
La storia per Nietzsche
Quel pazzo di Friedrich Nietzsche ha avuto diverse intuizioni illuminanti.
Una delle più azzeccate, a mio avviso, è la descrizione di come l’uomo approcci la Storia dell’umanità. Ha diviso questi atteggiamenti in tre categorie: storia monumentale, storia antiquaria e storia critica. Credo che queste categorie siano valide anche per come noi oggi dirigiamo i nostri gusti in fatto di musica, fumetti, film, eccetera.
Chi approccia la storia nella maniera monumentale tende a vedere nei fasti del passato un indizio della ciclicità di certi eventi (se vogliamo, un embrione di teoria strutturalista): prendo spunto da un’epoca mitizzata come punto di partenza per ripetere idealmente le stesse gesta (questo era tipicamente l’illusione dei fascisti, che vedevano nell’Impero Romano la radice della nascita di un nuovo impero, ovviamente del tutto fantasioso).
Questo atteggiamento è spesso riscontrabile anche in ambito artistico: i Maneskin sono i nuovi Led Zeppelin! Mi basta mettere in un fumetto tre adolescenti cinici e tossici e sono il nuovo Pazienza!
Il secondo approccio, quello antiquario, riguarda coloro che conferiscono un valore positivo esclusivamente a ciò che è accaduto nel passato, rifiutando il presente, catalogando con spirito collezionistico fino al più insignificante dettaglio. Atteggiamento facilmente riscontrabile in certe “correnti” più reazionarie dei forum fumettistici: Paperino non dovrebbe maneggiare uno smartphone perché quando io leggevo fumetti da bambino c’era solo il telefono a disco. Sio non fa ridere perché a me fa ridere esclusivamente Katzenjammer Kids.
E lo stesso per la musica: dopo De Andrè nessuno ha più scritto una canzone degna di questo nome, l’elettronica ha rovinato tutto, ma che ne sanno i ragazzini di oggi che ascoltano Billie Eilish, tanto non potranno mai competere con me che andavo al concerto di Emerson Lake & Palmer. Atteggiamento sterile.
Infine, c’è il modello della storia critica. Colui che è ossessionato dalla distruzione del passato. Il vecchio è sempre male, il nuovo è sempre bello. Quello che si esalta con Sfera Ebbasta non tanto perché ci trovi qualcosa di musicalmente valido, ma perché sa di nuovo. Si esaltava col punk perché faceva piazza pulita del prog, col grunge perché scalzava il glam, con l’elettronica perché soppianta la musica “con le chitarre”. Non perché gli piacessero le canzoni, ma perché erano roba nuova, che demoliva il passato. Se domani arrivasse la moda del silenzio a soppiantare la musica, dirà che non è mai stato realmente interessato alla musica.
Anche nei fumetti si riscontrano atteggiamenti simili, di solito o tra gli esordienti o tra chi non è mai riuscito a trovare una sua collocazione: il fumetto è in mano ai soliti vecchi parrucconi, eccetera eccetera.
Insomma, credo che Nietzsche avesse assolutamente ragione sull’atteggiamento che ci porta spesso a vedere il passato con lenti distorte, a seconda dei nostri specifici bisogni. Oggi lo chiameremmo bias, e probabilmente il buon Friedrich sarebbe un ottimo influencer, scrivendo i suoi post dalla stanza in cui è tenuto in TSO.
Sarebbe forse già un boomer! 😀
Interessanti riflessioni, che probabilmente in varie sfumature caratterizzano un po’ tutti su determinati aspetti. Magari lo scalino è riconoscere o meno certi meccanismi senza farci condizionare.
Ahah! Non credo sarebbe un boomer, ce l’ha sempre avuta più col “vecchio” e con gli “intellettuali” che col nuovo!