Papersera: recupero di un ciclo minore

Papersera: recupero di un ciclo minore

Disney-Panini vara una nuova miniserie di ristampe, dedicata a riproporre le brevi avventure americane e brasiliane incentrate sulla redazione del “Papersera”, il quotidiano di Zio Paperone.

Considerando l’attuale panorama delle testate disneyane da edicola, sorprende l’esordio di Papersera, una miniserie in quattro volumi che si propone di ripresentare al pubblico una selezione di storie prese dal ciclo omonimo.
Sorprende perché il mercato dell’edicola sembra ormai poco clemente con iniziative editoriali che siano qualcosa di più di raccolte generaliste, tant’è vero che ormai tutte le collane rivolte ai collezionisti si sono spostate unicamente nel canale delle fumetterie.

Questo Papersera, invece, va in controtendenza e, anche se con un’operazione limitata a pochi albi a cadenza bimestrale, presenta ai lettori un progetto ragionato, non certo semplice e atipico nei contenuti.

Il quotidiano di Zio Paperone

Il Papersera è il quotidiano di proprietà di Paperon de’ Paperoni, del quale è sia direttore che editore, e tra i vari membri della redazione spiccano Paperino e Paperoga, nell’ottica di sfruttamento di forza lavoro a basso costo e facilmente controllabile che ha visto i due cugini ricoprire gli incarichi più vari per conto del ricco zio.

Il concept venne ideato e sviluppato alla fine degli anni Sessanta dal Disney Studio Program in America, organo preposto alla creazione di fumetti inediti per il mercato interno ed estero. E, come tante storie realizzate in quel contesto, non erano niente di che: raccontini di non più di dieci tavole, graziati da qualche gag azzeccata – merito dello sceneggiatore Dick Kinney, grande umorista e creatore del personaggio di Paperoga – e molto leggere, incentrate su stramberie assortite e pasticci combinati dai due paperi.
I disegni, ad opera per la maggior parte del veterano Tony Strobl, erano piuttosto basici, ispirati direttamente al tratto di Carl Barks senza però la verve e l’eleganza dell’artista dell’Oregon. Un onesto mestierante, buono un po’ per tutte le stagioni.

Il format piacque parecchio alla scuola brasiliana, molto fervida nei decenni Settanta-Ottanta-Novanta, che amava riprendere ed estendere personaggi e situazioni con cui gli autori locali si trovavano ad avere un certo feeling. Il caso emblematico è sicuramente Paperoga, declinato in molteplici identità alternative e dotato di un nipotino e una fidanzata più o meno fissa, ma anche la saga del Papersera colpì i fumettisti brasiliani, che realizzarono decine e decine di storie brevi ambientate nella redazione del giornale di Paperone.

Se approccio e lunghezza erano simili alla versione statunitense, l’umorismo si faceva più paradossale e comico, come da marchio di fabbrica dei fumetti disneyani prodotti nel Paese, e pur rimanendo ben lontani dal ricoprire un ruolo centrale o significativo nella sterminata produzione cartacea Disney, le storielle erano più efficaci delle originali proprio grazie alla comicità più fresca messa in campo dai sudamericani.

La nuova testata

Se il materiale non è quindi “di pregio”, l’impostazione della miniserie varata da Disney-Panini si pone come qualcosa di più di un semplice albo incentrato sulla tematica redazionale. Al di là della confezione economica per prezzo, formato e consistenza, infatti, l’albo si apre con un editoriale del direttore di Topolino, Alex Bertani, e una dettagliata introduzione del curatore della collana, Francesco Gerbaldo. Non solo: in coda vengono presentate due storie brasiliane mai arrivate prima d’ora in Italia, tradotte per l’occasione. Ma anche le storie non inedite hanno in diversi casi richiesto una ricerca particolare degli impianti, a causa della loro difficile reperibilità.
Una cura certosina inattesa e lodevole, ma che lascia perplessi se si pensa al materiale verso cui ci si è profusi in tali forze.

Il primo volumetto, infatti, rappresenta bene le caratteristiche della serie, in parte già descritte, e riconferma che si tratta di storie simpatiche, carine, in alcuni casi sinceramente divertenti, ma che non sono e non intendono essere né più né meno intrattenimento leggero.

Chiaramente i personaggi Disney si prestano primariamente a un mood del genere, e non c’è nulla di sbagliato nel ridare spazio a questo ciclo minore; resta la perplessità nell’osservare l’investimento di energie profuso verso questa operazione, con tutti i crismi appena riassunti, quando progetti editoriali ben più blasonati sono andati incontro a chiusure e incidenti di percorso. Papersera sembra un’operazione che tenta di rivolgersi “a tutti e a nessuno”, con i tanti rischi del caso.

Due sono comunque i pregi che si individuano nella collana: da un lato si mettono in commercio storie che in alcuni casi non hanno visto ristampe dopo l’esordio su Topolino decenni fa e addirittura storie in prima pubblicazione italiana, dall’altro si valorizza come non accadeva da tempo il fumetto Disney extra-italiano, che non si limita alle punte di diamante rappresentate da Carl Barks e Floyd Gottfredson ma che abbraccia quanto realizzato per esempio in Danimarca, in Francia e in Brasile, che pur con diversi limiti qualitativi propone punti di vista interessanti sui personaggi disneyani.

Dalla chiusura delle testate preposte alla pubblicazione sistematica di questo materiale d’importazione, come il Mega Almanacco (poi rinominato Mega 2000, Mega 3000 e semplicemente Mega) e in parte Zio Paperone tra gli anni Ottanta, Novanta e primi 2000, la sola opportunità per leggere la produzione estera è la posizione di apertura di mensili come Paperino e Paperinik e ogni tanto la presenza su Topolino. Se l’eventuale accoglienza positiva di Papersera può aprire a una riscoperta marcata di questo tipo di produzione, ben venga il progetto.

Abbiamo parlato di:
Papersera #1
AA.VV.
Disney-Panini, marzo 2019
146 pagine, brossurato, colori – 3,50 €
ISSN: 977253204400590001

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