Ant-Man
Si avvicina l’uscita, negli USA, dell’atteso adattamento cinematografico sull’eroe Marvel, e continua incessante la campagna promozionale sulla pellicola diretta da Peyton Reed. Nei giorni scorsi vari reportage dal set, realizzati alcuni mesi fa durante i primi giorni della lavorazione, hanno descritto lo stato d’animo del cast e del regista, ma anche della dirigenza dei Marvel Studios, a proposito del progetto, che ha dovuto attendere dieci anni prima di divenire realtà, ma che ha visto alla fine allontanarsi il suo deus ex machina, ovvero Edgar Wright.
La preoccupazione e il panico era che non c’era l’intenzione di fare il film che tutti noi volevamo fare insieme – ha dichiarato Kevin Feige in merito all’abbandono di Wright – Quella era la paura. Che ci stessimo dirigendo verso qualcosa di cui nessuno di noi sarebbe stato soddisfatto. Quindi, in un certo senso, quando abbiamo deciso di allontanarci, è stato un sollievo il fatto che non avremmo compiuto un grosso errore assieme.
È ovviamente molto ben documentato, il dramma che mi ha preceduto sul film – ha dichiarato Peyton Reed, che con Feige aveva lavorato anni prima su un film dei Fantastici Quattro che alla fine non diresse – Quando sono arrivato non avevo visto alcun materiale. Non avevo letto uno script e quando ho incontrato i ragazzi per leggere le diverse bozze del progetto e ho visto alcune delle visualizzazioni precedenti di quello che sarebbe dovuto essere, sono rimasto senza fiato, e quando ho letto le varie stesure avevo un forte punto di vista su quello che sentivo avrebbe funzionato veramente bene e quello che invece sentivo non avrebbe funzionato affatto. In seguito ho anche portato qualcosa del mio personale rapporto con i fumetti che ho letto in tutti questi anni e le mie sensazioni su Hank Pym e Scott Lang.
L’ombra di Wright comunque si è fatta sentire fortemente nelle prime settimane dopo il suo abbandono, come conferma il protagonista Paul Rudd, il quale ha sottolineato come la sua presenza nel film sia stata inizialmente motivata da Wright.
Quando ho firmato c’era Edgar ed Edgar è colui che è venuto da me. Quando ho firmato, è stato per lui; lui è responsabile del fatto che io sia qui. Oltre a ciò, sono stato certamente incuriosito ed entusiasta di fare qualcosa che fosse un po’ fuori dagli schemi. Nessuno di solito avrebbe pensato a me per questo genere di cose, la maggior parte delle persone non lo farebbe.
Ma al di là dei problemi sorti nel corso della pre-produzione del film, alla fine è divenuto realtà. Come reale è il personaggio di Scott Lang, che Rudd descrive come una persona piena di contraddizioni, ma in fondo un brav’uomo che ha compiuto delle scelte sbagliate per delle giuste ragioni.
Forse alcune delle scelte che ha fatto nella sua vita sono discutibili. Forse i motivi sono onorevoli o forse non lo sono. Alcune persone non pensano che lo siano, ma credo che sia una persona che si prende cura di sua figlia, e questo è forse il fattore scatenante per alcune delle scelte che fa. Penso che sia un ragazzo intelligente che forse deve rivalutare ciò che è veramente importante nella sua vita e che tipo di persona vuole essere.
Ha aggiunto Peyton Reed:
Penso che sia un ragazzo preso dall’adrenalina all’idea di un furto, un colpo o simili. Quindi è combattuto e questo lo ha portato a fare alcune scelte di vita davvero terribili a cui sta cercando di rimediare, e per questo lotta per rimanere sulla retta via.
Un personaggio basilare per il film sarà quello di Hank Pym, interpretato da Michael Douglas, sul cui casting sia il regista che il presidente dei Marvel Studios sono entusiasti. Ha dichiarato Peyton Reed:
È una cosa incredibile avere una frase che si sentirebbe in un fumetto Marvel e sentirla uscire dalle labbra di Michael Douglas. È incredibile. La sua voce è come un tesoro nazionale, ragazzi. È fantastico.
Per quanto riguarda la figura di Pym e il suo ruolo nel film. Feige ha sottolineato che lo scienziato ha un suo passato già scritto nel Marvel Cinematic Universe, che sarà reso noto e spiegato dettagliatamente, e che va a incrociarsi con la figura della figlia, Hope Van Dyne, interpretata da Evangeline Lilly.
