Ogni crisi, di qualunque tipo, crea due macro-ordini di problemi: da un lato il “come risolverla”, dall'altro il “come raccontarla”. Se il primo problema riguarda tutti, dalle massime autorità ai singoli cittadini, il secondo è appannaggio di quei “servizi non di prima necessità” chiamati artisti.
Ma in un momento in cui i cinema e i teatri sono chiusi, l'intrattenimento televisivo è fermo e la letteratura ha tempistiche stagnanti, chi è che può raccontarci il lockdown adesso? Quale arte non richiede assembramenti, ha tempi tutto sommato non biblici ed è fatta da persone avvezze all'autoisolamento da ben prima della quarantena? Per noi la risposta è ovvia: i fumettisti, in molti casi solitari e casalinghi per natura, sono tra i pochi in grado di proporci un punto di vista immediato e lungimirante su quello “tsunami pantofolaio” che il coronavirus ha scaraventato sul nostro quotidiano. Non è un caso dunque se vignette, strisce e illustrazioni a tema quarantena stanno conoscendo un successo e una diffusione senza precedenti sui diversi canali e piattaforme web.In tal senso i social network sembrano farla ancora una volta da padrone, sostituendo in questo frangente il classico fumetto cartaceo.
Tra i più seguiti diari “social” della quarantena c'è quello di Leo Ortolani che regala ai suoi follower di Facebook e Instagram una nuova striscia ogni giorno. L'autore di Ratman racconta la sua quotidianità durante la pandemia, immaginando di condividere la sua stanza-studio con un inquilino clandestino: il Coronavirus in persona. Con la sua consueta comicità tagliente, cattivella ma mai estrema, Ortolani si destreggia tra le sue ansie personali e quelle collettive, commentando – con l'immancabile controcanto “distruttivo” del virus coinquilino – i cambiamenti più sconvolgenti nel nostro stile di vita. Tra le strisce degne di nota pubblicate finora spiccano quella divertentissima in cui Ortolani immagina il prossimo Lucca Comics sotto minaccia Covid-19, la parentesi poetica sul ricordo del signor Maestri, ex-partigiano, e quella in cui la guerra al virus delle diverse nazioni europee diventa una versione delirante di Giochi Senza Frontiere, una gara grottesca in cui nessuno vince.
Molto condiviso sul web è stato anche Rebibbia Quarantine, il cartoon “fatto in casa” di Zerocalcare trasmesso a puntate su La7 all'interno di Propaganda Live. L'autore abbandona per un attimo il fumetto “immobile” e mette in movimento tutto il suo notissimo miniverso di parenti e amici simbolicamente ritratti nelle fogge più varie. Gli episodi non hanno dei veri e propri dialoghi, le vicende sono suggellate dalla ipertrofica voce narrante dello stesso Zerocalcare, con le sue imperfezioni di pronuncia e lo spiccato accento romano. Zero ci racconta la quarantena nel quartiere Rebibbia standosene seduto in una stanza che somiglia decisamente alla Loggia Nera di Twin Peaks, un non luogo che rende ancora più stranianti le vicende raccontate: dalla difficoltà nel fare la spesa, alla noia del restare chiusi in casa, all'improbabilità dei rapporti interpersonali vissuti solo attraverso lo schermo di un cellulare.
A Ivan Manuppelli, meglio noto come Hurricane Ivan, sono affidate le Cronache dal virus pubblicate su Il manifesto. L'autore racconta con il suo tratto deformato e deformante, di diretta influenza underground, le mille ossessioni e le implicazioni più grottesche del lockdown. Anche Hurricane Ivan si rende protagonista della sua striscia, rappresentandosi come una sagomina bianca, una creatura a metà strada fra un Cattivik scolorito e una Linea di Cavandoli con l'esaurimento nervoso. Anche lui convive con il virus in persona, ma in questo caso la convivenza è assai meno pacifica, perché il virus è più subdolo, più ingannevole. Basti pensare all'episodio in cui è disegnato con la divisa da dittatore mentre accusa Lenin, Hitler, Mussolini e Darth Vader di essere dei semplici pivelli in confronto a lui, che è riuscito in pochi giorni a instaurare un serrato controllo sociale lesivo della privacy e della libertà personale, facendosi accettare tranquillamente dall'intera popolazione.
