Overture: il fiammeggiante prequel di Sandman

Overture: il fiammeggiante prequel di Sandman

Uscito per i 25 anni della saga canonica, "Sandman Overture" è senza dubbio il migliore fra i lavori celebrativi che Gaiman ha dedicato al suo personaggio.

Premessa

Questo approfondimento assume la lettura del volume Sandman Overture di Neil Gaiman e J.H William III e per questo ne cita liberamente eventi importanti dell’intreccio e dello scioglimento.
Coloro che non lo avessero ancora letto, volessero comunque informazioni sull’opera, mantenendo il piacere della prima lettura, è sono quindi invitati a dare semmai una occhiata alle recensioni che abbiamo dedicato ai singoli episodi e tornare a questo articolo dopo aver letto l’opera.1

Se non fosse chiaro: questo articolo contiene spoiler!

Per costoro, comunque, come “informazione di servizio”, sottolineiamo che Sandman Overture si colloca nel filone principale della poetica di Gaiman e non esplora nuovi territori; soprattutto, si segnala per un raccontare fiammeggiante e a tratti virtuoso che valorizza a tal punto lo stile di J. H. William III da renderlo godibile anche a chi poco conosca il Sandman canonico. Tuttavia, come vedremo, il peso di quella conoscenza nel confronto con la struttura del racconto è tale da non lasciar dubbi su fatto che il lettore ideale sia l’appassionato di Sandman.

Sandman Overture racconta un viaggio picaresco, al termine del quale ci riserva una rivelazione che spinge l’appassionato a vedere molti aspetti della saga canonica in una diversa prospettiva. Perché l’universo alla fine è salvo, ma a salvarlo non è stato l’eroe. La vicenda in due frasi è la seguente. Una delle manifestazioni di Sogno muore: è l’inizio di una crisi che rischia di portare l’universo alla distruzione. Morfeo si incarica di scoprire che cosa è accaduto e di tentare di fermare la crisi. Al suo fianco, in un viaggio attraverso lo spazio, il tempo e i piani di esistenza, un Sogno in forma di gatto.

“Such is the stuff from where Dreams are woven”

Sandman Overture è un prequel. Nasce quindi con un finale già determinato e ben noto agli appassionati della saga canonica: Morfeo debolissimo è catturato dall’esoterista Roderick Burgess attraverso un incantesimo.
La scelta di Gaiman, largamente annunciata nella fase promozionale, è quella di raccontare l’avventura che ha reso Morfeo così debole, sfruttando un luogo tipico nei racconti degli eroi, super e non: ciò che è in grado di piegarli e magari abbatterli è infatti spesso legato ad aspetti profondi del personaggio. Da qui, l’aspettativa di scoprire aspetti non solo inediti ma anche particolarmente problematici del protagonista (in altra prospettiva, questo significa che la campagna promozionale è il primo passo nel rapporto opera/lettore).

Sandman Overture #2: architetture come elementi di definizione dello spazio narrativo.

Sandman Overture guida il lettore attraverso la prima crisi di Morfeo, peraltro citata nella saga canonica: all’alba dei tempi, Morfeo aveva causato l’estinzione degli esseri viventi di un mondo, perché era venuto meno al suo dovere di custode del Sogno. Su quel mondo si era manifestato un Vortice, cioè un vivente i cui sogni sono in grado di innescare la distruzione dei confini fra i sogni individuali, che confluiscono in una sorta di sogno collettivo condiviso.
La conseguenza di questo processo è la morte di tutti i viventi i cui sogni siano fagocitati da quell’unico sogno. Morfeo ha il dovere di impedire questa catastrofe e l’eliminazione di un Vortice è il solo caso in cui la Norma gli consente di uccidere un vivente. Il suo rifiuto di uccidere un singolo individuo causò dunque la morte di tutti gli abitanti del pianeta e, per evitare il ripetersi di una simile catastrofe, da allora Morfeo divenne un rigido osservante della Norma.

