Il paranoico Cavaletto: intervista su “Paranoid Boyd”

Il paranoico Cavaletto: intervista su “Paranoid Boyd”

In occasione dell’uscita ormai prossima di "Paranoid Boyd", abbiamo parlato con Andrea Cavalletto della sua nuova serie e del suo lavoro in generale.

Cavaletto_intervista_fotoAndrea Cavaletto è nato il 23 luglio 1976 nella provincia torinese dove vive e lavora. Si specializza in graphic design e illustrazione presso l’Istituto Europeo di Design di Torino. Lavora come creativo dal 1988 e contemporaneamente collabora con vari editori e produttori cinematografici italiani e stranieri come illustratore e sceneggiatore. I film da lui sceneggiati hanno avuto ottimi riscontri di critica e vinto numerosi premi nei festival di genere italiani e internazionali. Il film horror indipendente cileno Hidden in the woods da lui sceneggiato è stato acquistato dagli americani per farne un remake.
Nel 2014 ha sceneggiato il cortometraggio
House of shells, un fan-movie su Dylan Dog diretto da Domiziano Cristopharo con Stefano Cassetti nel ruolo dell’Indagatore dell’Incubo.
Per Sergio Bonelli Editore ha scritto sceneggiature di
Dylan Dog e Martin Mystére.
A novembre del 2015 inizierà per Edizioni Inkiostro Paranoid Boyd, serie da lui scritta e ideata.

Proprio in occasione dell’imminente uscita del primo numero della testata (anticipato da un numero zero di cui abbiamo parlato qui) abbiamo interpellato Cavaletto, per scambiare quattro chiacchiere sul progetto, sulla sua nascita e su cosa dobbiamo aspettarci dalla sua creazione.
Non solo: presto vi potremo presentare una bella sorpresa su cui  per ora dobbiamo mantenere il riserbo, ma che vi coinvolgerà tutti. Stay tuned!

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Cover di Paranoid Boyd #1

Ciao Andrea, e grazie per averci concesso questa intervista.
Da dove nasce lo spunto per Paranoid Boyd?

Da me. Da quello che sono. O forse sarebbe meglio dire da quello che credo di essere. Sono un tipo fondamentalmente paranoico, quindi conosco abbastanza bene l’argomento. E siccome la prima regola quando si scrive è di farlo su quello che meglio si conosce… beh, ecco il perché e come è nato Paranoid Boyd. William Boyd, il protagonista, è una sorta di mio alter ego. Ho voluto immergermi in una storia cupa e senza speranza. Ho cercato di raccontare i demoni che vivono dentro di me e dentro ciascuno di noi, e di come trovino il modo di dominarci senza che nemmeno ce ne accorgiamo…

L’idea di base tocca il tema della pazzia: quanti e quali studi hai dovuto fare sulle malattie mentali per documentarti al riguardo?
Come faccio sempre prima di scrivere qualcosa, mi documento parecchio.
Ho letto molti libri, dalla saggistica alla fiction, ho fatto varie ricerche su internet e mi sono visto e rivisto film e serie tv che potessero anche solo lontanamente ispirarmi… Un processo di documentazione e ricerca che è durato mesi e che è ancora in fase di sviluppo, essendo mia intenzione di proseguire la serie oltre il primo ciclo narrativo (che ho già terminato). Mi sono preparato parecchio per calarmi il più possibile nella pazzia di William Boyd e nel folle mondo che lo circonda. Ho cercato di fare mio il suo particolare punto di vista per cercare di renderlo il più possibile credibile agli
occhi del lettore. E poi, ovviamente, ci ho messo dentro tante esperienze personali, tanti dialoghi che ho veramente avuto con persone che conosco…
In questo ultimo periodo, per esempio, come deformazione professionale, quando parlo con qualcuno, cerco di capire quali paranoie possa avere… Quindi se mi incontrate state attenti a cosa dite, eh, eh…