Il film non è focalizzato sull’errore di aver inventato le particelle Pym, le particelle Pym sono già state inventate – ha spiegato Kevin Feige, per quanto riguarda la trama della pellicola – Pym ha già vissuto delle avventure come Ant-Man, come vedremo in questo film.
Vedremo Janet Van Dyne in azione in questo film, e quello che le è successo. Allora capiremo la ragione per cui Hank non vuole che sua figlia segua i suoi passi. È una delle ragioni per cui lui è sempre così arrabbiato con i supereroi in generale, quasi sprezzante verso di loro, in generale, e anche un motivo per cui non vuole che Hope indossi il costume… ma Hope è infinitamente più capace di essere veramente un supereroe, già dall’inizio del film. Ciò avviene in definitiva quando Hank rivela per la prima volta al pubblico, e anche alla figlia Hope, che cosa realmente è accaduto in passato e perché è così nervoso sull’indossare quel costume, ma ci sono cose che vedremo verso la fine del film che indicano che lei potrebbe, forse, averne uno tutto suo.Sono uno scienziato di livello senior presso la società – ha spiegato la Lilly circa il suo ruolo – ho un sacco di potere all’interno dell’azienda, sono uno dei membri del consiglio, e sono anche la figlia dell’uomo che ha creato la società, che lo aiuta, che è diventata una giovane donna molto capace e molto intelligente…
Il rapporto tra Hope e il padre Hank sarà al centro di un conflitto, in quanto il padre non ha voluto che lei indossasse il costume di Ant-Man, scegliendo un’altra persona, ovvero Scott Lang.
Hope odia questo. In realtà è diventata una questione difficile da affrontare nello script; ovvero perché Hope non è Ant-Man? Quando Ant-Man è stato inventato avrebbe avuto un senso, perché non avrebbe dovuto passare il ruolo a sua figlia? Per molti non avrebbe alcun senso. Nel 2014 molti penserebbero, ‘Beh, perché non avrebbe dovuto passare il costume a sua figlia, soprattutto una figlia intelligente e capace come Hope?’. Certamente risponderemo a tutte queste domande, ma non posso dirvi come e perché.
Penso che lei non capisca l’animosità di suo padre verso i supereroi. Penso che sia principalmente per questo che non capisce cosa è realmente accaduto nella sua vita. Si sente all’oscuro e credo che questo si traduca in un sacco di amarezza e confusione sul comportamento di suo padre.
La rottura e il rapporto non idilliaco tra i due sarà facilmente intuibile dal fatto che Hope nel film non usa il nome di suo padre, ma quello da nubile della sua defunta madre Janet. Un aspetto che non sarà del tutto chiaro all’inizio del film, ma su cui arriveranno delle risposte, come spiegato dalla Lilly.
È un personaggio con molti strati. Quando hai finito di guardare questo film potresti analizzare questa domanda venti volte e avere venti risposte diverse al riguardo, e la cosa mi piace. Amo la multidimensionalità di Hope Van Dyne, perché ciò che la motiva a fare tutte le cose che fa nel film, e anche nei retroscena, è che non c’è una risposta chiara: lei è arrabbiata e ha preso un sacco di decisioni sulla base di quella rabbia.
Sul fronte del merchandise, nei giorni scorsi sono state diffuse le immagini di alcune action figure basate sul film che saranno in vendita esclusivamente su MarvelShop.com e DisneyStore .
Captain America: Civil War
Continuano ad Atlanta le riprese di Captain America: Civil War. Nei giorni scorsi numerose sequenze d’azione che hanno visto l’utilizzo di esplosivi e stunt sono state girate presso la Clayton State University, zona non nuova a riprese di pellicole cinematografiche, mentre la produzione ha reso noto di stare cercando comparse che possano interpretare studenti universitari, in particolare “studenti laureati della Ivy League e alunni”, di età compresa tra i 21 e i 65 anni, sia uomini che donne, di tutte le etnie.
Altre sequenze sono state invece realizzate presso il Civic Center di Atlanta, palazzo costruito nel 1967 al cui interno vengono tenuti concerti, seminari grazie a spazi di 540 metri quadrati, che in questo caso rendono la location perfetta per essere trasformata in un centro di cura per malattie, come accaduto proprio per la lavorazione del terzo capitolo sull’eroe a stelle e strisce.
