La rabbia a fumetti: storie dal sottosuolo underground

La rabbia a fumetti: storie dal sottosuolo underground

"La rabbia": un raccolta di brevi racconti a fumetti ad alto contenuto Crack!, una panoramica sul fumetto indipendente italiano proposta da Einaudi.
Almeno un’ora in più (Annalisa Trapani e Laura Nomisake)

La rabbia si compone di otto racconti a fumetti inediti, scritti e illustrati da Alberta Ernesta/Ratigher, Bambi Kramer, Annalisa Trapani/Laura Nomisake, Giusy Noce/Vincenzo Filosa, Sonno, Zerocalcare, Federico Primosig/Simone Tso e Hurricane.

Il sentimento comune di ribellione (che può essere attiva o passiva) a situazioni e convenzioni sociali è raccontato da otto punti di vista e non sempre la rabbia si rivela quel sentimento esplosivo ostracizzato dal senso comune e qualificato dalla società come pericoloso, anzi: molto più spesso nell’antologia si trasforma in moto imploso verso l’interno, un’intima rassegnazione al “tutto va come deve andare” piuttosto che all’unione di intenti che nei movimenti giovanili degli arrabbiati negli anni Sessanta e Settanta ha guidato proteste più inclusive per l’affermazione di diritti civili fino a quel momento negati.

Di questi tempi il mondo corre, sbraita, urla e il disegnatore lo guarda e si avviluppa sul foglio, perdendosi fra riflessioni esistenzialiste e rigetto del capitalismo e di una modernità fatta di lavori insoddisfacenti e ansie da soffocare con matite e chine ora vorticose ora quiete e linde. Più che una raccolta sulla rabbia (giovanile, generazionale, distruttiva o calmante), è la sintesi di come ciascuno degli autori gestisca insicurezze e affanni esistenziali, in una visione del tutto personale dell’Urlo.
È rabbia privata, mostro dai molti volti: è più facile abbandonarsi alla propria furia o analizzarla in maniera cinica? Conoscerne il decorso clinico o cullarla fino a quando diventa parte di noi stessi? Non esiste una risposta univoca e ciascuno degli otto racconti ne dà una chiave di lettura diversa, più o meno efficace.

La rabbia: i fumetti

Ratigher (accreditato assieme ad Alberta Ernesta) nel suo inconfondibile stile pulp e crime, grottesco e cinico, veicola con il suo gioco narrativo il messaggio ultimo che l’arte non serve a capire l’uomo e l’unico tag onesto che si può lasciare a futura memoria è “Attenti all’uomo”.

Bambi Kramer in \’Krǝsh\, racconto per immagini visionario e tragico sulle torture alla Diaz durante il G8 del 2001

Bambi Kramer ci dà una personale visione d’artista dei fatti di Genova: la Diaz e la caserma di Bolzaneto, ancora vivi nel cuore e nella memoria, diventano carosello di visioni ed esseri mostruosi à la Hieronymus Bosch. La narrazione libera riprende termini medici, sindromi terribili derivanti da pestaggi e torture psicologiche mentre la parte visiva illumina il grottesco, il mostro, la belva e l’agnello in un tripudio di oscuro surrealismo.

Annalisa Trapani e Laura Nomisake raccontano in maniera intimista e con un tratto di disegno vorticoso e non lineare lo stacco fra volere e dovere, che si trasforma in un viaggio senza ritorno per Silvia, schiacciata fra il bisogno di lavorare nella multinazionale che la schiavizza e il desiderio di dimenticare tutto in un’immersione a L’Isola delle Rose. A livello grafico prevale l’abisso e e il graffito, la caduta in un mondo in cui ogni cosa preme e schiaccia verso il petrolio, carburante del mondo e insieme catena.

Giusy Noce e Vincenzo Filosa utilizzano i retini e uno stile nipponico realista per portare il lettore accanto a un pendolare nei suoi viaggi in treno e a piedi fra una meta e l’altra. Nel testo lo smartphone, strumento di connessione per antonomasia, diventa una vibrazione che accompagna la solitudine di un viaggiatore solitario, in cui ogni volto è maschera e ogni maschera nulla, in una danza macabra che fa da sfondo allo scorrere di giorni sempre uguali.

Ballate in ritardo di Sonno è un turbinio grafico e narrativo di esperienze raccontate con tratti di china che spaziano dal fine al total black ad ampie splash page di riflessione. Nelle pause dell’esistenza c’è un lupo che ulula alla luna (ma è addomesticato, si chiama Fufi): “Orrore, orrore”. “Hey. Oh. I’m still alive”. La ballata suona da una radio (o nella testa?) e intanto vanno avanti delle piccole esistenze e il narratore solo e nudo sul palco intanto si chiede: “Ma è arrabbiandoci che ce ne fottiamo o è la rabbia che ci fotte?”.

