
Thomas Ott si pone sulla scia della tradizione horror grottesca Americana, che era solita esplorare le pulsioni più negative e nascoste dell’animo umano, mettendo alla prova il lettore con finali imprevedibili e incredibilmente crudi, in storie ricche di suspence, malvagie, ma paradossalmente mai troppo lontane dalla realtà della cronaca, sia attuale che dell’epoca.
Il fumettista svizzero non solo si serve degli stessi espedienti narrativi, ma riesce anche graficamente a ricreare atmosfere simili a quelle di quei racconti, grazie al suo stile realistico graffiato, il cosiddetto skratching. I densi neri che infittisco gli sfondi sono lacerati e spezzati da sottili righe bianche, frutto di incisioni su una tavola composta di due strati uno bianco ed uno nero. Evocano la violenza e lo stridere di lame; magari come quelle di Freddy Kruger, il protagonista del film horror Nightmare, che Ott stesso cita in una frase che introduttiva al volume.
La quantità di citazioni e riferimenti all’immaginario della cultura del terrore, sia popolare che colta e letteraria, fa parte dei vari livelli di lettura ed interazione che l’autore offre al lettore e fanno di Ott un narratore di spessore, ma accessibile a tutti. Ad apportare ulteriore valore alla sua produzione, c’é da sottolineare una qualità ed originalità grafica rimasta sempre costante durante la carriera, sin dai primi volumi pubblicati. Uno stile solido e deciso, che ha il difetto di apparire ad alcuni monotono, ma che ha comunque la forza di contraddistinguere un autore estremamente determinato e diretto.
Abbiamo parlato di:
I racconti dell’errore
Thomas Ott
Black Velvet, 2008
120 pagg. b/n bros. – 13,50euro