Per una selva oscura: il Batman smarrito di Dario Panzeri

Per una selva oscura: il Batman smarrito di Dario Panzeri

Eris Edizioni pubblica il terzo volume di Progetto Stigma: “Perso nel bosco” di Dario Panzeri declina il dolore di un eroe tragico smarrito nella selva dell’Io.

Perso nel bosco è il terzo volume realizzato da e pubblicato da . È l'opera prima di e mostra un uomo vestito da smarrito in un bosco, incapace di trovare l'uscita e, fuor di metafora, di risolvere i propri problemi.

La storia è un poliptoto di sofferenza, il dolore viene declinato secondo sfumature diverse trasmesse dalle pose del protagonista, avvolto in un lungo e pesante mantello nero, nascosto da una maschera più espressiva di un volto scoperto. Occhi minuscoli o addirittura risucchiati dal gioco di ombre, naso lungo e adunco, orecchie piccole: ecco la faccia della paura e del senso di colpa. Le braccia corte, le mani contratte, le unghie affilate come artigli, il corpo nervoso, affannato, preda di spasmi d'ira e tormento costituiscono l'espressione visibile della somatizzazione: è una psicosi urlata, esibita senza pudore.

Dal mito batmaniano l'autore riprende la tragica notte in cui morirono i coniugi Wayne, il cinema e la proiezione di The mark of Zorro, il tragico fatto di Crime Alley e il simbolo del pipistrello. La prospettiva, però, si rovescia in un gioco sadico di morte e sopravvivenza. La drammatica vicenda di Gotham si capovolge in una realtà parallela in cui Thomas perde Bruce e decide di cucire maschera e mantello per combattere, mentre Martha trova la via d'uscita più semplice dalla selva dell'angoscia.

Ma quando non c'è un Arkham Asylum nel quale rinchiudersi con i criminali per sfogarsi su di loro, cercando giustizia ed espiazione, allora la strada da percorrere diventa indefinita, le pareti del manicomio si trasformano in rami e rovi, il palazzo assume le fattezze di un fitto universo di alberi nel quale è impossibile orientarsi.

Panzeri alterna pennellate spesse e decise per i tronchi, segni sottili e graffiati per le propaggini più elevate, macchie asfissianti per le chiome. Il labirinto naturale rigetta l'uomo sul cui abbigliamento si riflette la luce abbagliante, con un risultato singolare e funzionale: la creatura ammantata di nero diventa bianca ed emerge dall'oscurità della foresta. Almeno finché resiste un lampo di lucidità. A volte le pagine diventano interamente nere, come se il cuore del protagonista saltasse un battito, poi tornano le figure, distribuite lungo imponenti splash-page, anche doppie, vignette orizzontali e verticali, mai più di tre per tavola.

Ancora, non mancano le occasioni in cui dallo sfondo bianco emerge solo la sagoma del nostro penitente che si avvolge stretto nella cappa, sperando di nascondersi da noi lettori e da se stesso. Suo malgrado non ci riesce e possiamo vedere il suo Io lacerato, sparso e rifratto da un prisma impietoso. Infatti, alcuni fogli, alla maniera del caleidoscopio, lo mostrano frantumato in una sguaiata geometria di morte interiore.

La scomposizione non riguarda soltanto l'animo di questo smarrito, ma tutta la storia nella sua visualizzazione, poiché ci troviamo di fronte a un fumetto suggestivo e stimolante, che necessita di una lettura lenta, attenta e reiterata. Ogni volta che chiudiamo il volume dobbiamo mettere insieme i pezzi, raccogliere i cocci aguzzi: che cosa abbiamo visto? Che cosa abbiamo voluto vedere nella selva?

Attraverso pennellate così materiali percepiamo le sensazioni che Panzeri vuole trasmettere e ne siamo attratti magneticamente, ma sta anche a noi ricostruire l'opera, interrogandola e interrogando noi stessi. Scegliamo di dare un volto alle ombre oppure le liquidiamo come macchie scure che risucchiano il senso? La tentazione di classificare Perso nel bosco come una bellissima esposizione di quadri in una galleria d'arte ma non come fumetto è forte e semplice, a una prima lettura. È ancora più semplice dire dell'autore che è un artista eccellente, ma non un narratore. Però in questo modo rischieremmo di perderci a nostra volta nel bosco della superficialità e del giudizio affrettato.

È necessario analizzare i pochi testi presenti nel racconto e aiuta molto soffermarsi su una frase pronunciata dall'uomo mentre si rivolge alla propria coscienza: “Senza sceneggiatura non può esserci una storia“. È il tentativo di prevalere e ribattere a una voce interiore che afferma, tagliente e insistente, che il singolo individuo, dai bassifondi di una gerarchia universale nei quali è relegato, non può afferrare la ragione di ogni cosa. Potremmo accostare alle parole la voce di Panzeri, quasi a credere che voglia spingerci a intessere una trama insieme a lui, a fare la nostra parte, a dare un'interpretazione alle macchie di Rorschach con le quali ci mette alla prova.


Ecco dunque che Perso nel bosco si afferma come fumetto, con la gabbia, i balloon, le didascalie, il lettering (scricchiolante e ondivago come le emozioni) e una storia, quella di uno stato d'animo. Una tragedia. Platone nella Repubblica condanna la rappresentazione teatrale perché ritiene diseducativo mostrare e giustificare a teatro comportamenti che nella quotidianità vengono censurati e biasimati. Successivamente chiarisce la natura del proprio timore: ha paura che la realtà e la fantasia si uniscano portando scompiglio nella polis; i conflitti e i lamenti devono restare circoscritti al palcoscenico, non possono fuoriuscirne.

Così, nel volume di Stigma/Eris, il dolore deve restare confinato nel bosco, luogo di iniziazione e passaggio per eccellenza, perché l'eroe, in senso esclusivamente tragico, non riesce a compiere quel passo in più. Nessuna iniziazione, nessuna epifania. La catarsi non arriva per lui, ma solo per il lettore al quale l'eroe stesso parla, quasi parafrasando Petrarca che diceva: “ove sia chi per prova intenda amore / spero trovar pietà, nonché perdono“. È sufficiente sostituire “amore” con “dolore”.

Abbiamo parlato di:
Perso nel bosco

Eris Edizioni, 2018
130 pagine, cartonato, bianco e nero – 19,00 €
ISBN: 9788898644599

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