Zerocalcare offre al lettore ricordi della sua adolescenza disegnati con le amate allegorie di personaggi realmente esistiti (ed esistenti) in cartoni animati giapponesi della nostra infanzia per esprimere un concetto tutt’altro che banale: quando ci si arrabbia è necessario accollarsene tutte le conseguenze. Perché la rabbia per le nuove generazioni crea un senso (anche) di condivisione. Al contrario delle “pacifiche” violenze convenzionalmente accettabili nella società dei mass media e dei social, che non fanno altro che provocare reazioni di ribellione.

Il racconto/tranche de vie surreale e dal tratto franco-belga di Federico Primosig e Simone Tso ci fa vivere il viaggio di un oggetto attraverso i secoli. Può la valigia di un cavaliere errante resistere alle spire del tempo e giungere fino a Stoccolma, accompagnando l’ignaro protagonista nel suo ritorno a Roma, verso il Crack! e il suo sogno di vivere “da calabrese”?

Hurricane chiude la raccolta con un racconto esplosivo e inquietante, disegnato con il suo stile Puck!  e underground che colpisce e va a segno. Essi vivono, ancora (“Obey”, candidi precari!). E nel sangue dei giovani che attendono un lavoro trovano la loro forza. Vestono abiti di lusso, deridono pagliacci che decantano curriculum vitae, ne succhiano via le energie vitali. Li tengono in attesa costante. Congelando ribellioni e rivoluzioni.

“Party privato tra Rassicuranti”, un grottesco particolare tratto da L’Attesa, il racconto di Hurricane

La rabbia: sentimento underground

La rabbia è filo rosso flebile e poco riconoscibile, più che altro è uno spunto che chiarisce al lettore da dove nasce la vena narrativa. “È nebbia, è astratto furore”, ci racconta Luca Raffaelli nella Prefazione. È un sentimento che visivamente somiglia alle nuvole in cirri: non sempre si agglomera in trama ma resta talvolta sospesa nel senso e nel linguaggio, al pari di una poesia ermetica. Difficile apprezzarne la narrazione libera fuori dal suo medium di elezione (l’autoproduzione appunto, e il rapporto diretto dell’autore con i lettori) se non in alcuni racconti (la componente narrativa è ben presente in autori esperto come Ratigher e Zerocalcare), come il grottesco-fantascientifico L’Attesa di Hurricane, indubbiamente il mio preferito per tematica, tratto e gestione della storia.

Gli autori presenti nell’antologia sono tutti legati dall’esperienza comune al Crack!, il più grande festival di autoproduzioni a fumetti in Italia. Luogo di incontro annuale per “fumetti dirompenti” che fin dal 2004 porta avanti a Roma, nel cuore dell’edificio occupato del Forte Predestino, un’idea di nona arte libera in cui trovano spazio autori, collettivi, piccoli editori, laboratori di fumetto che si uniscono per dar vita a un luogo fisico e mentale di condivisione e narrazione per immagini.

Il primo dei due curatori di questa antologia ad alto contenuto hardcore, Valerio Bindi, è proprio uno degli organizzatori del festival e spiega nell’outro al volume come il lettore Einaudi (che nella maggior parte dei casi non è il lettore delle fanzine in edizione limitatissima in cui è più comune trovare gli autori presenti in raccolta) debba interpretare materiale che ha appena letto. Una sorta di “libretto illustrato di istruzioni” per chi è poco allenato alla trama sfilacciata, sicuramente poco conforme alla trama coesa dei graphic novel (neologismo per far digerire i fumetti anche a letterati e critici) che stanno iniziando a occupare il giusto spazio nelle librerie e nei festival letterari italiani.

Riassumendo in uno slogan l’ampio discorso di Bindi, gli autori Crack! “Fanno come vogliono. Scelgono il loro rapporto con il pubblico. Come fare e mostrare le loro cose” e per fare questo si affidano all’autoproduzione che è una forma di narrazione che non segue percorsi lineari o impostati da terzi. Per semi-citare una frase che Zerocalcare affida al suo racconto (dove però l’oggetto è la violenza) si può dire che: L’autoproduzione è come una lingua. Se non l’hai mai sentita non la capisci. Normale. Insomma, per assaporare al meglio una produzione di questo tipo, il lettore “da libreria” più curioso dovrà recuperare molto materiale precedente degli autori presenti, che a ragione possono considerarsi “letteratura esotica”.

Abbiamo parlato di:
La rabbia
Alberta Ernesta/Ratigher, Bambi Kramer, Annalisa Trapani/Laura Nomisake, Giusy Noce/Vincenzo Filosa, Sonno, Zerocalcare, Federico Primosig/ Simone Tso, Hurricane
Einaudi Stile Libero Extra, 2016
344 pagine, brossurato, bicromia – 18,00 €
ISBN: 9788806230937

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