Gaiman struttura il racconto di Overture come un viaggio che non solo svela luoghi e personaggi inediti, o che al più erano semplici nomi nella saga canonica (per dire: compare La Prima Cerchia, che nella serie originaria era stata citata da Desiderio in un giuramento) ma soprattutto conduce alla scoperta di una sorprendente relazione fra Desiderio e Morfeo, che costringe a reinterpretare il loro rapporto, secondo una chiave ben più profonda della meschina gelosia che il racconto Il cuore di una stella (in Notti Eterne) insinuava essere alla base dei loro contrasti.
E, per dare il maggior impatto possibile a questa rivelazione, lo scrittore inglese attira l’attenzione sulle novità dello scenario e si preoccupa di soddisfare l’aspettativa di un’avventura che mette a durissima prova il protagonista per poi svelare il vero punto focale della vicenda con un doppio colpo di scena finale.

“Concentrate on more than meets the eyes”

In questo senso, Sandman Overture è un gioco di prestigio, nel quale gli artifici narrativi sviano l’attenzione dal contenuto fondamentale.
L’intreccio divaga e indugia, introduce ambienti e personaggi apparentemente fondamentali, sicuramente eccitanti; mette in primo piano allusioni e riferimenti alla saga canonica, gratifica l’appassionato, genera una vera e propria espansione inflattiva dell’universo narrativo.

Sandman Overture #5 – Special Edition: la SE propone tavole non colorate e una serie di contenuti speciali, presenti anche nel volume deluxe.

Il linguaggio stesso è mezzo di distrazione: manipolato con l’obiettivo di sviare il lettore, di indurlo a focalizzare l’attenzione su grammatica e sintassi espressiva, a saturarne lo sguardo, costringendolo perfino a percorsi di lettura non ordinari attraverso la tavola. Questa ridefinizione coinvolge lo stesso oggetto-albo: non basta infatti sfogliarlo, ma serve ruotarlo e capovolgerlo per seguire il flusso delle cose che accadono. La storia invita all’immersione tramite l’intreccio e l’esasperata ricchezza delle tavole e al tempo stesso impedisce di ignorare l’artefatto cartaceo che la trasporta.
Il flusso diacronico è piegato nello spazio delle tavole, incanalato attraverso architetture che per questo cessano di essere elementi scenografici e diventano elementi del linguaggio stesso: spazio e tempo si fondono con lo scopo non tanto di meravigliare quanto di tenere costantemente impegnata l’attenzione del lettore.

Come nella saga originaria è impossibile dimostrare la dinamica della morte di Morfeo, così in Overture è impossibile ricostruire quella che porta allo scioglimento della vicenda.
E in questo l’’opera è coerente con lo spirito del canone: non un whodunit più o meno lineare in cui un mistero viene proposto, affrontato e risolto, ma un’indagine sull’essenza e il senso delle cose, delle scelte e delle responsabilità. Ed è proprio questa caratteristica che differenzia Overture dagli altri lavori d’occasione sull’universo di Sandman.

Alla fine, come nella saga canonica, il racconto non consente di chiudere in maniera univoca i semplici calcoli di causa ed effetto. Siamo lasciati soli con una galassia di eventi, una rete di relazioni colma di ombre e zone oscure. Il motivo è il medesimo ed è parte fondante del progetto, non un derivato da insipienza narrativa: non importa il “come”, ma il “che cosa” e il “perché”.
Nella saga canonica il punto fondamentale è il confronto di Morfeo con il cambiamento; in Overture il catalizzatore di tutte le riflessioni è il fatto che a salvare l’universo è stato Desiderio e che lo ha fatto per salvare i viventi, mentre l’eroe della saga si dibatteva (crogiolava?) nei suoi sensi di colpa. È il salvataggio in sé che sconvolge lo scenario noto o, meglio, la ricostruzione standard delle vicende della saga originaria e delle relazioni fra gli Eterni.

Per questo scriviamo che Overture è un gioco di prestigio: perché sfrutta un’interpretazione convenzionale di segni per costruire una realtà che la nega. Mentre noi seguiamo le evoluzioni della mano destra, è la sinistra che in realtà compie le azioni significative. In questo senso, al centro dell’opera c’è un’ellissi narrativa che conduce a domande senza risposta.

