La storia di Topolino è costellata da un altissimo numero di vip “paperizzati”.
Da molti anni è consuetudine che cantanti, presentatori, attori e divi in generale conoscano una trasposizione disneyana all’interno di storie speciali, in una sorta di scambio di popolarità: da queste operazioni, infatti, ci guadagnano in immagine entrambe le parti in causa.
Ma tra le tante versioni in becco e piume di persone reali, una spicca sulle altre per la costanza con cui è comparsa all’interno del fumetto Disney e per il suo ruolo. Non si tratta infatti di uno showman, ma di un giornalista che i miti dello spettacolo è abituato a intervistarli e a conoscerli anche intimamente, nonché un grande appassionato ed esperto di fumetto che in prima persona ha portato la nona arte agli onori della cronaca, affiancandola a quelle solitamente considerate più nobili come il cinema e la musica: Vincenzo Mollica, storico volto del TG1.
Ora Giunti gli dedica un volume monotematico all’interno della collana Le più belle storie Disney, che raccoglie una selezione delle storie in cui è comparso (è un peccato che non si sia sfruttata l’occasione per inserirle tutte).
Alle origini di Paperica
Con Mollica lo slancio iniziale fu diverso da quello che poteva avvenire per altri nomi del costume italiano. Era una grande firma, in un momento – metà anni Novanta – in cui Topolino era interessato ad avere nomi di un certo peso (Enzo Biagi, Renzo Arbore, Gigi Proietti…) che potessero collaborare attivamente a una storia, ma era anche un profondo conoscitore del fumetto, Disney e non solo. Più di casa di qualunque altra personalità esterna.
Il giornalista scrisse nel 1995 una sceneggiatura dedicata ai cento anni del cinema in concerto con Giorgio Cavazzano, che l’avrebbe disegnata.
Per trasformare Mollica in Paperica, l’artista veneto non dovette partire da zero: anni prima, infatti, un altro fumettista ne aveva già realizzata una caricatura in foggia anatrina, con becco, ciuffo e polo a maniche corte. Quello schizzo era nientemeno che di Andrea Pazienza e a Cavazzano bastò adattarlo quel tanto che bastava (in particolare negli occhiali “aderenti” al viso) per renderlo completamente disneyano.
Paperino e l’Oscar del centenario non ha una vera e propria trama: appare piuttosto come una passerella sulla quale scorrono i divi di Hollywood di quel momento e del glorioso passato, sotto gli occhi attenti e trasognati di Paperica, scalcinato giornalista determinato a scrivere un articolo sull’importante ricorrenza.
Cionondimeno questo debutto appare tutt’altro che ripetitivo o fine a sé stesso, grazie alla simpatia immediata trasmessa dal protagonista, alla fascinazione provocata dalle grandi figure del cinema e a un andamento che ricorda da vicino il mood dei cortometraggi animati disneyani. I corti sono anche omaggiati esplicitamente nelle sequenze in cui Paperino e Topolino ricordano due episodi particolari delle loro vicissitudini cinematografiche (The Autograph Hound del 1939 e Mickey’s Gala Premier del 1933); in quelle vignette Cavazzano dà grande prova della sua abilità grazie a una mimesi stilistica affascinante e funzionale in cui recupera l’aspetto che i personaggi avevano nell’animazione degli anni Trenta.
Il disegnatore realizza tavole di grande maestria: la prima, in cui si vede la distesa di luci di Los Angeles con un effetto magistrale, ne è un perfetto esempio. Ma si potrebbero citare le numerose caricature che vanno da Stanlio&Ollio a Tom Hanks, da Totò a Roberto Benigni, tutte piacevolissime e riconoscibili pur calate con naturalezza nella morbida estetica disneyana.
Il cinema sarebbe tornato anche nelle due avventure successive con Paperica, sempre sceneggiate dallo stesso Mollica e illustrate da Cavazzano: Paperica in “Pedate da star” e Paperica e l’anniversario stellare, rispettivamente dedicate al Festival di Venezia e a quello di Cannes.
