
L’ispirazione e la materia dei sogni
“Siamo fatti della stessa materiaDi cui sono fatti i sogni; e la nostra piccola vitaÈ circoscritta in un sonno.”[W. Shakespeare, The Tempest, 1611]
Da sempre sostengo che Shakespeare abbia precorso di tre secoli la psicanalisi, uno degli esempi più lampanti è l’edipico Amleto.
Ma nella Tempesta, che costituisce la sua opera della maturità, il meta-dramma, il suo “8 e 1/2”, quasi un testamento artistico, il Bardo mette in bocca al suo alter-ego Prospero una verità più profonda di quella che vorrebbe la frase come una semplice immagine poetica e rarefatta.
Spesso quando si parla di creatività e specialmente di scrittura, ci si interroga sul mitologico concetto di ispirazione.
“L’ispirazione non esiste” è un refrain che vi ripeterà qualsiasi professionista della narrazione, e non senza ragioni.
Quando ti paghi le bollette inventando storie non ti puoi permettere di aspettare che arrivi una fantomatica musa a infondere nella tua testa l’idea geniale che faccia di te l’Artista con la A maiuscola. Ci vuole invece perseveranza, allenamento, capacità di tenere le “antenne” alzate a intercettare immagini e parole intorno a sé che scatenino fantasie, domande, e tutto ciò che può innescare una storia.
Detto questo, il precetto dell’ispirazione che non esiste me l’hanno insegnato tanto tempo fa e ci ho sempre creduto, ma allo stesso tempo c’è sempre stato un tarlo nella mia testa che mi diceva “Of course… but maybe?“. Certo che l’ispirazione non esiste… ma forse c’è un fondo di verità?

Amo Dalì perché ritengo i suoi dipinti una finestra aperta sull’Inconscio
Il fondo di verità io lo individuo semplicemente nell’inconscio. Questa fondamentale componente del Sé, le radici su cui si fonda la pianta della nostro Io cosciente, è il luogo dove nascono le fantasie da cui attingiamo per inventare delle storie.
Mi è capitato più di una volta di aver avuto un’idea per una storia durante il dormiveglia. O è capitato a qualsiasi mio collega di andare a dormire con una problematica irrisolta per una storia e svegliarsi la mattina dopo con la soluzione. E questo può capitare a chiunque in qualsiasi attività.
È ispirazione? Non saprei. Uno può anche chiamarla così, ma credo si tratti semplicemente dell’Inconscio che lavora per noi.
Intermezzo: un genere musicale che secondo me si aggancia in maniera imperscrutabile a certe componenti dell’inconscio è il tradizionale canto difonico, originario delle steppe della Siberia, della Mongolia, del Tibet:
Dicevamo: se la coscienza razionale è utile per dare una forma compiuta alla narrazione, l’inconscio è il bacino in continuo fermento dove idee e problematiche si generano e trasformano senza soluzione di continuità finché non sviluppiamo una lenza abbastanza lunga per pescarne qualcuna.
E la base comune tra tutti noi di questo inconscio (Es per Freud, Inconscio Collettivo per Jung) sono le corde emotive che possiamo far vibrare nel nostro lettore. Perché ci sono pulsioni, problematiche, schemi, funzioni, figure intrapsichiche comuni a tutti gli esseri umani, e riuscire ad accedere a questi topoi e archetipi tramite un contatto col proprio inconscio significa essere in grado di var vibrare quelle corde anche a un lettore che vive in Lapponia o in Amazzonia.
Quindi sì, in un certo senso forse l’ispirazione esiste. O meglio, un tempo veniva interpretato in questo modo l’inconscio che lavora silenziosamente e ci presenta un’idea, allo stesso modo in cui un tempo chi assisteva a una crisi epilettica la interpretava come possessione del Demonio.
Ecco perché credo che Shakespeare abbia precorso la psicanalisi. Ha capito che Prospero, in quanto personaggio di fantasia, è nato nello stesso luogo in cui nascono i sogni, ossia nel nostro inconscio.
Ancora nessuno aveva dato un nome a quel luogo, ma lui l’aveva già esplorato.
Bell’articolo, sono profondamente in accordo con quanto da lei scritto; le soluzioni giungono spesso con quella meccanica, è vero anche se me ne meraviglio ogni volta. Continua però a non piacermi la parola “ispirazione” interpretata dai più nel senso comune.
Assolutamente d’accordo!