Il giornalista e scrittore Ta-Nehisi Coates, nome di rilievo nel dibattito sui diritti civili della comunità afroamericana negli States, è riuscito negli ultimi anni a dare nuova linfa al personaggio di Pantera Nera e al suo universo narrativo. Nelle sue storie, dal taglio maturo e profondo, l'autore ha combinato efficacemente le vicende supereroistiche del personaggio con questioni etiche, filosofiche, politiche e sociali.
Il ciclo di Black Panther da lui sceneggiato ha raccolto i consensi di pubblico e critica, al punto da convincere la Marvel ad affidargli anche l'ideazione di alcuni spin-off, tra i quali Pantera Nera & la Banda (in originale Black Panther & The Crew, con un richiamo esplicito alla miniserie The Crew di Christopher Priest e Joe Bennett del 2003, attualmente inedita in Italia). La serie, prematuramente interrotta per scarse vendite, ha dato modo all'autore di affrontare in maniera non banale la questione razziale, partendo da un luogo simbolo nelle lotte per i diritti civili: Harlem.
We are the streets1
“Viviamo vite incredibili, colme di cose bizzarre e straordinarie. È facile dimenticare le strade.”
Tempesta
La Banda è un gruppo, introdotto da Coates nell'omonimo secondo volume di Pantera Nera, formato dal Re del Wakanda e da altri eroi afroamericani (la sua ex moglie Tempesta, Misty Knight, Luke Cage e Manifold), tutti, per un motivo o per un altro, legati geograficamente o emotivamente ad Harlem e ai membri della sua comunità. Accantonato il contesto futuristico e ipertecnologico del Wakanda, lo spin-off si muove in atmosfere urbane, terreno fertile per affrontare problematiche sociali. Lo sceneggiatore, coadiuvato ai testi dalla scrittrice e poetessa Yona Harvey e ai disegni da Butch Guice, si concentra dunque sull'esacerbazione delle tensioni legate all'uccisione di Ezra Keith, attivista di colore ed ex membro di un gruppo di supereroi che nei decenni passati si era occupato di proteggere il quartiere.
È una storia corale, matura e impegnata, in cui l'uso dei costumi è ridotto al minimo indispensabile. In ogni capitolo cambia la voce narrante, a fornire ancora di più una sensazione di coralità e di pluralità di punti di vista, che necessariamente nel finale trovano una convergenza (anche se non un pieno compimento, ma su questo punto torneremo a seguire).
Ciascun episodio si apre con un flashback ambientato tra la fine degli anni Cinquanta e l'inizio degli anni Settanta, un'epoca determinante per l'affermazione dei diritti civili. In tal modo, Coates e Harvey possono sviluppare in parallelo la progressione degli eventi nel passato e l'evoluzione degli stessi nel presente, facendo emergere le tante cose che sono cambiate e le altrettante rimaste invariate.
I due autori riescono a narrare con un certo equilibrio dinamiche non semplici da rendere su carta: i dissidi interni nella lotta per i diritti civili, il pericolo che le rivoluzioni sociali non siano tutte rose e fiori e anzi assomiglino pericolosamente a ciò che dovrebbero combattere, tutto viene reso con estrema lucidità (“abbiamo dimenticato per chi combattevamo”, afferma l'attivista Ezra dimostrando notevole capacità di autocritica).
I personaggi vengono ampiamente caratterizzati: le motivazioni che li spingono sono concrete e interessanti, hanno il giusto spazio per svilupparsi e per dimostrare una certa tridimensionalità. Per affinità tematica e approccio alla questione, viene alla mente il paragone con la recentemente conclusasi serie dedicata a Sam Wilson nelle vesti di Capitan America, sceneggiata da Nick Spencer, altro autore Marvel molto attento alle problematiche sociali e razziali.
(Drawing) Harlem Streets2
Se dal punto di vista narrativo la storia si pone con un approccio realistico, anche sul fronte grafico viene coerentemente coinvolto un artista capace di renderne efficacemente le atmosfere. Jackson “Butch” Guice è infatti un disegnatore dallo stile classico e particolareggiato, che nel corso degli anni si è destreggiato con disinvoltura tra vari generi, dal supereroistico (era tra gli autori che hanno architettato la morte di Superman negli anni Novanta) al noir (si pensi alle collaborazioni con Ed Brubaker). Il suo ampio tratteggio si pone al servizio della storia, riuscendo a evitare un'eccessiva staticità nelle scene di dialogo, pur mantenendo sostanzialmente un layout regolare e pulito e senza troppa concessione ad ardite costruzioni delle tavole.
When the revolution comes3
Dopo la pubblicazione del secondo numero, la Marvel ha annunciato che la serie avrebbe chiuso per via delle scarse vendite4. Conoscendo questo retroscena editoriale, viene naturale chiedersi come si sarebbe evoluta la storia se Coates e Harvey avessero avuto spazio per proseguire le varie trame, inizialmente pensate per ottenere una gittata più ampia. In effetti, nonostante l'indagine sull'omicidio si concluda al termine del volume, diversi spunti rimangono in sospeso, aperti a un'eventuale prosecuzione.
La sensazione finale è quella di aver letto un volume in gran parte introduttivo, teso a raccontare una storia impegnata ma anche la formazione di una peculiare squadra di eroi e le motivazioni che portano ognuno di loro a prenderne parte. Una storia necessariamente difficile da sviscerare completamente in pochi episodi, proprio come, purtroppo, non è facile accantonare alcune questioni sociali che non smettono di affliggere le comunità di tutto il mondo.
Abbiamo parlato di:
Pantera Nera & la Banda. Noi siamo la città
Ta-Nehisi Coates, Yona Harvey, Butch Guice
Traduzione di Fabio Gamberini
Panini Comics, febbraio 2018
136 pagine, cartonato, colori – 16,00 €
ISBN: 9788891235336
We are the streets: titolo dell'album dei Lox al quale si è ispirato Coates per il titolo originale del volume, da noi tradotto in Noi siamo la città. Allo stesso modo, i paragrafi seguenti di questo articolo si ispirano a canzoni a tema. ↩
Immortal Technique, Harlem Streets. ↩
Last Poets, When the revolution comes. ↩
https://www.cbr.com/marvels-black-panther-the-crew-cancelled-after-two-issues/ ↩