Politica estera a fumetti: tra cospirazioni, terrorismo e neo-colonialismo occidentale

Politica estera a fumetti: tra cospirazioni, terrorismo e neo-colonialismo occidentale

Neo-colonialismo, guerre di civilta' e mistificazione mediatica: come il fumetto statunitense moderno affronta questi delicati e attuali temi? Da "The Losers" a "The Ultimates", da "Queen & Country" a "Invisibles"

losers_5Terminata la lettura di The Losers, che si conclude con il quinto volume appena pubblicato da Planeta De Agostini, torno a riflettere su un tema appena accennato in un precedente articolo. Ricordo che The Losers è una pubblicazione Vertigo, a firma Andi Diggle e Jok (due britannici con le idee piuttosto chiare) che affronta in modo diretto e maturo il tema della politica estera statunitense, dei Servizi Segreti (spesso etichettati come “deviati”, ma qui, come nella realtà, legittimati pienamente dal Presidente degli Stati Uniti), del terrorismo del nuovo millennio e del neo-colonialismo occidentale.
L’affresco della vicenda, che all’inizio sembra essere vano e banale pretesto per la solita storia di azione tutto muscoli, armi nucleari e testosterone, acquista via via sempre più importanza e spessore, sbattendo in faccia ai lettori non solo la tragedia di manipolazioni politiche internazionali al di là del nostro controllo, ma anche la feroce consapevolezza di essere all’oscuro di molto, di troppo.

È la cortina di fumo a cui ci ha abituato la (cattiva) informazione che popola televisione, radio commerciali, quotidiani da treno e quotidiani da edicola, secondo almeno tre ordini di problemi: il primo riguarda le notizie taciute; il secondo riguarda la parcellizzazione delle notizie, ovvero l’impossibilità di far propria una visione d’insieme; il terzo riguarda la sovrabbondanza di informazioni più o meno importanti che quotidianamente ci bombardano.
Gli spunti sono moltissimi. Il più attuale è senza dubbio quello della guerra al Terrore, alle Nazioni Canaglia (secondo un’evocativa e personalizzante definizione di George W. Bush), dell’esportazione della democrazia, della guerra preventiva. In una parola, l’Iraq. Sappiamo delle morti dei soldati della coalizione, sappiamo delle migliaia di vittime civili per gli attentati, abbiamo visto in televisione le fasi più entusiasmanti (!) o raccapriccianti dell’impiccagione di Saddam Hussein.

Losers-DoubleDown

Molte altre informazioni sono invece quotidianamente taciute. Per non rimanere come al solito nel sentito dire o nel vago, chiedo a chi legge di seguire con attenzione il seguente esempio (la fonte di quanto riporto sotto è l’illuminante e deprimente libro Perché ci odiano? del bravo giornalista Paolo Barnard, edizione BUR, 2006).
Dopo la deposizione di Saddam Hussein e prima delle elezioni “democratiche” che hanno eletto l’attuale presidente Jalal Talabani, un governo di transizione guidato dal proconsole statunitense Bremer, come diretta espressione dell’oligarchia a capo della Casa Bianca (e con il sostegno dei governi che fanno parte della coalizione, tra cui l’Italia dell’allora Presidente del Consiglio Berlusconi), ha approvato le seguenti leggi immediatamente operative senza alcun interpellanza della popolazione irachena, tramite le cosiddette Ordinanze:

  • Vengono cancellate tutte le tariffe doganali sulle merci, e non è possibile introdurle neppure per proteggere un mercato debole e in crisi o la produzione di un Paese povero (Ordinanze 12 e 54)
  • Viene mantenuta la legge del precedente governo che vieta la formazione di qualunque tipo di ammortizzatore sociale e dei sindacati
  • Si introduce una tassazione bassissima per tutti, privati cittadini e gruppi aziendali, dai contadini alle grandi imprese, pari al 15% (Ord. 37, 49, 84)
  • Si impone la diffusione di produzioni agricole geneticamente modificate e nel suo insieme la diffusione di prodotti che richiedono il pagamento di brevetti per il loro utilizzo (Ord. 80, 81, 83)
  • Si permette la privatizzazione di tutti i servizi e i beni comuni del Paese (dall’acqua ai trasporti), che, per un Paese allo stremo come l’Iraq vuol dire la vendita ai capitali esteri (Ord. 39)
  • Si introduce la possibilità che capitali esteri acquistino e posseggano il 100% di qualunque bene comune presente nel Paese (Ord. 94, 39)
  • Viene garantita la massima e illimitata esportazione dal Paese ospite degli investimenti e di qualunque altra entrata e profitto (Ord. 39)