Cavaletto_intervista_logo_Paranoid
Vista la struttura “a stagioni”, quanto lo stile narrativo pesca dalle modalità di racconto delle serie televisive moderne?
Parecchio, lo ammetto. La serie è divisa in capitoli (due per ogni numero del fumetto) e ogni capitolo finisce con un cliffhanger. La mia intenzione è poi quella di seguire tutti i personaggi secondari dando loro il giusto spessore in modo da definire al meglio lo scenario in cui Will Boyd si muove. Vivono nella storia e procedono con essa. Se qualcuno di loro morisse durante il percorso,vorrei essere io il primo a dispiacermene. E questa è un’altra caratteristica che mi piace delle serie TV che seguo. Voglio precisare però che questa scelta l’ho fatta non tanto per cercare di essere modaiolo a tutti i costi, quanto per rispetto e serietà nei confronti dei lettori. Siccome so quanto sia difficile far vivere una serie indipendente, con il rischio che possa chiudere quando meno te lo aspetti per mancanza di pubblico, lasciando tutto incompiuto, ho preferito usare l’escamotage della struttura narrativa a “stagioni” per dare un senso di sicurezza e di parziale completezza a chi sceglierà di seguire la serie. Infatti, come da contratto con Edizioni Inkiostro, ogni stagione di Paranoid Boyd che pubblicheremo, la porteremo a termine, e ognuna avrà un finale, anche se ovviamente io il finale vero e unico della serie ce l’ho già in testa. E spero di arrivare a mostrarvelo… Sarebbe un bel successo personale.

Quali tematiche vengono toccate nella serie?

"Sul filo della spada", storia di Dylan Dog scritta da Andrea Cavaletto
“Sul filo della spada”, storia di Dylan Dog scritta da Andrea Cavaletto

L’argomento della paranoia mi permette di toccare parecchie tematiche che mi stanno a cuore. Nella società in cui viviamo, ogni cosa può essere fonte di paranoia… la vita quotidiana, i rapporti familiari, le amicizie, il lavoro, la politica, la religione… insomma, tutto! Diciamo che il primo ciclo narrativo ha come fulcro il fanatismo religioso. Ho potuto dire la mia sulla questione e certi miei pensieri potrebbero anche provocare un certo turbamento, ma il bello di lavorare su una propria serie indipendente è anche dato dal fatto che si è più liberi di dire ciò che si pensa.

Una volta che si parte da un’idea molto forte come quella di visioni la cui natura reale o meno è in dubbio, come si fa a svilupparla sul lungo periodo senza “perdersi via”?
Il punto è proprio questo: nello scrivere una serie come Paranoid Boyd lo sceneggiatore deve per forza “perdersi via”. Avevo originariamente pensato a una struttura che ho girato all’editore per approvazione, ma poi, quando ho iniziato a scrivere, ho stracciato tutto e ho deciso di seguire il flusso creativo… Ho seguito il personaggio nei suoi deliri, curioso io per primo nel vedere dove mi avrebbero portato. Mi ricordo che dopo aver consegnato il quarto capitolo, ho ricevuto una telefonata da Rossano Piccioni (l’editore) in cui mi faceva i complimenti ma mi chiedeva se potevo dargli un’idea di dove stavo andando, visto che non c’era quasi nulla di quanto gli avevo scritto nel soggetto approvato. Gli ho risposto di fidarsi e mi sono rimesso a scrivere. Ecco, lo ringrazio per essersi fidato, perché in quel momento nemmeno io sapevo cosa sarebbe accaduto… La mia intenzione adesso è di continuare a lavorare così, se ne avrò la possibilità. Ho delle idee su come proseguire, ma voglio essere totalmente al servizio della storia. È difficile da spiegare, ma è come se la storia mi parlasse e se me lo chiederà, la cambierò strada facendo… Lo so, è un discorso un po’ da pazzi ma – ehi – siamo su Paranoid Boyd, no?

Definisci questa serie in dieci parole.
Ti rispondo con la frase pubblicitaria che ho pensato per promuovere la serie: “Tieni a bada i tuoi demoni“.
Può essere letta secondo diversi punti di vista. Può essere la frase che William Boyd si ripete costantemente in testa per cercare di non impazzire del tutto, ma può anche essere quello che il mondo cerca di ordinargli e di imporgli, un mondo che rifiuta l’idea che Will possa avere ragione.

Ci sono dei “punti di riferimento” nel fumetto italiano, a cui poter accostare questo progetto?