Toni più soft e “familiari” sono quelli di Dado, al secolo Davide Caporali, autore di Vita di Pai, una serie di strisce comiche nate sul web in cui racconta le piccole grandi disavventure domestiche della sua famiglia. In questi giorni, sul profilo Instagram Dadostuff, ritroviamo allora il nucleo familiare composto da Dado, sua moglie, il figlioletto Leo e il gatto Filippo, alle prese con la quarantena. Tra lo stress di lei, i rischi di abbrutimento di lui e l'insorgere di allucinazioni, come gatti e cosmetici parlanti, il lockdown di Dado diventa una sitcom spensierata e surreale che distoglie per un attimo il lettore dalle cattive notizie per concentrarsi sui risvolti buffi di una vita familiare senza vie di fuga.
Giulia Spagnulo in arte Zuzu, giovanissima autrice reduce dal premio Gran Guinigi come migliore esordiente 2019 è presente dalla scorsa estate su Robinson, settimanale culturale di La Repubblica, con la rubrica Affari di Zuzu. In questo periodo il tema delle sue tavole settimanali è ovviamente l'emergenza sanitaria. Col suo stile essenziale e rarefatto, e il contrasto fra un tratto quasi infantile e una poetica decisamente adulta, Zuzu offre ai lettori una visione tutta interiore e molto personale di questo momento.
ZUZU ha aperto gli occhi: intervista a Giulia Spagnulo
Alle quarantene a fumetti Robinson ha poi dedicato un intero numero, quello uscito in edicola lo scorso 28 marzo, uno speciale in cui oltre cinquanta artisti hanno raffigurato il lockdown con illustrazioni, o tavole inedite. Tra questi citiamo Lorenzo Mattotti, autore della copertina (in cui il virus ha le fattezze di un mostro gigante, combattuto da una specie di Megaloman in mascherina), LRNZ, Altan, Giorgio Cavazzano, Vittorio Giardino, Tanino Liberatore, Silver, Davide Toffolo e tantissimi altri pezzi da novanta del fumetto italiano.
Nasce a scopo benefico il progetto collettivo proposto da ARF!, l'annuale festival romano dedicato al mondo dei fumetti. Si chiama #COmeVIteDistanti e consiste in una serie di tavole realizzate ciascuna da un diverso artista che, messe in sequenza raccontano una storia unica, un viaggio visionario nel mondo del lockdown. Il fulcro è una misteriosa porta rossa che conduce il protagonista, un antieroe con la mascherina (diametralmente opposto agli eroi mascherati a cui siamo avvezzi), in una serie di case abitate dove, senza essere visto, diventa testimone di diverse quarantene “tipo”, alcune decisamente comiche, altre tristi, altre ancora inquietanti e grottesche.
Ogni nuova tavola aggiunge un nuovo tassello alla vicenda e vengono pubblicate sul sito di ARF! al ritmo di una tavola al giorno. Ad aprire le danze è stato Gipi, e si è continuato con nomi di tutto rispetto come Giorgio Pontrelli, Stefano Caselli e Gigi Cavenago. Al termine della pubblicazione l'intera storia diventerà un libro, intitolato appunto #COmeVIteDistanti, preordinabile fin da adesso e i cui proventi andranno a finanziare l'ospedale Spallanzani di Roma, in prima linea nella lotta al Covid-19.
Una voce d'eccellenza sull'isolamento forzato è quella di Chris Ware, grande fumettista americano noto per opere come Jimmy Corrigan e Building Stories. Lo scorso 23 marzo ha pubblicato sul New Yorker, una tavola intitolata Self-isolating: a pandemic special. Con l'amarissima ironia che lo contraddistingue, Ware ritrae se stesso mentre parla direttamente al lettore, spiegando che il lockdown segna la definitiva vittoria dello stile di vita del cartoonist, abituato a non vedere mai nessuno e ad evitare qualsiasi forma di contatto sociale. Questo mondo senza cocktail, senza party, senza eventi sportivi porta Ware a chiedersi: “Have I died and go to heaven?” (Sono morto e sono in paradiso?). Sempre per il New Yorker, Ware ha realizzato una copertina che la stessa rivista ha assurto a simbolo di questo drammatico periodo. La tavola s'intitola Bedtime, e mostra un'infermiera che, mentre l'ospedale continua la sua attività, si concede un attimo per fare una videochiamata sul cellulare, giusto il tempo di vedere suo marito mettere a letto i due figlioletti. Un'immagine capace di raccontare una storia forte, senza bisogno di aggiungere altro.