Accordo tra Valiant e MSM Group
Come vi avevamo anticipato brevemente solo un paio di settimane fa MSM Group ha annunciato un accordo con Valiant Entertainment nella categoria dell’abbigliamento riguardante t-shirt, felpe e altro, di cui sono stati resi noti ulteriori dettagli negli ultimi giorni.
MSMG ha iniziato una partnership con i produttori del settore abbigliamento INX Printing, Haaseline Entertainment e CPG Product Placement Group per realizzare capi di abbigliamento sportivo basati su personaggi della Valiant quali Bloodshot, X-O Manowar, Harbinger, Shadowman, Quantum e Woody e altri ancora, nel quadro del prossimo lancio dei film basati su queste properties, attualmente in fase di produzione. Ha dichiarato Michael Cragan, CEO di MSMG:
Valiant ha un piano interessante a lungo termine in lavorazione, insieme con un team di gestione collaudata e vogliamo essere una parte fondamentale del successo del merchandising per il futuro. Collaborando con il nostro consorzio a MSMG, compresa la produzione e la distribuzione, il settore vendita e il nostro background promozionale, il nostro obiettivo è quello di apportare molti progetti divertenti, nuovi e unici nel commercio al dettaglio.
Daredevil
In una lunga e dettagliata intervista concessa nei giorni scorsi a Variety, lo stuntman Chris Brewster, che ha fatto da controfigura all’attore Charlie Cox in Daredevil, ha parlato del suo coinvolgimento nella serie sull’eroe Marvel, fornendo molti particolari su alcune delle sequenze più significative realizzate nel corso delle riprese, facendo alcuni paralleli con il suo lavoro su Captain America: The Winter Soldier, in cui ha fatto da controfigura a Chris Evans.
La mia carriera è iniziata in modo davvero grandioso. Sono stato davvero fortunato ad aver lavorato con dei coordinatori incredibili, e ho trovato un sacco di buoni amici nel mondo degli stuntmen che mi hanno permesso di crescere e formarmi in fretta. Credo sia stato un grosso colpo di fortuna. Riguardo gli inizi della mia carriera come stuntman, ero conosciuto più come uno specialista, capace comunque di fare un po’ di tutto: lavoro con le macchine, con gli effetti pirotecnici, faccio ogni cosa possibile sui cavi, qualsiasi tipo di acrobazia. Ma, nello specifico, vengo ingaggiato per la mia conoscenza delle arti marziali, la mia formazione acrobatica, e credo che questo tipo di impostazione abbia trovato la sua nicchia nel mondo supereroistico, dato che ogni supereroe salta, calcia e combatte, perciò alla fine funziona bene.
State vedendo due stili opposti, sia per quanto riguardo gli stuntmen che lo stile stesso dei supereroi. Capitan America non è umano. Capitan America è più veloce e più forte di qualsiasi essere umano. Perciò, quando Capitan America si trova a combattere… nel primo film “Captain America – Il Primo Vendicatore”, lo vediamo mentre tiene una motocicletta sopra la sua testa, e colpire un sacco da boxe così forte da farlo volare dall’altra parte della stanza. Quindi il suo stile di combattimento non può essere realistico, perché non è esattamente umano: è un supereroe.
Ma Daredevil non ha la superforza o un costume a proteggerlo. È umano, ed è il primo, vero supereroe da strada. Quando finisce nella mischia del combattimento, rischia molto di più. Se Capitan America riceve un pugno in faccia, lo sentirà appena, e non gli farà probabilmente alcun danno; ma Daredevil può essere picchiato e gli si può far male, come si vede nel corso della serie. Le prende nello stesso modo in cui le dà.
Di solito il coordinatore degli stuntmen e il coordinatore dei combattimenti progettano molta azione, e poi usano gli stuntmen per aiutarsi a coreografare e creare lo stile finale. Fortunatamente, il mondo fumettistico è così dettagliato, che praticamente sai già ogni cosa che ti serve.
Nei fumetti, sappiamo che Capitan America ha studiato judo e che era un ginnasta, quindi si ha già un’idea di quale sia la sua formazione. Sappiamo che Daredevil aveva un padre pugile, che mai avrebbe voluto che suo figlio lo diventasse a sua volta, ma Matt ha sempre idolatrato suo padre, trascorrendo così molto tempo ad allenarsi nella sua palestra. Quindi ha una formazione pugilistica, ma sappiamo che è anche versatile in molti altri stili.
