Panaro su: La formula delle ricchezza

Panaro su: La formula delle ricchezza

Abbiamo chiesto a diversi autori di commentare una loro storia di Zio Paperone: è il turno di Carlo Panaro con “La formula della ricchezza”.

A metà anni Novanta Romano Scarpa è all’apice artistico del suo segno, e negli anni precedenti ha anche ripreso con vigore a sceneggiare le storie che disegnava.

Oltre che come autore completo, però, in quel periodo collaborò con una certa continuità con lo sceneggiatore Carlo Panaro, che da par suo scrisse una serie di storie particolarmente affini allo spirito scarpiano, tra cui Topolino e l’artista vagabondo e, appunto, Zio Paperone e la formula delle ricchezza, dove lo Zione e la sua spasimante Brigitta affrontano insieme una caccia al tesoro alla ricerca di una mitica formula in grado di arricchire chi ne entrasse in possesso.

Panaro è abile nell’imbastire una trama dalla struttura avventurosa e a tappe: il viaggio si rivela irto di difficoltà e imprevisti che, soprattutto nella seconda parte, rendono il ritmo sostenuto e l’attenzione desta. Il vero cuore della storia è però il rapporto tra i due protagonisti, e fissa un punto importante nella difficoltosa relazione tra i due: dopo diversi anni Paperone si è segretamente affezionato a Brigitta, pur non essendo pronto a lasciarsi andare né dotato della convinzione necessaria a fare ulteriori passi in avanti. Ma i non detti e l’atmosfera tra i due, specialmente in una situazione come questa, in cui rimangono fianco a fianco per molto tempo, sono comunque preziosi e lo sceneggiatore è abile a mettere in scena questo tema con la giusta delicatezza.

Scarpa realizza delle matite magistrali: i suoi Paperi sono dinamici, scattanti e ricchi di dettagli, che contribuiscono a delinearne la psicologia. Le diverse ambientazioni visualizzate sono sempre diverse e ben contestualizzate, così come i personaggi secondari, il tutto valorizzato dall’accesa colorazione digitale di Leopoldo Barbarini, che non stona con il tratto classico di Scarpa ma anzi ne esalta l’energia intrinseca.

Intervista a Carlo Panaro

Su Zio Paperone e la formula della ricchezza abbiamo posto qualche domanda al suo sceneggiatore, Carlo Panaro, a cui abbiamo anche chiesto un piccolo ricordo di Romano Scarpa, scomparso nel 2005.

Ciao Carlo.
Puoi parlarci della genesi di questa storia?
Il soggetto di Zio Paperone e la formula della ricchezza non è nato di getto ma, come avviene per tutti i miei lavori, un po’ per volta.
Il nocciolo della trama era una sfida tra Zio Paperone e Brigitta: ognuno possedeva parte di una mappa che avrebbe portato alla scoperta di un ricchissimo tesoro.
Il titolo del soggetto in questione era Zio Paperone e la musica del mago: c’era già l’embrione di qualcosa di leggendario, l’idea di un’avventura che avrebbe visto i due paperi gareggiare “alla pari”, ma, pur essendo una trama carina, non mi lasciava del tutto soddisfatto…
Sentivo che avrei potuto trarre di più da quel soggetto ma non sapevo ancora come, perciò decisi di non proporlo in redazione e di metterlo da parte in attesa dello spunto giusto. Di tanto in tanto, lo rileggevo, limavo qualcosa qua e là ma mancava ancora l’idea cardine, la “vera anima” della storia…
Un giorno, durante una passeggiata, ebbi l’intuizione: quello che occorreva alla trama erano altri “personaggi forti” che fossero il contraltare di Paperone come filosofia di vita! Ricchi come lui o più di lui ma diversamente da lui!
Iniziai a riflettere: quali ricchezze poteva riservare l’avventura al già plurimiliardario Zione? Volevo trovare qualcosa che non avesse o, comunque, che non fosse monetabile e così, pensando, mi venne in mente una “perla”… non un gioiello, ma una “perla di saggezza”!
Gli Orientali sono noti per la saggezza racchiusa soprattutto negli anziani, così pensai che i personaggi di cui il soggetto aveva bisogno potessero essere proprio due anziani coniugi cinesi: sarebbero stati loro il motore della caccia al tesoro dell’altra coppia, quella formata appunto da Zio Paperone e Brigitta.
Lentamente, il mosaico della trama iniziava a prendere forma nella mia fantasia, così, un po’ per volta, giunsi alla stesura definitiva di un soggetto ben più articolato ed ampio rispetto a quello iniziale.
Lo proposi a Massimo Marconi il quale lo approvò senza modificare quasi nulla e, quindi, iniziai a scrivere la sceneggiatura di quella che ormai era diventata Zio Paperone e la formula della ricchezza

