Il numero zero di Paranoid Boyd ha a disposizione solo sei pagine per far capire l’atmosfera della serie e per invogliare il lettore a seguirla.
Andrea Cavaletto costruisce Dioscuri – questo il titolo dell’albo – in maniera non lineare, presentando nella prima pagina tre situazioni apparentemente irrelate, con personaggi diversi alle prese con attività quotidiane, e introducendo solo successivamente il protagonista, William Boyd. Di lui sappiamo ben poco, se non che il signor Trevor, un importante manager, vuole acquistare alcuni suoi quadri che la moglie ha esposto in un vernissage.
Ed è proprio in questo momento che l’orrore irrompe nella scena, assoluto, incomprensibile e mostruoso.
Lo sceneggiatore destabilizza il lettore, porta la sua attenzione su alcuni personaggi senza volutamente approfondirli e presenta poi una scena di stampo horror a chiusura dell’albo, mettendo subito in chiaro i connotati di una serie che si preannuncia pronta a flirtare pesantemente con elementi di questo genere narrativo.
La caratterizzazione del protagonista non può essere gioco forza approfondita come dovrebbe, ma anche nel poco spazio a disposizione, tramite alcuni accorgimenti e le sue parole, si possono intuire alcune caratteristiche di William. Trascurato e incurante, in un certo qual modo affascina perché ha l’aria di una persona che ne ha viste di tutti i colori e, allo stesso tempo, sembra essere fuori dal mondo, estraneo al normale scorrere degli eventi.
L’introduzione alla breve storia spiega un po’ meglio le caratteristiche del fumetto. Cavaletto sottolinea infatti come il sentimento della paranoia giochi un ruolo importante nella serie (e anche nella vita), espressione degli incubi meno sopportabili e spettro con cui è necessario fare i conti per sopravvivere alle proprie ansie: la paranoia crea un mondo “altro”, una realtà parallela in cui incertezze, paure e oscurità la fanno da padrone.1
William è vittima di visioni orribili che ne condizionano l’esistenza, ma il confine tra l’orrore reale e quello solo immaginato è più labile di quanto si immagini.
Simone Delladio è il disegnatore del numero zero. Il suo apporto è significativo per il gusto con cui compone le tavole e per l’aspetto dei personaggi visualizzati.
Nel primo caso abbiamo pagine dominate da vignette lunghe, da ambienti dettagliati e capaci di dare a colpo d’occhio tutte le informazioni visive utili e da una splash page nella penultima pagina che ottiene un bell’effetto scenico, anche grazie all’inquadratura utilizzata, frontale rispetto al soggetto della scena. L’entità che vi compare possiede i connotati adatti per inquietare il lettore, con echi classici lovecraftiani e da mitologia demoniaca.
A precederla, come forma di riuscito contrasto, c’è una tavola che si divide in nove vignette, ognuna concentrata su un personaggio o su un aspetto della situazione immortalati un attimo prima che l’incubo prenda forma.
L’ultima tavola è strategica per come mette quasi in pausa questa immagine, spostandosi all’esterno del palazzo in cui si svolge l’azione e allargando il campo visivo tramite una splash page di grande effetto.
Per quanto riguarda i personaggi, spicca il lavoro fatto su William e sul signor Trevor. L’aspetto del protagonista comunica l’idea di voluta trascuratezza, per posa o stile di vita scelto, e trasmessa dal pizzetto poco curato e dall’abbigliamento piuttosto casual composto da jeans strappati, giacca di pelle e maglietta con teschio.
Le informazioni che otteniamo da questa figura, unitamente ai pochi frammenti di conversazione letti, delineano un artista dallo stile presumibilmente naïf e visionario, un personaggio non molto a suo agio in contesti quotidiani che maschera con un’estetica punk i demoni che lo circondano perennemente. Abbiamo ovviamente una serie intera per poter conoscere William Boyd, ma dal prologo è questo che traspare, insieme ad una certa curiosità di saperne di più.
Il suo interlocutore ha ovviamente tutt’altro richiamo estetico, un insieme codificato di elementi che vanno dal suo ufficio lussuoso ai suoi modi di fare eleganti e affettati, ma che trova il suo nucleo nella figura snella e attenta al vestiario, caratterizzata da una pettinatura discreta e affascinante.
È proprio il contrasto tra un contesto del genere e la scena finale a provocare l’effetto voluto da Cavaletto, cifra stilistica di molte opere horror in vari media e che presumibilmente può delineare anche questa nuova serie.
Il numero zero di Paranoid Boyd, Dioscuri, è stato presentato in anteprima durante la recente Rimini Comix (svoltasi dal 16 al 19 luglio 2015) e da questa settimana si può trovare gratuitamente in allegato al n. 1 di La iena, altra nuova testata di Edizioni Inkiostro.
Il n. 1 della serie esordirà invece durante Lucca Comics and Games 2015 (29 ottobre-1 novembre).
I disegnatori che si avvicenderanno ai vari numeri sono (oltre a Delladio) Francesco Biagini, Enrico Carnevale, Rossano Piccioni, Matteo Pirocco, Renato Riccio, Daniele Statella, Emmanuele Baccinelli, Gian Luca Spampinato.
Abbiamo parlato di:
Paranoid Boyd #0 – Dioscuri
Andrea Cavaletto, Simone Delladio
Edizioni Inkiostro, luglio 2015
6 pagine, spillato, bianco e nero – € 0,00 (allegato in omaggio a La iena # – 4,00 €)
Il modo in cui lo sceneggiatore la descrive mi ha ricordato Lo specchio dell’anima, canzone di Andrea Appino in cui questo sentimento viene sviscerato attraverso un efficace connubio tra musica e parole. ↩