Tavola di Luca Dell'Uomo da "Sul filo della spada"
Tavola di Luca Dell’Uomo da “Sul filo della spada”

Mmm… non saprei. Mi vengono in mente tanti personaggi creati da Tiziano Sclavi nelle sue storie di Dylan Dog e di cui ha saputo rendere al meglio le loro paranoie. Però vivevano il tempo di un episodio, erano il motore che faceva partire la storia. Qui è come se io avessi preso uno di quei personaggi e lo avessi reso protagonista. William Boyd è il pazzo inquietante che avverte le vittime ignare all’inizio del film horror, e che puntualmente non viene ascoltato. Ecco, con questa serie ho la possibilità di farvi vedere le cose con gli occhi di quel pazzo…

Come sono stati scelti i disegnatori?
Sono professionisti con cui ho già avuto modo di collaborare in passato, con cui credo di condividere un certo feeling e con cui mi sono trovato molto bene. Sono colleghi ma anche amici. E si sono prestati a seguirmi in questa impresa. Voglio citarli e ringraziarli tutti: Renato Riccio, Simone Delladio, Francesco Biagini, Matteo Pirocco, Daniele Statella e lo stesso Rossano Piccioni. Un discorso a parte meritano Emmanuele Baccinelli, Gian Luca Spampinato e Enrico Carnevale, che non conoscevo ma mi sono stati consigliati e di cui sono molto fiero che facciano parte del gruppo. Il copertinista regolare invece l’ho trovato in rete. La sua figura è avvolta nel mistero, si fa chiamare Blake Malcerta, vive nel Regno Unito ed è già uno dei migliori illustratori horror internazionali. Un grazie particolare anche a Lucio Parrillo che si è offerto come guest star per firmare la cover del numero 1 che, ricordo, uscirà a Lucca Comics & Games 2015.

Come sono nati i rapporti e la proposta da parte di Edizioni Inkiostro per una serie regolare?

Martin Mystere #341 è scritto da Andrea Cavaletto
Martin Mystere #341 è scritto da Andrea Cavaletto

Da una stima reciproca, direi. Io sono stato subito conquistato dalla serie The cannibal family e ho chiesto una collaborazione a Rossano Piccioni, che si è concretizzata già nel numero 2 della testata. Rossano conosce i miei lavori e li apprezza molto, quindi mi ha proposto di fare per lui una serie tutta mia… Ho accettato ed eccoci qui.

Posso dire di conoscerti da tempo, ormai. So quanto sia importante per te poterti esprimere su un progetto (una serie regolare, in questo caso) completamente “tuo”. Ci vuoi parlare di cosa rappresenta per te, anche umanamente, oltre che professionalmente, questa sfida?
L’hai detto tu: è una sfida. Mi piacciono le sfide. Tutto ciò che faccio, per me è una sfida. Ho sempre avuto grosse difficoltà nel propormi e nel fare le cose che più mi piacciono, eppure cerco con tutte le mie forze di andare avanti. Cerco di fare sempre di più. Devo dimostrare continuamente quello che valgo, prima di tutto a me stesso. Ogni volta è una sfida con il bambino insicuro dentro di me che spesso mi sussurra “lascia perdere, tieni giù la testa, non sei capace, non è già un miracolo quello che un poveraccio come te è riuscito a fare? Dove vuoi arrivare?”. A volte credo di fare tutto questo per mio padre, che se n’è andato troppo presto dalla mia vita e che forse ho idealizzato nel mio inconscio, nella speranza di avere una sua approvazione che purtroppo non otterrò mai.

Sono previste iniziative particolari per la promozione del titolo?
Ci saranno mostre e incontri dedicati, e poi con voi dello Spazio Bianco si sta pensando a un concorso online con in palio un premio originale legato al personaggio.
Per essere sempre aggiornati sul mondo di Paranoid Boyd, vi invito ad andare sulla pagina Facebook dedicata: Paranoid Boyd.

Ringraziamo ancora Andrea Cavaletto per averci concesso questa interessante intervista.

Intervista condotta via mail da Andrea Bramini e Paolo Garrone il 09/07/2015

 

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