La prima è un’irresistibile commedia in cui i calcioni rivolti al protagonista – elemento che già abbondava nella prima avventura – divengono leit motiv e metodo di “locomozione” per il reporter, che incontra diverse star e ha modo anche di stigmatizzarne gli atteggiamenti a volte troppo altezzosi. Non mancano strizzatine d’occhio al mondo del fumetto: il riferimento a Corto Maltese, vista la location, è tanto delicato quanto incisivo.
La seconda mostra un pochino la corda, invece, con una struttura “a episodi” non molto scorrevole ma che non manca comunque di alcune idee simpatiche e di siparietti genuinamente divertenti, con diverse e gustose citazioni cinematografiche.
Cavazzano alle matite continua il suo stato di grazia e offre altre due ottime prove: i guizzi dell’Oscar del centenario non si ripetono, ma i personaggi – dagli standard character ai comprimari – sono vivi ed espressivi. Gambadilegno in particolare, ma anche Paperica stesso, sono dinamici e attirano immediatamente lo sguardo, tanto appaiono curati in ogni dettaglio. Non da meno sono gli sfondi, in particolare quelli veneziani, con scorci spettacolari della laguna.
Il Nobel per la letteratura e il Festival di Sanremo
Paperica ha compiuto incursioni anche in altri due grandi eventi culturali: il Nobel per la letteratura e il Festival di Sanremo.
Nel primo caso (Paperica e la nonna da Nobel) il risultato è stato di tutto rispetto: rivisitando Nonna Papera come appassionata scrittrice, l’anziana parente viene addirittura insignita del prestigioso riconoscimento internazionale e premiata alla cerimonia ufficiale. È l’occasione per citare Dario Fo in versione paperizzata e per raccontare una filastrocca sulla punteggiatura che rappresenta un grande omaggio a Gianni Rodari. esaltata dalle vignette eleganti, fantasiose e immaginifiche di Giorgio Cavazzano, in grado di dar vita con i suoi disegni a una valida trasposizione illustrata della sensibilità di quel formidabile narratore per l’infanzia.
Con Paperica e il festival della canzone stonata i territori sono invece quelli musicali, e in particolare si guarda alla kermesse canora principale del nostro Paese. Nel 2000 il conduttore di Sanremo era Fabio Fazio ed è per questo che nella storia uscita quell’anno compare il suo “omologo” Papersfizio, che Paperica deve aiutare per rimpolpare il palco dell’Ariston (anzi, dell’Artistar) con il cast disneyano.
La caricatura del presentatore ad opera di Cavazzano è convincente, così come è interessante l’aspetto vagamente retrò adottato per Orazio e Clarabella (nel viso e negli occhi).
La storia in sé invece non è particolarmente brillante ma non dura abbastanza da stancare, e anche se non tutte le gag divertono allo stesso modo la base è valida.
Savini, Faraci, Arrighini, Vitaliano
Negli anni successivi Mollica non cura più in prima persona la sceneggiatura delle storie in cui compare la sua controparte fumettistica: spesso firma solo il soggetto o rivolge alla redazione uno spunto di base, che viene poi elaborato da alcuni autori in forza a Topolino.
È il caso di Paperica e la disfida degli scoop e di Paperino & Paperica in “Giallo in onda”, storie in cui la sceneggiatura viene stesa rispettivamente da Alberto Savini e da Tito Faraci.
Si tratta di due avventure slegate da eventi specifici, che con leggerezza fanno satira rispettivamente sulla caccia al servizio giornalistico più d’impatto e sulla valorizzazione degli attori; si configurano come letture simpatiche, nelle quali però il ruolo di Paperica rischia di appiattirsi rispetto agli esordi, entrando in maniera fin troppo bidimensionale nel mondo disneyano e perdendo quella pur vaga “alterità” che aveva in precedenza e che lo definiva.