Perciò, è qui che i coordinatori entrano in gioco, e per Daredevil avevamo Phil Silvera, uno dei più incredibili coordinatori di combattimenti e stuntmen che si possano trovare. È irremovibile su una questione: non fare azioni stereotipate. Vuole che l’azione racconti una storia, e credo che in questa serie ci siamo riusciti.Sarò sincero: vado fiero di quello che abbiamo fatto con Daredevil più di qualsiasi altra cosa io abbia mai fatto come stuntman. Ho lavorato a progetti veramente eccezionali in alcuni tra i film più belli in circolazione, ma con Daredevil abbiamo fatto in modo che ogni singola sequenza d’azione contasse qualcosa.
Una delle cose che preferisco di Phil Silvera è che diceva ‘Sì, si tratta di piccoli combattimenti, ma i piccoli combattimenti valgono esattamente come i grandi. Poco importa che abbiano una o centoventi mosse, ciò che conta è che ogni lotta abbia un senso’. Per questo era tutto molto ben progettato e coreografato.
Brewster ha poi descritto la realizzazione di una delle sequenze più appassionanti viste in uno dei primi episodi del serial, per la precisione il secondo, in cui affronta alcuni criminali in un corridoio. Della scena, Brewster ha parlato in maniera entusiasta.
Era una scena di lotta che durava cinque minuti, con ben più di un centinaio di mosse. Quando accennarono alla possibilità di girarla in piano sequenza, pensai che sarebbe stata la sfida assolutamente più figa di sempre. E guardarla svilupparsi, poterne fare parte è stato un immenso onore, soprattutto perché all’inizio non lo credevo possibile.
Nella storia del cinema esistono un paio di combattimenti in piano sequenza che, in quanto stuntman esperto di arti marziali, ho studiato e ristudiato e su cui mi sono documentato. In questi film si impiegavano mesi e mesi per preparare la scena, e quando ci parlarono di questa idea e dissero: ‘Okay, la vogliamo girare in piano sequenzà, immaginavo che avremmo avuto almeno un paio di settimane. Poi aggiunsero: ‘Bene, filmeremo la scena in tre giorni. Letteralmenté. Quindi ci diedero due giorni per prepararla e il terzo giorno la girammo. Per cui in tre giorni la scena venne ideata, coreografata e provata, e poi assemblata e ripresa. E non solo ogni singola mossa degli stuntman, di Charlie e mia era importante, ma esistevano talmente tante altre variabili che l’intera troupe si unì a noi… era come una splendida danza, la era davvero. I cameraman erano perfettamente sincronizzati con i nostri movimenti, era incredibile.
Facemmo dodici riprese solo perché in quel combattimento succedevano tantissime cose e, alla fine di quasi ogni ciak, li guardavamo e dicevamo: ‘Bella ripresa, ma non perfetta. E questa non deve essere semplicemente bella, deve passare alla storià. Quindi continuammo provare e alla fine della dodicesima, ci dicemmo: ‘Eccola, questa può andaré, e continuammo a riguardarla a lungo. Ogni colpo funzionava alla perfezione, adorammo i movimenti di Charlie e i miei insieme a tutti gli altri stuntman. Non avremmo potuto fare di meglio, così al numero dodici fummo d’accordo: ‘Okay, ora va bené.
Cinebrevi
Attraverso il suo account twitter, il regista Scott Derrickson ha annunciato nei giorni scorsi di avere lasciato Londra per iniziare a lavorare su Doctor Strange.
Secondo quanto riportato brevemente da Deadline, la Relativity Media, in piena crisi finanziaria, starebbe cercando aiuto per un certo numero di film, tra i quali il reboot di The Crow.
Toys R Us presenterà alla San Diego Comic-Con la nuova action figure di Bat-Girl della Mattel ispirato al personaggio interpretato da Yvonne Craig nel serial Batman degli anni ’60.
Prime immagini dell’attore Woody Harrleson sul set di Wilson, adattamento per il grande schermo del graphic novel di Daniel Clowes. Le foto sono state scattate durante le riprese di alcune scene al Farmers’ Market di Lowertown, storico distretto di St. Paul (Minnesota).
Si ringraziano per la traduzione dell’intervista concernente “Daredevil”, Giulia Prodiguerra e Sara Dallavalle.