L’apoteosi del liberismo neo-coloniale statunitense. Un sogno in terra straniera.
the-losers-b-2010-04È questo genere di informazioni (taciute) che fa più o meno esplicitamente da presupposto alle dinamiche narrative di The Losers. Diggle e Jok fanno muovere i propri personaggi in questo pantano, mostrando in modo diretto, appassionante e manifesto che, dietro alle dichiarazioni populiste dei Capi dei Governi Occidentali, si celano obiettivi secondi e ben più importanti, che sono a dir poco dubbi, se non apertamente anti-democratici.
Da questo punto di vista, i 32 episodi che compongono l’intera parabola dei Perdenti appare come un esempio unico nel panorama fumettistico statunitense e non posso che rallegrarmi all’idea che un’etichetta ormai storica come quella Vertigo, che è parte di un “ombrello” invadente come quello di Aol/Warner Bros, prosegua nell’esplorazione di territori dell’immaginario popolare non certo rassicuranti (come fatto, per esempio, con il Preacher di Garth Ennis, che ha giocato, sbeffeggiato e capovolto tutto l’immaginario religioso occidentale).

Un secondo esempio recente, anch’esso di fresca pubblicazione in Italia, è quel gioiello mainstream di The Ultimates (Panini Comics), di Mark Millar e Brian Hitch. Il terzo ciclo appena concluso è stato per lo scrittore Millar l’occasione di mettere in dubbio e destrutturare completamente il sistema di poteri internazionali che governano il mondo del nuovo millennio, attraverso l’efficace metafora dei supereroi. Un tema di politica estera che fa da specchio a quanto lo stesso Millar (con Bendis, Straczinski & co.) ha cercato di fare, sempre in casa Marvel, attraverso il cross-over Civil War per la politica interna (libertà, democrazia, stato di diritto, stato di polizia).
In “The Ultimates”, causa la presunta follia del pacifista Thor e dietro le macchinazioni del fratello Loki, la minaccia internazionale diventano gli Stati Uniti d’America, mettendo in piena luce le contraddizioni e le paure paventate dalla contro-informazione complottista, tanto da portare le altre nazioni ad alleanze inedite e a decisioni estreme per disinnescarla.
La conduzione della vicenda mostra molta intelligenza, grazie all’equilibrio con il quale Millar si muove tra il piano politico (internazionale, universale) e quello individuale (morale, emotivo), e rappresenta una critica anarchica ed efficace alle manovre oligarchiche dei governi occidentali, primo fra tutti quello statunitense.
La forza di The Ultimates, purtroppo, svanisce come un sogno nei capitoli conclusivi della saga, allorché Millar decide di risolvere tutta la vicenda in una grande scazzottata tra super-tizi, lasciando in sospeso i problemi politici ed etici da lui stesso sollevati e ristabilendo un rassicurante status quo per il team creativo che seguirà (Loeb e Madureira) e per le menti impreparate (?!) dei poveri lettori.

ultimates

“The Ultimates” è la naturale (ma non scontata!) evoluzione di quanto seminato dal geniale autore inglese Warren Ellis sulle serie Stormwatch (prima) e Authority (ai testi di Authority sarà proprio Millar a sostituire Ellis) dell’etichetta Wildstorm di Jim Lee (i volumi sono in corso di pubblicazione da Magic Press). In quelle serie, per la prima volta con un taglio realistico e cinico, un autore mostra le conseguenze sugli equilibri di potere nazionali e internazionali della presenza dei supereroithe_ultimates2_issue1_3375che sono trattati alla stessa stregua di comuni armi di distruzione di massa. In quanto tali e in quanto esseri umani con sentimenti e desideri propri, sarà Millar a sottolineare le difficoltà nel governare e mantenere sotto controllo un potere siffatto, sottolineando ancora una volta l’ipocrisia e la rincorsa al potere prevalente dei Governi Occidentali, con il costante appoggio delle multinazionali.
Se la Guerra Fredda sembra quindi tornare in una nuova, preoccupante evoluzione, che vede contrapposti gli stati occidentali a quelli islamici (in una semplificazione culturale che è dominante quanto riduttiva), non possiamo non ricordare che fu un certo Alan Moore, con V for Vendetta prima e con Watchmen dopo, a mostrarci le più importanti implicazioni socio-politiche celate dietro alla metafora dei superesseri, rivelando al contempo molte ipocrisie e debolezze dei nostri governi.
Sono passati più di venti anni, eppure il tempo sembra essersi fermato.

