Picelli sulle barricate a Parma, un secolo dopo

Picelli sulle barricate a Parma, un secolo dopo

La storia di Guido Picelli, che combatté il fascismo nella sua Parma, in Parlamento e in Spagna: una vicenda che merita di essere conosciuta.
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La memoria che sopravvive è quella che viene coltivata e trasmessa; più ancora che una semplice questione di vinti e vincitori, la manutenzione della memoria è un processo adattativo, un confronto continuo col presente. Per sopravvivere, infatti, il racconto della memoria deve saper parlare ai contemporanei: dire cose per loro importanti, in una forma per loro efficace.
Che cosa racconta, quindi, di così importante e come lo racconta questo volume biografico a fumetti di Francesco Pelosi (testi) e Rise (pseudonimo di Filippo Toscani, disegni), pubblicato da Round Robin nell’ambito di un collaborazione con l’ANNPIA (Associazione Nazionale Perseguitati Politici Antifascisti Italiani) per il centenario delle giornate di Parma dell’agosto 1922?

Nel dettaglio, Guido Picelli racconta alcuni spezzoni della vita dell’attivista parmense, attraverso alcune scene significative disposte in sequenza non cronologica e un amplissimo spazio dedicato allo scontro che ebbe luogo a Parma fra il primo e il 6 agosto 1922, in seguito a un sciopero indetto dalla Camera del Lavoro, fra la popolazione del quartiere dell’Oltretorrente, guidata dagli Arditi del Popolo, e le squadre fasciste. Queste erano calate sulla città per reprimere e punire gli scioperanti, secondo una strategia che mirava a proporre il fascismo come garante del potere della borghesia contro le rivendicazioni politiche, sociali ed economiche delle classi lavoratrici.

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Fig. 1. Francesco Pelosi, Rise, Guido Picelli, Round Robin (2022), p. 24.

Gli scontri avvennero strada per strada e, vista l’incapacità delle squadre di Balbo di annientare la resistenza cittadina, terminarono in seguito alla mediazione dell’esercito. I fascisti sfogarono poi la loro frustrazione in una catena di violenze nei territori circostanti, al solito ben tollerate dalle forze dell’ordine, dai maggiorenti locali, da molti esponenti politici e dalla Monarchia, convinti di poter utilizzare il fascismo contro le organizzazioni sindacali, in cambio della cooptazione al potere. L’episodio parmense è uno dei casi esemplari che mette in evidenza quanto fondamentale furono queste relazioni e aspettative nell’ascesa del fascismo, poiché mostra come la violenza squadrista fosse vincente quando non trovava resistenza, mentre anche una minima difesa organizzata fosse in grado di fermarla. E quindi che forze dell’ordine ed esercito non avrebbero mai avuto difficoltà alcuna ad annullarla, se comandati in quel senso.

Chiarito uno dei tratti importanti di questo episodio nella storia nazionale, resta il fatto che le Giornate di Parma sono un frammento di storia di una comunità di persone ordinarie: come chiarisce Pelosi stesso nelle sue note, è praticamente impossibile ricostruire le vite dei tanti personaggi coinvolti nella difesa della città. Se quella di Picelli si è intrecciata con le Storia, tanti altri sono poco più che nomi ed epitaffi, brandelli di ricordi affidati all’oralità, alle storie di famiglia. Il racconto vive quindi in uno spazio narrativo nutrito dalla ricerca storica – segnata dalle parole dei ricercatori che ci accompagnano nella lettura (Fig. 1) – ma difficile da caratterizzare nel dettaglio umano: i personaggi agiscono e ognuno di loro è di fatto exemplum di un’idea, di un sentimento.

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Fig. 2. Francesco Pelosi, Rise, Guido Picelli, Round Robin (2022), p. 73.