Incastonati in una sintassi virtuosa, che aggancia e trascina lo sguardo attraverso le tavole, lo raccoglie attorno a punti focali multipli, disorienta la lettura, proponendo percorsi circolari (le tavole #2: 16-19 costruite come un rubino, il rubino di Morfeo), non immediatamente univoci (le due tavole #6: 8-9 della conversazione con Delirio), i momenti che contengono il tutto della storia sono piccole scene, rapide battute nella forma di allusione. Sono due, concentrati nella coda, proprio durante quello che, di nuovo secondo uno schema tipico del Sandman canonico, è l’anticlimax finale della vicenda, e marcano due eventi che hanno un impatto profondo sull’eventuale lettura retroattiva della saga originale, perché introducono perturbazioni profonde nello scenario, attraverso elementi di destabilizzazione in quello che è il “modello standard” per la natura degli Eterni e la struttura dell’universo, così come ricostruito dal canone.

I due fatti sono, rispettivamente: il gatto che salva l’universo è Desiderio; quella narrata è la terza evenienza della medesima crisi. Tutto il resto, alla fine, è distrazione e, soprattutto, ulteriore mistero.
Lo sono nel secondo episodio le molteplici manifestazioni compresenti di Sogno disperse in una tavola quadrupla che irridono i vincoli della distribuzione digitale e disquisiscono confusamente sul da farsi (Morfeo qui realizza ironicamente quanto egli possa essere irritante); lo sono tanto la vicenda della bambina Hope quanto il dialogo con la stella Fomalhaut, che deviano l’attenzione offrendo un riferimento per la gratificazione degli appassionati dell’annotazione. Lo sono tutte le scene nel mondo oltre la Soglia, l’allusione a un Circolo, la comparsa del padre Tempo, della madre Notte, della chissà cosa Dusk (Tramonto: forse cascame o possibilità non realizzata di un altro universo).
Ciascuno di questi elementi apre le porte all’immaginazione, alla costruzione di ipotesi, ma sono tutte aperture che non vengono chiuse. L’attenzione è catturata da un’affabulazione fiammeggiante, ma è concentrata sulla mano sbagliata del prestigiatore. Le cose importanti accadono altrove e non sono mostrate. L’unica possibile allusione a ciò che sta accadendo (Notte a Sogno: “Tu e Desiderio siete così simili“) è oggettivamente inafferrabile e interpretabile come uno sguardo al passato, al forte legame fra i due, raccontato nell’episodio Il cuore di una stella, in Notti Eterne.

Sandman Overture #1: le varie manifestazione di Sogno distribuite in una splash page quadrupla.

“How to play those cards in sequence?”

Dopo il consesso di tutte le manifestazioni di Sogno, quella felina e quella umana (Morfeo) decidono di affrontare insieme la crisi: così attraversano dimensioni e superano ostacoli, in una sequenza molto lineare che si dipana lungo il secondo e terzo capitolo. A questo punto il racconto subisce una discontinuità: i protagonisti si dividono e nel quarto capitolo la narrazione segue solo le avventure di Morfeo, con il messaggio implicito che queste siano decisive per lo scioglimento.

In realtà, tutto quello che accade da quando i due si separano, in particolare dopo che Morfeo viene imprigionato nel buco nero, fino a quando si ritrovano sull’arca è una divagazione truccata da quest, che accumula elementi ed espande l’universo narrativo di Sandman. Ma le cose importanti sono quelle che accadono altrove e restano ignote, poiché il racconto ce ne rivela solo le conseguenze.

Dopo una decompressione narrativa lunghissima nei regni del Tempo e della Notte, durante la quale l’intreccio sembra avvitarsi su se stesso, ci ritroviamo nel regno di Destino e da qui in poi l’universo di Sandman, come lo conoscevamo, si sgretola passo dopo passo.
Per di più a colpi di frustranti incongruenze, che restano senza nemmeno un tentativo di spiegazione: se altrove le retcon sono un artificio ricorrente, qui non sono nemmeno accennate. Tutto accade secondo regole diverse da quelle che conoscevamo.
Niente di ciò che sapevamo consente di spiegare quello che avviene e il racconto non ci dà alcun aiuto, anzi ci inganna ulteriormente nascondendo l’enormità della violazione delle regole note dietro una facciata che stupisce, come quelle tavole iniziali dove il titolo è parte dell’ambiente, in una sorta di omaggio eisneriano.
Ancora un gioco di prestigio, ancora l’attenzione portata sulla mano sbagliata.
Ancora il racconto che offre appigli per salvare la coerenza con quanto conoscevamo, allusioni che creano un’area di conforto: l’arca non compare nel libro di Destino?
Bene, questo ci ricorda che Delirio aveva gridato al fratello anziano che ci sono cose che in quel libro non appaiono.

