Pizarro in Perù e la collana Micheluzzi: intervista a Nicola Pesce

Pizarro in Perù e la collana Micheluzzi: intervista a Nicola Pesce

Dopo Sergio Toppi e Dino Battaglia, la NPE ha lanciato una nuova collana monografica dedicata a un altro maestro del fumetto italiano: con l'editore Nicola Pesce andiamo a scoprire il lavoro dietro a un'operazione del genere e a ri-scoprire l'importanza di Attilio Micheluzzi.

Sergio Toppi, Dino Battaglia, Attilio Micheluzzi, Ivo Milazzo e, prossimamente Gianni De Luca: NPE da anni si sta caratterizzando per l’importante (e monumentale) opera di recupero monografico delle opere di grandi maestri del fumetto italiano. In occasione dell’uscita del terzo volume dedicato a Micheluzzi, Pizarro in Perù, abbiamo rivolto alcune domande all’editore Nicola Pesce per approfondire il lavoro necessario per gestire iniziative editoriali come queste e per esprimere l’importanza che riveste ancora oggi l’autore di Petra Chérie, Roy Mann e tanti altri capolavori a fumetti.

Puoi raccontarci le difficoltà incontrate per lanciare una collana del genere, tra diritti e reperimento del materiale originale?
Le difficoltà per riuscire a pubblicare tutta l’opera di un Micheluzzi, di un Toppi, di un Battaglia o di un De Luca (e di tanti tanti altri) sono molto più grandi di quello che sembrano. A volte si tratta di eredi introvabili, altre volte si tratta di un lungo lavoro di convincimento. A volte capita di trovare un’opera del tutto sconosciuta di uno di questi autori, investire recandosi in una determinata biblioteca, convincere il bibliotecario a farci portare fuori il giornale d’epoca, trovare in quella città un service con uno scanner A2, fare le scansioni, informare entusiasti l’erede… e poi vedersela sfuggire dalle mani. Non parlo ovviamente di nessuno degli eredi degli autori sopra menzionati!
A volte un discorso fatto nell’arco di anni viene bruciato in una settimana da una multinazionale che decide di pubblicare in massa in edicola l’opera di quell’autore. O che comunque fa una proposta, mette in testa all’autore cifre da capogiro e poi sparisce lasciando Edizioni NPE a raccogliere i cocci delle illusioni suscitate! Poi ci sono agenti, agenti finti che non hanno i diritti ma cercano di venderteli, conti da pagare, corse, sedicenti esperti…
In tutta questa situazione va poi considerato che io punto a pubblicare 1000, 1500 copie delle opere e – in queste tirature ridottissime – io devo rientrare di spese assurde e di trattative lunghissime.
Davvero, pubblicare le opere di grandi autori del fumetto è difficile. Ogni giorno è una avventura. Questo porta ritardi di ogni genere, comporta il dispiacere del pubblico, ma facciamo quel che si può cercando di scontentare nessuno!
Per fortuna capitano anche eredi organizzati e simpatici, come appunto gli eredi Micheluzzi, che mi furono presentati dal buon Francesco Bazzana, e in questi casi il tutto diventa relativamente più semplice. La gentilissima Laura De Luca poi è stata un altro colpo fortunato, una splendida persona intelligente e disponibile. Che dire poi di Aldina Toppi: vorrei che fosse mia nonna per quanto è stupenda.

Cosa ha da offrire oggi Micheluzzi al lettore? Quanto è importante che la memoria degli autori classici resti viva per il lettore di oggi?
Micheluzzi ha da offrire un universo difficilmente circoscrivibile. L’altro giorno era a cena a Milano con Ivo Milazzo e Giulio Giorello (professore di Filosofia della Scienza al Politecnico di Milano ed Elzevirista di La Repubblica). Splendidi uomini di altri tempi.
Abbiamo parlato di Ettore Majorana, della meccanica quantistica, di raggi alfa beta e gamma, della pressione della Russia su piccoli Stati come Estonia, Lettonia e Lituania, di Ken Parker e Tiziano Sclavi, di quanto un Sauvignon fosse più indicato di uno Chardonnay per i piatti differenti che noi tutti commensali avevamo scelto…
Ecco, gli uomini “di un tempo” non esistono quasi più: mostri sacri dalla cultura onnivora e sconfinata, umili, curiosi, come Attilio Micheluzzi, che possono affrontare storie di qualunque argomento infondendovi dentro una conoscenza, dei dettagli che soltanto loro potevano conoscere, portandoli al lettore con semplicità, immergendolo a 360° in un racconto, in un’epoca.
Mi viene da pensare allo studio di Giancarlo Berardi, pieno di libri sugli indiani, di riproduzioni fedeli di fucili e pugnali: un lavoro di documentazione profonda, animato dalla passione.
Oggi la conoscenza si è fatta molto più specialistica, a voler essere buoni. Trovi l’autore che ha fatto 10 libri contro la Chiesa, trovi l’autore dietrologo che ha letto un mezzo articolo sul gruppo Bildemberg su internet, cerchi di parlargli allora dei Rothshild, della condizione dei ghetti ebraici nei secoli scorsi, che hanno portato conseguenze sul loro modo di vivere come popolo e pertanto li hanno portati anche a esse Rothscild, o a essere scelti come capro espiatorio da un Hitler… e loro non sanno di cosa stai parlando: ecco, io temo gli uomini di altri tempi fossero più interessanti degli uomini di oggi. Noi siamo solo dei nani!
E quando leggi un Toppi, un Battaglia, un Micheluzzi, un De Luca, sei immerso fino alle orecchie nella cultura. Hai a che fare “con un uomo più grande di te”, ti senti indegno, e continui a leggere in un misto di ammirazione e meraviglia. E’ come stare a cena con loro, con la bocca aperta e gli occhi a cuoricino, nutrendoti della loro persona. Ecco, Micheluzzi ha da offrire uno spessore umano e culturale (con precedenti ma quasi…) senza successori.
Gli autori classici sono lì per aprirci la testa a nuovi orizzonti. Sarà paradossale, ma erano migliori di noi per moltissimi versi. E così come quando sbagli strada è utile tornare indietro all’ultimo bivio per rifare il punto della situazione, così io spesso sento il bisogno di tornare a Battaglia, a Toppi, in cerca di una nuova via.

Qual è l’aspetto della cifra stilistica di Micheluzzi che vi siete proposti di mettere maggiormente in luce con la collana lui dedicata?
Micheluzzi è veramente “il” maestro della linea chiara. La sua sintesi assoluta nella tavola, la sua “pulizia” sono elementi da tenere in considerazione sempre. Oggi regna molta insicurezza nei giovani autori, e con essa il tipico “horror vacui” che ogni editor e direttore di collana conosce. Una buona, sana lettura di Micheluzzi aiuta a spazzare via i dubbi!
Con i nuovi volumi della collana poi sono felice di mostrare il suo uso del colore, tenue eppure molto preciso. Pizarro in Perù è un capolavoro non solo per stile e contenuto, ma anche per i soli colori.

Come è stato, fino a oggi, l’accoglienza da parte del pubblico?
Per scoprire il contenuto di Pizarro in Perù, per anticipazioni sui prossimi volumi in uscita e soprattutto per scoprire a chi sarà dedicata la prossima collana monografica della NPE, continuare a leggere a questo link: edizioninpe.it/product/pizarro-in-peru

 

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