“… Un giorno il cielo si vestì a lutto. Iniziò una leggera pioggia che si trasformò subito in acquazzone. Per quaranta giorni e quaranta notti non ha mai smesso di piovere. Quando poi uscì il sole, il quartiere aveva il suo mare.”
(Dialogo tra la portalettere muta e l’uomo senza nome)
Seguo Paco Roca fin dal Gioco Lugubre, esordio italiano dell’autore spagnolo che proseguirà la sua carriera con la breve graphic novel Il faro, fino ad arrivare alla sua opera più nota, il premiatissimo Rughe che, con la toccante vicenda di Emilio, un uomo affetto da alzheimer che vuole arginare la malattia nonostante il suo progressivo avanzamento, farà conoscere Roca in tutta Europa. Un fumetto bello, intenso, commovente e talmente esaltato da molti critici tanto da far credere a chiunque che l’autore non avrebbe potuto fare di meglio.
E invece un anno dopo ecco che Paco Roca dà alle stampe Le strade di sabbia, mentre ancora la maggior parte del popolo dei comics innalza Rughe quale capolavoro assoluto dell’artista valenciano.
Io invece preferisco quest’avventura onirico fiabesca, allo stesso tempo tenera e inquietante, malinconica e felice, surreale ma assolutamente vera.
Le strade di sabbia non è solo un semplice racconto onirico e visionario; è una vera e propria riflessione sulla vita e sulle tante sfumature in essa raccolte. La storia di un uomo senza nome (in ritardo all’appuntamento con una compagna incazzata che vuole a tutti i costi comprare una casa tramite un prestito bancario) che si perde in un quartiere storico che non ha via d’uscita è la storia di ognuno di noi che si rifugia nella sua fantasia per sfuggire a una realtà in cui non vi è spazio per i sogni e in cui gli incubi reali (come il mutuo bancario o l’incomprensione da parte della compagna di vita) sono sempre dietro l’angolo.
Ecco quindi che la via d’uscita è rappresentata da una serie di bizzarri personaggi che popolano un hotel, La Torre, dal numero di stanze indefinito; il nostro protagonista conoscerà quindi il suo compagno di branda che impiega tutto il giorno a fare la valigia per poi ricominciare eternamente da capo e con il quale il nostro dovrà prima o poi partire; c’è la portiera d’albergo che prepara squisiti biscotti alle noci da dare al signor Rosario Deiventi, un bizzarro personaggio che sta cercando di realizzare una pianta del quartiere in scala 1:1 praticamente interminabile; c’è una famiglia il cui padre ha passato la vita a pensare alla morte senza riuscire a morire; c’è il tecnico delle caldaie che, vivendo ormai da anni in mezzo a file interminabili di caldaie, sta ancora cercando quella rotta; c’è poi la ragazza che non parla ma comunica solo tramite lettere scritte.
Un caleidoscopio di situazioni surreali e curiose che infarciscono questa storia di poesia e letteratura. Perché Roca è un autore che cita la letteratura in quasi ogni sua opera ma in Le strade di sabbia il suo diventa addirittura quasi un gioco di citazioni: il rimando a Jorge Luis Borges è chiaro fin dal titolo, la lotta con il suo doppio (all’inizio della storia l’uomo senza nome viene derubato della sua identità proprio da un suo doppio) è mutuato da Edgar Allan Poe, i lavori all’apparenza senza senso dei vari personaggi sono attinti dal mondo di Franz Kafka e così via, prendendo anche da Herman Melville e da Gabriel Garcia Marquez e naturalmente da Lewis Carrol; senza dimenticare l’omaggio ai mondi fantastici di M. C. Escher.
Un piccolo folle universo, racchiuso in un quartiere senza uscita ma allo stesso tempo infinito, perché infinite sono le possibilità che la vita offre quando si è braccati dall’incubo della monotonia quotidiana; nel mondo descritto da Roca non esistono orari, né consuetudini, si dorme di giorno e si vive di notte per tenere lontana la morte, ognuno gestisce il suo tempo come se lo stesso non esistesse.
E in questo mondo senza uscita c’è tutto il tempo per dedicarsi all’amore, per viverlo con quella quieta intensità che oggi, sembra dirci Roca, forse si è un po’ persa: fa questo, infatti, la portiera dell’hotel, che prepara i suoi biscotti per donarli ad uno degli ospiti, che però non riesce mai ad incontrare perché sempre si verifica qualcosa che lo impedisce; lo fa il tecnico delle caldaie che vorrebbe dichiararsi alla sua padrona ma alla fine preferisce tornare alla ricerca della caldaia che non funziona; una storia d’amore è la storia non parlata tra l’uomo senza nome e la portalettere muta; senza dimenticare l’amore narcisistico di uno degli ospiti dell’hotel, che non può fare a meno di contornarsi di suoi ritratti.
C’è tanto in neanche 100 pagine di storia. In un nuovo millennio in cui le graphic novel sciorinano autobiografismi a non finire, Paco Roca ci regala un piccolo capolavoro onirico, avventuroso, ironico, inquietante che, come ha detto il grande Vittorio Giardino, “Non lascia dormire!”.
E dopo averlo letto, forse non ne avrete più bisogno.
Curiosità
Oltre ai riferimenti letterari ci sono anche quelli legati al fumetto. Nella prima manciata di pagine vi sono evidentissimi omaggi a Tin Tin, Braccio di ferro e Corto Maltese e citazioni dei Simpson e dei Fantastici 4.
Edizione Consigliata
Questa della Tunué è l’unica edizione italiana (ristampata poi nel 2014): brossura e ben curata e con la prefazione di Juan Manuel Díaz de Guereñu, critico letterario e fumettistico.
Le strade di sabbia su Lo Spazio Bianco