Delirio aveva ragione, il lettore è gratificato nella bontà della propria enciclopedia. Solo che non è quello il punto. E l’ironia è che, a posteriori, quello è un suggerimento enorme per quello che avviene poco dopo, quando Sogno visita Delirio nel suo regno. Qui la narrazione riproduce l’indeterminatezza di quel regno caotico, rendendo ambiguo il senso di lettura.
Eppure in quel momento, capiremo un attimo troppo tardi, tutti i personaggi già sanno. “The cat is not even you“, dice Delirio al fratello. Potrebbe essere più chiaro di così il messaggio? Il linguaggio nasconde il messaggio, ma quel messaggio è a sua volta a più livelli: la sua decrittazione ci consente di collocare gli attori nel posto giusto e di compiacerci della nostra capacità di leggere i segni. Ma è proprio questa “giusta” collocazione che manda in pezzi l’universo.
E, particolare a cui potremmo attribuire un qualche grado di ironia metanarrativa, scopriamo che la saga originale nasce da un reboot dell’universo.

“All cats are grey”

I saved lifes“, dice il gatto a Morfeo (#5: 24).
Quando avviene, il lettore suppone (non può supporre altrimenti) che il gatto sia una delle manifestazioni di Sogno e questa battuta mette in crisi l’immagine di Sogno definita dalla Saga, ovvero quella di un individuo freddo, attento alla lettera della Norma con sfumature di meschinità e ipocrisia, restio a mescolarsi con le cose dei viventi. È un’affermazione che manda in pezzi quell’immagine, dopo che già la conoscenza della scelta di Sogno di risparmiare la vita a un Vortice l’aveva incrinata.

Sandman Overture #6: il bilancio di Desiderio. I colori generalmente associati al recupero della memoria, qui ne raccontano la perdita.

Nelle conseguenze di quell’atto, tuttavia, potevamo trovare spiegazione all’ossessione di Sogno per le regole: il trauma originario che ha impresso il proprio segno sull’esistenza di Morfeo. Ma quella frase esprime un concetto ben più forte: esprime una missione.I saved lifes” è una frase che il Sogno conosciuto dal lettore semplicemente non può dire.
In effetti è una frase che stupirebbe ascoltare da qualsiasi Eterno, ed è semmai uno dei motti del Doctor Who, personaggio a cui Gaiman ha lavorato scrivendo sinora due episodi e un racconto2. E forse anche questa è una traccia per appassionati, che risulta tuttavia in una gratificazione postuma, esprimibile come: “Overture gioca con il tempo, proprio come le storie del Dottore“.

Alla fine, l’escamotage del sogno collettivo – già noto dal tempo del Sogno di mille gatti – ricrea tutta la storia dell’universo e aggiunge una questione non da poco sulla sua natura. Infatti, scopriamo dopo i titoli di coda, quella che abbiamo appena seguito è la terza evenienza della crisi: significa forse che tutto è destinato a ripetersi in un eterno ciclo?
Dopo la prima crisi, infatti, c’è stato un secondo universo, dove Sogno si è rifiutato di eliminare il Vortice e ha in più rifiutato o non colto l’aiuto di Desiderio; quindi un terzo universo, quello che conosciamo anche noi, nel quale Morfeo ha deciso di salvare l’universo.

Evitando di affidarci unicamente a chiavi metanarrative (parodia volontaria dei reboot, a loro volta parodia involontaria e stereotipata dell’eterno ritorno), come possiamo interpretare questa novità dello scenario di Sandman?
E come maneggiare la capacità di Desiderio di spacciarsi per una delle epifanie di Sogno (a tal proposito: dove mai sarà finito il Sogno-gatto originale?), che arriva fino a potersi aggirare nel Sogno e costruire l’arca con i materiali di quel regno?