In altri casi il giornalista Rai non viene accreditato in nessun ruolo, per quanto è probabile che la sua supervisione e un preventivo coinvolgimento redazionale non manchino mai.
È noto per esempio che in Paperino, Paperica e il Natale in sordina, scritta da Gaja Arrighini, c’è stata una presenza attiva di Mollica nel coinvolgere la cantante Mina, che compare nella storia come co-protagonista di lusso e che viene ritratta da Cavazzano non solo in questa occasione ma anche nella copertina e nel booklet del disco di canzoni natalizie pubblicato in parallelo dalla cantante.
La trama dell’avventura, però, non è all’altezza delle altre storie di Paperica: un’introduzione fin troppo lunga, un uso poco ispirato dei personaggi e un tema inflazionato hanno minato la qualità del racconto, che assume quindi un valore più promozionale che assoluto.
Lo zampino di Mollica è presente anche in Zio Paperone, Paperica e il concerto del Comandante di Fausto Vitaliano, dove la parte del leone la fa la versione disneyana di Vasco Rossi, Brasko: l’intelligente trovata è quella di lasciarlo ai margini del racconto, facendolo vivere più tramite ricordi e aneddoti che con una presenza in scena, riservata al gran finale. A parte ciò non c’è molto altro da rilevare se non i tipici “segnali di stile” dello sceneggiatore, fatti di dialoghi al vetriolo e di situazioni buffe a catena.
Tito Faraci e Fausto Vitaliano sono stati peraltro coloro che maggiormente hanno preso in carico la “saga” di Paperica da metà anni Duemila in avanti, connotandola con le proprie caratteristiche autoriali particolarmente improntate all’umorismo verbale e a dinamiche paradossali.
Faraci, per esempio, ha modellato le incostanze e i vizi delle star su un rapper di Paperopoli che deve farsi conoscere in Italia partecipando come ospite al Festival di Sanremo: in Paperica & Paperino in “Missione Festival” la celebrità è sotto la cura dei due protagonisti, compito che si rivela presto foriero di complicazioni ed equivoci spassosi che portano a una storia nel complesso riuscita.
A Vitaliano spetta addirittura il compito di scrivere l’ultima storia con Paperica, che va in parallelo con il meritato ritiro di Mollica dal ruolo che l’ha identificato per decenni presso gli spettatori di Rai 1.
Zio Paperone, Paperica e l’intervista definitiva gioca sul sentimento del magnate, comune a quello di tanti appassionati, di non voler rinunciare al giornalista, e cerca quindi di convincerlo a rimandare il pensionamento mettendosi a disposizione per un’intervista esclusiva e inedita.
Da lì l’autore mette in piedi un carosello di tentativi, da parte dei rivali dello Zione, di impossessarsi della preziosa registrazione, relegando di fatto ai margini la presenza di Paperica che appare più vittima degli eventi che altro.
Un commiato che è specchio dell’evoluzione del personaggio, sempre più integrato nelle dinamiche paperopolesi a scapito della sua unicità, quello sguardo a metà tra il nostro mondo e quello Disney che rappresentava la forza e la novità di questa figura.
Paperica rimane in ogni caso, anche alla luce di quest’analisi, una figura riuscita nel cast dei Paperi, in grado di divertire e di aprire una finestra privilegiata sul mondo dello spettacolo. Non stupisce quindi leggere le parole di Vincenzo Mollica nella sentita prefazione del volume Giunti, dove si spinge a vedere in questa raccolta una sorta di autobiografia: la sua sensibilità, ben delineata anche dall’introduzione/omaggio di Giorgio Cavazzano, appartiene più al mondo delle nuvolette che a quello reale.
Abbiamo parlato di:
Le più belle storie Disney – Papershow
Vincenzo Mollica, Giorgio Cavazzano, Alberto Savini, Tito Faraci, Fausto Vitaliano, Gaja Arrighini, Alessandro Perina
Giunti, 2021
305 pagine, cartonato, colori – 9,90 €
ISBN: 9788852238321