Questo livello di astrazione è reso e gestito attraverso il disegno. La tecnica di scratchboard utilizzata da Rise ottiene infatti due risultati principali: il primo è la definizione di un’atmosfera espressionista – peraltro quella di molto cinema coevo agli avvenimenti -, trasmessa innanzitutto dal rapporto quantitativo fra il nero che invade la tavola e il bianco, riservato ai volti e alle linee che definiscono corpi e oggetti – con il rosso riservato a punti e linee che attirano e fanno scorrere lo sguardo o lo focalizzano su alcuni dettagli (Fig. 2) -, e quindi dagli sguardi intensi dei personaggi, a volte quasi fiammeggianti, con occhi marcati da pesanti linee e pupille nere che spiccano nel biancore dei volti.

Il secondo rilevante effetto visivo deriva dalla gestione della profondità spaziale, che alterna la sovrapposizione di livelli – soprattutto nelle inquadrature con punto di vista ravvicinato, dal piano al campo medio – all’uso di prospettive geometriche quando invece si mette in scena lo spazio urbano (Fig. 3). Al di là del richiamo alla pittura medievale, l’allontanamento dal naturalismo trasmette la suggestione di alterità: un mondo non solo lontano cronologicamente, ma intrinsecamente diverso, nei valori, nelle tensioni e passioni che lo animavano, nella capacità delle persone di dare un senso alle proprie azioni e alla propria vita. Infine, proprio attraverso questo distacco, lo stile grafico partecipa all’assenza di spettacolarizzazione ed enfatizzazione degli eventi e delle vicende dei personaggi.

L’impostazione narrativa documentarista, infatti, si prende pochissime libertà (peraltro indicate esplicitamente da Pelosi nelle sue note di chiusura) e dobbiamo considerare gli scritti accompagnatori di Roberto Spocci (Presidente ANPPIA Parma) e William Gambetta (del Centro Studi Movimenti – Parma) parte dell’opera tanto quanto gli interventi in scena dei vari ricercatori, che illustrano contesto e risvolti delle vicende, per consentirne l’inquadramento storico e la comprensione. In quest’ottica, merita sottolineare che anche le parole di Picelli, dove possibile, sono derivate dai suoi scritti.

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Fig. 3. Francesco Pelosi, Rise, Guido Picelli, Round Robin (2022), dettagli da p. 41 e P. 54.

Dove Pelosi valorizza l’atmosfera è piuttosto nella struttura cronologica del racconto, che sfrutta una tripartizione: gli scontri di Parma occupano la parte centrale (Atti I-III), sono preceduti da una ouverture che propone un flusso temporale rovesciato (inizia dalla morte di Picelli e termina con il viaggio al confino di Lipari) e seguiti (fine Atto III e Finale) dal racconto delle conseguenze della ribellione parmense, disposte in ordine cronologico ordinario, che ci portano nuovamente in Spagna. Questa vera e propria “prospettiva temporale”, con punto di fuga Parma, risolve subito la questione della fine del protagonista – evitando che distolga l’attenzione di lettura –, ne dà immediatamente le coordinate (ad esempio: quali passioni lo muovevano, quale era la sua cultura politica di riferimento) e rende esplicita la centralità delle giornate parmensi nel percorso politico di Picelli.

In conclusione, è chiaro che il lavoro di Pelosi e Rise è indicato per gli appassionati delle vicende storiche di quel periodo, così importante per la storia italiana e, in particolare, è un ottimo volume da proporre nelle scuole o come lettura di stimolo all’approfondimento della prese di potere fascista e delle lotte di sindacati e partiti della sinistra contro di essa.
Come curiosità, aggiungiamo che proprio negli stessi giorni in cui esce il volume (per la ricorrenza del centenario) è prevista anche la pubblicazione di un gioco da tavolo che ricostruisce le giornate di lotta, La Vittoria Impossibile, firmato da Paolo Mori, Simone Serrao e Francesco Sirocchi (game design), Karyna Maleieva (grafica) per Orso Ludo, storico negozio di giochi di Parma, a conferma che siamo di fronte a un episodio che contribuisce con forza all’identità della comunità cittadina.

Abbiamo parlato di:
Guido Picelli – Un antifascista sulle barricate
Francesco Pelosi, Rise
Round Robin, 2022
120 pagine, brossurato, bianco e nero – 17,00 €
ISBN: 9791254850008

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