Su quali caratteristiche del personaggio di Paperone ti sei voluto/dovuto concentrare per questa storia?
Lo Zio Paperone della storia è un papero maturo che, a differenza di Brigitta, non insegue più veri e propri sogni, ma, piuttosto, sente nostalgia del suo avventuroso passato: pur avendo raggiunto ogni traguardo, avverte una sorta di vuoto indefinito…
Continua a cercare ma non sa neppure lui cosa: ricchezze? Tesori? L’avventurosa giovinezza lontana? La vicenda imprevista che si trova a vivere, condita dal “pepe” della rivalità con Brigitta, gli offre l’occasione per ritrovare gli entusiasmi perduti grazie ad un’avventura/metafora di un viaggio non soltanto “fisico”, ma anche interiore che lo porterà a scoprire il suo io più profondo.
Al termine della storia, infatti, lo Zione si renderà conto di essersi ugualmente arricchito, questa volta non in modo materiale, ma di un autentico e genuino sentimento.
Per un momento, forse il più intimo delle storie di Paperone e Brigitta, il papero plurimiliardario accarezza l’idea di sposare la sua compagna di viaggio, ma è solo per un attimo, perché subito ritorna l’irriducibile scapolo e conclude, da par suo, che entrambi sono “ancora troppo giovani per pensare al matrimonio”!

Qual è per te l’essenza di Paperone, in cosa rintracci le fondamenta del personaggio?
Come tutti sappiamo, Paperone, pur vantando illustri antenati, a causa delle vicissitudini della vita era un piccolo papero povero che lavorava come lustrascarpe per guadagnare qualche monetina.
Ecco, è proprio in questo che, secondo me, troviamo le fondamenta del personaggio: il desiderio di riscattare un’infanzia povera, la voglia di non dover più soffrire, sudare, conoscere privazioni (se non quelle umoristiche legate alla sua proverbiale avarizia).
Carl Barks riassume questo concetto in una breve storia, Zio Paperone e il disturbatore invisibile, che mostra il piccolo Paperone dormire in un cassetto e poi ambire, fino all’inverosimile, ad avere un letto sempre più grande, come sono grandi i suoi sogni.
Nella vicenda, dunque, il letto diviene il simbolo del desiderio dello Zione di un riscatto sociale.
A mio parere, quindi, Paperone non può essere considerato semplicemente un papero bramoso di ricchezze; intendiamoci, è avarissimo ma, anche se ben nascoste, possiede notevoli doti di umanità e sensibilità che lo stesso Barks, ma anche altri autori fra cui ricorderei il Romano Scarpa de La leggenda dello Scozzese volante, ci hanno mostrato.
Queste doti di umanità differenziano Zio Paperone da altri miliardari come il cinico e spietato Cuordipietra Famedoro e lo sleale e frustrato Rockerduck.
Zio Paperone è dunque un personaggio positivo che si è costruito “da solo”: si è guadagnato ogni moneta sacrificando una parte di se stesso, quella apparentemente più fragile ed umana, pur di riuscire a realizzare i suoi sogni e diventare il “papero più ricco del mondo”!

Un pensiero/ricordo su Romano Scarpa.
Ho avuto il grande piacere di incontrare il maestro Romano Scarpa in più occasioni: la prima volta, fu ad un meeting nel 1991.
Ricordo che mi disse poche parole, ma fu gentilissimo: aveva già disegnato alcune miei storie e gli erano piaciute. In seguito, ho scoperto che era lui stesso a chiedere le mie sceneggiature a Massimo Marconi, all’epoca responsabile dei comics Disney e, quando ci incontravamo ai meeting, a volte, me ne parlava.
Fu proprio in occasione di Zio Paperone e la formula della ricchezza che presi il coraggio a quattro mani e decisi di telefonargli: ero convintissimo che solo il “papà di Brigitta” avrebbe potuto disegnare la sceneggiatura che avevo scritto proprio come l’avevo in mente.
Mi rispose sua moglie Sandra: il maestro non era ancor rincasato così, molto affabilmente, mi invitò a riprovare più tardi. Verso l’ora di cena, richiamai e mi rispose Scarpa in persona.
Un po’ esitante, gli chiesi se aveva voglia di disegnarmi una storia in due puntate con Paperone e la “sua” Brigitta. Riassunsi la trama in pochissime parole: il maestro conosceva il mio stile, avendo già disegnato parecchie mie sceneggiature, così accettò volentieri.
Il giorno dopo, informai Massimo il quale fu d’accordo: mi diceva che, in generale, era sempre un po’ un problema abbinare una sceneggiatura con il disegnatore adeguato, ma, con Scarpa, risolveva facilmente ed eravamo tutti contenti: Massimo, Scarpa ed, ovviamente, io!

Abbiamo parlato di:
Le grandi storie Disney #48: Zio Paperone e la formula della ricchezza
Carlo Panaro, Romano Scarpa, Leopoldo Barbarini
Disney-RCS, 16 dicembre 2014
364 pagine, brossurato, colori – € 7,99
Scheda Inducks

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