Un altro, importante sguardo alle cospirazioni politiche, che ambisce a rivelare dall’interno i meccanismi che muovono i Servizi Segreti e la loro funzione negli equilibri internazionali, è l’avvincente e intelligente Queen & Country di Greg Rucka (pubblicato in Italia da Magic Press).
Rucka, già famoso e mai abbastanza ricordato per il suo splendido lavoro su Detective Comics (Batman), preferisce un taglio più dimesso rispetto a Diggle, Millar ed Ellis, facendo muovere le vicende intorno alla giovane Tara Chace, alle sue aspirazioni professionali e alla sua visione delle cose. È uno sguardo più parziale e soggettivo, che proprio per questo riesce a dare umanità e forza al contesto dei Servizi Segreti 2009-08-25-queen_country(nello specifico il SIS britannico). In Queen & Country, inoltre, viene messo in primo piano l’aspetto strategico-procedurale delle attività dei servizi, senza per questo perdersi in inutili parcellizzazioni della vicenda. Il tema del complotto, della falsificazione mediatica, è meno in primo piano, pur caratterizzando con maggior forza l’ultimo ciclo pubblicato in Italia, ovvero Operazione: Palla di Cristallo, dove i servizi britannici sono costretti a una vera e propria lotta contro il tempo per sventare l’ennesimo attentato terroristico.

Un nuovo titolo che si muove a metà strada tra lo stile realistico di Queen & Country e quello superomistico di Authority è il recente Checkmate: A King’s Game ancora di Greg Rucka (edizione Paneta De Agostini). Esso sviluppa le vicende di una sorta di Servizio Segreto internazionale composto da supereroi, che ha l’obiettivo di monitorare l’attività superumana sull’intero pianeta. La novità più interessante è lo scenario nel quale agisce, che è quello proprio dell’Universo DC, popolato dai supereroi più famosi al mondo (Superman, Batman, ecc.) secondo una formula simile già vista e sperimentata dall’autore con l’ottima Gotham Central. Se in quest’ultima ha dato vita a una storia police procedurale nel mondo di Batman, con Checkmate Rucka riproduce i meccanismi tipici della politica estera moderna alla presenza ingombrante dei supereroi e dei loro arci-nemici. L’ennesima evoluzione sul tema che rivitalizza con efficacia un genere, quello supereroistico, che sembra continuamente mutare senza perdere la sua forza.

All’elenco potrebbe mancare ancora un titolo importante che possiede pero’ caratteristiche tangenziali al tema centrale dell’articolo. Si tratta del capolavoro psichedelico di Grant Morrison Invisibles, che di politica estera si occupa, ma come spunto per sviluppare la metafora centrale del racconto, ovvero la libertà dell’individuo come cittadino del mondo, i condizionamenti mediatici e culturali, la necessità di un percorso di auto-determinazione che sembra dover passare necessariamente per l’opposizione all’ordine costituito.

theinvisibles

Ho cercato di tracciare una piccola mappa non certo esaustiva di come il tema della politica internazionale è trattata nel fumetto popolare statunitense attuale, con un taglio realistico, non ingenuo e vicino, nelle sue espressioni più efficaci, a una sensibilità che oserei chiamare da contro-informazione (e The Losers, da questo punto di vista, è senz’altro il più riuscito e quello che osa di più).
Personalmente, trovo importante e nient’affatto scontato che, dietro all’intento manifesto e diretto di creare opere di intrattenimento, dal linguaggio fumettistico moderno, cinetico, divertente, si sviluppi un secondo intento altrettanto centrale, che è quello di offrire chiavi di lettura interessanti, vive, non banali, persino “anarchiche” della complessa realtà in cui siamo chiamati a vivere, difenderci e costruirci un’identità di persone consapevoli e mature.

Abbiamo parlato di:
The Losers 1-5 di Andy Diggle e Jok (Planeta De Agostini, Magic Press)
Perché ci odiano? di Paolo Barnard (BUR)
The Ultimates di Mark Millar e Brian Hitch (Panini Comics)
Stormwatch di Warren Ellis e AAVV (Magic Press)
Authority di Warren Ellis, Mark Millar, Brian Hitch e AAVV (Magic Press)
V for Vendetta di Alan Moore e David Lloyd (Magic Press)
Watchmen di Alan Moore e Dave Gibbons (Planeta de Agostini)
Queen & Country di Greg Rucka e AAVV (Magic Press)
Checkmate: A king’s Game di Greg Rucka e AAVV (Planeta De Agostini)
Invisibles di Grant Morrison e AAVV (Magic Press)
Storie di Guerra di Garth Ennis e AAVV (Magic Press)

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