Penss e le pieghe del mondo è un fumetto scritto e disegnato da Jérémie Moreau e pubblicato da Tunué con la traduzione di Stefano Andrea Cresti, uscito originariamente in Francia nel 2019. L’autore trasporta il lettore all’alba della civiltà, nell’epoca preistorica, dove Penss, un ragazzo con una diversa visione del mondo, non riesce ad adattarsi alle dinamiche con le quali è impostato il clan di cui fa parte insieme alla madre. Isolato e privato di tutto, proverà a riplasmare la natura, per evitare il nomadismo e la caccia perenne.
Moreau dimostra tutta la sua abilità già con le prime venti pagine, e queste risultano una summa tecnica del suo lavoro grafico in toto: emerge fin da subito la grande maestria nella gestione del ritmo narrativo, la costruzione ragionata delle tavole, la resa del colore acquerellato, l’uso allo stesso tempo realistico ed evocativo della luce e il segno sospeso tra linea chiara classica ed evoluzioni più dinamiche. La più nitida presenza di dialoghi è un evidente contrasto tra la prima parte del libro e tutto il resto. Inizialmente, infatti, sono molto limitati e l’autore riesce a raccontare efficacemente ciò che vuole anche in pagine e sequenze completamente mute. Andando avanti con la lettura, la presenza dei dialoghi, ma soprattutto dei densi monologhi e pensieri del protagonista, diventano una parte consistente del fumetto, esplicitando di tanto in tanto il sostrato filosofico che permea l’opera.
Proprio a proposito di quest’ultimo bisogna spendere qualche parola. L’autore sembra rifarsi prevalentemente sia alla filosofia di Gottfried Wilhem von Leibniz (1646-1716) che a quella di Gilles Deleuze (1925-1995), in particolar modo al saggio filosofico del secondo La piega – Leibniz e il barocco (1988), che cerca di definire, attraverso il concetto di “piega”, il formarsi di ciò che compone tutta l’esperienza moderna sotto la lente della cultura barocca. Per Deleuze, la filosofia di Leibniz, che gravita attorno al principio di monade, è una filosofia barocca, in cui tutto <<si piega, si dispiega, si ripiega>>, una frase che viene ripetuta anche da Penss. Moreau usa le monadi e le “pieghe” risignificandole in un contesto in qualche modo ecologista e comunitario (o almeno anti-individualista) dove le forze naturali sono audaci e spietate, ma non per questo indomabili. Il mondo per il protagonista è composto da pieghe, strati interconnessi che legano ogni fenomeno e ambiente, e “vivere da monade”, cioè come entità singola e unitaria mossa da un centro di forza ma separata da ciò che la circonda, risulta deleterio se non fatale. La creazione di un paradiso terrestre dove tutte le piante da frutto possano garantire la sopravvivenza agli inverni durissimi, diventa così la metafora per raccontare non tanto la nascita dell’agricoltura o la sedentarietà, quanto lo scontro tra azione e contemplazione, l’importanza dell’osservazione e la giusta sensibilità che deriva dalla riflessione, per affrontare la vita in tutte le sue sfaccettature, dalle relazioni con le altre persone al mettere al mondo un figlio.
Tutto ciò influisce nella costruzione delle tavole, sempre molto geometrica, ma che si differenzia nettamente quando si passa dalla quiete alla agitazione: nel primo caso, Moreau usa poche ma ampie vignette per far respirare gli ambienti e lasciar vagare l’occhio; nel secondo, le frantuma in numerosissimi frammenti per comunicare l’estrema concitazione dei momenti emotivamente più intensi o maggiormente movimentati dall’azione, oppure più raramente per diluire il tempo della narrazione. L’autore sceglie anche di disegnare i personaggi in maniera molto semplice, in contrapposizione ai melliflui paesaggi in cui si muovono. Ciò non inficia sul modo in cui vengono fatti recitare, anzi rende molto chiara la scelta di resa pittorica degli sfondi, che amplificano la sensazione di immersione in un luogo ricco di complessità. La palette utilizzata, dalle tonalità tenui, si concentra su alcuni colori precisi (giallo, salmone, grigio e azzurro), ma esplode a volte in colori sgargianti che arricchiscono il significato di alcuni passaggi del fumetto. Non mancano poi le citazioni visive, una su tutte riferita a Little Nemo di Winsor McCay, perfettamente contestualizzata nell’economia dell’opera.
Penss e le pieghe del mondo si rivela quindi un fumetto tematicamente stratificato e graficamente appagante, un’altra ottima prova d’autore per Jérémie Moreau dopo il bellissimo successo di critica e pubblico de La saga di Grimr, confermando così le sue doti e ponendolo tra i più importanti autori contemporanei del fumetto franco-belga.
Abbiamo parlato di:
Penss e le pieghe del mondo
Jérémie Moreau
Traduzione di Stefano Andrea Cresti
Tunué, 2021
240 pagine, cartonato, colori – 25,65 €
ISBN: 9788867903979