E, alla fine, torna insistente la prima questione posta dalla vicenda: abbiamo visto molteplici manifestazioni di Sogno, sontuosamente schierate in una splash page quadrupla; che cosa significa la scomparsa di una di esse? Qual è il rapporto fra le varie entità-Sogno?

Una lunga lista di profonde non grammaticalità, che aprono strappi nel tessuto della storia e dell’ambientazione, fino a insinuare anche una relativizzazione del dramma canonico: che fosse solo una crisi locale, limitata alla manifestazione di Sogno a uso degli esseri umani?

“Endless talking, life rebuilding”

Solo Sogno mantiene memoria dei cicli di esistenza dell’universo, per cui è un’incongruenza che sia Desiderio a svelarcelo dopo i titoli di coda, ma questo giustificherebbe il fatto che Sogno abbia potuto modificare il comportamento nei confronti del Vortice, che, da parte sua, si è presentato in tutti i cicli: grazie al ricordo, Morfeo può imparare.
Che cosa significa?
Soprattutto: è importante saperlo?

No, non lo è nella misura in cui il cuore del racconto è nel fatto che la natura profonda di tutto ciò che esiste è il cambiamento. È lo stesso cuore della saga originaria e per questo un ulteriore effetto di disorientamento nasce dal fatto che Overture appare come l’ideale capitolo conclusivo della saga canonica, tuttavia pubblicato a venticinque anni di distanza, come in un ulteriore gioco di prestigio con il tempo. E in questo senso l’opera è al contempo superflua, se considerata come celebrativa, e fondamentale, se invece considerata come un messaggio nella bottiglia recuperato dopo tanto tempo3.

Avremo altre avventure di Sogno?

Gaiman non ha escluso la possibilità di scrivere altre storie legate a Sandman.
Tuttavia, una particolarità importante è che Overture ribadisce la chiusura della vicenda: esiste tutto un universo prima sconosciuto, ma è materiale che richiede cautela nel maneggiarlo: il rischio è quello di degradarlo (dal punto di vista narrativo) al livello di quell’universo DC di cui è formalmente parte.
Lo stesso strabismo tramite il quale quella nozione di appartenenza è generalmente rimossa nella grande maggioranza delle discussioni su Sandman è una buona indicazione della particolare e certo ambigua collocazione e potenzialità del suo universo narrativo.

In questo senso, il messaggio portante sembra essere che su Morfeo si possono raccontare solo storie che o sono gratuite, come quelle delle precedenti celebrazioni, o che riscrivono lo scenario, cadendo però nella necessità di trovate sempre più eclatanti, in una corsa all’effetto speciale che dall’assuefazione scade velocemente in quella gratuità autocelebrativa che si vorrebbe evitare.

Abbiamo parlato di:
Sandman Overture
Neil Gaiman, J.H. William III
Traduzione di Leonardo Rizzi
RW Lion, 2016
224 pagine, cartonato, colori – 25,95 €
ISBN: 9788893512299

Ringraziamento: ringrazio Davide Grilli, editor paziente, puntuale e fermo, per l’aiuto e il confronto serrato sulla stesura di questo approfondimento. Sono state le sue preziose indicazioni e il rifiuto di accontentarsi di un semplice “buon pezzo” a farlo crescere e sviluppare nella forma attuale. Naturalmente, posizioni e argomentazioni, così come gli eventuali errori, restano di mia esclusiva responsabilità.


  1. #1 Simone Rastelli: Overture #1; Roberta Vassallucci: Overture #4; Andrea Bramini: Overture #5; Simone Rastelli: Overture #6

  2. D’altra parte, come Doctor Who, Overture gioca molto con il tempo: non solo per l’uso del loop, ma anche nel racconto dell’incontro fra Morfeo e il padre, Tempo appunto: quella sorta di riconciliazione che ne deriva si basa sul ritrovamento nel futuro di uno specifico artefatto, di cui conosciamo solo il nome: “saeculum”. 

  3. Gaiman racconta di aver progettato Overture in vista del ventesimo anniversario, ma che in quell’occasione non riuscì a raggiungere un soddisfacente accordo economico con la DC. Cfr: Aaron Sagers. Exit Sandman: Neil Gaiman goes in-depth with Overture, one of 2015’s best comics

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