Nato come fumetto online e arrivato adesso su carta (in Italia per Star Comics), Urgenza Livello 3 racconta il lavoro dell’agenzia ONU World Food Programme (WFP, Programma alimentare mondiale). Un’opera di graphic journalism ideata da Johnatan Dumont, capo dipartimento multimediale del WFP, e realizzata tra gli altri dall’artista italiano Alberto Ponticelli. Li abbiamo raggiunti per parlare della nascita di questo fumetto, per capire come si sia svolto il lavoro sul campo e quale sia il valore di questo genere di opere.
Jonathan Dumont
Jonathan Dumont, lei è stato un giornalista pluripremiato, anche con l’Emmy Award, e ora è capo dipartimento multimediale del WFP. Come è nata l’idea di spostarsi dal documentario video a quello a fumetti?
Jonathan Dumont (JD): Il mio dovere è di diffondere le storie che raccontano delle persone che vivono in luoghi isolati da guerre o povertà, che soffrono la fame, per dare voce a chi non ce l’ha. Ci sono tanti modi per farlo: telegiornali, social media, cinema, spot pubblicitari e così via. Ma gli eventi più importanti restano spesso nascosti. Quando un padre decide di lasciare la sua casa per andare in un altro paese, perché la siccità non offre la possibilità di fornire cibo alla sua famiglia, quando arrivano i soldati e portano via un figlio o quando muore una figlia di fame, siamo bloccati dalle lacrime e le parole rotte dal pianto ci impediscono di raccontare le storie. Con un fumetto si può invece descrivere tutto.
Come ha pensato di coinvolgere gli autori Joshua Dysart, Alberto Ponticelli e Pat Masioni?
JD: Cercando un fumettista attraverso amici e conoscenti, ho trovato Joshua. È lui che ha portato Alberto, Pat e Thomas Mauser a bordo.
La scelta degli autori denota una conoscenza approfondita del loro lavoro, soprattutto quello su Unknown Soldier, serie Vertigo della DC Comics. Qual è in generale il suo rapporto con il fumetto?
JD: Joshua non è uno scrittore che vive chiuso in uno scantinato. Joshua vuole vivere le esperienze dal vivo, come un giornalista e ha accettato di partecipare a questo progetto perché ha visto i lanci aerei di cibo effettuati da WFP in Uganda. Poi siamo andati in Iraq e nel Sudan meridionale a trovare i protagonisti delle storie raccontate in UL3.
Nel volume ha anche scritto direttamente una delle storie, quella ambientata in Chad. Come è stata l’esperienza e quali sono le differenze con le produzioni cinematografiche a cui è abituato? E in che modo si è confrontato con la scrittura di un fumetto?
JD: Vedendo come scrive Joshua, ho capito che la sceneggiatura di un fumetto è simile alla sceneggiatura di un film con la differenza che la prima dipende soprattutto dal rapporto tra immagini e scrittura e molto meno dai dialoghi. Scrivere un fumetto è un’arte che dipende dalle descrizioni delle immagini.
Che tipo di vantaggi può avere secondo lei il fumetto rispetto ad altri media per comunicare l’operato del WFP?
JD: In parte, ho già risposto a questa domanda, ma aggiungo che è un modo di comunicare con una audience giovane, intelligente e entusiasta.
Dopo questa esperienza, pensa che il fumetto, sia sul web che cartaceo, possa diventare un mezzo ricorrente per diffondere il lavoro del WFP? Sono previsti altri lavori di questo tipo nel prossimo futuro, magari coinvolgendo anche altri autori?
JD: Si, certamente! Spero di farne altri ma prima vorremmo diffondere UL3 nella lingua araba, inglese, spagnola, giapponese e anche altre. E sogno di farlo anche diventare un film.
Jonathan Dumont
Jonathan Dumont è un giornalista televisivo che in 20 anni di carriera ha lavorato con i maggiori network di lingua inglese, come ABC News, BBC News e CNN. Ha vinto numerosi premi per i suoi reportage e documentari, ad esempio sulla caduta del muro di Berlino, i conflitti in Romania, Bosnia, Croazia, Serbia e Kosovo, nonché sugli attacchi dell’11 settembre 2001.
Dal 2003 è Head of Television Communications per il World Food Programme, collaborando costantemente con i maggiori studi di Hollywood per produrre e distribuire documentari che si occupano di fame nel mondo. Con questi documentari ha vinto numerosi premi Emmy.
Alberto Ponticelli
Ciao Alberto e grazie per il tuo tempo. Urgenza livello 3 ti vede tornare a lavorare con Joshua Dysart, dopo aver realizzato con lui 25 numeri di Unknown Soldier. Come sei stato coinvolto nel progetto e che rapporto ti lega a Dysart?
Alberto Ponticelli (AP): Josh è un caro amico e uno scrittore di raro talento, che ha la capacità di empatizzare coi personaggi delle sue storie e di renderli vivi. UL3 è il nostro terzo progetto insieme, dopo Unknown Soldier e il più recente Goodnight Paradise, che parla di un senzatetto che vive sulle strade di una Venice Beach, in California, preda della gentrificazione e che assiste all’omicidio di una ragazzina, anch’ella senza fissa dimora. Con Joshua condivido certe tematiche che stanno a cuore a entrambi, forse per questo motivo ci ritroviamo sempre a collaborare a storie di questo tipo.
Gli episodi da te disegnati sono ambientati in Iraq e in Sudan, tra profughi di guerra e persone che non hanno niente, tra gli affamati del mondo e le organizzazioni che cercano di portare un aiuto. Per rappresentare ambienti e persone ti sei basato su fonti dirette fornite da Dysart e dal WFP o su altre fonti? Quanto è importante lo studio di modelli in un fumetto del genere?
