
Ospiti: Simone Tempia
Il terzo ospite di questo blog è uno scrittore pieno di talento e di idee: Simone Tempia. I suoi racconti della serie Contemporaneo Indispensabile sono probabilmente i migliori che abbia letto negli ultimi anni. Ha di recente pubblicato con Rizzoli Lizard il volume Vita con Lloyd, che sta ottenendo un notevole successo.
Il mio rapporto con i fumetti risale a quando mi sono imbattuto, totalmente per caso, in un’offerta sul sito della Grrrz Comic Art Book, al secolo Grrrzetic, sull’integrale di Hobby Comics, 6 numeri + poster e rarissimi numeri zero. Li ho comprati tutti. Li ho letti tutti.
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a quando l’azienda di serigrafia Corpoc di Bergamo mise in vendita una maglietta con il disegno di Dr. Pira, all’epoca manco sapevo chi fosse, la maglietta vedeva protagonisti un gattino, una bambina e un alieno sotto una scritta irripetibile (ma da sfoggiare con garrula sicumera con amici e parentado).
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a quando comprai Sin City, fumetto di cui mio cugino Roberto, di una ventina di anni più vecchio di me, mi parlava durante i lunghi pranzi in cui la mia famiglia, 75 persone esclusi i bambini, si ritrovava per Ferragosto.
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a quando andavo, d’estate, a fare 12 giorni di vacanza a casa di mia zia Gabriella che aveva un negozio di alimentari. Per evitare che mi annoiassi nelle lunghe giornate nel retrobottega, ogni giorno mi dava i soldi per andare a comprare un fumetto. Lì ho capito che gli X-men mi piacevano un sacco. E che gli Avengers manco un po’.
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a una copertina dell’Uomo Ragno, al secolo l’UR, disegnata da Sal Buscema. Era più o meno il numero 141 e la saga era quella del bambino dentro. I fumetti si chiamavano giornalini. E nell’edicola/tabaccaio in cui lo compravo c’era solo quello. Scoprii l’esistenza dei manga solamente qualche anno dopo quando un amico mi propose di scambiare un paio di guanti da boxe (che non so perché fossero in mio possesso, forse un regalo di un parente) con un numero di Ken il Guerriero. Non accettai. Ma solo perché non erano i Cavalieri dello Zodiaco.
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a quando mio nonno tirò giù dalla soffitta alcuni numeri di Alan Ford, per rileggerseli. Avevo poco più di 10 anni. I numeri erano, me lo ricordo ancora non tanto per buona memoria ma perché continuo a sfogliarli, “Il terribile Crack Fu”, “Scacco Matto al Trio Fantasticus”, “Date! Date! Date!”. Oggi ho i baffi come Magnus per onorare la sua arte. La gente, questo, lo deve sapere.
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a un giorno feriale, credo fosse un mercoledì, in cui andai a giocare con l’AMIGA di una mia compagna di classe delle elementari. Lei si dichiarava amante dei film horror e infatti aveva comprato, e ottenuto anche il permesso di giocarci, quella roba costosissima e terribile che si chiamava Atmosfear (che lo giocavi una volta e poi bon). Quel giorno mi sventolò sotto il naso Il Buio di Dylan Dog. Avevo sei anni. Me lo feci prestare e non dormii 3 notti per via di quella dannata siringa con l’acido infilata in un occhio. In compenso iniziai a ricalcare con la carta trasparente tutti i Groucho del numero. Era il 1989 e, allora come adesso, ero terribilmente negato con il disegno.
Ma andiamo con ordine
Il mio rapporto con i fumetti risale a un comodino in una casa di montagna in cui sono stipati una serie di Topolino comprati da mio nonno e mio padre nel corso degli anni. Il più bello che mi ricordo è quello in cui Zio Paperone fa un concorso in cui mette un diamante dentro a una scatola di biscotti (o erano cioccolatini). Il nome della storia non me lo ricordo. Avevo 4 anni, e da allora ho sognato dolcetti diamantiferi. Insieme ai Topolino c’erano anche altri cimeli tra cui alcuni numeri del Capitano Mark, il primo numero di Mister No (che mi annoiava tantissimo) e il secondo numero (della prima ristampa) di Tex. Quello con la diligenza inseguita dagli indiani. Mi pare.
Ma andiamo con ordine.
Il mio rapporto con i fumetti risale. O forse sono io che vi scendo dentro. Ogni anno. Un po’ di più.
Simone Tempia nasce in un’industriosa provincia del nord ovest nel 1983. All’età di 14 anni ha pensato che tutto quello che voleva fare nella vita era scrivere e da allora cerca di fare in modo che la cosa passa funzionare. Ha un’esistenza abbastanza interessante, due lunghi baffi scuri, scrive per Vogue Italia e vive in compagnia di un maggiordomo immaginario di nome Lloyd.