Alla stregua del Bedtime di Chris Ware, ci sono stati anche in Italia alcuni fumettisti che hanno preferito spostare i riflettori, scegliendo di non parlare di sé ma di omaggiare chi combatte il virus in prima linea, quelli che in casa non ci restano e non ci possono restare, e che rendono meno difficile la nostra vita quotidiana.
È quanto sta facendo Milo Manara, un nome che non ha bisogno di presentazioni, con una serie di illustrazioni inedite pubblicate sul suo account Instagram. Una donna in camice, di spalle, con le mani sui fianchi di fronte a una gigantografia del virus; un ragazzo in bicicletta che consegna cibo a domicilio; un'avvenente paramedica accanto a un'ambulanza; una cassiera, una carabiniera, una donna delle pulizie, tutte ovviamente con la mascherina. È un omaggio a quelli che Manara chiama “gli invisibili”, le persone che si rendono utili anche se lo fanno lontano da telecamere e microfoni. È giusto non dimenticarli, né ora né dopo che tutto sarà finito.
Passando dai “maestri” ad artisti più giovani, il torinese Adam Tempesta ha realizzato per Artribune una breve storia inedita dal titolo Il mio amico medico. Con il suo stile malinconico, personale e visionario Adam Tempesta ci ricorda che dietro quelli che sempre più spesso si sente chiamare “eroi” ci sono delle persone come noi, umane, che il virus ha letteralmente sradicato dalla quotidianità chiamandoli a svolgere il proprio preziosissimo lavoro.
Sempre Artribune ha ospitato in esclusiva il Quadernetto antivirus dell'eclettico Giorgio Carpinteri, una serie di illustrazioni in cui il disegnatore irride le bizzarrie e i paradossi di questo strano momento storico: dalle regole sulla sicurezza applicate con una certa “fantasia”, fino a momenti di surreale, eppure stranamente plausibile, follia collettiva.
Giacomo Bevilacqua, creatore dell'ormai celeberrimo A panda piace, sia sul suo blog che su Instagram ha dedicato diverse vignette all'affaire Covid. Tra le tante segnaliamo quella realizzata per il già citato speciale di Robinson (tavola recuperabile sull'account Instagram @apandapiace) e la tenera filastrocca illustrata intitolata A panda non piace il virus, in cui il panda prova a spiegare ai più piccoli come agisce il “mostro” Coronavirus e come ci si può e ci si deve difendere.
In chiusura una citazione anche per: le buffe vignette di Natangelo, che essendo sempre legato all'attualità più stringente non poteva esimersi dallo sbeffeggiare le smanie della quarantena; il webcomic Terra chiama Luna di Francesco Dibattista, che dedica alcune strisce al tema; e il neonato progetto Pandemikon, un sito che raccoglie strisce, illustrazioni e vignette satiriche legate al coronavirus, un diario collettivo nato grazie ad AFA, festival di editoria indipendente milanese e CAPEK, rivista legata al festival.
Nasce il sito di fumetti Pandemikon
Dalla lettura di tutti questi lavori diventa ancora una volta evidente come il navigare tra diversi punti di vista, il riconoscersi ora nell'uno ora nell'altro, costituisca un aiuto quasi indispensabile nel proprio percorso di elaborazione della pandemia. Questo forse spiega la grande fame di contenuti registrata in questi giorni, fame che probabilmente né libri, né radio, né tv riescono a colmare altrettanto bene quanto internet. Il fumetto diventa allora il mezzo che più di ogni altro ha saputo adattarsi alle diverse piattaforme web e social, trovando nella rete un terreno decisamente fertile. I lavori appena citati sono infatti quotidianamente letti, cliccati e condivisi con un ritmo senza precedenti. Un'arte straordinariamente viva, versatile e trasversale, capace di arrivare veramente a tutti e di diffondersi in maniera capillare. Come un virus, ma un virus buono.
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