AP: Purtroppo non ho avuto la possibilità di essere fisicamente in quei luoghi, quindi la fonte principale di informazioni era costituita da Joshua e dalle sue testimonianze, e da Jonathan Dumont (che ha scritto il terzo capitolo, disegnato da Pat Masioni).Conoscere il contesto è fondamentale, è attraverso le persone che lo vivono che è possibile trasmettere qualcosa di “vivo”; solo così il lettore può empatizzare e immedesimarsi con ciò che raccontiamo; in caso contrario si rischia di produrre un elenco di stereotipi che non aggiungono nulla a quanto già si sa.
Questo lavoro è abbastanza diverso da altri lavori da te realizzati: prima di tutto si avvicina molto al graphic journalism, pur con una parziale componente di fiction. In quest’ottica, ho notato una semplificazione del layout della tavola in favore della chiarezza narrativa e dell’impatto emotivo, ad esempio. Hai adattato il tuo modo di disegnare e raccontare per avvicinarti ad uno stile più “giornalistico”?
AP: In realtà ho già lavorato a svariati fumetti che trattavano di argomenti “reali” attraverso le storie. In questi casi cerco un approccio più lineare al racconto visivo, per non distrarre troppo il lettore da ciò che si sta raccontando e per avvicinare anche un pubblico non avvezzo al fumetto. È anche necessaria un po’ di documentazione per poter rappresentare edifici, veicoli e altri elementi propri del contesto di cui si parla. Allo stesso tempo, mi concentro sulle emozioni dei personaggi, per cercare di coinvolgere emotivamente il lettore. In questo senso ho cercato un segno sporco e spigoloso, che potesse richiamare il disagio delle situazioni vissute dai protagonisti.
La serie ha visto la luce prima sul web e solo successivamente è stata raccolta in volume. Che effetto ha avuto questa scelta tecnica sulla realizzazione di questo fumetto?
AP: L’idea era di arrivare a più lettori possibili, quindi il web e la forma gratuita dovrebbero potevano essere un buon mezzo. È anche un modo per incuriosire un pubblico che non sia formato solo da abituali fruitori di fumetti. La lettura era comunque classica, proprio perché era già in progetto anche una pubblicazione cartacea. Quindi, dal punto di vista creativo, non ho cambiato approccio e ho lavorato come se la destinazione fosse appunto cartacea.
Urgenza livello 3 è un progetto molto particolare, in cui il WFP è direttamente coinvolto e che è stato pubblicato appunto gratuitamente su Huffington Post World. Quale è stato il riscontro di questo progetto? Credi che il fumetto possa raggiungere e sensibilizzare il pubblico su temi come la fame e i conflitti nel mondo meglio e più capillarmente di altri media? Credi che servirebbero più fumetti del genere, che magari vengano diffusi su più piattaforme e con più costanza?
AP: Non ho i dati relativi al riscontro sul sito dell’Huffington Post, ma credo sia stato comunque giusto ribadire il concetto anche in forma cartacea, un po’ per dare una seconda vita alle storie e anche per attirare l’attenzione dei lettori più tradizionali. Come dicevo prima, credo che la gratuità e internet permettano di raggiungere un pubblico più eterogeneo; il problema oggi è incuriosire le persone e incentivarle alla lettura. Internet è un’arma a doppio taglio, perché abitua le persone a una soglia dell’attenzione minima, spingendole a scorrere tonnellate di informazioni senza approfondirle. Questo può portare paradossalmente a una mancanza di curiosità, che spinge a non superare la barriera del comfort e a visionare solo argomenti abituali. Il fumetto è uno strumento per raccontare di tutto e sono convinto che, se fatto con consapevolezza, possa essere un ottimo mezzo per divulgare argomenti delicati come questo.
Intervista realizzata tra gennaio e febbraio 2020
Alberto Ponticelli
Nato a Milano nel 1969, Alberto Ponticelli è attivo nel mondo del fumetto da quasi 30 anni. La sua carriera inizia con un terzo posto al concorso di Prato Fantastico, da cui nasce il suo primo lavoro ufficiale, Videomax n.12 scritto da Graziano Origa e pubblicato da Editoriale Dardo. Nel 1995 entra a far parte del collettivo Shok Studio con cui produce alcuni fumetti autoprodotti che lo fanno notare dall’editore statunitense Dark Horse. Per la casa editrice lavora su Dead of Alive: a Cyberpunk Western e da qui inizia la sua carriera negli USA. In poco tempo inizia a lavorare per case editrici quali Image, Marvel e DC Comics su opere come Sam and Twitch, Marvel Knights e Blade. Dopo un periodo di evoluzione e ricerca stilistica, torna con il lavoro Come un Cane, scritto da Alex Crippa, che gli vale il premio Boscarato per il miglior disegnatore nel 2006. Nel 2007 inizia il suo sodalizio con Joshua Dysart sulla serie Vertigo Unknown Soldier, che si rivela un grande successo di pubblico e critica. Nel 2008 realizza la sua prima storia da autore completo, Blatta, che gli vale un premio Boscarato e un premio Micheluzzi. L’opera è stata opzionata per una trasposizione cinematograficata attualmente in lavorazione. Nel corso degli anni ha lavorato con i più grandi autori del panorama statunitense su serie come Dark Knight (DC comics, 2013), Rogue Trooper (IDW, 2013), FBP (Vertigo, 2014), Zero (Image, 2014), Second Sight (Aftershock, 2015), oltre a Goodnight Paradise per TKO Productions, sempre in coppia con Dysart.